Critica Sociale - anno XXIV - n. 9 - 1-15 maggio 1924

ùRITiùA ~oclALE 139 ~utto quel che aoi chiamiamo libertà civile, poli-: lirica, culturale è destinato a subire un inevitabile eclisse.,. almeno ·fiho a che · non' se n1e trovi uria garanzia più adatta al nuovo mo~ento storico·. ·. ~oi siamo a, una svolta detla storia, in cui, O\ riu– sciam9 a trovare più alte forme di sicurezza ent110 çui godere la libertà, ovvero ci' avviamo, ir.riln1;e– diabilmente a nuove terribili guerre e convulsioni sociali, che possono anco una volta aprir Ja via a invasioni .asiatiche, a seçoli ·di barbarie e di mili– tarismo in Europa. Noi non dobbiamo dimenticare che, se la guerra fosse durata- ancora oo anno ,p due, le condizioni della Russia avrebbero po,tuto e– stendersi a tutta l'Europa; che il 'Controllo,.benefico ed _emancipatore della razza europea sull'Asia e sull'Africa .sarebbe stato scosso, e c:he il .cl-es.iàerio. ·del Conte Okuma di veder le 1egioni giapponesi ai piedi déi Pirenei e sulle · r~ve della. ·Manica, vittoriose su di una Europa affamata e disorganiz– z~~a dalla guerra e dalla rivoluzione, av-rebbe, al- . meno in parte, pot'.~to éffettua.rsi; desideri.o, che è già signifiéativo pel ~olo fatto d'essiere stato e– spresso. Fino ad oggi lo Stat,o - fo.,;e esso la Città– Stato della Grecia- Q dell'Italb pi-e-romana o, ùel– le ci.ttà italiane e. tedes:che del Medio E,vo 1 o ·fosse invece lo Stato terrfroriale moderno •- fu . essenzialmente l'oFganizzazione d:-lh .. sicurezza in– •·terna ed esterna• di ·una società ,e civiltà; fino a tempi recentissimi, anzi, si ·può dire che ogni Sta– to fosse, più o me11Jo, il . centro d'origine e· il cu– stode d'una data civiltà. Per milliennii, dato lo scar– so sviluppo dei merzzi · di comunicazi~e e di tra-' ·sporto, dati gli scarsi mezzi di sussis.tenza, date le .epidemie, le catastrofi cosmiche, ecc. opponentisi al · denso popolamento d~ immense aree, l'UJrnanità fu -a'{ve:zzaa viv,ene in gr,µppi relativamente .piccoli, ciascuno più o meno bastevole a se stesso, ciascu– no costituente· un mondio a sè. Fino a un cinquan– tennio addietro, per il fatto che le popofazioni erano relativamente rade; che le guerre si svolgevano solo tra eserc.iti, i ,quali erano uria mini~a parte ·delle popolazioni; che i oonfini tra gli S rati erano generalmente costituiti da ostacoli naturali· e dal– la mobilità di eserciti moventisi per mezzo di ~ar– ri ftirati da buo.i' e 1$ 'cavalili;,si può. sositieineriei che la guerra, se compiuta da una razza guidata da un genio politico ed eoono:nico e capace, p;ù che non. altre rpze, ·di garantire sicurezza inte_rna ed esterna, abbia compiuta una funzione integràtrice degli or– dinarii" coeffidenti di civiltà. Quando· una Città– Stat'0~ come Atiene p oome Roma (od una nazione ' .civile !moderna) riusciva in tà)i cond;iiioni~ im,tiegrando la mera conquista con la saviezza ·amministrativa, a dare ai vinti individui, razze o nazioni, più sku– :rezza che _prima non godesserò, ad elè:varli alle sue stesse istituzioni, a dare a tutte più reale e sem– pre più ·eguale opportunità di sviluppo del loro· genio sp~cifico 1 e · di reciproca aooperaiione negli Ìn!eressi supremi comuni, ·essa non faceva che esten– de~e le çondi4oni della più alta vita umana. In -.tal maniera la guerra, pur se spesso immediatamente .sugg~rita. da, altri fini, era un'Qperazione di polizia e di civiltà; e lo Stato mocj.er -no era degno di sosti– tuirsi alle forme che lo p·recedettero. Ora in che' cosa si risolve questa affermazione, se oon nel dire, -con lo Spinoza, _che lo Stato ha per fine la libertà-? . / Biblioteca Gino Bianco * * * Che cos'è, infatti la libertà? La -libertà è senj_- pre li'l;>ertàdi qualcuno, da qualche_ cosa, per qual– che fine. Ognuno di noi desidera vivere, essere tutt-o ciò eh.e pU!Ò essere; quindi non av-ere o– stacoli alla propria libertà di loçomozione, di movi- · menti. delle proprie membra, di. esercizio delle pro– prie funzioni,,. per manteneirsi ed esprimerSIÌ.; o, piuttosto, desidera di :µon av,eré ostacoli arbitrarij. La prima forma di· libertà è quindi la sicurezza contro l'arbitrio dei proprii simili. Siccmne questo è un desiderio comune, l_a volontà di ~sié:urarne .l'appagamento si esprim~ nelle forme ~ondamentali della legge: la legge è, idealmen~, la volontà comu– ne; in pratica è· un'appi::ossimazione crescentè, ta– cita od esplicita 7 .alla v9lontà comune di tutti i membri d'un dato gruppo, che son determinati a stare ass1e.mie, perchè, pe~ ragioni storiche, sentono che ciò ·.che hanno· in comune è più profo.ndo d'ogni divergenz~. Questa sicuEezza. , abbra,ccia dapprima _solo la libertà di movimento; ma a poco a poco s'espande alla libertà di associazione per dati fini legittimi e vale per cresoenti strati di popolazio– ne; poi si espande ad abbracciare la sicurezza di compen~ .del propdp h_voro o per ogni sorta ~i servizi prestati; e .con _questa è connessa la sicu– rezza di ciò che è la propriètà di ciascuno. E, ~ol progresso sociale, quanto pi'Ù s'allarga ed appro– fonc;lisèe il eone-etto di ciò c;hie è doivuto a ciasou– no, tanto più divien necessario differenziare ciò che è com,penso · per servizi personali effettivi, ciò che è va!ore creato da ciascuno, da · ciò che è creazione di valori dovuta a· tutta ·la società. ;E poi p1ù tardi, ad esempio, ·per mez_zo delle leggi per l'as.sicurazione contro la malattia ò la 'disoc– cupazione involontaria, il concetto di sicurezza vie– ne ulteriormente ampliato, fino a ooprire i. rischi contro l'impreveduto naturale òd. umano. In altri termini, la leggie, daUe sue fonne puù el:ementari alle. più ,evolutJe, lunge dal limitare, a.!ilarga la li– bertà,. nella misura in cui essa esprime la volon– tà e la sa~iezz~ comune, liberamente accumulata ed espressa, d'una data società. Come nelfa psiche in– dividuale la libertà consiste nel dominio della ra– gione sugli impulsi, così nella società essa consi– ste nel dominio di ciò ,che è; la ragione comune su ciò che è velleità particolarista di individui, caste o classi. · N atura,ltm,en,tJe~ ne,. prooesso .s;torkp, i liberi dappr:– ma sono i pÒchi e questi appaiono, privilegiati; ·e in un certo . .sen.so la -libertà rimane sempre ,spi– ritualmente un privilegio; ma i liberi non possono trarre ·il massimo va~taggio ·dalla· }oro libertà s_e non a poco a poco, estendendola a tutti. Una li– bertà privilegiata non è sicura; la libertà, come tutti i possessi dello spirito, non è sicura e non è goduta come sicm:a da ciascuno se non n'ella mi– sura in cui è condivisa con tu:tti e diventa una li– bertà comune. Legge e libertà sono termini corre– lativi; la legge è autorevole nella rnis.ura in cui ciascuno,. obbecLendio ad essa, ·obbedisce alfa •miglior parte di sè stesso, che è ciò che · egli ha di più. comune ·con tutti, e l'obbedienza all•/0 univiersal,e è libertà. Ecco perchè la libèrtà non è un mito. Fino a che esisterà lo spiritò umaoo, esso cerchérà di estendere sulla terra il suo Regno, e di demo– lire tutto ciò che s'oppone alla su:1.più, libera esçres– sione, tutto ciò che scava abissi tra l'autorità e la libe~, tutto ciò che vela la perfetta, trasrirente

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