Critica Sociale - anno XXXV - n. 9 - 1-15 maggio 1925

CRIITICA SOCIALE 125 , che determinò, da un Iato, la rivoluzione sebbene eccedente in ·Proprietà immobiliari. divenl'lero per o– gni trmpo coltivatori e capitalisti fondiari. La neces– sità, la madre dei mestieri e deUe arti, non li snins0 mai ad· apprendere quelle occupazioni che s11scit::in0 l'amore per la bellezza artistica ed educano gli' istinti alle imprese commerciali». (pag. 63). , ,_ · CosL là ·dove, sin-0 al sesto, ·quinto e .quarfo secolo incruenta - della massa dei contadini in condizioni infelici, appoggiati dai proletari urbani, per ottenere un alleviamento della loro\ oondizione economica e J.')er la conquista dei dirftti politici, e che portò alla distri– buzione ad ogni cittadino di 7 jugeri di suolo del terri– torio dei Veienti ed alla istituzione dei Tribuni' ,della plebe, i quali, estendendo raoidaniente ·il loro potere, ottennero via via riforme tali, che permisero a molti proletari di ascendere nella .scala delle cariche puh– •hliche e avviarsi verso il sucçesso economico e, dal– J'alh'O lalo, dette impulso e forrn.a alla politica mili– tare-espansionista di Roma. Per la grande massa de1 piccoli. proprietar'ì, colti– vatori dei campicrlli esistenti e di _quelli ,risultanti d::il– Ja distribuzione dei 7 jugeri. la fame di terra non fu soddisfatta in 1nodo definitivo. Quella :r:nassa servì co– me serbat-0io al Governo di Roma per formare l'eser– cHo di difesa contro i Galli invasori e di attacco e di conquista delle terre di altri popoli da colonizzare'. Avvenne, infatti, che il sottile strato di humus ac- , della Repubblica, una densa popolazi,one ooltivatrice traeva dal suolo tutto quanto esso poteva dare, va– garono nei secoli seguenti. a custodia del bestiame e degli armenti; rade torme di' schiavi nei vasti possedi– menti• del .patriziato romano, disboscati. acquitrinosi ' o inariditi. . Neopuré la rioolooizzazio11e, fentata 0011 una llllQV;,'\ rlistrihuzione di terre rita~liate dai grandi possedimen– ti, al tempo dei Gracchi. valse a rinnovare rl'antìca nroduttività del suolo. Solo temporaneamente. per la rlur::1.tadi una generazione. il litorale occidentale rieb– be floridezza con una coltivazfone combinata' di viti. di frutta, di erbaggi e di grano. Ma,· per l'esodo rli parte dei medi coloni non pratici. ci.1ila assegnazione di striscie di terfeno disseminate im1jedivà di raggrup– pa4·si in villaggi e la lontananza dei mercati rendeva estremamente difficile la vendita dei prodoUi. (menlro poi il riaprirsi dei mari, l'annessione dell'Egitto e fo .cumulatosi sul terreno vulcanioo. ad eccezione delle bassure, spazzato via dalle oioggie tanto più torre11- ziali in quanto si andava distruggendo il manto fo– restale delle moutagne per. la necessità di uso e di commercio della popolazione," non bastò più ad ali– mentare la famiglia del picoolo coltivatore. Tanto più che la disseminazione della proprietà per effetto della distribuzione di così piccole quote di terreno rendeva difficile il coordinamento degli sforzi necessario a costruire' i condotti di prosçiugamento · estensivo pri– ma compiuti, molt,o probabilmente., da gr0ssi preprie– tarì, o meglio feudatari, per mezzo dei 0onfadini fit- tavoli. - L'esaurimento del terreho per la coltura dei cerèali indus-se, da· un lato. -a sostituirvi il pascolo per gli armenti che, più tardi, si facevano· alpeggiare sui col– li Volsci e Sabini e, dall'altro, a sviluppare sulle rocce· vulcaniche la vite e l'ulivo, costringendo· i contadini a vendere ai più grossi' coltivatori le loro parcelle, sia P.erchè non avevano i mezzi per un alleva1riento su lar 0 ga scala del bestiame, sia perchè non potevàno atten– dere. cinque anni il pr0dotto della vite e quindici anni quello dell'ulivo. Gli schiavi, comprati d!il bottino di guerra, s·bsti– tuivano i contadini. i piccoli affittuario i proprietari, i quali cercarono sfogo nella espansione .territoriale. « La stretta connessione tra: la rivoluzione - nota il Frank - e l'espansione poUtica pon può essere ne– .gala. Noi possianJ:o almeno dire c)J.e l'eccesso di po– polaziçme, che aooare n~l Lazio durante il periodo più antico. e la difficile condizione del popolo, dovut~ -ad un graduale peggioramento del suolo, ebbero parte importante nel porre in moto gli scatti e gli impulsi · verso una politica estera/ a,gressiva'nel- 343; i successi posteriori e la disoonibilità di una densa popolazione di coltivatori permisero al Gov:erno di formare un. eser– cito irresistibile, che rese relativamente facile la con– quista. Tuttavia 1~ perdite nelle guerr~ e la dotazione per le colonie militari nei punti strategici assorbivano presto la maggior popolazione a tal punto, che il terzo secolo mostra piuttosto una insufficienza _che un af– follamento eccessivo di popolazione». (p. 61-62). Certo, la fame di terra fu la forza motrice che' gui– dò i Romani alla conquista·, perchè, « sebbene molto ri– spettosi delle forme legali, erano pronti, come molti altri popoli, a trovare un'offesa mortale nella condotta di un vicino, quando avevano bisogno del suo cibo»; ma la facilità della conquista e della preda con le armi e il sopravvento che ebbe l'azione politica su ogni altra attività fecero sì che la massima produzione non fu mai l'ideale della politica romana. Quando citta– dini romani occuparono e colonizzarono i campi Fa– lerni sopra Cuma, trovarono .un l:,.errenorealmente ec– cellente, « ma, se il terreno buono fosse stato lo scopo principale, Roma non avrebbe avuto bisogno di man– dare i suoi cittadini cento miglia lontano:-"·-,-.----;- Inoltre, « la dispomb1htà contmua d1 buom terrem, che lo Stato desiderava fossero occupati per prevenire possibili insurrezioni, attraendo sempre uomini e ca– pitali non occupati in altra maniera », fece sì cbe • i Romani non sentirono ora nessun impulso a tentare nuove intraprese, a sviluppare industrie, o a tentare commerci per mare e per terra», ma, per i successi delle imprese espansionistiche, « sempre invitati a co- 8 .bl. lop1zzare.,.Quovi ~treni e ad investire il loro capitale 1 101eca ~ino tl1anco · . svilupoo delle terre africane piantate a grano. irnpr- . ~Iiva il progresso dell'agricoltura italiarya), i latifon– disti riebbero i terreni distribuiti, e la piag;,'\ del lati– fondo e il flagello della schiavitù tornarono a prr– valere. Durante l'Impero, nonostante la somministrazione, di. prestiti e l'im 09rtazione di 'migliaia di prigionieri di guerra, le condizioni oeggiorarono: oberati di tasse e svigoriti fisicamente, liberi proorietari, affittuari e schiavi abbandonavano sempre più numerosi la col– tivazione e le terre, finchè intervenne il decreto di Costantino,•« che tutti legava ugualmente 'al suolo e legalizzava così la servitù che stava per essere adot– tata _dapaertutto » .. (p. 274). _La politica di Roma repubblicana volta, sotto la ores– sione demografica. non a coadiuvare gli sforzi dei col– tivatori per difendere ed aumentare la' produzione del suolo, ma a conquistare rapidamente colle armi altre terre da colopizzare e da coltivare col sudare dei vin– ti asserviti; inaridì la capacità produttiva_ dell'Agro e di gran parte d'Italia. Roma aristocratica professò un gran dispregio per il lavoro, ma la terra non si lasciò .feoondarr dall,o schiavo, nè dal servo ?d essa legafo. Soltanto quando, sotto lo stimolo della necessità, Cesare ed Augusto aiutarono la sostituzione agli schiavi di affittuari liberi. essa delle di nuovo, temporaneamente, frutti e biade, dim,ostrando che, se è pur vero che essa ha bisogno di periodi di riposo, non si esaurisce però al punto che sia da considerare perduta per sempre la sua ca– pacità produttiva. In Francia, dopo le guei:re della rivoluzione, si vide il contadino liberato dalle corvées far biondeggiare i ·campi di grano, lo si è rivisto durante il blocco della guerra europea corrispondere alla urgente richiesta di grano nazionale. Lo si vedrà fra qualche anno in Russia, « dove un nuovo ordine di contadini si viene evolvendo, Contadini che hanno spezzato la routine. seoolare .e che mostrano un reale, spirito di iniziativa . e di decisione·. Può essere che per un certo tempo la povertà e la miseria leghino le mani di questa raz– za in formazione, ma il fatto della sua esistenza non si può negare». E basterà che si muti la traclizioDale rotazione delle culture e l'aratura del terreno si faccia all'epoca giusta, perchè la produttività - che è gìii oggi notevolmente aumentata - cresca del 20 per cen– to. Il che significa che l'agricoltura russa può raggiun– gere un livello di prosperità relativamente allo, anche senza l'introduzione di nuovo capitale o di nuove mac- chine>. (-1). . B la pressione demografica, è la necessità di assicu– rare un tenore di vita umano alle masse lavoratrici, che stimola a trasformazioni sociali, a progressi tec– nici ed a liberazioni politiche ed economiche per ot– tenere una maggiore produttività del suolo. La terra, si è visto anche a Roma, non si lascia fe– condare a Iùngo dal lavoro servile, che è un lavoro scarsamente produttivo. Il lavoratore vuol possedere la terra che lavora o vuol disporne per un periodo ab- (1) l\I. Farbman, Afler Lenin, pag. 234. (London, Parsons),

RkJQdWJsaXNoZXIy