Critica Sociale - anno XXXV - n.2 - 16-31 gennaio 1925

26 CRI'l'ICA SOCIALE è -la più patente negazione del marxismo, che ripone ne-lÌa _prassi, cioè proprio neU'attività sensitiva uma– na, lo strumento dell'umano 1progresso, così-nel cam– po economico. come i.n quello intellettuale e rnor~le. Ed ha torto il Baratono quando invoca_l'imperativo categorico ~ base e giustificazione del socialismo, c-ome ha. torio il Poggi quando parla di n10rale so– cialista e.di morale borghese. L'etica kàntiana, come troppo bene ha mostrato la· critica di Hegel, è pura– mente formalistica, cioè pura possibilità ·vuota di contenuto concreto. « Di tutte le cose buone che sono ,sotto. il cielo, ammonisce- Kant, una. cosa sola può dirsi veramente. buona, ed è la volontà buona n. E .questa volontà buona non è nè socialista nè .bor– g.hese, ma· semplicemente· umana. Eterna quindi, e universale. I pÙicoli. d•un ritorno ·a Kant . Caduta così la possibilità di poggiare la nostra ri– voluzione sulla morale kantiana, come· principio etioo– politico, potremmo mett.er- 1.a,senz'altro da banda e darci alla ricerca di un altro principio che possa. ani– mare la nostra. azione. Ma credo oppol'ttmo invece rf_– cer:care prima quali sono i pericoli di uh ri-torno a Kant per i socialisti. La morale· kantiana, abbiamo detto, è pura· possibilità di volere, non volontà con– èreta; essa non predica che il dovere indeterminato, sénza contenuto. E, in altre parole, una rivelazione de-11' Assoluto che si traquce nel mondo fenomenico, ma abbiam·o vistò ·che· questa rivelazioRe- è· in sè im– me<cHata. Come- potrà giungere l'uomo ad attuaré questa morale che re,sta fuori òi lui 1 Come, se noh attuando la sua volontà concreta, che apparirà a Lui come la rivelazione ,dell'As,soluto? Come, se non po– nendo il proprio sovrano giudizio contro a queJlo che_ a lui pafrà non ragione? Qui. è il difetto capitale di_ tutte le morali im,perative: sia quella di Kant od un'àltra qualunque, che pretendono tra.scender-e l'in– dividuo concreto, fissando-si. in un apri-orismo razio– nalistico: es-se cadono nell'indiviclualilSlmo astratto. · Quesito e non altro fu il resultato de"lla.speculazione ·ikantiana, che solo neU'individuo riconosice libertà interna e quindi mor:alità, e per cui, di conseguenza, · solo l'individuo entra in considerazione nella filo– sofia giuridic~ e _nella dottrina dello Stato (1). B~ne dunque- osservava il Bluntschli che una co– _ tale concezione fu la_ve,ra. inspiratrice de-ll'individua– liismo della Rivoluzione francese· e, della Dichiara– zione dei. Diritti: la. speculazione di Kant interpre– tava. le ragioni ideali della borghesia. E non monta ch'egli potesse· nutrire personale ·avversione per J.e riforme violente; \dealmente,, i suoi migliori discepoli f.urono proprio i più accesi rivoluzionari, furono R-0- bespie-rre e·-Saint-Just. Il loro- imperativo categorico era la rivelazione della Dea Ragione: « liberare l'u– l'nan- genere- -d-alla superstizione, o a dirittura dalla religione, fare d'ogni. individuo µn cittadino,. e- d'ogni privato un uomo pubblico n., e poi su questa via giun_ .gere alla perfetta Libertà, alla perfetta Eguaglianza e Fratellanza: pèrchè avrebbero· dovuto esitare ad -at– tuarlo 7 Essi potevano bene alzare il pako di morte e dannare all'estremo supplizio: tutti i" loro avversari: avevano l'Assoluto da r.ea.lizzare. L'i-ronia della sto– ria si pigliò poi la sua atroce vendetta: l'Imipero Na.– pol-eionico,che fu lo gbocco dellà Rivoluzione, era la (1) Io non posso addentrnr_mi ora nella disamina, anche là ,più som• mana, eh questa, dottrina., 11 ohe sarebbe un a.llontana-rmi dal tema del mio discorso; mi basta ricordare oome il Kant giungesse a glu• r,tifioare razionalmente· la. proprietb. individuate e ad esoludere dn.lla vita polition i non proprietari, oioè quanti ricevono da altri e Nahrur1g u,tll Schut~ •, i lavoratMi, in .urta parola. . BibliotecaGino Bianco satira più amara di tutti gli eterni ideali che la Con– venzione aveva banditi; la prosa del Code Ci'vil, di– venuto il Vangelo della borghesia, era la risposta alla Critica della ragione pratica. · · Lè critica hegeliana Parallelam~nte alla critica che la sto-ria (cioè gli • uomini che fanno la storia) è andata facendo delle conquiste della· Rivoluzione, si è svolta nel rampo fi– losofico la critica della filos.ofia che quella Rivolu- zione giustificava. . · Kant aveva a,perto la via ,per le ulteriori conquiste, cioè pe•r il superameJ?.to delle contraddizioni propri~ . Aùm1oosa · la possibilità di giungere a.I.I'Assoluto at- · . . traverso la legge morale, per,chè avreibbe,r◊: dovuto 1-e altre fac.cie dell'Assoluto restare sconosciute.1 Rc-co la ~ia fecondissima. sulla quale Schelling ,ed Hegel avviano il pB~iero filosofico a sup-erar-e i~ dualjsm9, a ,conciliare la Natura collo Spirito, a conquistare saldamente l'unità di razionale e reale, cioè l'irruna– ne,nza dell'ideale alla realtà. Marx, che segue Hegei" nell'ordine cronologico e lo– gico, non poteva non· tener conto dei reStultati già conseguiti su questa via. Eg·li accetta quindi il dive– nire dialettico della realtà, intesa come sintesi uni- , taria superante ogni duali,smo, e quindi anche il dua– lismo kantiano. Quale sia precisamente il rappo_r~o che lega Marx ii Hegel, in qual senso debba inten– der.si il di,batt.ùto rc:we-sciamento, è quistione- troppo grave perchè possa venir trattata. per incidenza. Io cred,o che la differenza sia sostanzialmente questa: che il Marx ritenn~ che la filosofia non potesse stu– dia.re l'individuo as.tratto di Kant, o lo Spirito as– s-Òluto di Hegel, ma l'individuc1 social,e, la c·ui co– scienza si riduce all'insieme dei raipp.orti sociali '(2); che cioè allo s:viluppo dialettico dell'Idea egli sosti– tuì lo sviluppo dialettico del sostrato sociale (par– lare di- materia è fuor di luogo, perchè, é·ome ha esaurientemente dimostrato il Mondolfo, Marx non è affatto materialista) ;· ma questo processo dialettico resta con tutte le sue conseiguenze, con· lo storicismo e -con l'immanenza, conseguenze che in Marx pos– sia"mo vedere me,gl~o assai che in H~gel. Scriv·e infatti ii Gentile: « Epperò Marx m~tava che il coincidere del variare delle circostanze e dell'at– tività umana può essere concepito e-·razion~lù:}fente spiegato soltanto come ,praxis che si rovescia (n11,r als umwiilzende P1·axis). Si tratta. insomma del solito ritmo descritto già (e non -soltanto descritto!) dal– l'idealismo - il solo indirizzo che avesse sviluppato, fino al M·arx, il princi·pio della praxis - nel campo · però de-1pensiero astrjil,tto. Fichte diceva « tesi,, an– titesi, sintesi n; « essere, non essere, di.venire n, di– ceva Hegel. E tenendo d!ocehio·appunto la vita reale già Froebel, s·ulle or.me del Fichte, aveva fissato an– che lui la -sua tria.de, s·empre con lo stesso sigmfi– cato .dialettico: Satz, Gegensatz, Vermittlung; e vivere,· fare; c·onosce-re. lì soggetto, l'attività pratica di Marx è la tesi; le circosta.n~e, l'educazione sono l'antitesi;· il ·so·ggetto modificato dalle circostanze e dall'educazione, la isintesi. E poichè il soggetto è l'at– tività originaria che pone l'oggetto; esso "pure è l'es– sere, ,che nega sè, ponendo l'oggetto, in quanto que– sta posizione è 1,1nadeterminazione sin.gola de-Ila su~ attività; e, come diceva Spinoza, omnis• detenninaliu est negatio. · L'oggetto quindi (le circost~e, l'edu– cazione) eqll:ìvale al non essere hegeliano; l_a cui contraddizione, intrins~a all'essere, produce il .di- (2) Cfr. MoNDOuo - Sulle orm, t1i M,ar~, ll, 160 (11ota.), \.

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