Critica Sociale - XXXIII - n. 19 - 1-15 ottobre 1923
Dalla proclamata indipendenza ·del Sindacato dai Par– t,iti per le ,sue necessità speci.ali, si_rischia di passare al disinteressamento del Partito pèr il Sindacato; dalla esagerazione ma1Ssimali-stadel Sindacato agli ordini del · Partito, .si va all'altra esagerazio-ne - inconsapevolmente altrettanto massimalista - del Partito « spirituale » che « ignora » la politica sindacale. . Il Partito, (questa la te,si non ancora chiaramente enunciata, ma che si fa silenziosamente strada fra gli « unitari ») sarebbe il raggruppamento degli uomini di fede, di ·convinzione, che mirano lontano alla mèta eia raggiungere, che possdno magari, in certi momenti e sotto certe condizioni, accogliere un po-ssibilismo çon- ,tingentista senza con ciò _f.erirela rigi<lezza dei tetmini teorici, ma che, in certi aitri momenti, deve irrig~dirsi '– come oggi - in un « nullismo di attesa », lasciando che i Sindacati manovrino a loro agio per le nece,ssità gio,r– nall~r-e. Secondo questa concezione, il Partito- sarebbe ' la roccaforte dell e coscienz e socialiste incrollabili, che rischiano m a non piega .no; il Sindacato, il 1 gregge degli uomini c'he piega.no perchè non reggonQ, alla bufera. Neghiamo che queste affermazioni -corrispondano alla· reàltà dei fatti, che' sono quello• ,che conta. Il Partito Socialista Italiano raccoglieva - nel 1920- ,più di 200.000 inscritti e la Confederazione del Lavo-ro intorno a 2 milio-:ni. La differenza ,delle cifre dovrebbe attootare che i 200.000 son·o i .socialisti « veiri », .saldi nelle loro con– vinzi-o.ni, tetragÒni ad ogni evento; e quelli che rimanJ gi:in o, il milione e ottocentomila, i simpatizzanti, quelli cioè clì.e sentivano il socialismo come una superficis1-le « tintura di spirito proletario », senza averlo. approfon– dito. Per conseguenza, allo-,scoppio della bufera, il Sin– clacato ayrebbe dovuto subire uno sconqu;issamento- con 1a elispensione assoluta delle sue forze, mentre gli in– scritti al Partito avrebbero dovuto resistere tutti sulle loro posizioni. Non intendiamo parlare di resistenza attiva: ci basterebbé quella, più. mod.esta, che consiste nel modestissimo coraggio di -rimaner fedeli ad ·una tessera.... Se im:ece addizioniamo oggi le cifre de-i tre Partiti in -cui si è diviso il vecchio tronco, la somma che ne ri,sulta e. tale da non incoraggiare. E, no-tate, il Partito non ha dalla sua la ragione in più -che esiste per i Sindacati: la crisi. economica, che ha ridotto "in tutto il mondo i quadri delle organizzazioni, anche di ·quella c·osì vecchia e salda dei lavoratori inglesi, i quali, nel loro ultimo Congresso, hanno ..denunziato la dimi– nuzione impressionante di due milioni e mezzo -di soci. Se, dalla diminuzione di soci della Confederazione to-· gliamo pertanto quella che sarebbe avvenuta anche se.nza la reazione fascieta, le perdite numeriche dei Sindacati po,ssono dirsi proporzionalmente minori di quelle del Partito. Il che dimostra che. il Partito stesso· può ·fidare pììl .sulla diffusa e larga sfera di piccole resistenze. .che la– vorano sul terreno dei fatti e della realtà, ·che· non ·sulle forze « spirituali » di quelli, che pur dovrebbero avere, per l'adesione data a un'« Idea», ben altra vo– lon-tà e capacità di re1Sistenza. Anche altri episodi concorrono a dare la stessa dimo– strazione: per es. l'esperimento• delle e.lezio•ni-co-rruunali. di Milano, ove quella piccola resistenza, che si mani– fe-sta traverso la deposizione della scheda nell'urna, non tu opera delle iforze che il Partito aveva raccolte e .at– tratte a .sè, ma di queùe ohe ner Sindacato avevano- ap– presa. la coscienz·a deìi. proprfi interessi, e dei doveri d'azione che la loro difesa richiede ed impone. · C'è di più. La diminuzione .sindacale italiana non è che apparente, e lo spirito • ,confederalista » dei lavo– ratori ,si manifesta ovunque se ·ne presenti l'occasione, per rinnovam·ento di ,patti di lavoro o per elezioni·-di ,Commissioni interne. Non è neppure -completamente vero che le masse dei nostri organizzati siano paisate in gran numero a.i Sindacati fascisti. In Italia gli organiz– zab~li sono stati -calcolati intorno ai 14 milioni,: niente di più facile che una parte di quei lavoratori, che non aderirono mai alla Confederazione del Lavoro·, siansì ora raggruppati nei Sindacati detti nazionali..·'Ma' quel tale « spirito proletario » del quale trattiamo, non solo non è .scomparso e ·tenacemente resiste, ma si allarga, perchè gli" stessi Sindacati « nazionali » ,çiovranrio \ es– serne - e cominciano .già ad esserne _:_ presi. Alcuni fascisti, più esperti di cose sindacali., lo hanno, già con– fessato. Il fatto che oggi - in periodo di IJ)ocolavoro - le organizzazioni 1:asciste si tr astullino in. vaghe e vacue atrerniazionì _per dissim ula.re una forzata impotenza, BibliotecaGino Bianco ·non p1·o;a a,ftatt~ il contrario. Certo, se gli avvenimenti politici nazio:aàli ed internazionali ci ricacciassero in tale miseria eia segnare il ritorno· ad una inciviltà _che credevamo sorpassata, il Sinidacato·,diverreb!Je inutile; ma altrettanto inutile sarebbe anc•he la propaganda pura senza più rispondenza alle condizioni esteriori. Ma se invece - come è sperabile - avremo quandochessia una ripresa del lavo-ro, i Sindacati fasci;;ti saranno coi.Stretti acl un'aziun'e di classe o vedranno· sfuggirsi tutti i loro associati. In~vitabilmente, come è avvenuto ai cattolici. E,. se questa unfoità di azione non porterà alla unità sindacale (unità .sempre relativa), sarà solò J)erchè, per ·ragioni facili ad· intuirai, le gerarchie di funzionari . resisteranno in nome -_magari - della Nazione o della Rivoluzione; ma è facile prevedere -che i Sindacati fa– scisti dovranno trovarsi al medesimo ta,volo dei n~stri, contro gli interessi -capitalietici e padronali. · La conclusione mi pare chiara. 11.Siildacatò- è il punto di raccolta degli uomini non socialisti, ma « intinti di spirito proletario » (di uno spirito proletarid più dif– fuso, :e più profondo di quanto' non sia stato fino, ad oggi) i quali lottano per ottenere che il Lavoro cessi · di essere « cosa » sottoposta alla li'bera contrattazione, . sia pure collettiva, soggetta alle o,scillazio-ni dei mer- . cati, e si avvii ad essere sempre più e meglio conside– rato come mezzo umano di perfezionamento del vivere civile. Ecco il campo di rinnovamento per il Partito; ecco la nuova v.ittoria -da conquistare per il Proletariato, ***· Se fossi-mo convinti - come lo è qualcuno ,anche fra noi - che tale opera possa- e.ssere ormai eseguita e guidata dal Sindacat·o solo; perchè il Partito, abbia .com– piuto ,la sua funzione, non ci -sentiremmo a pooto nè in questa discussione nè in seno al nostro Partito-. Invece ' il Partito ha, ancora, a no,stro avviso•, un grande còm– pito: quello di _'riempire le lacune vastissime del Sin– dacato, il qual~. arrivasse pure a signoreggiare nei corpi , tecnici d',ogni genere· e origine, quelli che -già esistono e quelli che si desidera veder. sorgere, non può per altro . 'sostituire il Partito - i Parpti -- nella funzione politica, cioè .generale, rispetto· alla vtt,i. del Paese. . Ma il Partito ha da rinnovarsi (uscendo dal la1Stricato infernale delle buone ina assai vaghe intenq;ioni) pre– cedendo, affiancando, aiutando- il -Lavoro nelle tr_asfor– mazioni cui esso a1Spira, non lasciando-si guidare in quest'azione da senti menti ·o risen timenti di pa-,:,tech,e, a ,seconda dei .Qasi, indebolisco.no, o 'irrigidilscono oltre il necessario; occorre che, con questa '.sua opera nell'am– biente politico, il Partito' attiri intorno a sè un grande alone di cons!:)nsi, 1ra i quali .queno delle masse C!lrga- . nizzate sarà il più valtdo e sicuro. Per far questo-, la politica del rigidismo; dello -spiritualismo, assolnmato nella forza magica di attraq;ione ,di un fo-glio, o- di' un uomo, deve essere abbandonata. L'u0mo e il foglio, per raccogliere larghi' consensi, -dovrebbero- rivolgensi ,al sol– leticarpento dei malconte'nti, ,dei risentimenti, degli odi, cioè seminare 'e raccogliere nella sc•ia sariguigiia. e· do– lorosa della cronaca nera- degli ultimi due anni: do– vrebbe ricorrere allo stile dei manifesti di, Darthé - ' rivoluzi,onari certo, eocialisti no. I!. Wei:ss ha toc'cato un punto• delicato ma essenziale per la nost.ra vità ~otitica avvenire, dicendo che, «quanto alla politica interna', noi dovremmo, l!On solo stigma– tizzare negli altri partiti, ma altresì abbandonare per •nostro conto-, ogni forma di demagogismo, inte,so, nel senso ·del facile· vellicamento ·dei sentimenti delle folle e ,degli interessi particolaristici a mero scopo di par- tito .... ». ' Ora, ,quale .potrebbe eSiSere una politica di partito che trascurasse o-gni 'p_roblema concreto, se non quella di speculare sui risentimenti e sugli odi- che - pur– tmppo ! - ,si sono acèumulati e ,sf continuano ad accu .mulare con -una incoscienza incredibile per le azioni · 1-ocali proprio di quel 'Partito -che, essendo al potere, avrebbe - assai più di noi - tutto l'interesse ad evitare que.sto perpetuarsi di cose? Ma gli uomini del Partito Unitario che seppero Slfidare le in'Vettive, che venivano loro lanciate nel periodo del " tutio o- nulla », •allorchè– ba-stava essere in dissenso- con la corrente iri voga per .senti11Si gridare in faccia "vile collab.orazfonista », ha, l'obbligo di ad:oprarsi perchè l'ambiente si rinnovi, evi– tando che il mutare della .si"tuaziòne determini il dis{re– narsi ò.i un µ,u_ovoopposto odio di parte. Un programma politico, che tenga conto -delle CJrco-
Made with FlippingBook
RkJQdWJsaXNoZXIy