Critica Sociale - anno XXXV - n.2 - 16-31 gennaio 1925
CRITICA SOCIALE 29 Queste parole hanno, forse, bisogno d'esser chiari– te. Il benessere dell'individuo richiede lo sviluppo armonico di tutte le sue facoltà (intertralità). Ora la società odierna è molto eterogenea, differenziata·, div,isa in classi, e, per conseguenza, i singoli suoi membri sono omogenei, perchè sviluppati in un senso unico. Infatti, da un lato uoi osserviamo, in alcuni ceti sociali. lo sviluppo esclusivo delle facoltà soirituali; dal lato opposto troviamo, in altri ceti;,. l'ipertrofia muscolar.e, troppo spesso accompagnata da un vero abbrutimento· dello spirito. Eliminare l'ete~o!!eneità sociale, d,istruggere le classi, permettere all'individuQ di divenire a sua volta eterogeneo. dargli', cioè, la reale possibilità di espandersi in più sensi, di valorizzare tutte le -facoltà che la natura gli ha concesse - ecco -il fine del progresso. Abbiamo detto: espandersi. Come si vede, il pro– blema della felicità umana s'imposta - in termini proprif alla metafisica tedesca - come il problema dei ·rapporti tra l'Io ed il non lo; in altri termini, com~ pi:oblema di Libertà. Progressivi" noi diremo tutti' q11ei fenomeni sociali che tendono alla solu– zione di questo .problema, nel senso suaccennato. Ora. la dittatura, quando anche fosse esercitata coi migliori intenti, non risolve, ma sopprime il pro– blema, lo nega. perchè - contrariamente a un pro– verqio russo - crede che l'uomo si possa far en– trare in Paradiso a colpi di bastone. *** Da quel che abbiamo · detto finora si può facil– mente concludere che, dal nostro punto di vista., di h,1tti i movimepti politici contemporanei il ,socia– lism9 ... n~lle sùe yariè manifestazioni. è quello che ma~ormente s'avvicina al nostro concetto di mo– vimento progressivo., E, infatti, la storia ce ne for– niscé la- prova: negli ultimi decenni le diverse corr.enti socialiste hanno costituito la principale for– za inotrice del progresso. L'estensione drlla De– moC('azia nel campo · politico era opera, in gran part!'l, dei soc.ialisti e, sebbene in modesta misura, sotto la stessa influenza cominciava a tradursi in realtà qualche principiò democratico nel campo del– l'ec011omi_a. Dopo ,la guerra, per un certo tempo .. sembrò che un ordine nuovo battesse alle porte d'Eu,ropa. Tuttavia· fu questo un errore. Oggi biso– gna riconoscere che la guerra segnò la fine della lenta, ma continua ascesa socialista. e segnò anche la fine - del progresso sociale e politico. La_ crisi europea non è altro che la crisi ·della nascente civiltà socialista. *** Le esi.genz~ di spazio ci impediscono di svolger meglio lo schema delle nostre idee. Ci preme .llC– cennare ai fatti ehe, a nostro avviso, rappresentano le cause della crisi socialista. Prima osservazione: l'internazionalismo socialista non fu abbastanza profondo. La tragica prova della guerra . ci seml:ira decisiva in questo senso. Il mar– xismo -· la dottrina socialista dominante - -lanciò l'appello meraviglioso: Proletari di tutti i Paesi, uni- . levi! Ma queste parole erano i1 corollario d'un si– stema politico-economico; la loro giustificazione noi la troviamo tutta in un programma di difesa d'in– teressi di classe. !:,'internazionalismo delle folle non era div:enuto un fatto etico, emozionale, e perciò insormontabile.. · Seconda osservazione: lo spirito socialista non era imbevuto abbastanza di sentimento democratico. An– che in difesa del principio democratico, come del- · l'internazionalismo, mancò il fatto etico, eccezionale, spontan~o, che avrebbe potuto imoedire la diffusione di idie favorevoh alla dittatura: Non senza sgomento dobbiamo cons'tatare che. clo_po la guerra, le prime manifestazioni antidemocratiche si rivelarono nel camp_o nostro (cot~misp10). 'Ora, questo fenomeno fu io gran parte possjbile grazie alla mancanza d'una, dottrina socialista dello Stato. Il marxismo stesso non ha una teoria dello Stato ben definita. Le controversie tra gli avversari della q.ittatura e i suoi fautori hanno messo bene in luce questo punto debole della dottrina. Ci sembra, però, che, se terremo presente l'influenza poderosa esercitata sul marxismo dalla dialettica hegeliana, l'idea della dittatura di classe apparirà più conforme allo spi– rito di tutto il sistema. Tutt~via il socialismo, po- 8 ib I i o teca Gino Bianco nendosi in questi ultimi decenni sulle direttive della democrazia. fu costretto ad assumere come base teorica il principiò democratico della Rivoluzione francese, profondamente anti-individualista: la so– vranità nazionale. Ora, in teoria, questo principio si può conciliare con qu,ello della «-sovranità indivi– «duale ». Lo stesso Rousseau - ce puissant sophistè, come ebbe a definirlo il Comte - cercò di farlo. Ma se dalle vette . eccelse della ·metafisica- scenderemo nel campo sperimentale della psicologia. vedremo che la ·questione non si riso,lve con tanta semplicità. I principi di diritto e di morale esistono solo in quanto sono sentili. Ma le emozioni eliche ·del– l'individuo e, quindi, della massa, non . formaqo, necessariamente, dal punto di vista logico. un siste• ma armonico. Il sentimento della « sovranità naziona– le» non suscita per sè stesso il sentimento, della « libertà individuale»; il sentimento del proprio di– ritto non conduce necéssariamente al riconoscimento del diritto altrui, sebbene, secondo alcuni, l'uno presupponga l'altro. Ora, le odierne democrazie, il cui vangelo è rappresentato assai più dal Contratto Sociale che. dalla Dichiarazione dell' 89, non hanno un forte sentimento di. risoetto per l'individuo-senti– mento che per l'intensità dovrebbe esser tale da me- ritar la quallfica di religioso. · Il culto della sovranità nazionale ha permesso ·1a costituzione abbastanza ,frequente di dittature di maggioranze, ahzichè di vere democrazie, e la de– viazione di correnti vastissime dello spirito pub– blico verso I.a dittatura formale, ora individuai~, ora di classe, ma che in realtà è sempre di partito. * "''* La ·nostra terza osservazione trovasi in istretto rapporto colla precedente. Enunziando la formula del progresso da noi accettata, noi abbiamo, in sostanza,· traccialo le basi d'un socialismo individua– lista, così nei suoi moventi1. come nelle sue fina– lità, d'un· socialismo uolùto, che parte. per cosl dire, dal· concetto d'individuo, di personalità umana, come valore assoluto, anzichè dal concetto di classe, in– tesa come strumento d'.una fatalità storica. Ora questo concetto di socialismo può trovare una giu– stificazioHe di fronte alla realtà obbiettiva della storia? Rispondiamo affermativamente. Le correnti sociali e politiche· non hanno una base rigorosarqente classista. Le categorie politiche non coincidono colle categorie economiche. E tempo di sostituire al concetto di lotta c\i classe, nel senso comune di questa frase, una con– cezione nuova, più conforme alla realtà ·della vita, e che sia nel tempo stesso _più umana. Riconoscendo che le ideologie non sono determinate dal solo fatto economie.o e che i diversi gruppi po\itici non sono dassi, ma unità economicamente eterogenee, strette in fascio da una finalità comune. noi potremo facilmente riconoscere la legittimità d'una teleologia umana, spodestata dal marxismo in nome di una teleologia fatalistica, figlia legittima di quella tran– scendentale di Hegel. Facendo questo, noi troveremo la • base per fa soluzione del terzo problema fondamentale del so– cialismo. contemporaneo; il problema delle relaziòpi tra i lavoratori appartenenti a diverse cl::i,ssi eco– nomiche, nel quale è implicita l'altra immensa que– stione dei rapporti tra il mondo Orientale e l'Eu- ropa. . La scuola socialista russa. h;a creduto di poter risolvere il problema suaccennato in conformità colla sua etica individualista; partendo, anzichè dal con– cetto di classe, da quello di uomo. per venire non all'esclusivismo ·proletario, bensì alla procla– mazione dell'unità d'interessi e di scopi del popolo lavoratore (lrudovòj naròd), categoria non econo– mica, perchè abbraccia categorie economiche· diverse: proletarì - in senso stretto, intellettuali e cont~dini,, tutti i lavoratori. Soluziose •importantissima, applica– l?ile, mutatis mutandis, __ anche nell'Occidente, dove il proletariato socialista è una minoranza, di modo che sarebbe storicamente sterile opporlo all'U manilà·. Superfluo dire che questo non è solidarismo. Siamo ben lontani dall'invitare alla tregua tra sfruttatori e sfruttati. •· E qui faremo la nostra quarta osservazione. che sarà l'ultima. Un serio enore del socialismo europeo fu quello ·di limitare i suoi orizzonti al mondo
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