Critica Sociale - XXXIII - n.18 - 16-30 settembre 1923

• :/A84- ClllTICA SOCIALI ____ --·· ------------ ---- ---''--------------------:-----~- rneutazion.i che avanzano i fauto1:i di « uu movi– mento sindacaje:, sempre classista, ma dfstinto dal socialismo » (A Baratono). « n Sindacato - scrive Gioo Baldesi - fa la po– litica del lavoro, il Partfto la po-Litica del sociali– smo ». Esistono - afferma Adekhi Barato.10 quasi a sostegno e sviluppo della tesi precedente - due lotte di classe: « una è l'azione - e quindi lotta - di classe economica, l'altra è quella politica ». E' chiaro che nell'insidioso terreno di simili con– siderazioni è impossibile ritrovare il 11ecessario filo . conduttore·: oppure si corre rischiq, muovendo .da questo punto di pa1tenza, di tornare, dl'itli filati, a.Ila vecchia ed abusata disputa ,,ulla « importanza relativa » dei due fenomeni: Sindacato e ·Partito - la quale pretendeva decidere quale dei d:1e fe-1ome– ni sia più utile ed efficace, a quale spetti la egemo– nia e a quale la subordinazione,, chi abbia diritto di comandare e chi dovere di. uhb'rfr·, et.,·. E' necessario quindi chiarire nettamente !''incon– sistenza delle suindicate tesi. La distinz.ione fra lot– ta di classe politica e lotta di classe coonomil:a è u11 p_ui:'osofisma, che poggia sul la cunfusoHc fra « lotta » e « azione. »: un vero equivoco logico, - _assai strano sulla bocca di un uomo addestrato al ragionamento! Poichè «lotta»» -- ogni lotta in sè - per la me– desima natura delle cose - è sempra e dappertutto un fenomeno politico, non economico-. Economica può essere l'attività, economici possono- essere i mo– tivi od i fini de!J-a lotta, ma la. lotta no. L'espres– sione « lotta economica» è una frase convenzio-~1ale per indicare il caratter•e delle cause o. degli scopi prevalenti in una data manifestazione, e.i nulla più! Ma questo non è che un aspetto della questione . Passiamo all'altro, alla tesi delle due politiche. E' una formola chiara e scultoria, che non lascia posto ad equivooi, dùbbii e ma.lìn-tesi, pu:i;:·essendo essa stessa un grande malinteso. Presa nel suo. senso ob– biettivo, questa tesi nasconde nel suo- grembo tutto un piano dottrina.le, per la difesa del Sindacato autonomo, i n quanto essa presuppone !:'esistenza o la po~sibilità di dive11genze e dissidii fra il Sociali– smo ed_ il Lavorn; il Lavo,ra, intendi8,mo, che .voglia assurgere ad una superiore finalità. Qui risuona chiara una nota nuova, che dà un aspetto inatteso alla tesi vecchia. Finora a nessun socialista è pas– sato nemmeno per l'anticamera del cervello l'idea di mo-tivare la distinzione o separazione del Sinda– catb dal Partito colla strabiliante premessa della presunta diversità o disaccordo fra il Lavoro ed il Socialts-mo. E' intuitivo che, dal punto di vista della ·nostra dottrina, nessuna incompatibilità, 'nè diver- genza, nè dissidio di qualsiasi -gradazione è nea~che concepibile o pensabile; .sarebbe UR non senso ideo– logico! Chi lo ammette, uccide la stessa ic;lea del Socialismo, che è ln gran parte la filosofia del La– voro, e· toglie contemporaneamente· il pri:Jcip,io an'– matore è lo spirito rivoluzionario da que.l·g-ranéle fe– nomeno sociale e proces~o storico_ che è il mov:– mento operaio. Un tal dualismo, obbiettivamente parlando, volens nolens, tende ad introdurre il ca. vano di Troia dell'ideologia borghese nel campo della dottrina rncialista, ~eparando i due termini: Lavoro e Socialismo. Ma appunto tale è il còmpito essenziale che sta in cirµa ai pensieri e .astli sforzi di coloro che militano dall'altra parte dellq_ barri– cata, -è bramano di allontanare la_mas~a lavoratri– ce ·« dalle ideologie antieconomiche e distruttive del marxismo». A udire i propagandisti del noveUo credo, è facile a.ccorgersi come esso non sia altro' che un ulteriOl'P sviluppo, fino a.Ile sue estrenlissime co.9se(\'Uel)ze: fino ad una vera reductio ad absurdurn, del cÒsì detto·« economismo purp ». Tale conente parte dal presuppo;;to che il sociali-~mo nasca spon 1 aneamen te dalle viscere delle lotte economiche operaie, e perciò noh abbia quasi bisogno dell'opera ideolo– gico-culturale ed educativa, stimolatrice o, se ,volete, sopillatrice, ,del _pensiero teor;co, e qu ·ndi del Par- , tito.- No-i assistiamo, seinza dubbio, aHa r·apida ed irruente resurrezione di questo- pregiudiz:o. Ed esso· va· tanto più combattuto, in qu.anto ama spacciarsi sempre sotto il manto di un « vero marxismo», mentre non è che una a.dulte.raz.ior:e del materiaH– smo economico, ridotto ad una inco:npleta, schema:> tica ed arida concezione d'el proc!!SS:) di e1a·.oraz:o.1é_ degli. elementi del futuro assetto sociale, di cui non vede ,se non gli elementi mate1iali ed estrinseci. · Molti credono - scriveva Kautsky, fiu dal· 1902 (Neue Zeit) - che Karl Marx abbia affe1mato che lo sviluppo economico e la lotta di classe generino per se stessi « la coscienza della neoess:tà » delL1, produzione sociali,sta. Per questi f al_,i, glos3at.ori d. Marx, la coscienza socialista è l'inevitabile direttJ prodotto della lotta cli cl-asse proletaria. Tale affer - · mazione non t:orrlspoudtl a veriti1, poichè il ,sochL– lismo e la lotta- cli cla~•se sorgono l'imo accalltu al– raltra ,e· non uno scaturisce dall'ultra, e sorgonu_ it1 hils.e a diversi presupposti ». , La coscienza· socialista contempo i anea p.1ò sor– gere solo in base àd un pr·ofondo_ s:ud:o $Cimtifico. E cultore della scienza no11 è il prolet.a.riato, ma la classe inte11-ettuale borghese, .nelle te,ste1·dei cJi rap– presentanti è nato il socialismo moderno, che da ·questi pi onieri fu poi comunicato ai più inte!Jigenti opera.i, i qua.li poi lo -introducono nella lottl di dass~– del ,proletariato ». Cosicchè « la coscienza socialista è qualche cosa di importato dal di fuo1i (von Aussen hineingetra– gen) in seno alla lotta di classe proletaria, e niente affatto una .éo2a spontaneivnente (urwuch~ig) gene– rata ·da quest'ultima.'». Ragione per cui il principa.– l'il ·còmpito d·e1 Partito rncialista consiste appunto . nello svegliare (Kautsky d-ice «riempire») nel prole– t:{_riato « la coscienza della sua posizione, sociale e della sua funzione ». · · Quali deduzioni utili- per il. nos-tro tema scaturi– scorto .da q-eeste autorevoli osservazio_ni? E;' presto_ d!)tto. .\1essuna organizz:'.zione operaia iu sè e per sè ·stessa possfede le. virtù spe-ç;fiche, e ~uasi taumatur– giche, grazie alle quali ad essg, sari..bb3'. provviden– zialmente, fatalmente asscgna:ta la funzio-ne d'esiìere sempre,. ed essa sola, lo strume-nto de.!! mo-vimento socialista. Ogni.Sindacato mio in tà_nto è capace ,di diventare. « l'ir)sopprimi.bile i~trumento. r-ealizzator,' di una mio_va formazione produttiva» (Bi_ldesi'), in qua,nto,. rimane .fedele alla guida delle aspirazioni finll,listtche sogg-'erite dall'i iea socialista. U:1 movi– mento operaio, 'prof.essionale o sindacale, guidato dal semplice, concreto e contingente st'mol-o econo-· mico immediato-, non potrebbe mai uscire dal gùsèio di un ·gretto corporativismo ed assurg2re alla vera, completa idea classista, poiirhè· esào snebte Incapa– ce di svegliare nella_massa lavp-ratrtee !"idea gene– rale della, solidarietà e comunanza dei loro intéressi coll'ettivi e deil!lantagonismo inconciliabile fra l'in• sieme di ques ti ·interessi e l'intero · odierno- ordine politico-socia.le. In a.Itri .termini; non saprebbe sv > glia re la c oscienza socialista. , , ·Con ciò non n eghfa.rµo che oggi - fino ad un certo punto --· « ogni movimep.to della classe 'lavoratrice, ·politJi.coo apomico, s ocialista od anche fascista, ten– da ine lùttabilmente a ·trascendere verso una meb idea.le, ch'è alla fi'ne la società comunista " '(A. Ba– ra to.no) . Ma è- una spontaneità soltanto apparente D ifatti il fenomeno trova la sua spiegazione nel :.._fatto che, oggi l'idea socialista è talmente diffusa -'- si potrehbe <'lire nell'ari1;1, che respiriamo - che nessuna organizzazione avversaria ....c. per• ·quii,nto lo voglia - riesce mai a. preservare ed immunizzare .i ·prop1•; aderenti dalla propa,s-and!l- socialista. La re• BibliotecaGino Bianco '

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