Critica Sociale - anno XXXV - n. 8 - 16-30 aprile 1925

i04 CRITICA SOCÌAL:ìt è anche un uomo di carriera; e la carriera ri– chiede non solo ossequio al pensiero tradizionale, ma rispetto delle forze dominanti, delle classi ricche, che, padrone dello Stato, disportgono an– che dei suoi istituti di cultura ·é non tollerano oramai più che si impartisca un insegnamènto .in opposizione ai loro interessi. Ma ciò spiega altresì che un pensiero, il quale contrasti agl'interessi dominanti, non solo deve possedere una potenza di comprensione superiore al pensiero ammesso dal tempo e dalla società costituita, ma essere l'e– spress;one di un temperamennto moralé, capace ùel sacri1icio degli interes_s_ipersonali a quelli su– periori dello stesso pensiero. Perciò il socialismo ricorda e ricorderà sempre con onore questi suoi iniziatori e maestri. Nessun uomo del tempo ·suo, come giurista e filosofo, come scrittore ed oratore, ebbe una preparazione più larga e profonda, maq.ifestò attitudini più spiccate ·e nette di Ferdinando Lassalle. Quale magnifico successo, nel senso borghese e :r;non– dano della parola, gli fosse stato preparato dalla vita, ognuno può vedere. Ma egli pose queste qua– lità e attitudini sue al servizio del prolelarialo; e se anche la tragedia con la quale si chiuse la sua esistenza non ha origini immediatamente- po– litiche, si scorge che, se l'agitazione non ne avesse fatto un proscritto e non lo avesse posto al bando dalla buona società, quella tragedia non gli sa– rebbe incolta in quella .forma e in quei moc!.i. Il socialismo, specie nei Pa'esi dove esso lotta pe– nosamente per la propria esistenza ~d è sotto~ posto alla violenta persecuzione dei proprii ne– mici, ha molivo di orgoglio al ricordo di questi suoi promolori. La loro grandezza inte\lettualc e la loro perfezione morale sono un altro testimo– nio delle buone promesse, delle legittime a~petta– zioni, che esso reca al mondo;. sono una giusta· e nobile rilorsione della sibilante calunnia e delle codarde ingiurie con le quali la reazione s' ar– gomenta colpire le viti.ime della sua materiale ag– gressione. Il socialismo può rispondere dalle vette :,,ulle quali pogg'iano i suoi màrtiri e i suoi pen– satori. *** B certo che lo sviluppo dell'azione socialista ci ha condotti molto vicini a Lassalle. Noi non ab– biamo bisogno di sapere se l!l sua dottrina dello Slato derivasse dallo Hegel o dal Fichte; se la sua dottrina etica del proletariato (del « quarto Sta– to », come egli diceva) combaci o meno con la realtà storica; se il suo programma delle Coo– perative di SLalo armonizzasse o contrastasse con la natura deEo Stato borghese; se la sua agi– tazione per il suffragio universale coincidesse o sgorgasse da uri tnteresse continguente della po– litica bismarckiana. Marx non lo amò, come del resto non amò quasi tutti gli scrittori ed agita– tori wc:a.isli del suo tempo. Ma le lotte fra l'All– gemeinen Deutschen Arbeiterverein e la Soziat– demokrat.:schef Arbeiterparlei, fra i seguaci dello· Schweitzer e del Liebknecht, fra gli eisenacchiani e i lassalliani, non c'interessano più. Il tempo ha passato la spugna su tutte queste cose. Per noi il Lassa]le, pensatore e agitatore del socialismo, è un µiaestro, il cui insegnamento è stato assai utile alle classi lavoratrici tedesche, e il cui legato in– tellettuale e politico può essere gratamente rac– colto da noi, che pur non abbiamo partecipalo alle esperienze della Socialdemocrazia tedesca. La dottrina lassallfana dello Slato menava di– ~et~am~nte, non solo alla democraz~a, ma alla par– tec1paz10ne delle masse la voratr1ci alla vita di esso. <, .Scopo dello Stato, egii scriveva, è con– durre l'essenza umana al'.o sviluppo politico e ad U!}O svolgimento progressiYo; in altre parole con– durre la particolarilà dell'essere umano (die men- BibliotecaGino Bianco schliche Bestimmung), cioè la cultura di cui l'es– sere umano è capace, ad una reale esistenza; esso è lo sviluppo e l'educazione della specie umana alla libertà ». E tale è lo Stato, egli pensa, anche a dispetto dei suoi istessi dominatori. « Questa è, miei signori, la vera natura morale dello Stato, 'il suo vero e più alto còmpito. Esso lo è tanto più, in quanto esso fu più .o meno at- . tuato, anche ìnconsapevolmente, contro la stessa ' volontà dei suoi dirigenti, in tutti i tempj, per la ·costrizione delle cose, dallo Stato. La classe la:. voratrice, l'infima classe della società, per la stessa condizione disperata in cui i suoi compo– nenti si trovano,. ha il profondo istinto che ap:· punto questo sia il destino dello Stato, e l~le debba essere, di· aiutare l'individuo, con l'unione di tutti, a realizzare quel progresso; del quale egl( individualmente non sarebbe capace. Cosicchè uno Stato, che fosse sottoposto all'idea della classe lavoratrice, non sarebbe più mosso ad agire in-. consapevolmente, e spesso renitente, dalla natura delle· cose e dalla tirannia delle· circostanze, come certamente sinora tutti gli Stati hanno fatto; ma si proporrebb_e come còmpito, con piena chia– rezza e coscienza, ·di.realizzare questa natura mo– rale dello Stato. Un tale Stato attuerebbe con piena libertà, e conseguentemente, ciò che sinora m strap·palo alla sua volontà l:!- 1):ammenti e si è compiuto soltanto per accenni ». Se lo• Stato è lo strumento col quale si attua l'idea morale, se è esso stesso l'educàtore degli uomini alla libertà, se questo suo fine lo Stato lo raggiunge-sempre, anche contro la Volontà dej suoi dorniHatori, se sempre si realizz,a un fram– mento di questo programma dello Slato:; se anche. il peggiore degli Stati immaginabili noh può ·sot– trarsi al suo còmpito di educatore e di liberatore; le classi lavoratrici non possono rifiutare allo · -Stato il loro concorso e la loro assistenza, _debbono anzi proporsi di lavorare nèllo Stato, di dare allo Stato la loro opera, il loro pensiero. Le classi lavoratrici non possono accamparsi contro lo Sta– to, col pretesto che è borghese, è reaiionario, è– nazionatista, è plutocratico. Quello Stato, anche così triste e maligno come esso è, storpfo e con– traffatto co,me esso appare,· è un elemento del "•progresso umano, un mezzo dell'inéivilimento degli uomi~1i in società, un gradino della loro e– vo!ùzione morale, la parziale realizzazione del-, l'dea morale del mondo. Le classi lavoratrici han– no, rispetto ad esso, un còmpito più inte.vo : esse vogliono consapevolmente e meditatamente far dello Slal.o. uno strumento di cultura e di pro– gresso umano. Ed appunto perchè esse questo vogliono, anche lo Stato attuale è una parte· rea.:. lizzala del loro programma. Perciò esse parteci– peranno, come possono, alla vita di questo Stato, sforzandosi, come possono, di migliorarlo e svi- . lupparlo. La concllisione, diremmo col linguagglo barba– rico dei tempi e del Paese nostro, e coliaborazio– nistica, è, ~nzi, di un collaborazionismo perma– nente. Lassalle non vede le classi lavoratrici fuori dello Stato, non intende J.a loro azione fuori dello Stato. E questo Stato deve essere naz.iona.le; dove non è, occorrerà lavorare a che nazionale. diventi. Gli anni dell'azione politica di Lassalle coincidono çol movimento verso la formazione degli Stati na- - zionali. Lassalle, è noto, è un vigoroso patroci– natore dell'unità tedesca ed italiana, ull' risoiuw· avversario dell'Austria; ed anche un francofilo perchè la Francia, sul continente, è lo s~alo più Jibero. Le classi lavoratrici svolgeranno un'azione diretta a fare dello Stato un organo pacifico di, cultura, sulla base della sua coslltuzione stretta-. mente nazionale; e là dove un movimento si &arà avviato verso la costituzione di uno Stato naz-io-

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