Critica Sociale - XXXIII - n. 19 - 1-15 ottobre 1923
' . CitITICA &oCIALI • vantaggio deli'immen,sa maggiior'anza •, come dice il Manifesto dei Comunisii, dovrebbe esser tenuta come guida costa,nte dell'azion~ stessa, non so]o dal Partito, ma a:nche dai Sindacati, se vogliono veramente con– durre li proletariato alla sua piena emanèipazione, e Ron soltanto procurargli parziali miglioramenti. Certo non s arebbe "difficile' a certi _gruppi del •proletariato, in alcuni ca.si, ·ottenere aumenti di salario o altri benefici, associando la ,propria 'azione a quella dei corrispondenti gruppi-_ capitalistici; per ottenere la connivenza dello Stato alla po1iiica dei ti-usts, mi,sure pro,tettive ed altri analoghj privilegi. E le organizzazioni industriali ten– tano spesso <li indurre le ·organizzazioni operaie a que$ta complicità, ed è qualche volta avvenuto che le orga– nizzazioni operaie, ancne in• Italia, si siano lasciate impigliare in questa rete. E' questa è .stata la po\itica normalmente seguita da certe Federazioni operaie di altri pa~si, come, ad es., dalla Federazione americana del Lavoiro. E' chiaro l'errore insito in questa tattica: anche senza tener copto del fatto che il prezzo <li questa compJi.ci'tà è .s,pe.ssoripreso, alla prima occasione, dalle organizzazioni padronali, sta il fatto ·che i sindacati operai .si rendono, con quei patti, solidali! coi ceti ca– pitalisti~i ,in quene forme di attività che ,rappresentano per essi 111nanecessità di difes a <lei lo:r o.:profittò, ma che sono lo stigma deHa loro ulterio.re incapacità a promuovere e dominare lo sviluppo delle forze produt– tive, e sono ,quindi il segno del)a loro decadenza. Si capisce quindi -che i ceti capitalistici ricerch ino quella complicità per. rafforzare i puntelli del lo.ro predominio e allontanare la propria caduta; ma que.sto fatto· mede– simo Ifa 'anche chiaramente comprendere che il prole– tariato deve rilflutare queste pericolose solidarietà per salvare il prùprio avvenire, mantenendo, integra la co-ìn– cidenza del .suo interesse cbn l'interesse genera.le della società,: nel che sta appµnto, ripeitiamo, la. ragione sto– rica per cui egli è chiamato ad assumere la gestione clella vita socioale. Ecco, a mio modo di vedere, il criterio per distinguere rruando, pos,sa esser morale e vantaggiosa (dal -nostro punto ·di v'i.sta) quella che si chiam8. la collaborazione ài 'classe, cioè lo 6forzo comune ,di -gruppi borghe.si e di gruppi -proletari per armonizzare i loro opposti in– teressi o per conseguire un vant,aggio• comune; e quando invece essa sia da considerare dannosa e contraria alle eslgenze della nostra az!-o_ne .E'. morale e non è anti– socialista, ,ad es., il consen.so che po.ssa dare un sinda– cato operai•o a una te mporanea ;riduzione di salari, quando questa serva a salvar dalla crisi un'industria vitale (che viv•a cioè con le proprie forze), <lato che la crisi rap:presente;rebbe una paralisi di forze produttive e una deteriorazione, quindi, della ricchezza sociale, e supposto che essa crisi non poosa, in quel momento. essere evitata -0on altri mezzi; è invece socialisticamente immorale l'aiuto dato -da un sindacato operaio a un gruppo capi'talistico per ottenere il privilegio di dazi protettivi a un'industria eh.e non abbia la forza di reg– gel'5i da sè, col risu,ltato di far convergere le forze pro– dutti'Ve ad un impiego S'ocialmente meno redditizio,_ e di far pagare più care, alla generalità dei 'Consumatori, le mèrci che 'essa indu,stria produce Con .queGii criteri va risolta anche la questione, più volte affacciata, -della partecipazione degli operai agli utpi -della fabbri,ca in cui lavorano, e dell'a zionaria to operaio: che possono essere accolti in. certi ca.si (sia pur con la massima prudenza), in quanto possono rap– presentare un mezzo per cui 'il proletariato (o una sua rappresentanza) si acide.stra· a conoscere il meccanismo della 'Proùu21ione e la comple.ssa cohneSGione dei fatti ·economie! e a compiere funzioni <liretrive; Ìna devono· e65er rilfl.utati quando (come' è da pr~umersi avvenga quasi sempre) sono offerti per ottenere una permanente c~Vtµlici~à d-et.lavoratori alle manovre con cui il capi– Ialismo mira, in isfre11:io agli interessf della grande nuiii~ran,z$._ .a t.utelare i proprt interf!~i Pl!-r!içolari. 'pliotèca Gino Bianco Nella realtà, certo, le co,se non si pres.entano sempre così chiare che si possa dire .senza ambagi in quale categoria vada collocato quel tal caso concreto: la realtà è .sempre complessa ed esige sforzo di analisi e capacità di discernimento. Ma dico che ci vuole un principio che ci guidi (quando si sia compiuto quello sforzo) nella scelta della via .da .seguire; e il principio. mi pare possa trar,si dalle considerazioni che son venuto facendo, le quali concernono pertanto cosi la nostra dot– trina éome il metodo della nostra azione (1). 0BSERVER. (1) H problema. qui sopra. discusso, ha. una. connessione con un aJtro 'che fu <liba.ttuto recentemente in va.ri articoli della Critica,, sui rapporti fra. Pa.rtito e Sindacato e sulla asserita diversità ·di esigenze cui essi debbono obbedire. Io ammetto che il Sindacato, dovendo guidare m.aase che sono legate, non da una comunanza di. fede ma di interesse, e che mirano in ,grandissima parte al solo va.nt.aggiò immediato, non sempre avendo, neppur di questo, un concetto illuminato. e razionale, debba tener conto di queste circostanze e non possa cos i sped i– tamente e dirittamente mirare a l suo s copo come può fa.re il ·Partito. Ma esso obbedisce, in tal ca.so, non alle esigenze intr in– seche &lla sua. natura ,e ,ai suoi fini , ma a. !forze (ignoronz,a. o e!'roismo inintelligenbe. delle masse, ecc.) che lo costringono ad allontanars i dai suoi fini o .a, pietiner s-ur pface. Il Sindacato,. se è guid, a.to con coscierwa. socialista. (e sia pur libero da ogni vincolo, di sudditanza. o di alleanza, con Partiti) non può a.vere esi~enze fondamenta.li diverse da. quelle del Partito socialista. S'intende che io non pretendo qui di dimostrare il mio asserto , per cui si richiede un lungo ra.gionamento. Rimando tutta.vi .., per una parte d..Ila mia tesi, a.Ilo scritto di I. Schreider, ne l– l'ultimo numero della (Jriticd. Ln· emigrazione auricola inFrnncta' 1 ) Sulle colonna dei nostri giornali agricoli comin– ciano ad apparire con certa frequenza articoli che trattano della emigrazione dei lavora.tori italiani in Francia e delle condizioni che questi vi troverebbero. Il parere quasi unanime è piuttosto favorevole. La Francia ha vaste zone di terreni abbastanza fertili i quali producono sempre meno di quanto potrebbe– ro unicamente, si può dire, per il crescente difetto di. mano. d'opera agricola. Ognuno sa che la Fran– cia ha una popolazione unitariamente .·scarsa (circa 70 abitanti per chilometro quadrato); che in alcune sue zone si .nota in questi anni una effettiva dimi– nuzione di abitanti; che in altre zone l'eccedenza dei nati• sui morti è tale da non compensare le perdite altrove constatate. Problema preoccupante, ango– scioso, che i Francesi appaiono incapaci di risolvere d'a sè, giac~hè forse non è il solo malthusianismo la causa di questa lamentata r'rluzi 0 ne nella popola– zione francese: essi sperano nella immigrazione di popoli vicini ed amici, aventi affinità di linguaggio e di temperamento, e calcolano che costoro - sta– bilitisi sul suolo di Francia -,-- troveranno condi– zioni di vita cosi favorevoli da lasciarsi indurre a diventare cittadini francesi. Non è nostro compito esaminare, qui, se una tale mira sia da :ritenersi raggiungibile• e se meriti giudizio favorevole od av-. verso: esponiamo solamente i fatti. La Impressionante ridu·zione della f0P0lazione agricola, Dal punto di vista agricolo la diminuzione della popolazione nell-e campagne è giunta veramente a una proporzione allarmante. Togliamo da un re– cente lavoro di Georges Risler, presidente del Museo Sociale di Francia (Le travaiUeur agricole français; Paris, Payot, 1923) alcune cifre che indicano, in d'i- (1) Su questo articolo del nostro Gorni, ·risultato di indagini e oonstatazioni che !',autore ha fatto personalmente sul luogo; riohiami.amo,I'attenzione di quelli che s'interessano del P!O– blema dell'emigioa.zione e di quelli cui spetta. avviare e gui,do.re aJl'C)l!tero l'I nQstra. m11no ·n'opera clw va in cerca di lavoro. · · · (Nota della CBITICA).
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