Critica Sociale - XXIV - n. 17 - 1-15 settembre 1924
266 • CRITICA SOCIALE iHcoerente e debole nel Paese, si è trovato, per le condizioni parlamentari, arbitro della situazione politi.ca ; ed ha pertanto costretto il Governo labu– rista ad attuare 1 solo quel tanto della propria po– litica che p@teva essere accettato dai liberali.. Que– sto fatto potrà essere invocato per affermare la indefettibile verità dell'idea liberale, che suscita sempre nuove schiere a sua difesa, quandò le an– tiche cedono o si ritirano, ma per noi non può rop. presentare se non un altro esempio della cruda ne– cessità nella quale la « défaillance » delle forze li~ berali in tutta l'Europa ha posto i partiti sociali– sti, di farsi, cioè, paladini dei postulati fondamen- . tali de'll'idea liberale contro gli assalti conserva. tori. Si può combattere per il socialismo éontro il lfbei-alismo, non si può, contro il conservatorismo, quando le linee liberali siano sguernite ed indife– se. Per questo, il primo augurio che si deve fare aj partiti socialisti d'Europa' è di trovarsi contro un ·saldo partito liberale, che sol-0. p~ò costituire per loro un avversario àegno, e contro il quale si· possa combattere per il socialismo, e soltanto per il socialismo. Londra, 10 Agosto 1924 . BNRICo ISERENl. La, rifor~ma, rt,nzi 1e varie riforme promulgate ùaJ Ministro Genti1Le,.s,ono state am;piarmente discusse sulle nostre .colonne. Ui parve utHe, nel momento in cui si constatano i primrl.frutti di -e,sw, ra,ç.cogli-ere i.n una ,espression,e ordinata H pensiero del noistro partito a loro riguai1·do; ,e ne a,bbiamo dato incarico all'amioo on.Ago-, stinone, che fu tra q ue.lli che .aJlla· 1 ()amera - :finc.:hè vii .stiette - più attivamente si oocupar·o– no dei 1prob1emiscolastici, fra ii. deputati di tut- ti i :.s.ettori. . . ~li ci manda un lungo esame analitico~ nu-. tri t_o-di o·sse.rvazioni e di hchtiaani ,storioi, che verr.emo pubblicando in più .puntate e ,elle .ai no,stri lettori riuscirà. certamente inter-eissante. . . •··Nor. I. ·'Errore iondamen tale di metodo. Si è discusso lungamente, e la polemica si riac- . cende assai spesso senza costrutto, per decidere se veramente là pi·esa di possesso del Governo fasci. sta e la sua susseguente opera legislativa possano considerarsi come una vera e propria rivoluzion·e. I pareri sono e rimarranno a tal rig·uardo profonda– mente discordi per qualche tempo ancora; ma v'ha un punto particolare su cui il consenso è pressochè universale: che una vera e propria rivoluzione è .stata violentemente operata proprio nel campo in cui era meno opportuna e più pericolosa: nel caJmpo della scruo.zae de1lllacoltura. Qui non solo sono stati infranti i patti contrat. tuali fr,a gli Enti pubblici e i loro dipendenti, fra lo Stato e i Comuni da una parte ·e gli insegnanti di ogni grado e i funzionari dall'altra (ciò che i tri. bunali dovranno pure· un giorno esaminare, per vedere se ,la semplice e limitata delega legislatwa poteva veramente confondersi con i vantati pien"i poteri di cui ~i è abusato senza limiti e senza mi– sura); non solo si sono trasformate tutte le scuole esistenti e se ne sono create delle nuove con crJe– ri che spesso si allontanano profondamente da q"Jel presupposto di economia che giustificava e limita– va la delega legislativa - ma si sono mùtati tutti i rapporti fra lo Stato e i cittadini, fra lo Stato, supremo distributore della coltura, e la generalità dei cittadini che ne godono i benefici; .e si è giunti BibliotecaGino Bianco finanche a modificare il carattere e i limiti del. l'intervento statale, che è quanto dire la suprema funzione, e quindi lo stesso contenu-to etico e socia. le, dello Stato. . . Ho già ·detto che una così profonda rivoluzione era stata compiuta proprio nel campo dove, per comune consenso, occorreva operare con forme e con metodi necessariamente lenti e progressivi. L'allarme contro i pericoli di un metodo tumùl-. tuario e violento •fu lanciato a tempo ed autorevol– mente da un silenzioso e austero consesso di SC'ien– ziati e di educatori che non può essere sospettato nè di arrivismo politico nè di settarismo scientifico: dall'Accademia dei Lincei. Essa ammoni che non pot'eva restare ((spettatrice indifferente delle radi. ((cali riforme che il Ministro della P: I. stava per ((tradurre in atto nelle nostre scuole. L'Accadernia ((- soggiungeva - ben sa quale prudenza si esi•. << ga nèl mutare gli ordinamenti scolastici, e desi– « defa che i delicatissimi problemi didattici siano « sottoposti a matura discussiohe tra gli uomini « che all'insegnamento e alla scienza hanno d0di– « cato l 1 a vita ». E, a titolo di conclusione di quel primo grido d'allarme a cui seguirà uno· studio più completo, che, se non siamo male informati, si · sta preparando,· ag·gfongeva: · « Una riforma radia « cale, per quanto ispiratà da nobili intendimenti, « non· sembra va necessaria. Èssa costituisce ·un' espe. « rienz9- che, ove non riuscisse, . potrebb'e, per de. << cenni, portar danno alla cultura delle classi gio- vanili». · E non deve meravigliare se'.noi attingiamo argo– menti dal responso di un'antica Accademia di teh-' denze indubbiamente conservatrici, noi di parte e. strema, usi a vedere con simpatia e ad at1.spicare anzL con fervore le più ardite riforme. Gli è ,~he consideriamo pe.ricolosi questi esperimenti tumul. tuari là. dove il delicato ufficio di formare lo spi. rito delle giovani generazioni richiede somma, cau– tela e, come dice il motto latino, «,revèrentia »: siamo perciò convinti che, in nessun campo,• come in que110 scolastico, sia tanto preferibile H nostro metodo riformista e gradualista a quello che pre– tende di sconvolgere ai colpo ctistrug'gendo tutto il vecchio" edificio prima di sapere se il nuovo rispon. derà alle esigenze per cui è costruito. Il Ministro GentiJe, a nosti-o avviso, compi, -in– nanzi tutto, un grave errore di metodo. ·Su questo punto il giudizio degli uomini di ~uo– la, dai più elevati ai più modesti, è pre~sochè ·una- nime. .. ùna riforma fondamentale, d'indole generale e completa, come quella improvvisata, aveva •biso– gno di una gradualità almeno dece:nnale, e di un unico punto di _partenza. Urgeva, ip.nanzi tutto, prepatarn i nuovi insegnanti e venire adattando. ai nuoì1i còmpiti gli insegnanti tuttora in ser– vizio. Solo così sarebbero stati possibili e tollera bili quegli abbina.meI).ti di materie e d'insegnamen– ti. e qu_elle ri~uzioni numeriche di insegnanti, che formano uno dei capisaldi e costituiscono (non in sè, ma per il modo _come sono statf attuati) uno dei più grossolani spropositi della riforma;_ solo cosi -sarebbero stàte reali e non apparep.ti qµelle pro– fonde trasformazioni programmatiche, e sopra tut– to quella rivoluzione spirituale, che, i-rpposta con maestri così d_iversamente orientati da cinquanta anni di filosofia positivista (tanto dispregiata og. gi, ma che ha esercitato così benefico influsso nel. la formazione della cultura e del pensiero della terza Italia), ha già prodotto, e produrrà peggio in sèguito, profondissimi danni alla educazione mo– rale del nostro paese, fugandone ogni principio di sincerità e ogni senso di tolleranza. Ma per preparare diversamente gl'iI~segnanti e per reclutarli bene, occorreva incominciare anche più da lontano, dall'elevare, cioè, la condizione del
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