Critica Sociale - XXXIII - n. 21 - 1-15 novembre 1923

vivare lo spir,iLo della nostra cloUMna e della no- stra azione. · LA CRITIC.A SOc.IALE. Sono almeno quindici anni che il movimento socialista in !talla è stato colpito da paralisi intelìettuale. Gravid– simb fenomeno di decadenza· univeI\Salmente rilevato e di cui oggi stiamo sconiando almeno indirettamente gli effetti. Mentre il corpo del Partito si dilatava, il numero . dei soci si moltiplicava, i seg'gi nei Comuni e in. Pa-r-· lamento aumentavano, il' livello culturale e il fervore di vita intellettuale venivano meno con un· ritmo im- ·p,èssionante. · . · ' Cau,sa immediata, ma supevflciale, fu l'allontanarsi dal movimento sociali>Sta·del favore delle nuove gene– razioni. Molli hanno cercato di ,spiegare il fenomeno, mli in verità J1es,suna delle ragioni. addotte sembra soddi; sracente. Le ragioni della crisi. Sono profondamente convinto che ~na delle oau~e priRcipali della crisi 'è. àa l'lcercarsi ne1la diffusione (e . particolarmente nel modo e nella direzione <!ella d1f:!u-. :,ione) della dottrina marxista in Italia. Volendo, chia– J·ire ulteriormente, direi.che l'ehore più grave cons istette néll'assumere la <lottrina marxista a pem,iero ut 'flciii.le dei gruppi e Partiti socialisti. Mi si chiederà: ma di quale marxtsmo inl,endete par– lare 1 Perchè, · oltre la marca originale, v'è una marca Kautsl<iana, Bernsteiniana, Sorelliana, Mondoll!lana, per 11011 citare che le più note. Ora, proprio in questa mo!teplicitù di interpretazioni e riduzioni, che sareb·bero segno .di enorme vitalità e libertà. di pensiero se si limitassero a distinguere di– verse correnti in seno a<Iuno stesso movimento che tutte le comprenda e le superi, sta un altro fattore della crisi. Perchè quella dottrina eh.e veniva assunta a pensiero ut'flciale del Partito, a forza di venir ·corretta, annac– quata, adulterata, o, più .sempl'icemente: interpretata, flnl per trasformarsi in qualche cosa di cosi vago ed incerto da poter ad un tempo servire ad ogni frazione, dalla più barricadiera alla più riformista; per ogni pro– blema, da quello più trascendentale a quello più concreto e ·materiale. A distanza di anni e di mesi gli ste~si te.sti. venivano usati, dalle cliverse frazioni succedentisi al potere, in senso radicalmente di verso. Si ebbero cosi tutti i mali, di una rigi-da codificazione autoritaria affidata in concreto, allt, edizioni clelle opere del Marx, e tutti i ·mali dena libera interprjtazione, di. fatto troppo ,spesso\affidata al primo scrilba che volesse' ammannirti la centesima deJl.nitivit edizione del pensiero· marxista. Che cosa rimane del marxismo. Nessuno, eccettuato ·forse il Bernstein, che in questa questione vide più acutamente d'ogni altro, si propos,e di veder con chiarezza che cosa rimaneva, alla chiusa tlei conti, llopo tut,to il revisionismo di destra e di si– nistra (Pareto, ·Croce, Labriola, Bernstein, Turati, Mer– lino, Mon<lolfo,Leone, Sorel. ..) del corpo originar,io. Si trattava, e ancor oggi si ·tratta, ,di eseguire Ùn vero e proprio bilancio teorico clella dottrina marxi>sta che, par– tendo da basi es,senzialmente scientifiche e realistiche, collo scartare cioè tu'ttQ ciò -che è in contraddizione coi fatti, o in contraddizione col ·generico indi:r'iz'v.'o del ·Par– tito e del movimento socialista, ci' dicesse ciò che è vivo- e Ciò che è morto <lel marxismo. Tra l'altro si veri!flcò anche ques·to: che il Partito, mentre rimaneva tep,acemente attaccato alle ~ecchie ta– vole, si andava profondamente modilflcando, specie in ordine ai meto<li della lotta. E, al ·pari del pigro im, bianchino che applica il nuovo colore sul vecchio, co- 8icchè avviene che questo, a <listanza <ii tempo, intorbidi. quello, aooi molti socià1isti italiani, anzichè riconoscere ooraggiosamente ché, <lopo le numerosissime critiche anche da loro personalment.e ed acutamente avanzate, meglio valeva far punto e da capo, rinunzi&ndo al bi- . glietto d'ingresso nel tempio marxista,' si accontenta- , :·ono di rivernici1,1re a nuovo le pareti, di nutarne le porte 'e l'impiantito. Infatti, dopo aver preso atto delle svariate e profondissime · critiche che sca 'zavano sin dalle basi alcuni degli' antichi principii, ci si continuò bellamente a professare marxi>sti, conc'hiudcn,do con' un atto •O.i 'fede (segno tro,ppo spesso -cli volgare pigrizia intellettuale) ciò che doveva essere un ntteggiamento BibhotevJ· ,.\,10 Liane fondato sulla pura ragione. Intanto la. tara a peso lordo dell'originarla dottrina, tara sempre sottintesa ~ mai dichiarata apertamente, venne facendosi sempre Più 1m– pon'ente e 'ra:dicale;. la scatola rimaneva ·e il contenut.o scompariva lèntamente. Lo spazio per un articolo è cosi breve, eh~ io ~o~ ..~i propongo davvero di tentare cote,sto bilancio; m1 llm1- terò a darne sinteticamente i risùltatf, quei risultati meno contrastàti e per nulla originali, che ognuno avrà agio di controllare personalmente, anche' senza uscire dalll' collezione della Critic,ti Sociaie. . . Alla ded'lnitiva con.danna della teoria .del valore'doveva seguire quella delle « crisi », della « miseria cre~cente », ' dell'« accentramento ca~italistièo », della,« scomparea delle classi medie », della « dittatura: de.I proletariato •, del trqppo radicale « inferna~ionalismo •, .della : « fun– zione della violenza ». In una parola: SI re,spmgeva tutto ciò che costitu iva la parte positiva del socialismo marxista un ,po' >fnit.to <!elle ·ten<lenze dell'epoca, un , po' infelìcissimo fru tto de lla <lialettica hegeliana, e una notevole parte del lato negativo in ordine alla critica della economia capitalistica. Si veniva così chiaramente delineando una distinzione tra l'opera del Marx scien– ziato e l'opera del JMarx uomo di parte, di fede e di pas,sione. Che cosa dunque rimaneva? : . ' · Io direi che rimanevano pressoc'hè intatti ì due capo. saldi del pensiero marxi>sta, i -fiue pironi centrali: ma- 1 terialismo• storico e lotta di classi. Questo è il monu– mento imperituro eretto àlla. ·memoria di. Carlo 'Marx,· · anche se sono da .rigettarsi la troppo larga estensione ·da 'lui data alla teoria ed alcune tendenze troppo piat.– tamente mater!aldstiche, per lo .meno nelle espre&Sioni usate. .Ma nel frattempo, dal '73 al' '923, è intervenuto un fatto nuovo e rivoluzionatore. Tanto la teoria econo.mica della storia, quanto la· teoria deJla lotta· di clas,se (la quale in realtà non costituisce che un addentellato im– portantissimo della prim/l) facevano, più o meno inte– gralmente, più o meno chiaram_ente, il loro ingresso nel campo scienti•flco, indipendentemente da Partiti e da Chiese; venivano sempre più consi<lerati quali valori obiettivi acquisiti alla coscieoza moderna. Si può essere /marxisti senza essere socialisti, Liberali e nazionalisti, in parte gli stessi cattolici, già. riconosco.no il >fatto lotta di classi e la ·verità del mate; rialismo sto rico, sia pure con la limì.tazione crocian!I, di 'cànone •di interpr.etazione; lfllosoft idealisti, come il Croce, -che cosi grande influsso- ebbe.a,d esercitare, sulla · cultura italiana, furono tra i primi a >riconoscere il grande valore del marxismo; la nuova _scuola storica, la cosidetta scuola economico-gjuridica, che annovera tra i suo1 maggiori il Volpe ed il Salvemini, accètta questi· due elementi del pensiero marxista... come prin– cipii fondamentali di metodo storico. Basta d'altronde aprire un giornale, sfogliare una Rivista, intrattenersi con uno studioso di scienze,sociali, · intervistare il ma.n in th.e str·eet, per convincersi che molto sa,ngue di Marx si è silenziosamente transruso nel cuore degli stessi plù -acerrim,i nemici delle do~trine di lu( Quale trionfo più g:,:andioi,opoteva egli attendersi da un'opera affidata alle speranze di una claiìSe insor.gente, in scritti frammen– tarii e troppo spes,so contraddittorii? . Ma con ciò non è detto che oqqi l'e,ssere marxisti vo– g,lia dire essere socialisti. Il fatto che· scFfttoL'iconser– .vatori come il Pareto, dotato di pro>fondospirito crit,tco, abbiano potuto accettare questa parte della dottrina marxista, conferma a ohiai;e note che si può ·essere mar– xisti senza esser,e .sooialìsti. Que,sto mi semora· un punto fondamentale sul quale è necessario insistere sino alla noia. Quello che cli vera– mente positivo in senso soc!ali6ta conteneva il pen~!ero– marxista è unanimemente rigettato, o perctrè in troppo stridente contraddizione con la i-ealtà, o perchè in urto con le nuove tend.enze liberali democratiche; ma nes– suno ·pensò di compiere questa elementare operazione di sottrazione e di interpretazione del ris ultato. Il marxismo ci àppare oggi più come un principio.me– todico per l'inter.pretazione della storia, c he una vera e propria ,filosofi.adell'azione operaia. Princtpio metodico se·mpre più univ.ersa,lmepte accetta:to quale veFità ob– biettiva. Ora è il caso di· domanda-rsi: v'è ·qualcuno· che, ·parlando di geometria, o di'!fllsica, .si professt seguace· di Euclide o di Archl_rpede, anche se diverse posi,qno , essere, 113 pPl!l,ioni sulla importanz11,relativa: e sull'origi– nalità, del lo■ contributo alla scienzl!-? Quelli stessi che

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