Critica Sociale - anno XXXV - n. 7 - 1-15 aprile 1925
88 ClUTlCA SOClAtE I !llVMifWÌN,.11,\l~\ \ \.j,\\)'11:MI, 1·;,,J,;i~~~ vano rispettato i conoordati di lavoro. Ora quell'A– silo òspita numerose famiglie di, coloni, sfrattati dai fondi soltanto perchè confederali. Leggo· un ordine del giorno approvato, a voti unanimi, il 23 . no– vembre 1916, dalla Commissione di assi,stenza civile del Comune di Mo1inella, nel quale, la stessa, « all'atto di avocare .a sè, per l'assetto finanziario avuto in virtù del D.ecreto 31 agosto 1916, la tutela dei bam– bini dei nostri soldati, non può nè deue esimersi dall'espl'i– mere la propria gratitudine alle organizzazioni di Marmorta e San Martino (Col'J'\Une di Molinella) che, animale dal più. alto spirito di sacri/ icio, per tutto il periodo in cui il Comitato non si trovava in grad·o, per l'esiguità dei pro– prii ,fondi, cli prendere l'iniziativa per là· custodia dei ffgli dei richfamali, misero a disposizione del Comitato stesso i loro Asili, compiendo tutti gli sforzi ·per adempiere al delicatò e difficile incarfco assunto ». To': fra i nomi degl'intervenuti a quella riunione, dei partècipi di quella votazione unanime, leggo anche il nome del prete che, in piena Corte d' As– sise, contrappose, come. l'inferno ed il paradiso, il bolscevismo passato, il quale, a quanto sembra, non disdegnava di prendersi cura dei figli dei richia– mati, ed il fascismo presente, il quale ...· non si pèrita di bastonarli. · · La 'solidarietà dei Confederali. Mi. fanr~o vedere dov'erano le fiorenti Co-operative, il cui pingue capitale sociale fu disperso dai 1·ico– struttori. Mi fanno visitare le baracche che dànno ricetto. a numerose famiglie di sfrattati; sono tenute pulitissime dalla solerzia di queste brave donne, ma mi si parla con disgusto dell'agglomeramento e della promiscuità in cui sono costretti a vivere codesti ricoverati·, e mi si dice che d'inverno le baracche sono ghiacciaie, d'estate sono fornaci. Altri sfrattati S·ono ospitati, qua e là, presso altri Conre 0 derali: di certe famiglie, che costituivano compatte unità di affetti e di lavoro, i varii componenti sono dispersi a miglia di d_istanza l'uno dall'altro,: può accadere che dodici o quattordici persone, che vive– vano insieme prima de!J.o sfratto, siano ora disperse in Qtlo o nove luoghi diversi., Ma - all'infuori di coloro che furono banditi dal paese perchè erano maggiormente in vista nelle Cooperative o nella organizzazione e che, se attual– mente vi· rimettessero piedé,· correrebbero pe~icolo di morte, e di ·quegli altri, nòn moltissimi, che, fatti segno a più feroci sevizie, cercarono scampo altrove - nella grandissima maggioranza questi organizzati non vogliono abbandonare la loro terra. « Qui siamo nati, qui vogliamo morire». Certo, se volessero emi– grare, potrebbero troyare lavoro, magari anche po– deri ··in affitto. Qualcuno mi dice che gli stessi fascisti gli avevano offerto di cercargli da vivere al– trove, per esempio in Friuli. Non se ne vogliono andare; hanno il diritto. di rihlanerei difendono questo diritto a prezzo di ogni sofferenza e di ogni privazione. · La spigolatura del grano, del riso, la ricerca delJ-e lumache vendute a qualche incettatore, hanno per- · messo a questi Confederali d1 tirare avanti. Scac– ciati da tali, pur così umili, lavori, si acconten- . tano di prestare la loro opera, in piccoli turni (mi pare di 150 circa su 2000), presso il Consorzio dì bonifica. Ma rimangono qui. Ebbero qualche sol– lievo dalla sottoscrizione nazionale, con cui altri ' lavoratori e spiritj liberi adempirono al dovere di aiutare la resistenza di questa gente meravigliosa. Sono particolarmente grati per la raccolta d'indu– menti, promossa .a Milano, che permise loro di ri– pararsi ed in ispecie di proteggere i bambini dalle. crudezze invernali. · Che cosa potrà- accadere domani non sanno. Ma non disf )era.no . Non fallJlo male ad alcuno. Il male che loro è fatlq da altri dovrà pur finire. La fiducia nella b.ontà della loro causa è il più grande conforto. Li sorregge a sopportare la tristezza dell'ora pre– sente, la strettissima solidarietà che li unisce tutli di ogni frazione. « I Con/ ederali - mi di~no ~ BibliotecaGino Bianco formano un~ sola famiglia ». La fedeltà all'organiz– zazione i giovani l'hanno succhia,ta ool latte ma– terno: .un giovane · mi dice che la 'mamma gli rac– contava, fin da quando era bambino, come si stava una volta, tanti anni fa; e come l'organizzazione avesse elevato le condizioni materiali e morali dei lavoratori: abbandotiare 'l'organizzazione nel momen, lo della bufera sarebbe un tradimento. La massima:. « ciascuno per ·tutti, tutti per cia– scuno », trova qui la più _sensibile ·applicazione. Non c'è fra i Confederali una lite, . uno screzio, una ~elosìa. I dolori di uno sono i dolori di tutti; ognuno sente come fatta a sè °la violenza patita da un.· · altro che· ,abbia, e perchè ha, la sua stessa fede. T Il!' • reLnom1. \ Tre sono ,i nomi, che più frequentemente .ricor– rono su le labbra dei numerosissimi miei collocutori: .Massarenti; Matteotti'; Turati. Io . non conosco finora Giuseppe Massaren_ti. 1'.fo penso che, quando un uomo lascia dietro a sè un cosi profondo solco di affetti, deve aver fatto del gran bene. « Lei' conosçe Massarenti? », mi chiedono in dialetto .delle vecchiette, commosse. iileh nomin.a:trlo; e mi stringono le mani, e mi pregano · di salutare Massarenti quando io lo veda. E tanti e tanti mi raccontano quello che Massarenti ha fatto per il Comune, per le Cooperative, per innalzare ii te– nore cri vita, di civilt_à della povera: gente: e mi dicono che, trent'anni fa·, qui si avevano salarii ir– ris,orii, si viveva quasi come bestie, e che quel po'. di benessere di cu_i si godeva avanti· la tempesta li) · quale ora s'è abbattuta. su qùesto paese (ma passerà e tornerà il sereno ...), quel tanto di civiltà che aveva migliorato 'la salute ed illuminato le menti di questi lavoratori, - case sane, .. scuole, asili, riooveri, Coo– perative - · è dovuto, tutto, tutto, alla propaganda • socialisti dei · vecchi, dei migliori, all'azione tenace e sagace di Giuseppe Massarenti. « Non sono mièa vere, sa, - mi dicono - le accuse che gli sono state ' fatte; già, gli stessi testimonii se le sono dovute rimangiare ad una ad una »; e mi clescrivono il ritorno tri.onfale di Massarenti dopo il processo· e l'assoluzione. Un ritorno, un'accoglienza ben -diversa da quella. che fu fatta ad un assolto di ieri, che i giurati (la– val!-dosi le. mani?) lavarono da ben altra· imputa– zione';, dei quali recenti casi mi si .parla, tuttavia, da tutta questa gente, daHe stesse famiglie delle· viJtime, senza acredine, oon rassegnata oggettività, oorne episodii, della situazione generale. Un altro nome, oltre quello di Mas·sarenti, odo da più di una voce: quello di Giacomo- Matteotti. Non v'è, forse, .casa di Confederali, nella quale la fin.e e– pensosa effigie dì, Matteotti non risalti sopra una p;:i.rete. Questa pove1,;a gente, eh~ nQn sa il domani, che certi giorni non sa come mangiaPe, parla di erigere al Martire, qui, in questa terra martoriata, un. monumento, non appena rispunti l'auro..r~ della libertà. Ma, qualunque debba essere la• sorte .di tale proposito, il più degno monumento al povero Mat– teotli i Molinellesi gliel'hanno già eretto nel loro cuore, con quella fermezza; che fu di Lu.i, che è la loro, nel resistere ad ogni minaccia. Mi dice un:, • dei Confederali, con assoluta semplicità: « se Mat– teotti, che era u_n signore, ha sacrific(!.to la vita per la causa della povera gente, non dovremo noi a/– I ronfare privazioni e sofferenze per la tutela di quelli che -son9 i nostri . interessi?». Tale è questa gente, fortissima nel patire, pur di conservare quella organizzazione di classe, che rap– presenta il frutto di tante lotte,• che racchiude il germe di ogni speranza. Tutti mi dicono: ~ ci ba– stonino ancora, ci imprigionino, ci mandino magari a domicilio coatto; ma, finchè saremo vivi, l'or-. ganizzazione non morrà e, finchè uno solo di noi rimarrà libero, uomo o donna, magari bambino,
Made with FlippingBook
RkJQdWJsaXNoZXIy