Critica Sociale - XXXV - n. 4-5 - 16 feb.-15 mar. 1925

6Ò OR1TICA SOCiALÈ gola che costituisce il possesso o la mancanza dello spirito critico e che conferisce la capacità di coordi– nare i dati dell'esperienza in una' sintesi che s'al– larga e si corregge continuamente senza apnullarsi mai, o tiene invece la mente in una perpetua oscil– lazione, di cui ogni posizione nega la precedente o, meglio, non ha con essa · alcun intimo legame. *** Eppure gli ultimi anni della nostra vita pubblica hanno dato esempì che chiaramente contrastano con ciò che abbiamo detto sopra. f: scoppiata la guerra europea, e un gran numero di coloro che avevano. fino al giorno prima. celebrato la bellezza delfa pace e la stia funzione elevatrice della vita individuale e sociale hanno salutato la guer1·a come retaggio del– l'umanità, la quale solo mediante essa, si rafforza e progredisce; o, almeno, all'improvviso, senza fa– tica pè dolore di crisi ideali, lianno riconosciuto casi in cui la guerra - per l'innanzi da loro detestata oo• me sfogo sempre di brutali passioni e mezzo sempre di prevalenza fra gli uomi'lli (.!elle qualità più anti– sociali - r invece· espressione di nobili aspirazioni e strumento di elevazione morale. Anche più nume– rosi s.ono stati quelli che, dopo avere, ad Psempio. per decenni professato il principio che l'Italia. aveva nella ,Francia la sua naturale antagonista e doveva all'alleanza . con la Germanfa ogni possibilità di progresso passato e futuro, improvvisamente si con– vertirono all'idea del fatai~ vincolo di fraternità fra_ le due nazioni latine e dell'altrettanto /alale antago– nismo di ciascuna di esse contro lo spirHo germani– co; tro,·ando testimonianza di ciò in quella medesima storia che atl essi era prima servita a sanzionare l'opposto pensiero. Non parliamo poi della 1eggerez– z:i. spiri tua le e dell'assenza di ogni spirito critico uri valutare le notizie della guerra. Non ci fu scel– leratezzu o viltà attribuita alle niilizie nemiche, nè generositù o audacia attribuita ai soldati cli ·eserciti :unici, che non sià stata creduta, non solo da gente abituata a bever grosso e cui manca ogni capacità di sospettare che ciò che si legge stampato sui gior– nali possa esser non vero, ma anche da gente colta, abituata a discutere è a dubitare, e a cui non sono ignote le arti astute e ingannevoli con cui si creano le correnti della publ>lica opinione. Più notevole ancora è slata la illusione, nelle cui reti moltissimi sono stati presi, che la guerra do– vesse esser l'ultima, perchè avrebbe creato un equi– li~wio di. giustizia fra le nazioni, dato a ogni pÒpolo . il diritto cli disporre delle proi)rie sorti, riconosciuto ~ e soddisfatto ogni altra loro legitti~a aspirazione, creato fra loro un vincolo di fraternità sulla base dei principi di liberlà e cli democrazia nel regime interno e nei rapporti inter~azionali; tutto ciò senza avvertire menomamente il valore del faJo che ugua– li speranze e propositi e1·ano stati enunciati in occa– sione anche di altre guerre, senza che alle promesse seguisse mai neppure un inizio di attuazione; che le guerre non possono che alimentare spirito di sopraf– fazione nei vincitori e di rancore nei vinti, e· quindi perpetuare ragioni di odii e di conflitti. Anche dopo la guerra la ste,sa inconsistenza spi– rituale si è i:nanifestata in molteplici episodi. Ba– starono piccoli conflitti fra alleati per. far risorge:c . l'opinione di fatali inimicizie e per su:;citare so– spetti, ingiurie, invettive contro popoli e persone, di cui si era poc'anzi celébraio l'amicizia e la nobil– tà. Fatti particolari furono staccati 'dall'insieme del- . la siluazione. e attrassero i'esciusiva attenzione del Biblioteca Gino Bianco pubblico, come se fossero tutto il dramma che si svolgeva sulla scena del mondo, o il suo episodio culminante. Caratteristica la passione che si accese fra noi per Fiume, a cui quasi nessuno aveva pen– sato nelle more della neutralità, quando si conduce– vano le ·trattative per l'intervento, e neppure poi, durante tutto il decorso della guerra; e che divenne più tardi oggetto di tormentosa aspiraziQne per molti idealisti, di rumorosa montatura per Ìnolti mestie– ranti della politica; cosicchè per esso furono trascu– rali problemi importantissimi della pac~ e interessi fortissimi dell'Italia .. ~on parliamo della faèi_lità e rapidità con cni si passò dal gridare l'osanna al gridare il crucifige, non pure a certi uomini, ma ar;1- chc alle idéalità cli cui essi s'eran.o fatti" assertori; nr della disinvoltura con cui da molti si irrisero, . a, guerra finita, a -quegli ideali di fratellanza, di libertà" e di democrazia, per il cui trionfo, alcuni in mala fe– de, ma molti anche in buona fede, aYevano procli– malo santa la guerra. Anche più tardi noi abbiamo assistito a tale ·spet– tacolo di mutamenti rapidi e ripetuti di idee, da far sospettare che mancasse fra noi ogni .c~msistenza di pensiero o sincerità di convinzioni. La storia lette– ra1:ia e politica ricorda quasi come un caso raro l'e· sempio di Vincenzo Monti, eh.e passò con tanta disinvoltura, più volt~, <lall'es;:i.ltazione delle idee francesi e degli uomipi che le impersonavano all'e- · secrazione loro e all'ossequio per i loro nemici; P1a cli Vincenzi Monti in piccolo formato noi abbiamo visto tale esuberanza ai giorni nostri, da farci vera– mente-pensare se, anzichè .esser vero quanto abbiamo detto in principio, la mutabi.lità di pensiero non sia invece l'effetto inevitabile del continuo stato di atti– vith e cli eccitazione in cui son tenuti i cervelli 'de– gli,« intellettuali». Tanto più .potremmo essere indotti a questa con– clusione osservando e ritletlendo che le classi popo– lari hanno dato esempio di una coerenza infinita– mente più salda. L'ideale pacifista èra diffuso nelle classi operaie prima dell'ultimo confÌitto mondiale, sia' per innata avversione, alla guerra e per. l'istin– tivo desiderio di sfuggire ai pericoli e ai danni c;he essa produce, sia peP influsso delle idee socialiste o· Gristiane . ~ cui, in opposte parti, si inspir.ava il movimento sindacale dei lavoratori. A questo ideale pacifista e internazionalista la massa proletaria è rf• masta sostanzialniente fedele durante la guerr~, an– che in quei paesi dove pur~ la guerra (e certo in misura assai minore di quanto fu detto) gli parve una necessità storica a cui fosse impossibile sottrar– si e dalla quale 'Occorresse cercar di uscire con un.ii vittoria per evitarè danni peggiori. Questo sta,to d'animo ha naturalmente servito a te– nere il proletariato estraneo anche a quella accensio– ne di entusias,mi e di odii che divamparono con tanta fatuità nell'animo di tanta gente; ma poichè questo fu effetto di indifferenza, non lo porremo a credito del1a consistenza spirituale del proletariato. Il quale ha avuto più tardi, specialmente in alcuni paesi (e in Italia in modo sin_golàre), un· per-iodo di infatuazione e di accensione rovente, tra il 1919 e il 1921, -_tutto preso nell'attesa messianica di un rivol– gimento sociale, a cui per giunta esso fendeva sol– tanto . l'arco del desiderio, senza nes.srrha effettiva esecuzione, neppure iniziale, degli atti con cui l'au– gurato e atteso rivolgimento avrebbe dovuto tradursi in- realtà. Questo fenomeno meriterà un giorno di .

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