Critica Sociale - XXXIII - n. 23 - 1-15 dicembre 1923
ICU ' I CRITICA !ÌOCIAJ..E ' della media di tutta Italia, ma/ nessuno penserà che si possa -scendere al di sotto dei 10 miliardi sopra cal,colati. · JNDUSTRIA. Per conoscere .il reddito prove- nie:hte da questa fonte occorrerebbe che esistessero statistiche aggiornate sopra ogni ramo d'industria; invece, dopo il censimento del 1911, non è più st1;1-ta eseguita alcuna rilevazione di carattere generale e, per comprendere quale enorme divario debba ,i~i– stere a 12·anni di distanza, basta pensare allo. scon; volgiménto profondo subito dalle industrie durante e dòpo la guerra e rtco_rdare che, solo negli '1ltimi cinque anni, il capitale investito in azioni •.è aumen· tato di oltre dodici miliardi. · Mi sforzerò quindi, valendomi delle stl!sse fonti sopra citate, di calcolare a quanto ammonti il va– lore complessivo dei prodotti delle industrie prin– cipali, per arguire poi quale possa essere il _reddito industriale. Industrie metallurgiche, meccanicht,J, r1avali cd affini. - L'importo impiegato annu'almente in qµe– sto ramo della produzione, secondo la Relazione degli on. Benni, Buozzi e Mauro, è di 12 Il'iliardi, cosi coi;;tit\.liti : Sala;·ii per 400 mila operai . . Stipendi per 60 mila impiegati Spese generali . . . . . '. Materie prime ' milioni ~-~ 4.865 3.755 Se aggiungiamo il profitto, che naturalmente gli industriali devono pur ricavare e che possiamo cal- , colare nella misura dell'8•10%, ne viene che il va:– lore complessivo dei manùfatti metallici deve ag· girarsi intorno ai 13 miliardi. - . Le .indnstrie tessili (lana, cotone, seta naturale ed artificiale, canapa, juta) prodll:cono complessiva· mente tanta merce l;worata da costituire un. V3 lÒre di altrettanto importo approssimativo,, Infatti la ·produzione dei manufatti -di lana è ùi 400 mila ljuiJ'.1- tali per un valore di circa 5 miliardi f; mezzo: il co– tone raggiunge i 4 · miliardi e mezzo, prodÙcendù quasi due milioni di quintali; la seta naturale, con 6 milioni· di chilogrammi lavorati, si aggira sui tre miliardi; fa seta artificialll, con 24.000 chilogrammi al giorno, oltre un miliardo; e un altro miliardo si· può caJoolare per Ia· canapa e la ·juta. Le industrie alim~ntari (zucchero, macinazione: pastifici e panifici, caseifici, macellerie, norcinerie, bibit~ e conserve) rappresentan0 un· reddito di circa 22-23 miliardi. Per il solo zucchero la produzion'e è di 1 miliardo e ;nezw, e i prodotti della lavorazione del grano si possono dedurre iacilmen,te dal consu– mo, che è calc;olato in circa 70 milioni di ;quintali , (per circa due terzi non con•mmati direttamente- dal produttore); quelli della macelleria,. dal, numero dei capi bovini: 6 milioni, di rui un terzo almeno. si rinnova ogni anno; quelli della norcineria dal nu– mero dei maiali: 2 milioni. e mezzo, di cui almeno· un milione si de,ve ritenere annualmente usato in questa industri,i,. · Il caseificio poi rappresenta da so– lo un valore di produzione di ciréa 5 miliardi (2·mi– lioni di quintali di formaggio, 250 mila di burro). Gli spiriti, con 500.000 ettanidri, danno un importo di circa 500 milioni; e la birra di 200 milioni. Le industrie chimiche, vetrerie e ceramiche, rag– giungono una produzione di quasi 3 miliardi. I con– cimi chimici, con 10 milioni di quintali di superfo– sfato e 400 mila qui.ntali_di calciocianamide, danno 300 milioni; le profumerie, i saponi e gli oli essen– ziali quasi un miliardo; i prodo[.ti medicinali, tan– nici, coloranti e tartarici 700 milioni, i vetri e le ceramiche mezzo miliardo, ecc. Le in(tustrie elettriche e del gas, con circa 6 mi– liardi di kilowattore la prima e 300 mila metri cubi E cosi, colle industrie fino a qui elencate, e per le quali ho potuto valermi di dati positivi per qu&Ji– to largamente approssimativi, si, arriva a 56·57 ml- liardi. • Ma vi sono mo1tissime, altre industrie, pér le qu1,1,li non conosco statistiche e per cui quindi bisogne– rebbe procedere per calcoli che potrebbero essere fallaci; ma basta stenderne un elenco per compren– dere che si deve trattare di un altro enorme e forse equivalente importo d,i produzione; industrie de_itra· sporti terrestri e marittimi, degli alberghi, della carta, tipografica, libraria, della gomma, dei bottoni. dei giocattoli, del legno; degli strumenti musicali, dei materiali elettrici, delle pellicole cinematog,rafl– che, del seme--oachi, del vestiario (biancheria, cap– pelli, calzature, vestiti), delle pelli, eçiilizia, banca. ria, degli acquedotti ecc. Aggiunta lµla cifra suac– cennata di 56-57 miliardi la produzione di tutte que– ste altre industrie, l'importo totale supera certa– mente· i cento miliardi. (2) Calcolato così in non meno di 100 miliardi il va– lore complessivo dei prodotti industriali, e cioè il valore: delle materie prime dall'industria trasforma– te per il commercio che poi le porta al consumo, ci · resta da chiederci· quale possa essere, su questa ma~sa di prodotti, la parte rappFesentata dal pro– fitto dell'industriale ,e mi sembra di non eisagera.re calcolandola in un 7%. Se questo calcolo non è er– rato, adunque, il reddit<:f complessivo proveniente dalle indÙstrie sarebbe df circa 7 miliardi. ' ' *** COMMERCIO. - I prodotti industriali quasi per intero e, in gran parte, anche -i prodotti agricoli vanno 11,lconsumatore att-raverso .all'intermediario : il commerciante .. Per conoscere quindi quale possa essere il reddito complessivo del commercio bisogna assodare questi due el~menti : quanta sia- la massa della produzione che passa al consumo indiretta· mente per mezzo del commercio e quale percentuale di guadagpo il commercio stesso ne, ritragga. La massa che forma oggetto di commercio mi sem bra si_possa determinare· grosso ·modò éosl.: i pro– dotti agricoli, meno la metà circa consumata diret– tamente dal· produttore, e cioè 25 miliardi, più la produzione industriale: 100 rnHiardi, più l'importa– zione: 15 miliardi; in. tutto 140 miliardi di merci. Si potrebbe osser-vare che, nel valore complessivo dei prodotti industriali, è già compenetratà molta parte det prodotti del!~ terra e .delle merci jjnpor– tate; r:µa generalmente, anche il passaggio dalla produzione ~ dall'impo~azione all'ind_ust_ria avvie· ne per mezzo del commercio. . Quale la percentuale di guadagno? Vi sono merci, in cui essa è piccola. ma v·e -ne sono di quelle in cui, ·attraverso l'intermediario, il prezzo, prima che la merre 8.:I'I'ivial copsumato-re, si raddop,pia,_'e anche si triplica. Il vino, per es. (e, c0:me il vino, molti pro– dotti alimentaFi,) 1 at.trç1verso i varii intel'lffied!à:M, ra,ggiu,nge costantemente i~ doppio del prezzo al quale. il produttore ·10 Yende. Credo dunque discreto fissare una madia d·el 20% del valor~, come iwada– gno complessivo netto per tutti i passaggi della merce dal p:ro.duttore ·al consumatore. Si tratterebbe così di un reddito commerciale com– plessi~o di 28 miliardi. *~• LAVORO. ~ Escluso il lavoro agricolo il cui red· dito è compreso già n·e1 valore dei prodotti della (2) Tale cifra apparirà. anzi esigua, se ei pone mente 11,;d un altro _dato s~tistico. Il nu~ero degli OJ?8rai occupati nelle indu- ,• strie m Itaha, secondo l'ultimo censimento, -era di poco meno -di la seconda (oltre ai s9ttoprodotti), prol!uèono pel' i.1!1 impo1:1-odi qu11,si iiltri 3 miliardi, 5 milioni; coll'aumento della popolazione, anche per l'anne6- sione delle nuove provincie, si può oa.loolare di ·eirca 6 inì– lioni: le industrie per le quali abbiamo .sopra calcolata. la produzione non impiegano neppure la, metà di ·questa massa operàia; -la p~oiiuzione delle 11-itre deve e911ere11dunque ~upe- ·.,r1ore -11.U~ cifrn ll~ffÌllll~, BibliotecaGino Bianco
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