Critica Sociale - anno XXXV - n.2 - 16-31 gennaio 1925

20 <;RITJCA SOCIALE movimento di controllo e di repressione o limi– tazione verso e contro· tant'allra gente, che non era affatto nè « bolcevika », nè socialista, nè repub– blicana, ma che, semplicemente. non aderiva al nuovo regime, pur non facendo nulla di illegale - e nemmeno di legale! - per oppugnarlo. « Chi non è con me è contro di me»; la formula dell'antica intransigenza cristiana, divenne il _motto del partito, dominante che fece naturalmente sentire più viva~ ) a una quantità di cittadini, il problema della libertà, nel suo senso più elementare e nei suoi aspetti più varii: la libertà di leggere i giornali preferiti· o di partecipare a un -corteo funebre, di votare ·secondo il proprio volere o di indossare i°ndu• menti del colore carQ al · proprio capriccio; le li– bertà più fondamentali e le più futili, le prn comuni e le più sacre. Non ci voleva_ meno di questo ·per ricondurre all'augusto concetto· di. li– bertà una quantità di Italiani, fossero essi pro- ' letarii, più facili a volerla tutta per sè e niente per i « borghesi », fossero borghesi, così inclini a chiamare libertà la libertà propria, e licenza la libertà dei .lavoratori; e non ci voleva di meno per fare intendere la grandezza del concetto uni– versale di libertà ai giovani, che l'amano così svi– sceratamente... per sè stessi, ma non sempre la amano in lei' stessa, cioè per _tutti. *** sempre nella giovinezza, e trqvava soddisfazione quel– l'istinto del primeggiare, del far secondo il proprio capriccio, quell!esuberanza desiderosa di espandersi, di gridare, di menar le. mani, che è in genere di quell'età, ma che lo era di più, in quel :tempo, per· l'eredità di consuetudini o per la voglia di imitazione, che la guerra aveva lasciato o instillato nella gioventù. Fu notato infatti che, nei più giovani tra i fascisti, tra coloro che non avevano fatto a tempo a far la guerra, ma ne ·sentivan raccontare le imprese e ne vedevano, invidiando~ i segni glo– riosi di ferite e di ricompense, la gesta fascist~ fu come un surrog~to, un'appendice suppletiva di guerra interna. · Nei primordt, quel movimento offriva anche, vere o apparenti, alcune attrattive più elevate; movimento, di rninoranza Gontro una reale o presm~ta « pre– potenza » proletaria; movimento di ardire e di pe– rièolo; movimento di idee o ·almeno di parole nuove e seducenti. La gioventù maturata nella serra ar~ dente della guerra, o direttamente vissut~, o vista 1i respirata nel· paese, vi si yolgeva. Ma la serra– non dà frutti duraturi. La guerra è un fatto ec– cezionale, se pur potentissimo', nella vita modernaì dei popoli civili. Gli effetti e gli sconvolgimenti ch'essa produce negli spiriti, le psicologie e le psicosi che essa crea, hanno vita intensissima ma appunto . perciò breve. Guai se così non fosse! N,è .individui, nè popoli possono vivel'e oltre un. certo tempo Tutti ricordano quel che avvenne della gioventù in stato febbrile. La vita riprende le sue leggii dei ceti borghesi e « civili», durante la guerra. Una ie i suoi diritti, la fisiologia ripiglia il suo impero adesione ideale quasi completa e incondizienata, la gente sana torna all'ordinato lavoro, àlle arti e fatta di motivi spirituah e letterarii, fatta talora · ·all'« animo,, della pace, e alle lotte alte e ne- od in parte di motivi di classe (conscia od in- . . cessarie ohe sono anché · nella pace, ma che non conscia, v'era -anche la molla del far di.spetto alle si svolgono sull'arena e col metoào delle fotte correnti proletarie-socialiste); ·adesione che 1 · nelle belliche. fasi ulteriori e più acute della guerrà, si concretò Avvenne, della giov·entò colta, quel che avvenne per molti giov~ni é giovanetti nell'azio~e e nel sa- del « combattentismo » (di cui essa del resto·. fa- crificio. · ceva P.a~t_e; ·.e, spesso, parte diri~enle; la spontanea re- Nel dopo guerra, quella psicologia, que_sti ricordi, sipiscenza,_ la smobilitazione di uno stato di spirito queste avversioni e questi orgogli si tradussero in e'ccezionale. Gli spostali sociali O psi~hiei, i «mutilati una intensa ostilità al socialismo, accresciuta da due della volontà», i professionisti della politica intes_a fatti: la assoluta ignora·nza, l1'1 molti di quei gio- come una occupaziòne stipendiata, non riescono o vani, della preéedente realtà politica, delle idee e non vogliono rimettersi al viver comune, e continua- dell'opera dei' socialisti; e l'atteggiamento assunto dalle folle reduci dalla trincea. no a «militare», a grida!'e, a combattere, a salvare l'Italia dal nemico che essi si fabbricano .... La guerra aveva posto come un iato nella vita italiana, e molti giovani delle classi colte erano. usciti dalla guerra con la stessa mentalità - rispetto alla realtà politica e a noi - dell'età adolescenfe . in cui si trovavano al suo scoppiare. Ci odiavano ciecamente senza conoscerci, se non per quello che altri raccontava loro di noi; falsando il vero per fanatismo o per arte; e me11lre ci ignoravano e ci odiavano così, videro, nell'immediato dopo– guerra, 10• spett_acolo, o udirono l'eco, di alcune manifestazioni della nevrosi post-bellica del prole– lariato, cl).e contribuivano a confermare quel falso concetto, e ad aumentare la irritazione. . • l giovani veramente « borghesi » si posero decisa– mente nel fascismo; i giovani dei ceti proletari civili li seguirono, per ragioni ideali, e per un risentimento economico che provavano verso i loro coetanei operai in quel tempo ben pagati, mentre essi e le loro famiglie si dibattevano in gravi strettezze. Moventi ideali. e moventi materiali tras– sero quella giovinezza o ricca, o colta:, all'opposta trincea. Il mito li attraeva, e un motivò economico - reale o malinteso li spingeva. I vi trovava pascolo il bisogno di .ideale che è BibliotecaGtno Bianco Oltre di c10, _avvenne al fascismo quel che succede ad ogni movimento, quando dal periodo di minoranza, sale a quello di maggioranza, e dalla poesia d~lla conquista passa alla prosa :del possesso e dèl po– tere. AvYcnne anche a noi; e gli avversari non cessano ancora di ricordarcelo, a scherno e a rimprovero; e non cessano neppure -adesso che, capovoltesi le parti, interviene ad essi' quel che in ·passato suc– ce:;se a noi! . I_ giovani (se non sono.... vecchi) amano andar contro corrente, camminare verso l'ignoto, seguire una bandiera di opposizione e di battaglia, sentir nuove voci e mirate un'alba di ignoti soli. Quando il sole è al meriggio, e il potere è totalitario~ e tutti i · primi p6sti sono presi dai primi arri– vati, e le cariche è gli stipendi e i titoli e le vanità _si distribuiscono e appesantiscono un movimento; quando -si riproduce in formato grande tutto ciò che si derideva. o si accusava negli altri;_ quando, sopratutto; le voci nuove diventano rapidamente vecchie a forza di e~ser _sempre le medesime e di

RkJQdWJsaXNoZXIy