Critica Sociale - anno XXIV - n. 6 - 16-31 marzo 1924
CRITtCA SOOIALE 83 Non era questo, del resto, lo scopo che, -allo scoppio della conflagrazione europea, fu detto si propones– sero le Potenze della Intesa 1 Non fu allora messo come estremo postulato della terribile prova, la ri– duzione degli Stati imperialistici-feudali ad un de– nominatore comune democratico per la maggior sicurezza di una pacifica convivenza in Europa 1 Non è vero, non è mai stato vero che la politica: estera non abbia e non possa avere obbiettivi nella politica interna degli Stati. In un recente numero del « Kampf " il compagno Zoltàn Rònai osservava: « La reazione zaristica fu influenzata dai · crediti esteri come la Russia odierna. Governi esteri esige– vano, talvolta anche contro la volontà dei loro ban– chieri, come condizione dei crediti, la realizzazione di una minima democrazia russa. La convocazione della Duma nell'çLnllo 1905, può in notevole misura essere attribuita all'influenza francese, all'influenza di Clemenceau. La condizione del cre<:1:Ho fu un mu– tamento della pQlitica interna. E ciò che fu fatto rispetto allo czarismo, deve il socialismo europeo, nella misura delle sue forze) cercare sistematica– mente di raggiungere su tutta la linea n.· Il più grande pericolo di coteste azioni· interna– zionali di aiuto, quando avvengono tra Stati isolati, consiste in ciò che gli Stati beneficati siano asser– viti agli Stati benefattori, ossia siano tirati nell'or– bita di una reazione imperialistica plutocratica e diventino come docili pedine in un giuoco serrato di influenze e di supremazie estranee. Gli Stati della Europa centrale offrono in questo momento il cam– po più aperto a siffatte pericolose attività, che sono esattamente l'opposto di que-lla azione comune euro– pea, cui aspira il labourismo e per la quale professa di voler fare pernio la Società della Nazioni. In vero, questa vanta giustamente l'opera spiegata per il risanamento dell'Austria con un complesso di ri– forme interne che hanno sortito ottimo esito finan– ziario, ma che hanno mortificata l'anima di quel Paese. Ora una delegazione della stessa Società delle Nazioni, incoraggiata dall'esperimento, si prepara a partire per Budapest con un progetto analogo per collaborare col Governo ungherese nella prepara– zione delle misure previste e per la redazione di un programma di riforme finanziarie con la creazione di una Banca di emissione indipendente. Ma <J11esti tentativi che hanno pure un valore innegabile per sè, finchè si tratta di piccoli Stati, non possono gio– vai;e alla restaurazione generale se non in quanto si facciano entrare nel quadro politico-finanziario di quest'ultima: Altrimenti le insidie e gli inganni. sono troppo facili. Cotesti Stati si rilevano con suffi– ciente rapidità perchè i trattati, disarmandoli, han– no loro imposto la più radicale ed urgente delle economie. Il loro militarismo è esteriormente morto. Ma se essi vengono trascinati alla deriva dagli Stati benefattori, come, strumenti della loro p·olitica di espansione, ed essi si lasciano trasportare - come la Ungheria e la Bulgaria - dai loro sentimenti mal domi •di vinti che sognano la riscossa, bellica sui loro vicini, in breve tutti i sapienti piani archi– tettati per la loro guarigione finanziaria precipi– tano. Assurdo è ritenere che possa esistere metà dell'Europa disarmata per impero di trattati, di fronte all'altra metà armata fino. ai denti che fa la guardia alla prima. Il disarmo della Germania -– anche senza pensare ad accordi segreti militari con ~J\l:l~~a - è~~~.illlli';1one, come un'illusione fu la ~WAHrll~Ctfls?ri'Ma,\à. gli:)~'iQleone dopo Jena. Bi- sogna mirare a:l disarmo generale e, sia pure, simul– taueo. E per avviarlo su basi pratiche, bisogna pro– porlo come condizione reciproca di riduzione .delle spese per meritare il favore corrispettivo dei crediti. Ben sembra che, dal suo corrucciato isolamento, l'America riguardi la question!=l del condono dei de– biti europei da un punto di vista assai viqino a quello cbe designiamo. Una politica di dissipazione militaristica-imperialistica non può pretendere in– dulgenze dai creditori. Ciò è umano. Ciò è raziona– le. Tutti i discorsi sulla augurata connessione del problema delle Riparazioni e dei debiti interarneati restano ... discorsi; anzi conti fatti senza l'o~te, l'A– merica. Con gioia crudele, ma comprensibile, la Germania vede riflettersi la sua sorte in quella dei vincitori. Il p.ì che questi saranno chiamati dai rr(1- ditori al_ cc redde rationem n, il franco - e non solo il franco - seguirà il m~rco negli abissi. La salvez– za è una sola: la ridlll.Zione delle spese, cioè il di– sarmoç cioè la fine dell'oltraggio, del disarmo par– ziale dei vinti. Quando ciò sarà, anche nei cuori dei vinti spunterà una sincera. volontà di riconciliazio– ne. Il socialismo ha sempre parlato in pro' dei vinti, specie dopo che fu annunzia-to che 1 i popoli non ave– vano responsabilità dei delitti degli Imperi che essi· avevano rovesciato; ma il socialismo parla, altresì, in pro' dei vincitori quando addita il disarmo degli odii e il disarmo delle armi come gli -indissolubili termini della ristaura:zione comune. Il labourismo deve mettere la forza formidabile dell'Inghilterra al servizio di questa éausa, deve favorire tutti i movimenti internj degli Stati che la favoriscono ed avversare quelli che l'avversano. La Russia, riconosciuta cc de facto et"de jure », non può restare nel suo misterioso isolamento e deve entrare nella Società delle Nazioni. E vi deve entrare la Germania. Con ciò sarà finita la Società delle Na– zioni -vittoriose e si inizierà la vera Società delle Na– zioni. Se l'art. 10 del Patto dice che cc i membri della Società di i,mpegnano. a rispettare e mantenere con– tro qualunque aggressione esterna l'integrità terri– toriale .e la indipendenza politica presente di tutti i Membri della Società», l'art: 11 dichiara espressa– mente che qualunque guerra, o minaccia di guerra, interessa la Società tutta intera e che ogni Membro della Sodetà, ha il diritto, in via amichevole, di richiamare l'attenzione della Società, sopra qualun– que circostanza capace di turbare la pace o la buo– na intesa fra le Nazioni, l'art. 19 prescrive che l'As– semblea può in ogni tempo invitare i membri della Società à procedere ad un nuovo esame dei Trattati divenuti inapplicabri.li , come pure delle situazioni in– ternazionali il cui mantenimento potrebbe mettere in pericolo la pace del mondo. cc Considerati nel loro insieme - spiegano gli esegeti - questi tre arti-_ coli dimostrano che l'art. 10 non tende necessaria– mente a perpetuare le condizioni territoriali esi– stenti, poichè il Patto provvede mezzi, con metodi pacifici, di affrontare le nuove situazioni ». La legge, dunque, prevede il modo della propria revisione. Versaglia non è eterna, neppure nel_ pro– prio concetto. Il Comitato dei giuristi riunitosi a Ginevra per giudicare, dopo Corfù, della competen– za del Consiglio della Società, ha dichiarato che v misure di coercizione non destinate a costituire atti di guerra, possono essere conciliabili o no, con gli • art. 12-15 del Patto e spetta al Consiglio, investito della controversia, di decidere, tenuto conto di tutte le circostanze e della natura delle misure prese, se
Made with FlippingBook
RkJQdWJsaXNoZXIy