Critica Sociale - XXIV - n. 24 - 16-31 dicembre 1924

, .. · .. . .• 'f CRITICA SOOIALÈ 381 il caso di Socrate e de' suoj inteil'locutori nei dialo. ghi platonici), basta dise1!ltere un po' a fondo la verità dei casi singoli, perchè la loro forza di per. st1asione ·svanisca, e n·e ·esca cosi dimostrata la loro insufficienza come « verità » · e la necessità di risa. lire ·da essi alla << deflnii,ione generale », an'• « essen. ziale » che li abbraccia sostiene e spiega (l'idea pla. tonica.), ma, in generale, tutte le volte che utia qua. lunque posizione unilaterale del pensier-0 (l'errore vero e proprio, che non è il volgare sbaglio e stra~ ·falcione) viene proseguita e discussa a fondo, auto. maticamente essa rivela la propria insufficienza ed un:nateralità e ci rimanda all'opinione opposta. Questa poi, anch'essa a sua· v,olta e· a suo mòdo in. suffi:ciente .ed unilaterale, ci rimanda alla fine ad una terza, che ambedue afferma e nega e fonde insom. ma iR una· superiore unità e verità .. Onde il not() eterno circolo di tesi, amtitesi, sintesi. Il rimando socra:tico dalÌ'inessenziale..., all'essenziale è solo ~n caso siingol-0. anzi parziale e frammentario, di que. sta re1iola generale.· Questa verità già intravveduta da Kant, benchè limitatàmente anche lì ad un caso sing'olo e specia. le (le << Antinomie· della Ragione pura n) è la più alta, più profonda, più ricca di universale applica. zione che mai mente di filosofo abbia scoperta e formulata. Fu appunto Hegel che la .scoprì e la a.p. plicò nei suoi s'critti su vasta scala e oon molto .acu. me e molta fortuna. ·st può dire che essa costituisce, non sol,e la nota più caratteristica e più originale, ma anche il vero perno ·e l'asse centrale del suo si. sterna filosofico. E questa è la vera autentica dialet. tica hegeliana: Oltre di .questo ora accennato (( qui pro quo n, che è già un abbastanza grav'e indizio del fatto, che in realtà Marx non conosce e non comprende la filo. sofia hegeliana, (ahimè egli non fu il solo, anzi ha per buona compagnia moltissimi altri seguacj e non seguaci di Hegèl, amici ed avversari, ammiratori e detrattori, ·contemporanei e posteri) c'è al riguar. do una prova ancora più forte e diretta. Nella già citata seconda prefazione al (( Capitale n Marx dice testualmente: « Per Hegel l'attività del pensare, che egli col nome di Idea. trasforma perfino in un sog. get'to autonomo, è il Demiurgo dèlla realtà, la quale ne f~rma solo l'apparenza esteriore. Presso di me_ al contrario l' «ideale » non è altro,· che il « mate. riale » trasformato e tradotto nel cervello umano i>. Ora questo discorso, per chi è al c•orrente di come stanno realmente le cose, ha lo stesso esilarante ef. fetto det discorso, ad esempio, di uno che, parlando di Guglielmo Marconi, uscisse -in. affermazioni di questo genere: e< Marconi, inventore della nota pila, può dirsi il vero padre delle grandi costruzioni fer. roviarie del secolo scorso. Solo che egli avre.pbe fat. to meglio a fare adottare come combustibile la nafta in luogo del sistema trifase n. Chi sa quale giocondo scoppio di risa avrebbe a. vut.o Hegel al leggere questo periodo, col quale egli, l'erede ed ultimatore del pensiero di Kant. di Fi. chte, di Schelling e, per andare più a ritroso, di . Hume, di Leibnitz, ·cti Cartesio, di Locke, di Spinoza, amzi di Tomaoo d'Aquino e di DÙns Scoto, viene sen. z'altre cerimonie equiparato ad un monaco dell'anno mille, cioè del più oscuro medioevo, seguace e pro. pugnatore della rozzamente ingenua, se pure per quei tempi non disprezzabile, dottrina· « realist~ ». Se non che ( e qui viene il punto più interessante e più piccante della faccenda), con quanto è stato Biblioteca Gino Bianco detto ftnora il caso Marx.Hegel non r:fl§tp. affatto esaurito e liquidato. Qui conviene affront_are la cosa un po' dal largo; I ' II. 11 rapporto uoiversal~ . particolare e il rapporto pensiero . azione. La "seconda filosofia,, e l'opera ·di iMarx-Engels Secondo la su questo punto giustissima concezio. ne hegeliana, da Socrate a Hegel il pensiero filoso. fico è alle prese con un solo unico e grande p1'oble. ma, ossia il, problema del rapporto universale. par.. ticolare. Tale problema e tale rapporto vengono af. frontati e discussi sotto i più vari a:spetti e le più strane fogge, finchè in ultimo, dopo che tutto ciò che umanamente era possib_ile pensare ~- dire ~ullo argomento era stato pensato e detto, essi• trovano la loro soluzione definitiva ne<lla filosofia classica tede. sca, attraverso· i sistemi. di Kant, Fichte, Schelling, Hegel, che sono altr:ettante battaaUe. napoleo,nt<;he . contro le soluzioni errate del problerna),, 1 ,rf!le yeri'e. rabili e quasi sacre da una lunga tradizione e anche (perchè non· dirl•o 7) da en-0rmi interessi mor.ali e m_a. teriali e anche politici ad esse intimamente collega. ti. Non- en1'ro in maggiori parti~olari, chè ci vorreb. bero dei volumi. Dirò soltanto questo, .che la'-5oluzio. ne di tale problema è, come ho già detto, nella Filo. sofia classica tedesca, e in ispecie in quella d~ He .. gel, definitiva, ma, aggiupgo, non defi,niti,,;issima. Efisa è come il quinto atto di· u'n dramma e l'ultimo capitolo di .un romanzo. Manca anoora l'epilogo. O, volendo esprimere la ·stessa cosa i.n altro modo, si potrebbe dire che, risolta la questione del rapporto uni versale. parti colare, la filosofi I:!, -si ·ritrova di fronte d'un tratto ad un nuovo problema, che 'fino ad allora era rimasto come i•n disparte, ossia il pro. · blema del rapporto intelligenza. volontà, pensiero.a. zione, teoria.pratica, come . altrimenti si voglia dire. I Tale nuovo' problema, oltre ad aver valore .e im. portanza per sè, rischiara anche di nuova e vera. mente definitiva luce il primo problema metafisico, cioè il· già ·citato :rapporto universale. particolare. Questa nuova (( metafisica l>, questa « seconda fi. losofia n in ordine non di dignità, ma di temp,o, ha nel secolo decimonono, vivendo ancora Hegel, un' in. signe rappresentante nel grandissimo Schopenhauer Più ta·rdi seguono Feuerbach, Bentharn, Marx ed Engels, James, Croce, Bergson, Vilfredo Pareto, e in un certo senso lo stesso Einstein. Lo strano si è che tutti questi autori, beuchè si occupino tutti quanti - si può dire - del medesimo arg-omento, non sanno uno dell'altro e. lo affrontano ognuno per conto suo, per altri interessi e moventi e c,on criteri tùtto diversi, quasi gente eh~ salga verso la cima di un monte per versantt e senti~ri opposti, senza vedersi, senza conoscersi, senza sa. persi avviati verso una identica meta. Inoltre nes:mn" di loro, compresi i maggiori che' sono Schopenhauer e Bergson, hs1, capito la Filt.i. sofia classica tedesca. Onde essi si muovono tutti, fi. 1-osoficamente cioè speculativam,ente parlando, ad un livello notevolmente inferiore a quello di detta Filo . sofia, benchè per un altro verso, 'non tanto essi ccm • singoli pensatori, quanto l'argomento da essi- trat. tato, oltrepassi in modernità e grado di sviluppo quello trattato dalla Filosofia classica tedesca. Os. sia è proprio il caso della mia immagine del pendio e del palazzo e della casetta. Torniamo adesso a nos rrwutons, cioè a Marx.

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