Critica Sociale - anno XXXV - n. 7 - 1-15 aprile 1925

, I / '1 CRITIOA 800'IALiE 93 può lo Stato tutto ciò. che scalza il patto fondameu– tale_ su cui esso si puntella.:. Si dirà che da questa libertà possono nascer danni; e da q_uali istituzioni non vengono inconvenienti? Si dia, in ipotesi, che lo Stato possa costringer.e il pensiero: e come ci ar– riverà? In nessun mo.do certam.epte. Si tolga il poter parlare. Sarebbe bene, se pur il pensare si potesse torre: ma che giova troncare un ramo, se non si può svellere la radice? Si costringan gli uomini a dir di– versamente di quello ohe pensano. Bella ·scuola invero_ educar gli uomini alla ipocrisia·, ed alla men– 'zogna·! E poi qual pro'? Gli ingenui sarebbero presi alla ragna, i furbi matricolati se ne riderebbero, e méntiréhbero senza pudore; si curverebbero innanzi a~ potere; finchè la. forza ve Ii tenesse jnchiodati, pronti a ribellarsene, quando lo vedessero debole e vacillante ... La violenza dei me_zzi è indizio certo di debolezza; e vi ricorre soltanto ehi non ha buone ragioni da accampare. Spinoza, invece, e noi con ~ll;i; ;P~~~am?,. rarja a~ert~, l;i \t~ce;. t fa libera_ pa_- lestra della ragione ». · · Con q~esta rivendicazione dei diritti dell'individuo, · e. di. una libertà che_, come la verità, deve esser «,il prezzo e premio della ricerca » e dello sforzo di conquista - («un popolo di credenti non è fatto per la verità: un popolo di pigri non è fatto per la _ libertà ») :- il Liberale della Destra non inteQdeva certo negare le funzioni e i diritti dello· Stato, ma affermare una reciprocità fra ei,so e l'individuo. « La reciprocità d'azione (è detto nelle Lettere ripubbiicat~ dal . Gentile) tra la pers~ma libera e Io S:tato cor-. r~gge le esorbitanze delle due tesi opposte, che rinchiudono la finalità ora ·in un termine solo, ed ora 'nell'altro; e _la reciprocità è .possibile, anzi e neces– saria, perchè sì l'individuo e sì- ]o Stato hanno up'effeHiva personalita ».. Ma la persona p.ello Stato non dev'essere quella d~ « ua individuo par.t.icolare, capace di puntigli, pronto all'ira,. 'proclive alle soverchieriè, te:r;:ribile nelle. vendetté. Cot~ste passioni, pr9venienti dalla li– mitazione degli individui, non entrano ounto nello Stato». La su~ ·person.alità dev'e~sere u; OJ:_:ganismo etico, tutela e garanzia, non minaccia e pericolo alla libertà. E la sùa azione di'· tutela della libertà, di aiuto allo sviluppo degli individui e alla conquista dell'autonomia. da parte loro sta nell'es,ercizio di quelle funzioni, che solo tradotte in servizi pubblici raggiungono la ptenezza delfa loro efficacia a be- n,efi,çio ,çomui;i~, di. ,t,u\ti. , . . . ,, Ecoo il concetto dello Stat,Ò potente, capace di conservare il posto che la storiia gli ha affidato,. ·E' un concetto che il Fiorentino considera netta- . mei:ite OJ?p0sto alle rivendicazioni della così detta lj– bertà de1la scuola, - dell'abbandono dei lavori pub– blici all'iniziativa e all'industria privata. Dove c'è un pubblico interesse c'è un pubblico dovere, una pubblica funzione. « Allo Stato spetta il diritto, t;d • incombe il · dovere di insegnare », come il diritto e il dovere di esercitare per il pubblico bene tutti quei servizi,. che sono necessari al pubblicò pro– gresso. La scuola, non soltantQ nel grado elementare dell'istruzìone obbligatoria, ma in tutti i gradi mag– giori della coltura più alta e più profonda, cotpe le poste e i telegrafi. le ferrovie e tutto quanto può essere strumento di pubblico progresso e beneficio, · non può la$cia'rsi im balìa dell'attività individuale. che mira solo al lucro privato; ma dev'essere ser 0 · vizio pubblico. B "bl' Ct'erano ~·che ;:illora, contr-0 queste affermazioni 1 10 eca DlnO· ts1anco · dei libèrali . della Destra; quelli èhe p6rtavano in · campo gli argomenti stessi che 1~oi · abbiamo udito di recenté addurre_ dal Gentile e dai_ suoi sçguaci, propugnatori di, quella riform.~ che s'incardina sulla riduzione· deUe scuole pubbliche e sulla loro. j;>ari– 'fièazione alle private in no·me della libera concor– renza: volete ii monopolio di S'ti!to nell'istruzione? volete il privilegio della scuola di Stato, compri-· mèndo quella libertà delrinizìativa privata che i Borboni ·lasciavano a Napoli, la quale per ciò « for– micolava di uomini . grandi »? ,E il liberale della Dest~a risponé:leva ciò che ,nvano hanÌ1o risposto ai giorni nostri gli oppositori della riforma: « Da· quando in qua un servizio pubblico è da confondere con un . monopolio·? Comy c'entra il monopolio, se - manca la classe privilegiatà; se l'esercizio · è fatto dallo · Stato, e se· lo Stato siamo tutti noi? » E confutando tutte le .molteplici. oh pie, · , zioni (di complicazione burocratica, maggiore spesa: minore. zelo degli impiegati etc.) che mostrava potersi l tUJHe vittoriosamente ,ritorcere con~to i sostenitori dell'esercizio privato », conchiudeva: ·« Ma règgessero a tutta_ pro·va le obbiezioni mosse, il pÙnto. l?er me è un altro. Ci ha o no· ilileresse lo Stato 'in. co– testo eserèizio? Se ce l'ha, è un aitro .. Ci ha o no interesse lo Stàto in cotesto esercizio? Se ce .l'ha, è- forza· che tutte le altre· é~igenze si pieghino a questa, ch'è la massima>>. Ecco il concetto dello Stato forte dei vecchi liberali della Destra: uno stato consap~vole dei sl!loi compiti _verso la collettività' e verso i singoli: che non si ·sottragga all'.esercizio 4elle funziohi _ohe gli spettano, ché in tenda il suo ,diritto quale oonipimento del suo dovere per il _ progresso co~ mune ·e }o sviluppo quindi delle personalità dei cittadini. Poichè la personalità collettiva dello ·Stato si oostituisèe di quelle singole dei cittadini, rico- . noscere a ql,l.e~te il valore di fini significa porre le. fondamenta d_el progresso civile d~llo Stato. ,Era quella fede nella solidarietà umana, per la · quale · anche Silvio ·Spaventa diceva di essere un adoratore dello Stato. Ma tale fede nella solidarietà umana era intesa da quei liberali della ,Destra _come .uno sviluppo degli stessi immort ;J.li principi della rivoluzione francese, che oggi i loro pretesi .epigoni deridoHp e vilipendono. « Lo Stato. moderQo (diceva Silvio Spaventa in µn passo citato _dallo stesso Gentile) ·nasce. dal : così detto Stato· di diritto,· cioè da quello Sfato,. in cui tutti i cittadini si sentono e si riçonosoon'} ugliali dinanzi alla legge. Q~est'uguaglianza è, si, può dire, il frutto della storia dell'Em'opa sipo alla Rivoluzione francese ». Giacchè la -rivoluzione francese, con le sue proclamazioni di principi, non era vista da quegli uomini consapevoli della realtà storica come un'astrazione èampat::t in aria, ma come la conclusione concreta di tutto un processo storico, i cui risultati e le cui e~igenze si formu– lavano nella dichiarazione dei diritti. LibeFté, éga– lité, fraternité: dall'affermazione delle due primi:> scaturisce l'esigenza della terza, che può trovare il suo appagamento solo in una libertà ed ugua– glia~za che non si:;i._nopuramente giuridiche e for-· mali, IIUl piene e reali. Ecco la fede nella solidarietà umana, che Silvio Spaventa non si peritava di affermare con parole, ·che un socialista non avrebbe dette diverse: « Da questo sentimento di uguaglianza « ( egli_ proseguiva) sorge una esigenza terribile nella « oosciem;a delle moltitudini, alle quali non basta \

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