Critica Sociale - XXIV - n. 17 - 1-15 settembre 1924
268 CRITICA ,SOCIALE . che deriva l'obbligo di invigorire le prop!ie scuole anzichè di svalutarle; reclama _una pohti?a _scol~- , stica rispondente a queste esigenze,_ e _mvita i~ Gruppo parlamentare a combattez:e 11 ~isegn~ .d1 legge sull'esame di Stato- che, cosi com.:è reddtto, mira a strozzare l'antica gloriosa sc1;1-ola statale, a tutto vantaggio della scuola confessionale ». I congressisti del partito fascist~ si era_n~ allar. mati del modesto espediente dell esame d1 Stato forse assai più di noi medesimi, c?e p~re_ ~e !um~ mo nel HJ20-Zl gli avversari tenaci e vittoriosi, E_ facile quindi immaginare quale possa essere o?g1 il ioro stato di spirito, dopo che la sc:1o~a_pub_bh~a è stata chiusa in faccia ad alcune migliaia d1 nt. tadini, e l'esame di Stato è passato in seconda ~i– nea di ,fronte allo spettacolo dell'enorme naufragio che ha travolto tutto l'ordinamento della scu9la. _ Dopo d'allora Emilio B~drero ~ell'Università ~1 Padova, oggi de(>Utato fasc1stç1,,scriveva nella « Cri. - Hca fascista» del 1~: « Oggi il fascismo '.11 potere attua. una !ifor~a « scolastica che non risponde a nessuno ~e1 ca1a~– « teri del Fascismo. La scuolà è l'arma pi~ f~r.m. " dabile con cui uno Stato, come lo Stato 1tahar10,. < può mantenere e garantire l'unità spirituale della <: Nazione. Essa non è una funzione, che p~ssa af– " fidarsi all'industria privata, ma e la più alta « espressione dello Stato. Stato inteso com~ fu~– " zione morale. Il Fascismo che ha volu~o rivendi. i< care questo carattere allo Stato nazionale non " può, non deve togliere la __ scu~la allo Stato, l1}a « invece farla diventare, p1u d1 quanto non . sia ·« stata finora, str.umento cti unità e di elevaz10n~ « nazionale .» Giudhi non meno recisi pronunziarono -e scris. sero altri. fascisti autorevoÌi, quali il Garbasso, pro– fessore universitario e sindaco di Fire11ze, il V€),lO. roso latinista Pistelli, lo Zodda e il, Cervesato; e il così detto « Gruppo di Competenza per le quesiio- 11iscolastiche » (dove sarà mai andato a finire?) pro. nunziava un così esplicito giudizio di condanna della riforma Gentile, che i maggiorenti del parti.to fa– scista, per salvare l'onore della riforma; misero alla porta i critici e accettarono le di.missioni del S!3gre– tario della Corporazione fascista per la scuola. E inutilmente, e i·ngenuamente, Arnaldo Cervesato do. mandava nel « Nuovo Paese»: « Se il progetto Gentile non è ve~·amente l'appli– .cc cazione di un ,ap1io;ri.snw clo,ttrina1io, ma la sod. e< disfazione di una n~es,sità dei tem,pi, perchè i suo! « relatori non ne accettano la liber.a, teco:p.da , one– <c sta discussione? ». Quindi niente libera discussione e niente libero con– senso. In queste condizioni non deve meravigliare se ii Ministro, sapendo di rappresentare una piccola minoranza del partito ,fascista, quel1a più conserva– trice e più reazionaria che y1ene dal nazionalismo, e èhe attribuì alla scuola gran parte della disfatta ui Caporetto e reclamò a gran voce tutte le cure per la creazione di una « élite » che dovesse guidare il gran gregge degl'Italiani - non· deve meravigliare, aico, se si affrettò a compiere tumultèlariamente una · riforma completa senza darre tempo alla nuova pre– parazione degli insegnanti, al graduale trapasso de– gli scolari, al normale orientamento de1le famiglie, ai çonsenso consapevole della pubblica opinìone e alla organizzazione seria di quella scuola privata ,-be avrebbe dovuto accogliere i reietti della scuola pub. bliça. ,La riforma universitaria. All'errore di metodo corrisposero una serie di er– rori tecnici e didattici, scaturiti in parte notevole dal metodo stesso di attuazione e in parte anche mag .. giore dai principii teorici che hanno inspirata la riforma. La parte meno criticabile della fatica di :rinnova– mento è certo la universitaria, · e pure intorno ad essa si levò il maggiore rumore, dovuto in parte al BibliotecaGino Bianco fatto che gli studenti, più adulti, fanno sentire più frao-orosamente la loro voce. D~l resto; anche quella riforma universitaria è tutt',altro che esente da critica. Era ormai generale convincimento (e anche l'on. Gent11'e fu sempre di questo avviso) che le_ Univer– sità fossero troppe e che occorresse coragg1osamen. te ridurne il numero. Invece attraverso la riforma, il loro numero è aument;to con la creazione di nuove Università a Milano e a Bari. Quella di Milano ha determinato una situazione incresciosa al vecchio e glorioso Ate-· neo pavese, che da secoli vive a pochi chilometri dalla metropoli lombarda. p dualismo, già attenua. to per merito delle amministrazioni socialiste quan– do Milano si limitava ad avere istituti specializzn.ti e istituti post.universitari, si è .vivacemente riacceso in questi ultimi tempi con la constatazione di una pericolosa dispersione di forze economiche e dida~– tiGhe che nessuna C.Ommissione paritetica potrà eh~ minare. Quanto a Bari, i Ptigliesi, che speravano d~ ricevere una vera e propria Università di Stato, d1 quelle cqe chiameremo, per intenderçi, di prima clas: se, hanno avuta la bel1a sorpresa di un regalo d1 sol di luglio, cioè il permesso di _crearsi l'Univer– sità con la semplice integrazione di bilancio da par. te dello Stato. Ma, oltre la creazione delle nuove, l'on. Gentile, . cedendo alle pressioni di partito e alle preoccui:,a. . zioni elettoralistiche, già ac~rbamente rimproverate ai vecchi Governi, lÌa aggiunte altre Facoltà ad al– cune delle .Ul).iversità già_ esistenti, come,· ad es., a Cagliari. Ha inoltre regalato a Messina un _nuovo Istituto di Magistero e-una uuova_Scuola Veterinaria. Nello stesso tempo,· però, ha ridotti gli stanzia– menti e ha conferito a~tonomia amministrativa, no:ri. solo per dare snellezza all'amr,ninistrazione (e ciò è stato lodevole), ma anoora, e più, per la spe– ranza che ogni singolo Istituto potesse trovare me– ceJ1ati e benefattori fra gli Enti locali ·e f cittadini. La divisione delle Università in tre categorie, con tre trattamenti diversi da parte dello Stato, 'colori. sce il disegno. Evidentemente, mentre si creavano Università nuove, si era sempre convinti che in Ita– lia ci fossero troppi Istituti d'istruzione superiore; ma, non ave·ndo il coraggio di sopprimerne una gran parte con taglio netto, il.riformatore si è affi • aato al metodo della soppress'ione lenta per anemia. La libertà di cercarsi i mezzi per formar.e o inte– grare il proprio bilancio - unica libertà concreta 1argita alle Università - produrrà col tempo i suoi Bffetti. Ma ciò, a nostro avviso, costituisce uQ_gra– ve errore, perchè gl'Istituti che seguiteranno a vi– vacchiare senza mèzzi didattici adeguati e con pro– fessori scadenti, seguiteranno pure _a formare fino all'estremo avvocati mediocri e medici pericolosi. ·sarebbe stato assai più meritorio, per la .salute del · prossimo e per la sincerità del 'Governo, un taglio reciso, simile a quello operato in altri oampi della Amministrazione, dove simile crudeltà era meno ne. cessa ria. Si è data l'autonomia amministrativa e si è van– tafa anche quella didattica. Ma purtruppo que1:1ta 'seconda è molto discutibile, perchè l'approvazi-.me non solo degli Istituti, ma ariche dell'ordinamento e del programma degli studi, deve essere data con de. creto reale, udito il parere del Consiglio Superiore della P. I., che l'on. GentHe ha riformato - come vedremo altra volta - facendone uno strumento personale del Ministro. Tutta la vita universitaria è oramai Sl:J,ldaipentele– gata alla volontà ç.el Ministro attraverso il suo Con. siglio Superiore. , Infatti il Ministro, su designazione del suo Con– siglio, sceglie i tre professori o cultori di scienza che dovranno giudicare, anno per anno, sui meriti degli aspiranti alla libera docenza; Il .,.
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