Critica Sociale - anno XXIV - n. 5 - 1-15 marzo 1924

68 CRITICA 800IALJE veri o supposti orgogli di italiani cc più evoluti », l'inno al Sud che salva la éiviltà della nazione. Il grido gioioso res~ò nella gola in~ieme con la amarezza del vedere i rappresentanti della Demo– •cra.z.ia ·.111ue1rall,e e deJl1iaCo 1 3t:iituz10necedere· aHie pr 1 e 1 8- sioni del Governo, ed arrendersi a entrare nella li– sta fascista, pur con deboli e teoriche dichiarazioni e riserve. Suill1aqual1 1·esa (cu;i !le parr,Ql1ee .l',a.tlteggi,amooto, di Rolb,eDtoHnaoCIQ ,aggiungi01I10 un sapore ~eciale di ,oormmooto), io v01rriei eisp:r.imelne' , o• riipeitei:·e una osservazione che non intende essere nè difesa, • nè· giustificazione, ma rilievo di una situazione_ di fatto. Da q~ando la fazione fascista si accampò· ar– mata nella vita politica italiana, anche i comuni tradizionali criteri del giudizi.o sono soggetti a re-. visione. In ogni successiva cc resa )) di uomini, di poteri, di autorità, di coscienze, dal 1921 ad oggi, non si può veder soltanto la abdicazione dettata, da pusillanimità, da voglia di quieto vivere, da 'tor– naconto o da ambizione. Il giudice che cerchi essere completo è costretto a considerare anche l'altro ele– mento· di ·perenne ricatto - di autoricatto, in certo seriso - che la situazione pone alle coscienze. Mol– ti, fin da principio, hanno accettato il m,ale per paura· del pe;ggio, e hanno patteggiato con la vi-o– lenza per timore di una violenza più gr9-ve e più dannos::i,, non alle loro persone, ma al I?aese. Governi, istituti, poteri, •individui, coscienze, par– titi - non esclusi noi, in certi casi - hann.o suc– cessivamente ceduto alla minacci~ e alla c0azione, per rispa.rmi:ariei, o :n,e,l1a· 1ciried,en:za d'i rispa,rmia-re, devastazioni maggiori; si sono addossata la respon– sabilità di seconda.re o di non resistere abbastanza alla forza e all'arbitrio,_ per non assu_mersi la più oscura e paurosa responsabilità di uno séatenarsi di arbitrii e di distruzioni più gravi. L'incognita d1 un ptù grosso· cc salto nel buio )) li ha piegati alla complicità di una serie successiva di -salti .minori che, un dopo ·l'altro e tutt'insieme, hanno portato l'Italia alle condizioni presenti di dittatura . . All'inf~ori da ogni simpatia o indulgenza per le persone, e guardando il fenomeno nella sua linea progressiva, da tre anni in qua, mi pare che si debba Qbiettivamente riconoscere che la conquista fascista si è svolta su queste due tattiche parallele: la forza diretta; hrutale, contro alcuni bersagli che potevano esse:r:e trattati e abbattuti cosi; la forza :in:d:i1re1tita., 11à. mi<n.a.:coi,ru dteil peggio, H liacci,o al~e c,J._ scienze più trepide delle _prop.rie responsabilità, perchè cedessero il passo, o addirittura, si dessero qstç1,gg}e prigionieri al vincitore, per evitare, o nella· speranza o illusione di evitare P!ù aspre <;risi e più' formidabili eventi. La forza del fascismo, la sua -marcia progJ·essiva– mente vittoriosa sull'Italia e su Roma, è fatta di entrambi questi elementi: la violenza in atto, 1 e una. violenza virtuale, sospesa continuamente come una minaccia. Con la prima sterminò gli obiettivi con– creti,· con l'altra si assicurò altre prede e vinse altre resistenze che non avrebbe potuto conquistare con la semplice spedizione punitiva. Le ultime di queste prede di guerra, le spoglie opime più rec~nti, sono se.nza dubbio gli .onorevoli De Nicola e Orlando: uomini che, se anche si vo– lesse attribuire loro solo i moventi di una comune ambizione politica, avrebbero avuto dal loro· resi– stere e trarsi fuori oggi dal campo: la certezza di tali rinascite per il futuro, che la loro capitolazione apparirebbe un pessimo affare personale, se non Biblioteca Gino Bianco foss.e evidente che fu posto alle loro coscienze il pro– blema di gravissime responsabilità, E' chiaro che essi si sono lasciati rimorchiare dal Fascismo amche per salvare o preservare il Mezzogiorno da una più pesante, da una più completa OJ)ipressione fascista. * * * Comunque sia, e indipendentemente dal giudizio politico· sulla condotta di questi uomini; rimane cer– to che il fatto stesso di così grandi e insistenti ma– novre del Governo fascista per conquistarseli, di– mostra una relativa resistenza del Mezzogiorn9 a) 'Fascismo, una impermeabilità di quellè regioni al regime che ha cosi rapidamente e _completamente sottomesso varie àl-tre plaghe d'Italia, che_ va·Jllta. vano, insieme ~ un maggiore svilupp@ economico, e coordinatamente con esso, urra più progredita vita e una più E)lev.atà e,ducazio:qe politica. - Che cosa è che ha. preserv.ato il Mezzogiorno dalla conquista fascista 7 Furono le su~ de·µcenze 7 Furo– no le sùe virtù.7 Furono deficenze _che - in partico– lari condizioni eccezionali - diventano virtù 7 L'analisi è tanto 'interessante ed attraente quanto delicata, p~r ia presun"zione: diffusa, di una specie di dispregio o al~eno _di <e alto in basso i).,. non sol– tanto geografico, del Nord verso i-1 Sud; e per la suscettibilità, corrispondente, dei Meridionali ((!iii tutti i partiti) verso i Settentzrionali, e verso i loro giudizi. Quat1,do un Settentrionale parla del S\ld è probab-ile, o anche certo, che dica un tanto per cen– to di giuqizi inesatti e magari ingiusti, ma è assolu– tamente certissimo che essi vengol)o, in misura as– sai maggiore, o anche in blocco, respinti d1:1.r Meri– dionali, come giudizi di incompetenza, di preven– -zione, e di orgoglio. Procediamo adunque guardinghi, come chi caI?,1- mina per ignelS. E cominciamo ... da Carlo Marx. E' mancata anzitutto al Fascismo, per penetrare · nel . Sud, una notevole parte delle ragioni --'- e dei p-retes.ti - d'ordine deterrri.inistico, di natura eco– nomica, che lo fecero così potentemente divampare nel Nord. La lotta di classe c'è anche nel Sud,· anzi in un certo senso è più dura che nel ,Nord, specie nel ca_mpo agricolo, ma non ha Te forme e quel rit– mo di contrasto, di urto, che aveva· raggiunto nel Nord, sopratutto nella valle padana, e in alcune .parti della Toscana e del Veneto. Più che lotta di classe, là v'è ancora oppressione di classe. L'attrito fra gli Agrari e le Leghe, l'odio· degli impreE.ditori éontro le Cooperative di lavoro, non esistono., per ·10 meno in quella f(?rma e con quella asprezza ch'era prnpria del Settentrione. , Molto ,meno sviluppata, e meno offensiva, quella cooperazione di consumo e quell'azione municipale·, che nel Nord aveva così offeso e irritato gli eser– centi, facendone un contingente compatto e_ fero– cissimo del' movimento fascista. s( era avuto anche laggiù il fenomeno dell'accen– sioRe post-bellic-a dei lavoratori, speoiabne:nte agra.. . ri, tornati pieni di irritazioni e gonfi di promesse - e< la terra ai combattenti ! >) - eh~ la loro psico- - logia più immaginosa ed ingenua aveva prese wiù sul serio; e ne era venuta la invasione dei latjfon– ,di, ohe UJD. iafuille Deoreto ,(odi q;ue] VJJSOC!C:hi e e ora è nella lista fascista .... ) aveva poi incanahtto e lega– lizzato. Ma il vero e< estremismo 1, nelle sue mal'life– stazioni più impressionanti, que11a infatuazione massimalista e leninista che nel Nord aveva, non solo toccato nella borsa, m~ irrit.at0 neWorgoglio e· stimolato nelà p11ura la borghesia, no:p v'era stata. Come, per la st~a ragione .non si era avuta quella .

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