Critica Sociale - XXXIII - n. 19 - 1-15 ottobre 1923

300 .. CRITICA l!OCIALK c1S1one di concludere affa1i el con la illusione di far presto e bene, corre il pericolo di restare ingannato. Bisogna tener conto che, se è vero che la terra vale in Francia relativamente poco (da 1000 a 2000 f:canchi l'ettaro per aziende in ccndizioni normali e lontane ùai centri po,polosi; fino a 5000 franchi per aziende atte a una coltura int01IJ.siva e vicine a centri), è anche vero che càpita spesso di .acqutstare a_ziende disorganizzate, con scarsi fabbricati, con terreni che richiedono lavori straordina1i per essere rimessi in ,condizioni normali, con un capitale in~ufficiente che deve essere subito completato. E i fabbricati - sia che si debba costruirli ex novo, sia che si debba ampliarli e sistemarli - richiedono spese enormi; e il capitale che bisogna investi're, nelle aziende (so– pratutto bestiame) costa molto, come· .in Italia.· Si può dire che una campagna, se si vuol compraria, bisogna pagarla almeno due volte: una per soddi-. sfare il venditore; l'altra per assestarla ana· meno peggio, tanto per avviarla ad una passabile pro– duzione. Non sempre gli agricoltori italiani, quando sono andati a fare acquisti di terre in Francia, hanno tenuto .conto di questa esigenza; e s'è dato perciò il .caso (ad esempio, nel Tarn) di piccoli pro– prietari italiani i quali, smaniosi di fare acquisti,. si•, sono lasciati appiccicare aziende male organiz– zate, con terreno non sempre buono, a prezzi assai superiori a quelli normali. Di ,questo inconveniente si preoccupano seriamente le associazioni di agri– coltori francesi, le quali - avendo interesse a, man– tenere la conv•enienza della em;grazione di mano d'opera italiana - vedono irt. questo e·ccessivo ele– varsi di prezzi della terra, a danno di piccoli ri– sparmiatori inesperti, una causa• di arresto della emigrazione. La nostra emigrazione deve essere raziona:lmente orga– nizzat.a. Tutto questo· che noi siamo venuti esponendo ha una conclusione. Noi riteniamo che. la nostra mano d'opera agricòla - quella stabilmente eccedente ·_ possa trovare in Fran,ci3: un collocamento facile e redditivo. Abbiamo un paese accanto a noi in cqi l'agricoltur.i. - per difetto di mano d'opera - cam– mina verso la disorganizzazione·: è un paese affine al' nostro- per-linguaggio e -per costumi. Forse pochi . poderi offrono ai nostri lavoratori della terra le con– dizioni che offrono quelli di Francia. Ma a una condizione. Li nostra mano d'opera agricùla - in un paese vario per condizioni del– l'agricoltura com'è l'Italia - ha attitudini che va– riano molto da zona a zona, da famiglia a fami– glia. Bisogna tener conto di questo fatto ei assistere i lavoratori nel loro collocamento, non solo perchè essi siano equamente trattati (sul· qual punto - si deve riconoscerlo - non ci son,o serii motivi di preoccupazione), ma perchè le famiglie e i singoli lavorato-ri siano sistemati in modo conforme alle· loro attitudini., · Parliamo sopratqtto dei mezzadri. Attualmente l'assunzione di famiglie di mezzadri si fa solita– mente per corrispondenza. _;vero è che, quando le . pratiche sono avviate, il capo della famiglia che sta per essere assunta può and·are, a spese del proprie– tario, a vedere· l'azienda a lui destinata e a farsi conoscere. Ma ognuno può imaginare quale esame poss~ compiere un povero lavoratore, che dell'agri– coltura ha solo -una esperienza locale ed empirica, che non conosce nè lal lingua, nè i costumi, nè la teTra del paese do,ve sta per andare. Càpita così che un lavoratore di pianura si veda assegnare una azienda in colli na, e vicev ersa; che chi è pratico di altevamento del b.estia.me caschi in un'azienda con prevalenza di t er reno se minativo; e cosi via. Oc– co-rre che 'là, sul posto, ci sia un pe;rsonal12 teçnfoo . nostro, iJ qu!l,J~ ç<moscll, i~ çon.cfi~iorµ e ie ~ttitu1Hnf Biblioteca Gino Bianco dei nostri lavoratori agricoli e sia in grado di giu– dicare la bpntà e le caratteristiche di un'azienda -per la quale si domanda mano d'operà. italiana. Esso dovrebbe ricevere le offerte dei proprietari; -rendersi conto esatto dello stato delie loro aziende; scartare quelle per le quali si• ritiene non pos'sibile il collocamento di mano d'opera nostra; classificare le altre per po_ter indicare quale composizione · e quali attitudini:_, si richiedono neUe famiglie che in-– tendono .emigrare. Questo personale può inoltre racçogliere notizie intorno alle aziende che sono da vendere o da affit– tare, procurarsi i dati relativi ·alle loro caratteri– stiche, formarsi un concet\o del1 loro valore, per . fornire indicazioni a chi abbia interesse ad essere informato, in quanto· voglia acquistare o assumere in affitto qualche terreno .. In qu_esto modo si po– trebbero e dovrebbero eliminare tutti gli interme– diari :_ frances e, .purtroppo, anche italiani - i quali, preoccupati solo- di far concludere l'affare per intascare il )i>remio di mediazione, non hanno nessuno scrupolo di ingannare l'acquirente o. l'as– suntore di un terreno. E' quello che succede ogni _giorno e che si deve assolutamente- cercar di im– ._pedire, se non si vuole che presto ci tocchi ·di con- statare l'insuccesso della nostra emigrazion~ in Fr,ancia.. ' · Dott. OLINDO GORNI. L'educazione della classe lavora e· la Riform~ Gentile · Nel1o sforzo di rinnov,amento <:he va compiendo il « Governo Nazi-anale »,, nell'assolvimeRto del suo « com– pito immane » per Ja restaurazione d,el « valori ideali » e la formazione della « Nuova Italia », ess@ ha tr ovat o modo di regal,ar<:i anche La Riforma Gentile per l'i.st:m– zione. Riforma vasta, complessa, multiforme, c he in– veste tutto l'ordinamento scolastico, dai più minuti par– tic.olari fino alle sue basi stesse, anzi più in giù, siJ10 a scalzare La eosidetta funzi•qne . e-tioa dello Stato, il 'quale viene infatti, con' essa riforma: ad abdicare, nelle mani di speculatori -e .di •preti, alla funzione che dovreb– b'essere etica per eccellenza, l'educazione del popolo. Io non insisterò su quel lato della ni.forma che rap– presenta il trionfo della conclamata libertà d'insegna– mento, doè, iri. sostanza, l'asservimento della Scuola alla Chiesa. So.tto questo aspetti;>la -riforma non è che 'un episodio d-el1'avvicinamento del Vaticano al Vimi– hale, di quel connubio fra Statò e •Chiesa, che ru già glorioso vanto dell'a borghesia l'av.ere spezzato dopp una: lotta secolare, e che· oggi in Italia.; non ostante qualche apparenza contraria, è di nuovo un fatto com- . piuto. 1 E nemmeno mi soffermerò sui •particolari della rifor– ma: intendo solo metterne in rilievo il concetto inform - tor-e, che è stato chiaramente espresso dallo stesso Mi- · nis.tro della Pubblica Istruzione nella n'ota intervista col « Giornale d,'ltalia » con parole signHìcative· che merita– no di essere riferite: « l,o spirito della riforma tende pro– prio a questo: a diminuire e -ridurre la popolazione sco– lastica che, negli ultimi anni, per universale ricono– scimento, era cresciuta sino a diventare pletorica». Il che si risolve, come fu b-ene osservato, non già nel limi– tare - eomé pretenderebbe il Ministro - il numero dei laur-eati e degli aspiranti aUe pr-ofessi-oni liberali, l qua– li, •prov.enendo cruasi tutti dalla borghesia, troveranno facilmente i mezzi di. ,supplire alla deficeriza delle $cuo– le;ma sopratutto nell'ostacolare alle classi lavoratrici, ,scarse di mezzi pecuniart, il conseguimento di una col– tura media·o tecnica. E cioè, il Miruistro della Pubblica Istruzione si propone, come suo programma, -l'abbassa– mento del livello della èoltura in Italia, ch'egli ·giudica ,sia già, trO'PPOelevato. E chi pensa il contraTio, chi cioè ,si propone l'incl'emento della istruzione popola;re, non può essere che un • antinazionale ». . Oltre .,a ci@ il comunioato del ·Consiglio• dei Minlistri . accenna anche alle necessità del bilaMio. Parrà. !02'S0 a gµ!jl~hll J,ngen:uo l~~~gp~ ?M ~i p<?tessero trova,re altre

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