Critica Sociale - XXXIII - n. 15 - 1-15 agosto 1923

ttttticA Soc!Utt allle libertà della claS'Se operaia, ovvenos 1 ia più conforme· a -quella: universalmente ,,aiocettatia e pratioota dialla soci,età me.dia internazionale. Di quLtutto c.iòche è avvenuto e sta avvenendo. sotto .gli occhi nostri e lia ripresa dei <iiscors-isui contatti tra. il Governo e "la Confederazione del Lavoro, tra la Conf.ederazfone del Lavoro e il Partito Socialista, e il fantastico Partito del La– voro, ecc. ecc. ecc. CLAUDIO TREVES. ~– A'ugusto Osimo L'uomo non è v,eramente nato, non è intera– mente nato, che il giorno stesso· del sùo dilegua- . te nell'infinito .... Il paradosso, che mi geme dalla penna ripen– sando ·il viso, composto nella eterna quiete, del perduto arn,ico (la ferrea disciplina dei treni· yni tolse di ribaciarlo tutto freddo e tutto· impassi– bile; ma non potè essere· più, spettrale del!'allra, dell'ultima vo 1lta; lo veggo nettissimamente, e un brivido mi fa, scrivendo, tremare la mano), il · paradosso non ha alcun sottose'r}SO·spiritualisti– co di allusione a vita futura. Crea.o iin pochiss'ime cose; ma fermamente credo nella morte; nella m07'te intera. Hic jacet Cremoninus, t'otus. Ma dico, tuttavia, che di questi rari pelleg11ini di c ":"i ciascuno fu C<Un uomo», di cu'i, ciascuno fu C< ly.in - dei troppi altri, fabbricati a seri.e, sostituit,i e sostituibili sempre, altro sarebbe il discorso - dico cJ:i,edi questi pochissimi, che, come AUGU; STO OSIMO, furono uno stampo, uno stampo senza precedenti, faticosamente forrr;iatosi e raf– finatosi giorno per giorno p·er assiduo intimo sforzo di loro propria natura e ·che, infranto, non s,i riproduce mai più - ed in questo è lo schi.a n– to, l'infinito schianto dei miseri superstìti - d ico che di costoro, mentre furono vàvi, non vedem· mo che i mutevoli scorci, l'agitarsi frammenta· rio, con tutte le lacune, le profonde ombre, le immense debolezze deg.Zii immensamente forti; e solo la compo-srà quiete, che succede all'ultimo rantolo, ce ne dci, · la visione completa, ila sintesì intera, perfetta, immutabile. Perchè l'opera che_ di. loro rimane, quella eh~ pro_;ettarono di sè nella vita e nel mondo, può essere deficiente, la– bile, c.aducar;ma la più grande e più vei·a opera loro, la loro vera creazione, subLime, sanguinan– te ed inconsapevole, furono essi stessi. La morte ne è come il collaudo; e in questo senso la morte è a nascimento supren:w.' Ecco, Egl.i sembra che posi. Tace e riposa. - No, non riposa, non tace. Era già per nove deci– mi spirito, divelto dalla carne mortificata ed a– guzzina, martoriata e martdriatrice, nella· alroce agonia di due anni eterni e brevissimi. Appena si rifletteva allora nei sembiant,i dolci e faticati di Augusta e di Nene sue - d•i Nene, non di E· lena! -, che vivevano e morivano di lui, <e le sue due crleature », come con {elic-e•e certamente voluto errore di anagrafe ile disse Nino Mazzoni. Oggi parla e si agit.a tutto, vivo ed implaéabile, BibliotecaGino·sianco I dentro noi tutti; come un rimprovero, come un rimorso, come una colpa inespiabile .. Perchè lo abbiamo ammirato ·(ce ne accorgiamo solo oggi) a·ssai più che amato. Perch~, se lo avessimo ama– to a quel modo ·e in qu ella misura ch'egli voleva _emeritava, ci . semb.ra , ora, che lo avremmo imi- tato di più. · Senonchè era p_ossdbile imitar·lo? Può l'uomo imitare l'uomo che non iniita alcuno? Non v'è contraddizione già nel porre tl quesitò? E allora, d·onde il rimorso? Perphè questo è, veramente un 1'imorso; perchè v'è quasi del rancore nella tenerezza di questa nostra passione. Del rancore o della vanità. Perchè Egli seppe essere tutto quello che volle, fino all':ultimo istante, ·senza ce– dere, senza piegarsi, senza smentirsi o transige– re mai. Più di que,llo che noi stessi abbiamo sa: puto e voluto ..... ... Vi è' qualcosa da correggere .nei necrologi; an– chè in quelli stilati col più vivo sangue del cuore. I/ hanno definito concordi 1,/,ntenace ot~imista, . un realizza-tare entusiasta, un credente ostinato nel trionfo finale del bene. e< Non dubitò m4i un . istante delt' avvenire prole·tàrio, deDla .redenzione degli umili, ·cui s'era ,tutto consacrato,» - .tale, plagiandosi a vicenda, Nino Mazzoni, in Giusti– zia., d.,ipinse il « poeta de;bfazio'f!,e », Rigola, il cieco veggente, pia.nse <e il Santo laico » sul f e. retro. Chi può asseverar,~o? Chi può non dubitare che dub,ita;sse? lo mi inscrivo in fàiso contro i 111..iei nobili amici. lo ·reco la· te!}timonia'Y!,zacon– traria. Dico ed attesto che il dubbio fu· il suo .ro– vello maggiore, che superarlo senza spegnerlo fu la sua maggiore prodezza. Dico che queste pa· rolé : il ben è, la t ed.e, fiorivano• frequenti nel suo discorso, perchè Egli voleva atferr(l,,anli,atfe.rra111- ·li, inchiodar,1,i · entro · sè, dubitoso e corruèciato non gli sfuggiss ero. Dico che gli ultimi eventi della sua te?TlÌ, dovette .ro più che mai fOJT'lo dub,i· tante e cruciato. D'una co~a non dubitava: che si dovesse agire come se it dubbio non ci avve– lenasse con 'le sue maligne paraiisi,' che l'eroismo non chiede premio di reswrtati sit:ur.i; che F azi0· ne è premiid a se stessa,, è risu1tato essa slessa; eh' essa è il supremo dov·ere. Ahi il f,ac,ile.,l:alle– gro, il pac,i[ico m,q,rti.rio di coloro che ,,c.redono)) l J,l suo fu il martirio difficile, aspro, .sp,ietàto. Fu pe.rciò un «realizzatore». Che significa cotesto vocab0lo col quale presWmJiamo distinguere - iquasi po'rnendo1lin ,contrasto - l'uomo d'azione d'al teorico,,. l'opeP0so dal sogna-tore, l'emprurico 1 dal raziocinante, colui che ha i piledi sulla terra da colui che ha il cavo frd le nubi, q1Uegli in· somma che sii contenta del .poco e tangibile, qua– si un rinunciatario dell'idea, q.uasi fossè, - di fronte OJU'uorriodaile vaste astrazioni - .diverso e minore? No, non è diverso e minore,, è uguale é più alto. Non è ·convinzione profonda che non sia volontà at tempo stesso, che non sia, ardore ► eh 'azione e principio, l.Llmeno, di realizzazione concreta. Non ,nega la foresta, immane chi. educa amorosamente l'albero tenue. Calare l'ideale dall'empireo nel fango umido e grig-io, perchè vi (J.nbigni, e fruttifichi, tradurre . il v,ero co1J1;cepito. nel rertie vissuto il pensiier.o aerreo nel fatto rude j ed os-suto,1fare 'di ,M.tttoil prpptnio · stpw-ito, pelf'-

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