Critica Sociale - XXXIII - n. 21 - 1-15 novembre 1923

c·aiTICA ' l!IOCJAL"B ---,e--'...._ __ _;____ ..:____ ...:.___ _ •' . . sostengono la grandiosità del contributo non -sentonò dav'vero la' necessità di - assumere una tale eticnetta. Perchè la etichetta - mi 6i passi la meta!ora - serve gentiralmente a denotare una posizione di battaglia in difesa di principi1 cui siano contrapposti principii di– versi; senza che sia possibile stabilire per il momento da qual lato stiano verità e ragione. Così oggi abbiamo i ,seguaci e gli oppositori di Einst'ein, ma, non quelli di · Galil~o; e il giorno in cui le affermazioni einsteiniane risultassero pienamente accertate, la Gcuola tramonterà - e-non vorrà richiamarsi al suo nome, che più non sarà simbolo di lotta e di divisione. ' Essere marxisti, oggi, non esprime dunque gran che, salvo che non si tratti di designare con quel nome quei socialisti, abbastanza numerosi "tuttora, che di Marx as– sumono d ogmaticamente veri{à ,ed errori, o che Ii.e de– forma.no l'interpretazione· riducendo tutta la <Suafilo– sofia del la storia ad uri_yolgare determinismo. 'V'è in.fine un lato -della questione, riguardante da presso i socialisti gradualisti, che rafforza grandemente questa tesi. I soèialisti gra:duali,sti e democratici sono in profondo contrasto con tutto lo spirito informatore .dell'opera marxistica. Per quanti teqtativi di concilia• zione si poosano fare, la dimostrazione del contrario ' non è stata mai data nè mai potrà darsi. Ma, se anche si riuscisse, attraverso inutili sforzi -clialettilci, a provare éhe il Marx fu in sostanza un socialista democratico e ' lrberale e che il m·arxismo, nella <Suaparte positiva e· socialistica, in nµlla vi contra15ta, allora davvero po– tremmo a buon diritto dire: poi ·che nel marxismo tutto è compreso, rivoluzionarismo e riformismo, materia– li.1Smoe idealismo, dittatura e democrazia, liberalismo e tira,tmia, inutile riferirsi al marxismo I Meglio, mille volte meglio, un sano empirismo all'inglese piuttosto che questo cieco e tortuoso dogmatismo. I mali d'un Partito marxista, ùa tutto ciò balza, evidente ed -imperiosa la conclu– sione, che intanto non ha senso l'affermazione' essere il Partito Socialista un Partito ·marxista, poi che il marxismo, per concorde riconoscimento, nel 6UOvalore reale ed attuale non solo è diventato, o è sulla via di 'diventare, patrimonio universale, ma non indica nep– pure alcuna tendenza precisa in ordine al flnè ed al metodo. E, se quest.o è vero, concesso che ad un Par– tito non spetta. mai !'o p.era dello storico ma piuttosto quella di fare /,a, stor.ia , preparandone ed elaborandone la materia prima, risult a c.hiaro che i principi! marxi– stici, fondamen~o, e,ssenziale per l'inteniretazione delle umane vicende, hanno eia passare e passano automati– camente in second-a linea quando si tratti di. agire in concreto e di aiss1unere decisioni. positive in ordine a problemi, che son diversi da paese -a paese, e •rapida– mente mutevoli nel tempo. Esi,stono d'altronde altre cause, in parte costa:qti e in parte contingenti, che con6igliano l'abbandono di questa .tendenza dogmatica del Partito, di questa spesso in– conscia ma continua subordinazione · dell'azione con– creta cl'un movimento di masse ad una rigida teoria. Un partito ha bisogno di un grado e.stremo di elasticità, di una grande libertà di atteggiamenti, anche se è ne– cessario che mantenga una: chiara e coerente linea di aondo~ta nel tempo. Un partito legato ad un corpo rigido di dottrin_e tl.nisce per apiìesantirei, per muo:versi c;on una lentezza esa.15perante, si che, attaccato da una tribù di vel'oci predatori, risponde a destra ·quando già l'at– tacco si è- spostato 'a sinistra. ·Questa imagine ,si presentò chiara alla, mente dell'os– servatore spaSGionato, soprattutto nel dopo guerra, in ordine a due serie di avvenimenti: rivoluzione russa e lotta tra fàscisti e socialisti. Si è dimostrato, con una meravigliosa abbondanza di citazioni, che la rivòluzione russa è in flagrante con– traddizione con le pr.evisioni del marxismo, e si è pre– teso dedurne che era vano attendere 'Che. in Russia si consolidasse il regime comunistico. Effettivamente la rivoluzione russa si è ribellata alle formule marxistiche, in quanto è. scoppiata in un paese di civiltà arretrata e in un periodo in cui non c'era certo sovraproduzione. Ma se pure eran chiare (e più son chiare oggi) le ra- gioni per cui il éomuni<Smo integrale del primi anni doveva fatalmente tramontare, è tuttavia certo che p-e– stano sempr-e da compierei, nel solco di quella rivolu– zione, sforzi utilissimi in senso socialista. Perchè in certi momenti occorre accettare le <:ondizioni ambientali nelle quali, per eventi d.iffloilmente prevedibili e regolabili, ci · ··no_Bianco- si è venuti a trovare. L'importante, dai punto di vista riformista, non sta nel differenziarsi in ordine_ alla in– terpretazione del fenomeno, prendendo atto via via - nel caso citato :_ della liquidazione fallimentare della rivoluzione e producendo le prove del sorgere del nuovo spirito CHPitalhstico nella Repubblica dei Soviety, per concludere infine con un inno ai' marxismo; ma nel dif– ferenziarsi chiaramente in ordine ad un fatto fonda– mentale: la dittatura che imperversa in Russia, l'a6- senza cli un regime democratico e liberale, senza peraltro mai dimenticare quelle che possono essere state le dolo– rose necessità st0riche ùi un ·moto rivoluzion~rio in un paese come la Russia. Nel giudizio e ,nell'atteggiamento riformista rispetto alla rivoluzione russa, la troppo stretta aderenza alle for– mule marxiste ha fatto sì che ,si condannasse apriori– sticamente, quasi prima che nascesse, un fenomeno che conteneva e contrene I uttora. in sè maravigliosi germi di vita e di rinnovamento. Dichiaro francamente che sarei felici.s,simo che le formule marxistiche risultassero erronee, purché la rivoluzione russa conducesse alla sta– bilizzazione di un regime gradualmente s9cialista. Ri– conosco <:he le probabilità attuali sono limitatissime; ma il compilo d'un socialisln sta non nel sabotare quel piccolo fattore di probabiliUL, rna al contrario, nel raf- forzarlo (1). · Il secondo avvenimento che dimostrò l'impotenza so– ciali,sta anche dal lato intellettuale fu la lotta tra fascisti e socialisti. Non si creda , per carità, che voglia arre– care a conforto della mia te.si il camaleontismo di Mu,– solini e dei suòi seguaci . Ma , tutto sommato, sembra che, bra quel camaleontismo e la rigidezza, la cecità, l'abulica.mummificazione serratiana, v'era e v'è tuttora la pos,sibilità di un atteggiamento intermedio. Mentre gli uni ·pestavano, gli altri {non tutti, ,s'intende, per for– tuna) strillavano che non v'era nulla da fare, che era– vamo di fronte ad un fenomeno internazionale, ad una ·crisi fi,siologica· propria del mondo capitalistico, qua5i che la disfatta risultasse in tal moqo più onorevole e meno dolorosa, e come se in qualche Stato cotesta rea– zione non avesse dovuto avere il suo inizio isolato. Nell'atteggiamento di molti sociali6ti, tra il 1919 e il 1922, éra troppo chiara l'influenza di quel fatalismo cosi– detto marxista, che deriva da una erronea, per quanto spiegabilissima, interpretazione degli scritti più cono- sciuti di Marx. , Sarebbe facile· contfnuare coll'esemplilficazione; rria è tempo di stringere le ,fila del ;discorso. Erronea funzione del marxismo in seno al movimento socialista, L'errore fu di assumere il marxismo a termine comune di partenza, di par.agone, di arrivo. Si fini per muoversi in un campo intellettualmente chiuso. Tutto era orien– tato in un unico senso; tutte le diGCussioni teoriche con– cludevano fataimente con una interpretazione dell'opera marxista. Ogni controversia, ogni qu€6tione, per quanto estranea all'originario corpo dottrinale, ogni fatto, flL nanco: che si ribel_lasse alle linee prevedute e volute dell'evoluzione, veniva riportato, a forza di dialettica, nell'angusto quadrato della teori1a, o condannato e tra– scurato senz'altro. Insensibilmente si andò creando una scuola e, più -che una scuola, una setta, con una sua logica, di6ciplina, dialettica, munita del divino speci– lfico buono per tutti i casi ~ che <Stavadi casa nei cinque o sei volumi, editi daU'Avo.n/i!, delle opere di Marx e di Engels. Una setta che ad ogni cooto voleva ospitare nell'antico edillcio le nuove tendenze assolutamente in– conciliabili con le antiche, che contorceva la realtà pur di collocarla nel gran quadro teorico. Una nuova Chiesa, insomma, colla sua pattuglia di filosofi scolastici, solo preoccupati di salvare la forma e il metodo a dispetto della <Sostanza. . Nei Congre.ssi, anche nei periodi più dolorosi, anche sotto la <Sferza 'dei colpi e delle vittorie fasciste, non ci si batteva, no, sulle questioni concrete e veramente es– senziali. a 'colpi,di dati, di cifre, di fatti, ma a forza di citazioni, di interpretazioni, di sfor-zi esegetici. si rileggano i discorsi tenuti nei Congressi di Bologna, di Livorno, di Milano, e in tutti gli .altri Congressi pre– bellici. Libero scambio, suffragio uni.,versale, educazione popolare, Sindacati, Cooperative, politica estera in ge _{1)Non si deve pera.ltro dimentica.re che non ultimi reepon – sa.bili di queet.o -i.tteg.gia .ment.o furon o i comunisti nostra.ni , oòn il loro infantile mimetismq.

RkJQdWJsaXNoZXIy