Critica Sociale - XXXIII - n. 15 - 1-15 agosto 1923

· CRITICA l!IOCIALB 231 " astra~ta ~ui !:)asta al nostro argomento, che vuol pro. spettare, oltrè e più che una situazione storica c·oncreta, una questione· di principio. · L'intento, sopra enunciato, del Governo, si rileva dai colliOqui con gli uomini della Confederazione del Lavoro e dai deliberati relativi alla milizia nazionale.· Quei colloqui, secondo l'e glosse dei giornali ufficiosi, mirano infatti, da un lato a disgregare la compagine del Par- · tit0\sociali,sta, come fu disgregata quella del Partito po– polare, e quindi a disp.erdere ogni forza di resistenza sul terreno politico; dall'altro lato mirano ad attirare nell'orbita del Governo e dell'azione fascista le organiz– ·zazi•oni confederali, non .come forze di collaborazione, .ma come forze aggiogate e docili alla volontà dei domi– natori, disposte cioè ad operare entro i limiti e nei modi e con gli intenti c'he Governo e P,artito fascista hanno assegnati all'azione dei Sindacati. Per la milizia nazionale è stato deliberato· che essa debba essere accresciuta di numero e mantenuta in vita fl:no a quando « lo Stato non sia diventato interamente fasci>Sta », e cioè lflno a quando non ,soltanto « non sia completamente r.ealizzata, in tutte le amministrazioni dello Stato, la successione della classe dirigente fascista, o ligia al fascismo; alla classe dirigente di .ieri », ma anche « non sia irreparabilmente tramontata ogni ve!• leità di riscossa cla parte degli elementi antinazionali ». Insomma, come sul terreno dei fatti economici si vuole ,sopprimere la lotta di class~. così si vuol sopprimere ogni ·con'trasto di forze e di idee anche sul terreno- poli• tico. Il paese deve essere un immeniso convento in cui, alla voce del padre guardi ano che esalta la gloria di Dio, .uno sterminato coro di trati risponda: amen! E nien- 1:'altro I · ' · Solitudinem faciunl, pacem appellant. Eppure ·i,J Partito fascista amò ed ama, di contro al « suocerismo sedentario » dei partiti che prima di esso governarono lo Stato e il Paese, vantare' ad ogni occa– sione la sua concezione, e la sua prassi « dinamici). ». Il che vuol dire che per esso ·la vita è essenzialmente azione; movimento, lotta; che la stasi è negazione della vita e, a maggior ragione, è negazione della for~a, della floridezza, del progresso-. E da Gio-vanni Gentile, cui hessunQI potrebbe contra– stare - dopo la sua recente conversione - il posto di fll-osofo ufficiale del fascismo, il partito che ora l'o,spita potrà apprendere che gli: sviluppi della Storia sono de• termin<J,ti e costituitt da un processo dialettioo., .in cui aid ogni tesi si contrappone un'antitesi, e che solo dal loro contrasto nasce la sintesi, la quale è temporanea fusione delle forze opposte in una forma superiore di equilibrio che le comprende e, pro,vvisoriamente, le con• cilia, finchè si formino spontaneamente e divengano operose, entro, di essa, quelle nuove forze, fra cm l'eterna vicenda del contrasto dovrà ricominciare. Anche senza salire ai vertici del pensiero filosofico, è la volgare e,sp'erienza della vita che c'insegna l'assurdità e il danno di questa unanime acquiescenza cui il fa. scisma aspira. Nella Stampa del 28 luglio il Cabiati, che non è socialista, quaUflcava come bluff la concezion'e nazional-fascista sulla- organizzazione e sul funziona– mento dei Sindacati •nei rapporti con le classi e con lo Stato, e affermava che « nel cafnpo della distribuzione delle ricchezze l'antitesi di interessi fra chi detiene uno qualunque dei fattori della produzione e quelli che de• tengono gli altri fattori, è un fenomeno permanente ed irrevocabile ». Noi diciamo di più (e crediamo di aver consenzienti il Cabiati, ed altri che sono, anche più di lui, lontani dai no,stro pensiero) : che la lotta nascente da quell'antitesi è un fenomeno pro.vvidenziale, benefico, almeno fino· a quando ,non siano rimosse ·le caù,se da cmi quell'antitesi nasce, ·e in una forma superiore di convivenza sociale non si compongano elementi nuovi di un ulteriore e. più elevato contrasto. Gli stimoli più potenti allo sviluppo della produzione, e quindi· all'incremento -0ella ricchezza del Paese, non sono venuti nè dalla protezione doganale o da altri favori governativi, nè dalla passiva sommi.s.5ione dei lavoratori alla volòntà e al dominio padronale, ma dal ·pungolo che la lotta ingaggiata dai lavor atori per la conquista j:lj una vita ptù umana ha po.sto a.ne reni dei iblìotecaGino Bianco produttori, in modo da scuotere la pigrizia in cui, come nel più comodo ostello, riparava il loro freddo egoismo. Il Governo ha vantato di recente, come un trionfo suo, della sua politica, il cospicuo raccolto di grano, calcolato in circa 54 milioni. Ma a parte le osservazioni già fatte da altri intorno alle cause, estranee ad ogni azione di Governo e di uomini, che hanno prodotto, quest'anno, si benefico risultato; a paTte il fatto che quella cifra fu già altre volte superata, e in anni turbinosi, e che nel 1913, pur co-ri un territorio nazionale di circa 1/13 · inferiore all'attuale, si ebbe un raccolto di 58.452.000 quintali di grano; c'è un fatto di incoercibile eloquenza, che salta agli occhi di tutti, esaminando nell'Annuario Stattstico le cifre della produzione dal 1881 ad oggi: che mentre fino al '1901 non si era mai superata la produ• zione di 40 milioni di quintali {minimo del precedente ventennio: 29.945.000 nel 1889; massimo: 40.100.000 nei 1900) con una media di 34.420.000 quintali; dal 1901, dopo l'iniziò delle grandi agitazioni contadine e la formazione della Federazione dei Lavoratori della terra, la produ· zione è potentemente cresciuta, raggiungendo un mas– simo, già citato, di 58.452.000 quintali nel 1913, con un minimo - per ragioni ben note, attinenti alla scarsità di mano d'opera in causa della guerra - di 38.102.000 nel 1917 (supertore di 3.688.000 alla media del periodo anteriore) e una media, per il periodo 1901-1921, di 48.139.000 quintali (13.719.000 più che nel periodo an• teriore). Eloquenza di CÌfre, tratte da un fatto prosaico (per quanto essenziale) della vita economica; - le quali ri– confermano che solo dalla lotta nasée la spinta a pro– gredire. Togliete la lotta economica (come ,si clic·e di voler fare), 0S1Sia{come effettivamente si fa) lasciate mano libera ai padroni di tener soggetta la mano d'opera all~arbitrio e all'egoismo proprio, di abbassare i salart mentre si prolungano gli orari di lavoro, di accrescere per tal via il margine del pro-fitto, in modo da avere un più alto reddito netto pur con un reddito lordo dimi– nuito; e si avrà la ·conseguenza immancabile di un deteriorament,o nella produzione e, perciò, di uno scàpito nell'economia nazionale. Dai fatti della, vita economica passando a quelli della vita politica, dalle es_preS1Sionimateriali a quelle spi– rituali, ritroviamo sempre la stessa legge: contro la quale èhi .voglia porsi .fa opera vana, innaturale,. dannosa. · '\ E' lo-gico che un Governo cerchi di far vale.re e di difforl-dere i •principi che esso impersona, e si s forzi • di tenere a freno le f-orie avverse. Ma occorre, anzi tutto, che esso impersoni qualche principio, qualche pro– gramma. Or che principio e che pTogramma ha il fa• sciamo? Ha enunciazioni vaghe, formule retoriche, parla di restaurazione dei valori nazionali e. spirituali, di valorizzazione di Vittorio Veneto, di collaborazione delle classi; .si richiama alle tradizioni di Roma; farnetica, per bocca di ceirti più impru<lenti suoi uomini, di ege– monia• italiana in Europa e nel mondo; ma propositi concreti e saldi non ne ha mai dichiarati e non pare ne abbia nè in politica estera, nè in politica interna, nè in politica finanziaria e tributaria, nè in materia di servizi pubblici. Nella questione ·che oggi incombe sulla vita europea, quella della Ruhr, l'Italia, non si sa che abbia saputo a.ncora prendere la sua via. e sembra cammini di– sorientata, ora apparendo volta verso la Francia, o'ra verso l'Inghilterra. Proclama, a proposito della conven– zione di Rapallo, che i trattati vanno rispettati e osser– vati e rimanda, con evidente politica dilatoria, la solu– zione della questione fiumana. Va dal disprezzo verso il Parlamento all'accettazione delle più raffinate e conotte e corruttrici forme del parlamentarismo. Proclama di voler restaurare l'impero della legge e l'ordine,' e inco– raggia, con gli ,stessi· comunicati delle agenzie ufficiose, Io stupido e vile e feroce illegalismo. Proclama la neces· sità e il proposito di abolire ogni forma di intervento nei fatti economici e lascia sostituire al decreto il randellQ per imporre limitaiìone di salari ·o, più di rado, di -prezzi Dice e disdica'. il suo intento di cedere all'industria pri– vata l'esercizio di certi ,pubblici servizi. E COSÌ via, in tutti i campi della vita pubblica e dell'attività di Go– verno. Un giuoco di altalena, che fa l'effetto, a chi guarda alle al)parenze,. di un miracolo di salà~za, solo perchè · è accompagnato da parole grosse; ma come ~Hrittura di

RkJQdWJsaXNoZXIy