Critica Sociale - XXXIII - n. 19 - 1-15 ottobre 1923
. IJUTICA SOCI.AL& s9lo_ ·una co-~a non è in suo potere di dare, se non la pigli ove si trova e come si trova: la potenza decisiva d,el prol'etariato medesimo. • :.. La rivoluzione proletaria de, 'essere !'.opera della ma,ssa, su cui i partiti agiscono, non può essere l'opera esclusiva di un partito, sia ·PUl.'.e il partito meglio quali• fiéato per rappresentarne gli interessi ». E, sotto il titolo « M.isticismo socialista», insorgevamo contro .(chi lo intmaginerebbe ?) il futurismo ·anticipato dell'amico Ivanoe Bonomi e di Enri-co Ferri, che, nel– l'o-ccasione di un certo voto di a,desione al socialismo pronunciato dal Congresso .dei conta,dini a Bologna, o,sannavano - più socialisti, in apparenza, di noi - a un trionfo del p'a,rtito ... che lasciàva noi molto scettici e anc;he un poco· preoccupati: "·Se noi siamo un partito rivoluzionario - riv<Ylu• ziònario nei metodi ·come nei -fini- non è questo, parmi, che dobbiamo volere; non sono queste a,desioni tumul– tuarie, alle quali noi non sappiamo quale concetto pre– ciJso corri-sponda nella mente delle folle che vi son tra– scinate. Nulla infatti - fu notato più volte - è più difficile a,ll'adulto che rifare in sè la psicologia del bam– bino, traverso la quale pure siamo• tutti passati; e a maggior ragione non è facile ad alcuno di noi rappre– sentare a se stesso la mentalità del contadino. Quella, che è per noi convinzione, frutto di \ID processo mentale laborioso, di interné lotte c ombattut e, di. dubbii vinti, ed è confortata e al tempo stes.so temperata da tutto un complicato, corredo. di concetti intorno alla morfo-– logia e àll'evoluzi_one delle società; in quei cervelli ver– gini - troppo vergini - ancora, ben può essere soltanto l'espressione di un deSiderio, la illusione subiettiva di una miracolosa -palingenesi sociale, cui basti la forza ùe.l numero, e della quale non si scorgono gli ostacoli che rendono lungo ed aspro il cammino, e gli inevitabili coefficienti di riduzione ne1la applicazione graduale. V'onde po-ssono. sorgere pericoii non sospettati, nena vita .stessa dei partito e nei progresso dei movimento re– dentore. La coscienza socialista delle masse, ,che è lo scopo della nostra propaganda, nori può essere una im– provvisazione e, nel campo dell'azione come ·in quello della ricerca scientifica, a nulla giova precipitare le con– clusioni. Se occorrono anni a tra,sformare tutto intero l'uùtno-tisico, sostituendo· cellule n.uove alle vecchie e corisunte, molto più tem;po- abbisogna a trasformare l'uomo .tisico, sostituendo cell1,1lenuove alle vecchie e sizione del pla,sma rinnovato a riprendere ogni giorno gli stessi atteggiamenti, le o$'è~e vibrazioni di quello a cui si è venuto mano mano sostituendo·. I miracoli della grazia -sono buoni per la religione, la quale tratta degli affari dell'al di là,- ma non. possono aver- utile appli– ca:iiione nelle· cose di questa terra. Se la fede può diven– tare ùna !forza. formidabile ('!uando .venga a coronare uria convinzione maturata e positiva; quando invece la preceda e la sostituìsca, non può e.ssere che uha debo– lezza e ùn ostacolo al formaDSi ·di·quella stessa coscienza di cui simula le apparenze· esteriori; in tal caso essa non. farà dei convinti, ma dei fanatici brancolanti nel buio». · E designate V'ltt.-ie ·- possiamo aggiungere oggi - dei· rigurgiti improvvisi della e-sa,sperata l:larbarie della reazione. *** Què,ste nostrè • esumazioni » ultraventennali parranno oggi· a-Iqua!nto anacronistiche, perchè in parte' superate dal1'eciùcazibne ..proletaria' (che. ha pur fatto, malgrado taptt_°èrrori,. pro~ressi innegabili, e il terreno dissodato, se · ap.che' d~vastatò dal ciclone, non rilorna, perciò a,d ess~w.-ìerrèno desertico) e in. parte - per l'avversità deJ5:l,i. ·odi~rni eventi -:-:·anco-ra premature ed i,na'ttuali. M_a con~engono-.....:. d·isinvolte -i:J.a qualche scoria ..:..quelli . che erano, e ·tlovrebbero essere oggi più. che mai, se l'esperienza qualche c osa ha insegnato, i iatinÙcci del · mov(mento. socialis.ta· e prÒletario. Ond'è che • per rin– n-9varci »•• pa re a ·n oi che con venga sopratutto essere fedelf a noi. st"ess'fr anzi, in un ce.r.to ~enso,. forse... ri– tornare ..alÌ'antico.· Vi è in. quei Ì>rincipii quanto basta per -risÒlver·e-, "fn astr.atto, .tÙtte .le dubbiezze. La loro appÌÌCaz)one: :P<>i, ai' casi conÙngenti e tra.'nsitorii è que– sti ori!!, volta pe:i; volta, di se~plice buon senso. ~on v'è nes~upa _;e~rlii:, .. per -~alda e: _luminosa che ~embri, la quale'dispenst gli-•uominl ·~ pei passi inopinati.e dif– flcoltosi - dall'usare àncbe il ·1ant"ernino tascabile del- 1'\tti:1Ué-· i~$O còmuiie .. ·' ,.- . ·' . . . . ! ' - ,···. . . . • - . . • - . . Fn.tPPÒ TORATI .. UotecaGino Bianco Questioni didottrina e di metodo - 'azione Contributa alhpua di rnrsiona I d1 rinn1111ento La teoria del valore e la conseguente teoria del plus– •Valore hanno,. nella concezione marxista,· piuttosto un contenuto morale che un fondamento economico: o, più esattamente, servono a dare una base dottrinale e scien– tifica all'a,ssalto implacabile che Marx muove contro la ,società capitalistica. La c,rttica economica ha dimostrat o gli err ori di quella teo,ria e le varie scuole socialiste han.no accettato le conclusioni di quella critica: nessuno pensa oggi che alla dottrina socialiJsta la teoria del valore e del plus– valore Sia presuppo.sto e base !lt'~essaria. Tuttavia si può dire che, fatte poche eccezioni, tutte le accuse che la critica socialista muove contro la società borghese sono ancora inspirate a quei concetti economici che pur .si dice di aver ripudiati. Lo sfruttamento capitalistico, che è lo sfOTzo vitto– rioso di far convergere al vantaggio individuale quel– l'apparato economico che potrebbe (e dovrà, secondo le no·stre aspirazioni e previsioni) esser rivolto al van– taggio collettivo, è solitamente ima.ginato, nella criticà socialista, non come una sopraffazione del privato sul pubblico- interesse, ma esclusivamente come una sopraf– fazione di un piccolo gruppo (detentori dei mezzi di produzione) sopra un gruppo assai più numeroso (de-· tentori della forza di lavoro). Anche questo deriva dal difetto di visione, cui ho accennato nello scorso numero della Critica, per il quale la lotta onde è intessùta tutta la nostra vita sociale si riduce all'antagonismo fra ca– pitalisti e lavoratori per la ll'ipartizione della ricchezza prodotta dal lavoro (e, si pensa comunemente, eGclu• sivamente prodotta dal lavoro manuale). Lo sfruttamento quindi consiste soltanto - seèondo questa ristretta visione dei fenomeni sociali - nell'ap– propriazione che il capitalista fa, a danno del lavora– tore, di una parte del prodotto del costui lavoro: appupto di quello che Marx chiama il plusvalore. L'ob– biettivo uni-co del movimento socialista ·deve perciò essere - sempre .secondo quella -concezione -'di ridurre sempre più (per poi eliminarla di colpo, con l'atto ,finale della espropriazione) quella quota di ricchezza pubblica che il capitalista oggi « indebitamente • si appropria, e di tendere cosi a dare al lavoratore una con.dizione di vita sempre più elevata e; infine, il « prodotto integrale del proprio lavoro •. Ho già detto nello scorso fa,scicolo che nel novero degli sfruttatori da eliminare ·la concezione volgare include anche categorie di persone le quali, viceversa, compiono funzioni non soltanto utili, ma necessarie, ehe so-lo pe:i: influsso del :regime nel quale si compiono, sono indi-. rizzate a promuovere esclusivamente il vantaggio di alcuni individui, con danno, spesso, della collettività. Ma, a parte questo, se scopo dell'azione socialista vuol essere, come è infatti, la progressiva elevazione del tenore di vita della classe lavoratrice, in omaggio anche ad un sempre più largo riconoscimento del suo diritto, è ragionevole fare il calcolo del vantaggio -che potrebbe ritrarre la classe operaia dalla riduzione o, sia pure, dalla eliminazione del plusvalore, se questo fenomeno dovesse conststere esclusivamente nel trasferimento di un 1"\'!ddito dal capitalista al lavoratore. Quell'argomento, ·molto grossolano, frequentemente ripetuto in di.fesa del– l'ordinamento ·capitalistico, che, cioè, se il proprietario, poniamo, di un'industria, nella quale pure abbia im– piegato un forte capitale e da questo capitale tragg_a un alto saggio di prQfltto, dovesse rinunziare a questo profitto e distribuirlo tra gli operai, ognuno di questi verrebbe ad avere un vantaggio insignificante, - questo. argomento non h_a, evidenteme11te, alcun valore contro ,la. critica e la tesi. che la dotJrina socialistll, OPP.Qnealla società capitalistica, ma ba invece un valore innegabile
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