Critica Sociale - XXXIII - n. 16 - 16-31 agosto 1923
t!iUflCA ~oèti.ii t8S =--.;.....:...,..-....::.;.;..;...;..__;_..;._ _______________ _;;;,,;;;;,.;:...;;~.....;,__;::..:,......;, _______ _ \. • La moralità socialista ...,..osserva il Shaw - è assai semplice a questo riguardo: per essa l'uomo che si sottrae al s_uodebito verso la comunità, che è in realtà un debito verso la natura, è un fraudolento, che deve essere <privato ded diritti politici, spoose.ssato, ban– dito (17) ». • La moralità capitalista è tutto l'opposto. Essa non considera il fardello, del lavoro come un debito d'onore, ma come una sgraziata, volgare necessità, alla qu~le è legittimo· che ognuno tenti sottrarsi·, poichè l'ideale di u'na carriera felice ed onorevole è una vita libera d:a ogni o•bbligo e provvista grat1,1itamente di o-gni lussuosa oomadità. Nel suo gergo « successo, » signHìca ottenere codesta condizione, e una vita. -di lavoro è sino– nimo di fallimento. Questo grottesco modo di conéepire- la vit:a nasce dal fatto1che oggi il lavoro è così produttivò, che un lavo– ratore può non solo mantenersi, pagare il debito della filnciullezza e provvedere alla propria ~ecchiaia, ma può anche m,anten~re altre persone assolutamente im– produttive. • Se nove persone sono riunite a questo . scopo, posson consentire ad altre dieci un vergognoso sciupio; più poveramente vivono le prime, tanto più le altre -vivranno riccamente ». Un postulato del SocJali-smo, che· involge un muta– mento rivoluzioQario della nostra costituzione, è dunque, secondo il Shaw, far sì ché « il debito verso, la natura non debba più essere considerato come un debito com– merciale, cha si possa accettare per altri come una let– te•ra di-%mbio,,. Non v{ è libertà - egli conclude - finchè il tributo do,vuto alla natura non sia· imparzialmente ripartito e seriamente imposto •. L'u,omo Che_deve semp~e obbedire. In quell'aureo volumftto che Sidney e Beatr ice W ebb hanno. dato fuori da pòco su • La decadenza del.la. ci– vHtà capitalistica•• è, fra l'altro, trattato l'as petto p si– cologico della condizione del lavoratore, il quale, per buona che sia la sua paga, si sente sempre un istru– mento di lavoro, e vede- • la su:a vita quotidiana consi- ' derata come un mezzo da servir-e al fine di un· altro». Egli e la sua classe debbono ubbidire una piccola classe di uomini destinati al comando. Non rifiuta hl lavora– tore (nè- i socialisti a questo lo -00nsigliano) di obbedire aglt ordini di ,chi eserciti una autorità competente e ri– conosciuta, per un fine utile a chi deve ubbidire e alla comunità. « Ciò ,che nella ,società capitalistica suscita risentimento e riopugnahza,, è il numero ·.e la 5'l)ecie degli ordini dati •dal ricco al povero,· dai ,possessori della terra e del capitai~ a chi si guadagna la vita utilizzando quegli strumenti di produzione. L'autorità del capita– lista e del proprietario terri.ero ha caratteri peculiari. E' un incubo perpetuo; è irresponsabile; non ammette reciprocità; non implica alcuna selezione. delle persone preposte, per ragioni di capacità, a comandare con sa– viezza o nell'interesse pubblico; non mira al bene del– l'intera comunità, ma al piacere o al .guadagno privato del superiore• (18). · Il lavoratore non si ribella contro l'autotiià come tale, -ma contro la continua ed irrooponsabile autorità del fabbricatore di prCJ1fttti,contro il potere ch'egli ha di fissargli la vita e la spesa settimanale, di togliergli, se gli piace,. i mezzi di sussistenza, di· obbligarlo ad atti "§pesso in opposizione con la sicurezza e la pros,perità collettiva, inqu'inati da inganno -eda frode, volti al solo fl:p.e ignobile dell'arricchimento di colui che comanda. Lo spirito del lavoro. Ramsay Macdonald, i1 condottiero politico del Labu– r16mo ingl86e, pros,simo 1'.ol'Se,per 11 suo sviluJ)'P-0, ad esser chiamato ad assumere il Governo, traducendo in pratica coteste preoccupazioni di ordine non puramente mat~riale, vuol circondare il Laburismo di un più ampio 11Ione di simpatie in zone di popolazioni non organiz– zate nelle Trade-Unionsr allargando la lotti). di queste ultime olre i limiti della seIIl!l)lice difesa degli interessi immediati del proletariato (19). (17) G. B. SHAW, 'l'A« Dictatorship of the Pro~etariat; l1' 'l'he Labour Mònthly, 16 ottobre 1921. (18) SIDNIIY AND-:BEATRIOII 1WEBB: (l'he Decay o/ capitalillt C'i1'Ì– Maa-tfon. (Alillll ~d Unwin; 1923, p. 48). (l9) In UJla eerie di articoli dal titolo:-• An Outlook /or 'l'rade– Uniionum • pubblicati-q.ella Socipl,W Review. I brani oitati eono toltl daJ VI a,rtioolo: Wlaat would ;u Spirit, nel faecioolo del Jebbraio 1923. · • . Il vero spirito del. lavoro - egli scrive - è di eiìaere un servizio sociale. E.6primere tale spirito costituisce, a lungo andare, una forza ll)er il movimento operaio. E continua: • Dovremmo tutti ammaestrarci severa– mente a quelle forme mentali che ci danno l'amore al lavoro, che· repugnano dall'indolenza, che annettono al lavoro un ·interesse intellettuale ed artistico, che sen– tono l'orgoglìo della produzione. Lo sciopero ha la sua ragion ·d'essere, ma è tutt'altra cooa dall'accidia, dalla tendenza a considerare H. lavoro come un castigo. Il lavoro deve essere la gioia della vita; e,se le condizioni del capitalismo lo degradano e lo rendono duro pel lavoratore, che suda pel profitto altrui, gli inspiratori dell'azi·one e i centri d-el movimento debbono combat– tere questa degradazione, ,purilflcando, con la virtù di un virvo ideale morale ed artistico, i cuori dei lavora– tori. Come la Ghilda, nei suoi ,più bei giorni, vigilò con cura la produzione perchè -essa desse prodotti di buona qualità, così anche il Tradunionismo deve ora mirare allo stesso fine. Lancerà cosi al capitalismo l'ultima sfida; l'operaio, che presenta le sue domande, sarà il simbolo dell'umanità stessa armata del proprio diritto, non uno schiavo esclusivamente preoccupato delle sue' catene e della durezza della schiavitù. L'uomo che si è liberato, l'uomo divenuto servitore della società, e che !a il suo dovere per essa, è -il solo che posi'!a tra– sformare nella libertà socialista l'odierno predominio capitalìstico, guidato da un consapevole egoismo di classe; e il Soéiali.smo sorto per virtù ,ii coteste forze non sarà una nuova forma di a·ssetto sociale materiali– sticamente domi-nata da interessi di categoria, una specie di capitalismo democratizzato, un 6istema_ in cui le forze degli uomini liberi cordialmente coopereranno al fine del bene comune. Il capitalismo decade per il suo proprio -fallimento, perchè esso è la guerra ·contro la produzione sociale, contro il benessere comune, contro lo spiritò di libertà. Perciò, se la natta del lavoro è condotta con lo stesso spirito dei capitalisti, sopra una base di classe, le sue battaglie d8finitive, esclusivamente economiche, gli proca cceranno una magra vittoria; mentre, se, elevando.si all'altezza del suo còmpito sto– rico, saprà creare un a -organizzazione economico,so– ciale che garant isca la l ibertà e miri praticamente a far trionfare gli interes.si della comunità, si munirà di armi e occuperà una po sizione, che gli assicureranno la vittoria finale •. I ì controllo del lavoro. Anche G. D. H. Cole, il teoricÒ e .n propulsore del movimènto neo-ghil<lista, esaminando, in una serie di articoli del New Leader, l'at.tuale ,punto critico del Tra– dunionismo, si preoccupa di elevarne il tono delle aspi– . razioni e· della azione. Non basta che le Trade-Unions domandino un aumento dei salari e una riduzione della giornata di. lavoro - sebbene· questa abbia un contenuto ideale, avvantag~ giando la posizione morale del lavoratore -; occorre, sapratutto, che es;;e tendano ad • assicurare all'intera classe lavoratrice un più pieno riconoscimento dei di– ritti umani ». Le Trade-Unions debbono avere, sul terreno morale, un ideale forte e semplice, che può riassumersi in poche parole: conquista, per il lavoratore, di una posizione morate, quale hanno tutti gli altri cittadini; libertà, che consenta di fare cose· nobili e degne. · • Non si tratta tanto -· egli prosegue - di po,ter fare le cose in moqo più <:onfortevole, di rallentare un po co le catene, ma di spezzarle e di preparare la stra.da a un nuovo ordinamento nel lavoro industriale. L'obi et– tivo del Tradunionismo deve essere quindi il ; controllo del lavoro da parte degli operai •, il che non vuol dire • rovinare il padrone •, bensì mettere i lavoratori in grado di lavorare per sè stessi e per tutta l'umanità assai meglio di quello che il padrone li abbia fatto la– vorare per il suo profitto • (20). *** Da que.sta documentazione balza chiaro, ci sembra, che il Socialismo, il Partito • del ventre •, ha del La– voro una concezione ben più alta e più provvida che non abbia il capitalismo; che esso mira a ricondurre il Lavoro alla sua. vera !unzione attraverso la Jibera– ziop.e del lavoratore. (20) The N e10 Lead,r, 6 aprile 1923.
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