Critica Sociale - anno XXXV - n. 7 - 1-15 aprile 1925

CRITICA SOCIALE 95 cosl, è possibile la sovrapopolazione in Germania, in Italia, nel Belgio, in Inghilterra, ecc. Così la pQssibilità di esistenza di una popolazione troppo d~nsa dipende non solo dagli interessi della proprietà privata, ma dal modo con cui questa viene esercitata. I rimedi necessari ad impedire l'eccessivo sfruttamento degli operai (fissazione;) della giornata di lavoro, igiene delle fabbriche, protezione delle donne e dei fanciulli, ecc.), ·furono però dovunque co11seguiti, non per molo spontaneo degli imprenditori, ma per la pressione delle masse sullo Stato. Lo Stato, a differenza del privato, conosce I:i. opoortunità di sacrificare il presente all'av– venire. Così i lavoratori sperimentarono che tanto i datori di lavoro quanto i consumatori sono immaturi pe:– un commercio completamente libero, non controllalo dallo Stato. Il s'ingoio pensa a sè, lo Stato al futuro di tulla la nazione. Lo Stato deve, almeno in pai:te, sottopone l'interesse di classe all'interesse generale; e costrini;!e l'im– prenditore a certe concessioni. E l'esperienza dimostra ogni giorno che l'industria non soffre per il fallo di adattarsi -a concezioni più umane dei suoi diritti. Ne segue che, per il prèsente, la polilica ··sociale ha tre esigenze fondamentali, insegnate dall'economia polil'ica. ~on "deve scoraggiare il capitale, nè opprimerne l'attività, nè rendere impossibile J,a, sua formazione. Entro questi con– fin i : deve aiutare la classe più debole, ·t)romuoverè tutte le misure atte a risparmiare le forze e la salute degli operai, a rendere loro accessibile, nòn solo il necessario, ma anche il -superfluo all'esistenza. Deve infine smussare gh abtriti. adempi.ere· funzioni. che diventeranno tanto più importanti quanto più la popolazione diventerà 'densa, e quindi si f~rà difficile la sua situazione generale. *** La Revue de l'lnslilut de Sociologie, che si pubblica a Brux elles, trat ta della • Scienza pura opposta. alla pratica economi.ca •, a propos'ilo di uno ,studio publ;>licato da G. H. Bousquet nell'« Economist ». Quali seno le orig-ini del pensiero economico? quali fu– rono, prima del desiderio di .fare ·della scienza pura, gli istinti, le tendenze, i sentimenti che spinsero l'uomo ad occuparsi delle questioni. economiche1 in qual forma cominciò egli a proporsi. - il problema? La prima « corrente di pensiero •,in grazia della quale l'uomb prese contatto con le questioni economiche, fu il clesid'erio cli fare opera pratica, di dare consigli allo scopo di essere utile, desiderio che nella sua forma più sem– plice e nuda mira all'arricchimento dei privati. Si può prendere, come I ipo di questa tendenza, il De re tustica di Columella, il quale, nè oggettivamente nè soggettiva– mente, non contiene nulla che lo avvicini ad una dottrina economica. Colnmella dà buoni, consigli. sul modo cli con– durre un'azienda agricola; in ciò che concerne l'economia politica, questa tendenza p~·atica è rimasta straordinarià.– menle forte e vivace. Il giudi;do su quesla Lendenza pratica è diverso, secondo lo scopo cui si lende. Per il progresso della scienza in sè, conviene respingerlo risolutamente; la costruzione di una Leoria e il fine di utilità materiale sono rlue cose diverse, e il confonderle nuoce ad entrambe. Al ,contrario, dal punto di vista didattico e per l'insegnamento delle cose dell'economia,·"conviene attenersi al quella tendenza, pe1·chè è quella che meglio risponde alle lendenze dello spirilo. Gli ecouomisti •matematici» s'ingannano quando voglio– _no cominciare con aslrazioni; per far comprendere l'e– conomia politica, bisogna appoggiarla ·saldamenle sulle realtà della vita pratica, e in. ciò risiede il grande merito della scuola detta « classica ». In uno studio più elevalo s'inconl ra un allro modo ci<t considerare i problemi. economici: in quanto essi con– cei,-nono ..l'arricchimento dello Stato, della cosa pubblica. Ciò ·che costituisce l'interesse di "questo modo di inten– dere le questioni ectmomiche, è che Io studio. delle. finanze statali ci mette per la prima volta in contatto con l'econo– .mi~ di lullo un gruppo di individui, e non più di un solo privalo. La scienza economica si appoggia su falli, le finanze dello Stato ci costringono ad esaminare un proble– m11 di ordine generale, ci a.vvicinano alla vera questione che si posa in econ9mia politica: le relazioni che passano fra gli individui in occasione .de[[a loro allività economica. Come si deve, infine, giudicare quella tendenza che con– sjste nel fare della scienza economica una dottrina che deye realizzare la felicità del genere umano? Essa è falsa e perjcolosa, sebbene sia accettata da ottimi· ingegni. L'e– sperienza ha mostrato che sistemi di questo genere non po~sono fondarsi sui fatti; lo scopo ch_e gli au~ori assegnano alla soci:::tà ed i mezzi per raggiungerlo, danno luogo Bibffut~eas~fnef Bl~rfcz~ni. e di discussioni, in cui la sciem:a non ha nulla ·che vedere. Ma la più pericolosa fra tulle è la le~denrn etico– •religiosa, perchè .forza la scien~.a a prendere pa'rtito sulle auestio!'li sogg~ttive che -non la riguardano in alcuna ma– niera. Appunlo per avere compreso ciò Carlo Marx h::i un sistema soggettivo infinitamen~e superiore a quello di lulli gli altri economisti. Sollo questo rapporto, è difficile affermare che l'e– conomia. polilica si.a già oggi una scienza. Si potrebbero forse citare dieci economisti in grado di elìminare i loro proprii sentimenti morali per non· considerare le cose che con una rigorosa oggeltività? Eppure il progresso della teoria scientifica non avverrà se non a questa condizione. Un'alLra manifeslàzionc dello spirito umano, la tendenza filosofica, ha fornito aqli economisti· l'idea della società come problema da studiarsi. Non sollanto Platone, Aristo– tele ed allri antichi, ma anche, e sopratutto, i pensator! dei seco1i XVII e XVIII prepararono l'ambienle psic ologico, iu grazia del quale l'economia politica potè nasce.re. Qualunque sia· il valore oggettivo delle loro teorie, essi contribuirono soggettivamente alla genesi del pensiero eco– nomico; non è per puFo caso che l'economia prende iinprovvisamenle un'importanza così grande fra il 1750. e il 1775 coi Fisiocrali e con Adamo Smith. ,· Si deve clunque essere grati alla filo-sofia giuridico– politica dell'aver presieduto ai nascenti d~slini della scieu– za economica, ma ora conviene sbarazzarsi di quella filosofia. Essà continua ad occ;upare. specialmente fra gli ,economisti tede$chi., un posto complelamente usurpato; essi, lungi dal comprendere che la nozione filosofico-giu– ridica di « Stato • e di •società•, pur essendo necessaria, è puramente soggetU\'à, diedero uu valore oggettivo alla filosofia . statista; si immaginarono che rispondesse ad una realtà, mentre ha la sua origine in ·fatti psicologici puramente soggettivi. Così si spiega lo stato arretrato della teoria economica in Germani.a e lo sviluppo delle leol"ie edonistiiche in Austria. Quella lendenza si può seguirla attraverso lnUa l'eco· dell'economia pura; il suo cammino è segnato dai nomi di Smilh, di Ricardo, rii Say, di Malthus, di Mili, fino a1 Menger, ai Fisher, ai Parelo dei nostri giorni. ANGELO TREVES. PUBBLICAZIONI PERVENUTE IN DONO~ Senatore Ettore Pais: La p9/ilica interna: discorso al Senato, 4 dicembre 1924. - Roma 1924, Tip. elci Senato. Prof. avv. Luigi Rossi. dell'Università di Bologn~: ia tutela del risparmio degli emi_r;ranli nel paese di immi– gra=ione; Relazione al 1.° Congresso del Risparmio, l\li– lano, 26-31 ottobre 1924. - .Milano, Cassa di Risparmio, 1924. Cassa Nazionale per le Assicurazioni Sociali: La disncéu– pazione in Italia al 30 novembre 1924-. - Roma, 1924, Tip. Cooperativa Sociale. Vincenzo Arangio Ruiz e Emilio Scaglione: , La prima assemblea dell'« Unione Na::ionale » a Napoli. - Homa, 1925, Tip. del /Jfondo. 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