Critica Sociale - anno XXIV - n. 13 - 1-15 luglio 1924

200 éJRii'ICA SOCIALE Se lo aspettava, lo prevedeva, e credeva necessario affrontarlo. Pochi mesi fa, con me, in una breve, amichevole discussione sulla tattica da tenere, sul. la convenienza dell'offrire maggiore o minor ber. saglio al nemico, egli diceva: - E' un t~mp~ in cui sono necessarii anche gli atti di coragg10 « mu– tili ». Parole che, allora, potevano esser tema di fri– gide disquisizioni, ed oggi, consacrate e ingigantite dal suo martirio, e ribadite dagli effetti che esso va operando, sembrano frutto di uno di quegli intuiti meravigliosi che certi uomini di eccezione hanno in epoche straordinarie. Martire consapevole; « volontario della morte », può dirsi dunque senza quelle amplificazioni po– ::;tume che un tragico fato rende cosi consuete. *** E' anche una intuizione di ciò, che - oltre il modo della soppressione, oltre il fantastico e il ro. manzesco, oltre il misterioso e il grandguignolesco, fatto apposta per mobi1itare, alla rinfusa, senti– menti inferiori e sentimenti elevati, curiosità e pie. tà, interessamento -banale e ~degno umano, emo. zione effimera e riflessione civile e politica profon– da; - è un'intuizione di questa grandezza e nobiltà del su o sacrif icio, conscio e risolutamente affron– tato e, cerea.to , quel la .che deter.min.ò in Italia uno stato di 1S1p.ir iti u.tt' a.fratto I11Uovo, g-raind~,osamemte _dM– fu.:10 ,e ,pc•3sent,e ,, ta rre da !rLusaire inaitteiso noni sollo ai dittatori, ma a. noi 1 Noi temévamo·, e i dittatori speravano, che la gente italiana si fosse «mitridatizzata» al costµme, al vele!io della violenza. Quanta gente abbiamo sentito osservare, o di– mandare - in quel primo divampare diffuso di sen. tirnenti,' di pietà, di orrore, di protesta, in quello stupore e in quella gioia reciproca (pur nel cordo– glio) di trovarsi ancora « vivi», di scoprirsi an. cora· « uomini » - quanta gente abbiamo sentito chiedere, a noi e a sè stessa, se e quali circostanze, se e quali forme del misfatto, avessero avuto il potere di colpire e sommuovere sì fortemente gli spiriti 7 Il ratto, il mistero-, l'ombra che fascia il delitto, il cadavere che non si ritrova i Sì, tuttociò certamente, ma. anche e soprattutto la nozione, o l'intuito, che quello era, fra tanti ca. duti, il più alto, perchè era colui che aveva volmto mori-re; che si era esposto in prima linea, sullo spalto della tFincea, sfidando il fuoco nemico, po– nendosi bersaglio all'ira avversaria; compiendo il « dovere >> che si era assunto, come una milizia e come un cilizio di martirio. · « Segretario » del Partito. soci,alista unitario! Oh come suona strana quella parola, c_ui si annette di solito un'imagine di funzione sedentaria, tran- . qu'illa, registrazione di atti è cifre, « evasione di pratiche » amministrati:ve, o anche, sì, disc_ussione e intervento in interni litigi, o contatti esterni, pa- cifici rappòrti con altri partiti... · Quel ((Segretario» fu ·l'alfiere e l'araldo, l' excitator dei dormienti e di tutti qu.elli di noi che fingevano d'aver sonno 0 che pensavano miglior tattica farsi creder morti per non essere uccisi. Era l'animatore infatieàbile, l'ufficiale di collegamento e il condot– tiero, colui che a.i mòniti univa l'esempio, e che aveva sempre. fatto così, in ogni- campo. La orribile gravità del delitto, la emozionante tra– gicità delle sue forme, il « chiaro mistero » onde ri– mane circonfu::;o posson quasi far passare in secon– da linea la grandezza della perdita che abbiamo fat– ta. Giacomo Matteotti, giovane ancora, assurto solo Biblioteca Gino Bianco r1el dopo guerra, dalla ristretta arena locale, alla piattaforma « nazionale » del movimento, rivelatosi soltanto negli ultimissimi anni alla grande massa del Partito e del pubblico come un lottatore parla– mentare di prima linea; alieno e lontano, per volontà e per qualità di natura, dalla facile, vistosa e clamo– rosa « popolarità», non era noto adeguatamente al– le masse e alla folla dei cittadini, a quella che si chiama la « pubblica opinione », in tutto il suo valo– re e in· tutto ciò che rappresentava nella politica ita– liana e nel nostro movimento. Anche re pugnando da certo .atteggiamento di critici professionali, che non .sanno dfr bene di un morto_ se non pungono i vivi, si può obiettivamente consta– tare che, in mezzo alla poli~ica nostra, e alle file so– cialiste, Giacomo Matteotti era una personalità rara perchè aveva doti e inclinazioni che tFoppo spesso mancano ai più. Trentino d'origine, - di famiglia lavoratrice e te– nacemente operosa a.nohe dopo· fa conquistata agia– tezza, Egli aveva qualche cosa di solido e di duro, nella energia e nella volontà, che contrastava con la mollezza consueta al nostro costume. Fra una Came– ra· di avvocati volentieri abbondanti e rétori, egli re– cava una oratoria secca, tagliente, materiata di fat– ti e documentata di cifre, una eloquenza prosciuga– ta e strizzata, con 'eliminazione di tutte le frangie e le parole inutili. Ma taluno che lo conobbe e lo ebbe compagno di candidatura e di propaganda, nelle campagne del suo Polesine, ricorda ed attei;;ta che un modo di di– scorrere analogo Egli usava anche nei comizii affol– lati di braccianti e di bifolchi disposti a preferirJ:l una parola fra teatrale, tribunizia, e religiosa, che toccasse e 'SOddisfacesse H loro sentimento più che non stimolasse e affaticasse la loro ragione. Nelle assemblee di Partito, che na:turalmènte ri– producono e quasi assommano quel che è la vita, il costume e la pratica della periferia, e quindi echeg– giano ~i disquisizioni dottrinali o di declamazioni accademiche, più che di sobrie e feconde trattazio– ni e proposte pratiche, Egli rappresentava l'uomo di fatt~, sollecito, lineare, semplice. Da 30 am1i, ad ogni Congresso, si usa ricapitolare <.ab ovo » tutta la dottrina del Partito, ripetendo invariabilmente. le stesse cose, anzichè porta:r con– tributo delle più recenti esperienze, e, al lume di queste, ritoccare e modifièare gl'indirizzi teorici e pratici. Matteotti, entro il Partito come nella Came– ra, personific_ava (e ciò n<;msuoni offesa ad ·alcuno) una ,<novità» che aveva qualche cosa di anglosas– sone, in mezzò a un prevalente elemento di parla– tori latini.. .. *** Questione di ·natura e di temperamentò artzitut– to; ma anche frutto di un altro_ elemento che co– . stitùiva solo in parte merito Suo, come non costi– tuisce demerito a troppi altri il mancar11e: quel– l'uomo aveva « studiato » e studiava. La felice circostanza del non avere avuto bisogno di dedicarsi a una professione per vivere, gli ave– va permesso di « professionalizzarsi » nella poli– tica socialista, dottrina e pratica; e di _applica_rsicon metodo - sulla base di un acuto ingegno e di una positiva preparazione e ginnastica culturale - a « studiare » il Socialismo e la politica. Fra troppi, ottimi e benemeriti compagni, che 1~ vita costringe al lavoro della loro professione, e che alla milizia socialista o all'esercizio stesso del

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