Critica Sociale - XXXV - n. 4-5 - 16 feb.-15 mar. 1925
-52 CRITICA SOCIALE fin dal Hl 17 preparalo una pace sincera ed pvitato i donni e le vergogne che promanarono dalla falsa pace· soµratfatlrice di Versailles, ap– partiene in grni-1 parte all'aµostolato fervido di .. Brant.ing. il quale - sempre coerente a sè me– deshno - vide poi nella Societcì. delle Na– :::'oni, a nwlgrndo delle sue debolez::.e che_ si propose di correggere, il germe, non da scioc– camente sabotarsi, ma da educarsi pa::.ientemen– le della sola uera solllzwne, arbitramenlale e p~cifista. dei conflitti scelleràti fra i popoli do– minati dal capi,talismo. A suà volta, Federico Ebert fu, durante come dopo la guerra, l'uom9 della pacificaziòne e_del compromesso necessario. Egli sentì che il ci– clone della guerra llveua rigettato indietro, per, un periodo indeterminato, le S/Jeranze di un rapido trionfo esclusivllmenle socialista, e che le premesse di questo lrionj'o dovevano cercarsi nella collaborazione, oculata ma leale, con gli elementi sinceramente liberali del Paese e in un'az.ione pazientemente d:ritta a disarmare le ferocie plutocratiche della Germania come delle nazioni rivali. Chwmalo al !)Otere,d9po la som– mossa berl.inesc e dopo la /uga degli llohenzol– lern, e riconfermalo in esso il 6 febbraio 1919 dalla Costituente di Weimar, ebbe perciò l'o– nesto coraggio di opporsi con ferrea fermezza a tutti gli estremismi, anche a quello dei rivo- , luzionarii fanatici che, volendo portare la ri– voluzione. alle estreme conseguenze ad imita– zione del leninismo russo, favorivano inconscia– mente, con la· prospettiva dello sfacelo econo– mico e politico, la ripresa del domato ma non ucciso imperialismo. La. represswne dei moti spartachiani, dei quali fu triste episodio il selvaggio eccidio di Liebknecht e · cli Rosa Lu– ir:.emburg, glf ualse la scomunica maggiore dei comunisti; ma la sua insospettata probità fu. messa fuori causa çla tutti gli spiriti impar– ziali, e la repressione, ben altrimenti decisiva, del colpo di. mano militare di Kapp nel, 1920 fece di lui, per confessione universale, il ·rap– presentante· più vero della nazione germanica e il salvatore della Repubblica. E' perciò che il problema della successione, aperto oggi dalla · slua morte, suscita tutte le speranze dell'imperialismo tedesco e di tultz gli imperialismi avversl e cognati, e la trepidàzione di quanti anelano a un'Europa ricostituita nella pace e nella civiltà. In sostanza, Branting come Ebert, i fedeli della Costituzione e i nemici più accaniti cli tutte le velleità. dittatori~ comunque camuffate, furono, nella loro sempl.icitiJI di vita, dl inente, dr costume, due energici realizzatori. Furono gli uomini che non assumono pose gladiatorie, non si imprigionano m pregiudiziali settarie, e sanno assumere, al mo.me ·nto voluto,· le pùì • aspre responsabilità. Per queste doti, che non sembrano eminenti agli esteti della politica, essl appartengono alla storia. Il loro esempio am– monisce ed incuora. l l Partito socialista unitar_io italiano, che la– vora nello stesso solco, e cw solo la, eccezionale tirannide delle circostanze impedì di esplicare in Italia con pari efficacia la funzione che essi eserèitarono, sente · nel lutto dei compagni cù Svezia e di Germania anche il proprio lutto. Sente il lutto e l'angoscia che opprimono, per la scomparsa dei due grundi compagni tutti ! socialisti e tutti gli spiriti liberi del inondo civile. f. t. Abbonatevi a "LA GIUSTIZIA,,. Biblioteca Gino Bianco La legge del 5 fruttidoro ·, e la difesa del nuovo regime. Nel Corriere della Sera del 20 febbraio il sena– tore Ruffini pubblicava un lucidissimo articolo per esaminare la singòlare condizione cli privilegio che la nuova legge fa al « deputato uscente», il quale, come è nQto, può presentarsi al voto degli elettori senza la necessità che la sua. candidat-ura sia appog– giala da neppur una di quelle 400 firme che, in questa at'!losfera di libertà, così adatta a incora~– giare ,e permettere la pubblica ~ genuina espressione del pensiero di éiascuno, sono necessarie ad aval– lare la candidatura degli altri aspiranti alla de– putazione. La vera portala di cotesto privilegio - osservava giu– stamente il Ruffini - va considerato in rapporto, e quasi in funzione di un altro principio, per_la prima volfa messo innanzi dalla Commissione della Camera, e sancito oramai definitivamente dalla legge: il principio, che il candidato, il 4uale non abbia competitori, si ,debba ritenere e pl:oclamarc senz'altro eletto, in forza della semplice prnsentazionc della . sua car\didatura. . Supponete che in un dato colle,gio d'Italia non sia. presentata nessuna candidatura. L'ipotesi, notatelo bene, non è mia, ma è prospettata dal terzo alinea dell'ar– ticolo 54 della legge. Supponete, se più vi piace, quello ch'è assai più probabile, vale a dire che le candidature poste· in un collegio dai nuovi candidati, con tutto il macchinoso apparato delle 400 firme··. per essi obbliga– torie, decadano per qualche difetto· di: forma senza possi– bilità di tempestivo rimedio, _esenza la possibilità che un altro nuovo candidato ponga fa sua candidatura, dato . il ristrettissimo• termine di sei giorni ·é mezz.o, fissato dalla legge per tal'e operazione. Ecco allora che può all'ul– timissimo momento utile intervenire un qualunque deputàt_o · uscente, e pi-esentare la propria dichiarazione unilate– rale di candidatura: operazione per lu~ agevolissima I _ E allora si può dare · il caso (nè si venga a dire che è un caso tanto raro da essere quasi impossibile, poichè in materia el.etforale accade certamente tutto ciò che ~ possibile, tant'è vero che si è _visto accadere anche l'impossibile!), si può dare, dicevamo, i1 caso, che in · un q)lalunque collegio dell'Italo Reg1~0, ove siano ·cadute 1 tutte le candidature, piombi all'ultimo. istante utile, come un bolide dal cielo, la candidatura di un deputato uscente. E questo deputalo uscente - che non sarà magari conosciuto da un . solo elettore e ehe non ne conoscerà neppure· uno, c)l.c non avrà magari in tut_to il collegio un solo essere che la pensi in poli~ica come lui, che non avrà mai posto piede nel collegio e non dovrà neppure scomodarsi per andarci ora, bastandogli di avere colà -un suo rappresentante, che, infine e sopra tutto, non avrà bisogno del voto di uno solo degli elettori - venga proclamato, dalla sera al mattino, il deputato di quel collegio. Un caso simile non si era vi§to ·ancora prima d'oggi in nessun tempo e in nessun paese del m<lndo ,. * * * A ·prima vista può sembrare che la concessione fatta al deputato uscente abbia qualche giustifica– zione nella circostanza chè egli ha già avuto nelle precedenti elezioni quella ratifica che si richiede ora agli altri candidati. l'.:: una , pura apparenza. Anzi tutto, il fatto di essere deputato uscente at– testa, tutt'al più, che il candidato ha avuto, nelle passate elezioni, l'avallo di 300 elettori in una cir– _coscrizione infinitamente più vasta di quella in cui il suo avversario deve ora raccogliere, in sei giorni e mezzo, 400 firme. (Si pensi che 300 voti basta– rono per tutta la circoscrizione lombarda, dove ora, per la divisione in 75-80 collegi, occorreranno da 3(').000 a .32.000 firme, almeno, per ogni partito o coalizione di, partiti). C'è poi il fatto, anche più notevole, che si è mutato radicalmente il sistema elP-ttorale; siccbè le presunzioni tratte dall'elezione
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