Critica Sociale - XXXIII - n. 15 - 1-15 agosto 1923
CRITICA SOCIALE cuotendolo con tutti i magli su tutte •le incudini, un brandello di vita e di storia, a costo d_iqua– lunque _provq,, di qualunque lacerazione ~ a CO-. sto deVla vita e della morte - è questo il crisma d&l'l'eroe. · AUGUSTO OSIMO fu della numeratissima schiera. L'opera dell'Umanitaria., in cui Egli si ca~ò, si profuse, si macerò [ino .a morirne, è u,n palli.do ri;flesso di quel perenne travaglio. Ogg.i il monume nto è affidato agli amici superst.iti. · Essi giurano di custodirlo inviolato. Ma dovranno - ma dovremo - rinnovare, ricreare in se sfossi quel travag.tio audace e mortale. Non bastano· i sospiri, il rimpianto, le lagrime .... FILIPPO TURATI, . .........,, Intorno ai dueultimi eventi La battaglia pro o contro un ,regime elettorale demo– cratico, culminata alla Camera il 115 luglio, ha rinnovato in edizione ridotta le giornate della marcia su Roma. Anche allora il Fa.sctsmo aveva :preparato e, diffuso un'atmosfera di ansietà e di terrore, nella quale gli fu agevole cogliere la vittoria quasi senza colpo ferire, percqè la paura dei .suoi avversari era anco:r maggiore della sua forza, che pur non era poca. Inutile dire che a tale parnla paura non· si annette qui alcun sign1flcato dispregiativo, perchè le singolaris– sime circostanze in Qui viviamo, e nellè quali si sviluppò e signoreggiò il Fasci!smo, hanno to.Jto anche a questi, oome a mille altri, termini del .dizionario - paura, w– raqgio, eroismo, viltà - _0gni·sign:iJflcato. -Anche per questo « secondo tempo » della sua marcia ... sull'Italia, col quale il Fascismo doveva assicurarsi il dominio legalizzato del -suo arbitrio e della sua vio– lenza, esso aveva creato un'atmosfera di intimidazione; e per mezzo di que,sta e-sso raggiunse ancora una volta quplla vittoria per compromesso anzichè per urto, che rispond'e ai suoi desideri e ai suoi interessi, mentre ri– sponde ancb.e a quelli di molta gente, che aborre dalle tragedie cruente, che ha voglia di una relativa tran– quillità, per sè e per il paese, e che sopratutto trova strano e assu!'do che, dopo quasi tre anni di anormalità e di incostituzionalità, si dovoose metter sottosopra l'Italia per un sopruso di più o di meno. Si trattava (lo so bene) dì un sop.ruso più solenne e grandioso, di un so pruso che non solo corona e oon– sai?ra tutti gli alt.ri (com'era stata la presa di R-0ma dopo la presa spi cci ola dei Comuni e dei poteri e degli organismi locali), ma 'ipoteca e compromette l'avvenire, e dà in certo modo <leflnitivamente il manico del coltello nel pugno del vincitore. · ,Epl)ure, eppure io - che ho valutato ed ammirato la magni.fica battaglia parlamentare condotta da alcuni uomini veramente prodi della supe1~tite Ifalia della libertà e <!ella democrazia, e <!ella nuova e immortale· Italia dei' proletariato e del Socialismo - io. comprendo e, in un certo sen/s'o, · ~,dMdo J,a conKLiliiond',amimo ,e la opinione di coloro che, dinanzi alla rinnovata inti– maiiione, • o la rifor:ma •Aoorbo, o iJ- ,oaisa;ldJi.avolo •, pretferfrono ingoi,a:11e la ll'iforma A•oorbo. La comprendo e la condivido, e lo dico, a differenza di altri (sia detto senza malignità) che nella prima quin<licina di luglio auguravano la resistem:a· dei Po– polari, e li trattavan da . vili man mano che cadevano, m:a 'l'.rel loro ,segreto a.ve (Vanomoltto -gusto1 ,che c-edessarQ, per evitare ·peggiori gua i. I quali guai - mi affretto a dirlo per esporre il pu:r;ito di vista socialista della mia ... remissività - 6arebbero caduti qua,1;i interamente sopra <li noi, sopra quel poco che resta di noi. Il P. P. sarebbe stato salvato dal Va– ticano, il sen. Albertini e pochi soci sarebbero stati salvati dal Quirinale, ma noi non saremmo stati salvati da nessuno, perchè è destino che i cimci vadano all'aria. e 'P~ nono"è e.tfa,11tQ in Jtali<a una ~uazione po1lrtlca ibliotec~ Gino Bjanco e psicologica per la quale una vera, grande, efficace alleanza per la libertà possa formarei tra noi e altre correnti del paese. Casi individuali bellissimi, nobilis– simi: ma forze collettive, nie nte. · Si può deplorare la viltà, -l 'evi-razior.ie , l'acquiescenza, ma è così. Ed è cosi, non .solo per la mancanza di tradizione politica, e perciò di carattere in uomini ed in partiti (il carattere è una qualità acquisita che si forma in più generazioni, è un segno, un solco, un ... carattere d,eJI.Ja stiIJ)e, non un''i!Illprov;visa~one .acquistata 1ì per li), non solo pèr la pavidità propriamente detta, d'indivi<lui e di masse, preoccupati personalmente o paralizzati da un terrore collettivo; ma per le particolari circostanze e qualità del fenom!lno fascista: il quale - piel)o di errori e di orrori com'è, e con tanti elementi ·di disgre– gazjone,in ,i;e stes-so - è un, fenomeno.grosso e molte– plice,, ha preso possesso del paese in cento modi e per cento veroi, ha « saturato • la vita nazionale, e non si disfarà nè Peil' conflitti interni, nè per opposizioni poli– tiche esterne, ma si trasformerà e si riassorbirà lenta– rnante, p-er un. lun,go [J),l'oleeisso, di cuil € difficile ;;egnare gli svolgimenti e gli sbocchi. Molti sentono o intuiscono questo, e perciò molti at– tendono la smobilitazione e il disarmo del fenomeno p·er ltsi e non per crisi, e non .sperano da un UTto che lo p,rendes,sè di fronte nè da una salda opposizione parla– mentare e politica, perchè sanno che esso (nonostante le prevedibiÌi defezioni dei fascisti d'occasione), sconfitto alla Camera e battuto - anche militarmente - a Roma e in qualche altro grande centro, rimarrebbe nel paese. E non danno,· per la medesima •ragione, grande valore' alla battaglia per la riforma elettorale (da un punto di vista pratico per il futuro, chè da. un punto di vista morale e politico ebbe alto pregio e anche non disprez– zabile e. ben visibile effetto nella abilissima « :ritirata strateg:iica • del Presidente deJ. Con,siglio), :I)erchè pèn– sano che, finchè il Fascismo è prepote,nte e ha la forza, vincerà con qualunque sistema di votazione, e che vice– versa, qÌ1ando le _sane energie di reazione si saranno v;i•avia f(J/Imìafle -e 01·ga:nate, e Q'U'81l11do i! ger:mi: dii tr~foir– mazione e dt dissoluzione che sono in esso avranno operato, non sarà l:;i. forza della sua maggioranza par– lamentare con-.ie guita con quel metodo di voto plurimo, iniquo, ,oon sì pa [e.se a:ssurdt'tià da ,e.c,,ser i<!.icolo,che gli assicurerà la pot enza. Le medesime conside-razioni valgono m parte per giu– dicare l'altro evento della seconda quindicina di questo storico luglio: voglio dire i rapporti, parlamentari ed extra, intervenuti tra il Presidente <lei Consiglio e gli ~nenti della Confederazione. Tengo a :Premettere su– bito che io 1110nho, intorno a questi· rapporti, ai loro eventuali ,sviluppi ed effetti, una opinione tattica o ten– denziale sostanzialmente diversa <la quella dei dirigenti del nostro Partito, nè mi abbandono a speranze o illu– sioni o chimere <li nessun genere. Vedo tutto l' assurdo tmgico odi: questi raJppol't.i, ma - con una consu ,eitudi.ne , inflessibile fino alla pedanteria, di logica e di conca– tenazione, con una abitudine, nativa e volontaria,· cli gual'dare l'insieme e non l'episodio, ossia, di non la– sciarmi fermare e deviare dall'episodio clamoroso e pic– cante, ma di vederlo dentro la situazione generale e di collegarlo con e-ssa - inquadro questo assurdo tra– gico entro la tragiéa assurdità di tutta la nostril. vita politica di questo periodo, e allora esso mi appare meno spettacoloso e « scandaloso » di quel che non appaia a molti altri. Intornc· a questi rapporti e, se si vuole, co-ntro questi rapporti, sento anch'io e comprendo che si abbia uno • stato d'animo», e che ,si portino delle obbiezioni e delle ragioni: ma vorrei che l'uno e le altre fos,sero diverse- da quelle che vedo e oòo comunemente. Vorrei insòmma che, di fronte a un fenomeno nuovo e diverso dai soliti, ci facessimo non un animo nuovo, ma uno strumento di esame, un microscopio, un tele– . scopio, una lente, adatta al fenomeno; e mi pare che non pochi adoperino gli occhiali soliti, e non ci vedano. o vedano male. grande, piccolo. doppio. La drammaticità dei fatti, e la part~ personale che in essi ebbe e ancor più sembrò e sembra avere un uomo, ba anzitutto inevitabilmente « mobilitato • in un grado straordinario quelli che il conte Sforza, ambasciatore in artìculo mortis a Pe.dg,i. do,po la marcia su Roma, chiamava, in un. noto teleS'l'amma, • sentimenti e nsen•
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