Critica Sociale - XXXIII - n. 21 - 1-15 novembre 1923
I • CRITICA IOCIALK 337 ' Ec~o per,chè, una volta vinta la guerr'a, gli Americani perdettero ogni• interessere alle interminabili discus~ioni politiche che le tennero 'dietro. La cessazione delle osti- . lità li risvegliò da una esalta.zione artificiosa; si frega– rono gli-occhi, si guar.darono attorno, e si trovarono in mezzo a gente che non era loro famigliare. Allo sforzo compiutò, cosi -contrario alle tradizioni e alle abitudini, succedette l'inevitabile reazione. Non è già che gli Ame– dcani siano radicalmente mutati da quelli che erano ·alla ftne ,del •1916: è piuttosto che, terminata la guerra, essi devono fatalmente pensare e agire come avrebbero fatto in quel tempo, se fossero stati consultati in merHo all'immistione negli affari d'Europa. Inoltre, per ben giudicare del ritiro americano, gli Alleati dovrebbero ripensare ano stato di spirito degli Americ·ani al momento dell'armistizio. Costoro• ignora– vano il -senso, il retroscena e il valore della politica , europea. Erano stanchi <lell'associazione col vecchi'o con– tinente: poichè la vittoria finale aveva, ai loro occhi,· esaurito il .significato di quella as,sociazione, éssi anela– vano a cogliere la prima occasion.e per sbarazzarsene. Nel 1920 elessero· con una maggioranza di sette milioni di voti il presidente Harding, perchè egli ben rappresen– tava la massa del popolo, tendente al non-intervento nelle -cose europee, e risoluta a rilftutare una respon– sabilità che la nazione non si era· mai scientemente ad– ilossatà. Appunto perchè consapevole di non essersi a,ssunta tale responsabilità, il popolo americano respinge il rimprovero di volersene ora ingiustamente liberare. Per cambiare, oggi, la mentalità degli Americani, oc– correrebbe poter far loro comprendere (invece di fare appello a un loro presunto dovete) la gravità reale delle condizioni dell'Europa, la diversa colpa dei singoli Go– verni, il metodo con cui gli Stati- Uniti potrebbero con– correre in modo decisivt> al ristabilimento _dell'ordine politico e della prosperità economica. Prima di risol– versi a sacrificare i vantaggi •enormi del loro isolamento, gli Americani sono in diritto di chiedere all'Europa il programma che definirà e limiterà i loro -obblighi, -che sarà utile al vecchio mondo, e sul quale •si formerà la concordia degli Americani medesimi. Se nel 1917, urgerido gli avvenimenti1 gli Americani dovettero decidere quasi senza ponderare e riflettere, oggi essj non intendono muovere un passo prima di avere maturamente esaminati tutti gli aspetti della si– tuazione. Essi comprendono perfettamente elle la pro– posta, partita' dall'Europa, di farsi iniziatori d'una conferenza economica, avrebbe per solo risultato di ob– bligare una volta di più l'An'lerica a fare tutto, mentre l'Europa a,spetterebbe passivamente, paralizzata dagli ·octii e dalle discordie che la t.ravagliapo. Una coopera– zione americana con una Europa ridotta in tale .stato riuscirebbe sterile -0 provocherebbe nuovi danni; sarebbe una corsa verso l'ignoto. La sola forma di collab orazio ne pratica· e chiara sarebbe quella che si avverasse n.on· tra' l'America e l'Europa, ma tra. l'America e la Gran B re– tagna, contro la Francia: con fini e mezzi ben stabiliti, per un -comune idealé politico, eGonomico e morale. *** . Trasco'rso un anno e mezzo dalla instaurazione della « nuova politica economica » in Russia, è tempo ormai, scrive il Journai des économistes, di e.saminarne i frutti. li Codice della terra proclaITl{tto al principio del 1922 stabilisce che la terra è proprietà dello Stato; ma si tratta di una affermazione plàtonica, perchè l'articolo '32 assicùra alle agglomerazioni rurali il godimento per– petuo, della terra elle detengono e lavorano; e in seno all'agglomerl).zione, ciascun « casato », cioè il complesso dei parenti ascendenti, discendenti e collaterali viventi in comune possiede un determinato lembo di terra. Così non esiste il problema della succ-essione. Il lavoratore è soltanto privato del diritto di aliena,re il suo campo. Quanto al prodotto del lavoro agricolo, la nuova poli– tica ha soppresse le requisizioni e· decretata un'ilJl,l)osta in· natura. Ciò che rimane del prodotto, dopo pagata l'imP,osta, appartiene all'agricoltore, che può venderlo sul mercato. Anche .su questo punto la politica del co– muniamo integrale dovette indietreggiare di fronte alla opposizione dei contadini. Da ciò due conseguenze importanti : ammessa, entro certi limiti, la libertà del commercio interno, il Governo dovette abbandonare la polit-ica tertdente a fare sparire la moneta; e in t>ari tempo .si .trovò costretto a -0rganiz- . zare, ·11credito. Inoltre, creata una materia imponibile, esso dovette ristabilire un sistema tributario. · ·anco E' riuscito il Governo con tali provvedimenti a rag– giungere il c;loppiolfine propostosi, di contentare i coo– èaclini e di aumentare la produzione? La rivoluzione ha dato ai ·contadini il 96 per cento delle terre agricole ,russe (secondo le \Statistiche sovie– tbste); ma·non basta possedere i campi, occorrono i mezzi rier coltivarli. Attualmente, l'importazione dall'estero e la fabbricazione interna di utensili e- macchine agrarie 5i fhantengono in proporzioni (Ilinime. Gli organi uffl– Liali valutano· in 540 milioni di rubli-oro il prezzo degli :·,rnesi mancanti all'agricoltura. Il numero dei cavalli ·Jsati dai contadini, che era di 24 milioni nel [916, scese e 118 nel 1921ed è ora di soli 14. Mancando i mezzi per aumentare la produzione, gran parte delle terre rimane ,,on coltivata. · Le siatistiche governative danno per il 1923 un leg– gero aumento della superficie lavorata, e calcolano sopra un racc6lto di cereali sufficiente ai bisogni del paese, ~nzi tale da lasciare uh piccolo eccedente per l'esporta– zione. Ma, anche accettando per veri questi dati, è ovvio osservare che nell'anno corrente il fenomeno, di un rac– colto abbondante non è proprio della Russia, ma di tutti i paesi europei. Si può, fondandosi syl risultati di una •qnnata eccezionale, ,sostenere che la nuova politica Ila create le condizioni generali necessarie alla ricostruzione dell'agricoltura ed, è capace di assicurarne l'ulteriore ~viluppo? No, risponde il Journal àes économistes: poichè man– ~ano tuttora gli elementi indispensabili alla stabilità e nl progresso dell'industria e (per la mancanza di stru, menti da lavoro) dell'agricoltura stessa; il contMl.ino si trova oggi, come prima dell'inizio della nuova politica, nella impossibilità -di migliorare l'amministrazione del suo bene, di provocare l'afflusso di capitali, di disporre cli conoscenze e forze tecniche. Senza una profonda mo– dificazione di tutto il regime, l'agricoltura russa non si potrà risollevare. E nemmeno potrà ri,fiorire l'industria. La limitata con– ces,s!one dell'autonomia commerciale alle imprese na– zionalizzate non basta a generare lo ,slancio delle in– rlustrie. Il volume della produzione resta meschinissimo, paragonato a quello d'avantiguerra; se negli ultimi mesi s'è veri!fì.cato un lieve aumento, questo non significa affatto che sia vitale un'industria lavorante con perdite enormi, a prezzi che non rispondono affatto alla capacità d'acquisto della popolazione. L'impossibilità d1 tare conce,ssioni sul terreno econo– mico, elle fatalmente trarrebberO' con sè ·concessioni sul terreno politico, impedirà sempre al Governo sovielista di ottenere il risorgimento dell'economia. Questa l'opi– nione - che t.rova però notevoli e numerosi dissensi - {]elio scrittore del Journa/ àes économistes. ANGELO TRH'ES. Ciò che • SI stampa La teoria 'del valore nel sistema marxista. E' noto che, per Marx, il valore <l,i scambio, cioè il prez1,0 delle me,·ci, è determinato dal tempo di Ja,voro socialmente neces– sario, ossia. normale, che la loro confezione rich i~de. Da questa teoria del va.lore dipende, a, guisa di corollario, la. teoria del sopravalore, giusta ],a quale il· profitto dell'imprenditore capi• t,alisba. e dei suoi vari asscciati, prossimi e lontani (banchieri, commercianti all'ingrosso e al, minuto, locatori d: immobili e di fondi), risulta da u.na certa qu,antità di tempo di J,avoro che l'imprenditore non p aga. aH'operaio, e che invece .si f.a. poi pa– gare integralmente dagli acquirenti delle merci. Le indagini e gli studi compiuti negli •ultimi sessant'anni dai cultori della •scienza economioa, hanno di most rato infondate e artifiziose le teorie marxiste del valore e d.el -sopra.valore: e a queste cono}usion.i Ant.onio Graziadei si a ssoc ia, oon argomen– tazioni nuove, in un suo recente volume (1): ma in pari tempo ammonisce i critici borghesi di Marx a non gridare troppo alt.a.mente vittoria, come usano. fare. . Infatti, ,in sostanza., dove voleva 1a.rrjv ,a.re M 1 arx? A dare una determinata veste teorioa e scientifi~, ad atta ai gusti del tempo (allora l'eoonomi,a politica, oggi alquanto scredita.I.a, era in aJ. tissima voga), a.Ila su.a constatazione che il rapporto del pro– leti,riato verso la borghesia è sempre, malgrado la forma mutata., l'antichissimo e tradizionale rapporto storico di uru,, cl.asse co– stretta a. dedicare una pa.rte del proprio lavoro al mant<!.Ilrmenro ed agli ,agi di un'altra classe, che con la violenza e l'astuzia la domina e la go..-ernn.. Ora, questa è verità innegabile, che (1) ANTONIO GRAZIADEI. Prezzo e So11raprezzo ntll<>Economia Ca-pitali,tica. Critiie& alla teoria del Valore, cli Carlo Marx. - ' Società Editrice e Av11111ti ! •• (L. 6).
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