Critica Sociale - XXXIII - n. 15 - 1-15 agosto 1923
ClU'ttcA SOCtAttl ~31 crede.sse il Sorel) maturo per sostituirsi alle· forze politiche dello Stàto parlamentare, è da escludersi, dopo la .esperienza fatta nel regime misto dei So– vieti e dopo l!e critiche ampie ùel Kautsky e del . Bauer: nè pv.ò,. a; nostro parere, parlarsi di seguir l'esempio (tutt'altro che incoraggiante) delle corpo– razioni medievali. Queste, più che arti, erano. nella piccola astiosa vita medievale, fazioni perennemen– te in lotta fra .loro, e ripetevano, nel piccolo ambito del Comune; la pi'l!lgrande lotta che attorno ad esse si dibatteva; ed in Russia, in quel grande crogiuolo di esperie;nze politiche, i Sindacati si ·SOn dimostrati particolaristici, ego~sti, come già molto. tempo pri– ma si eran dimostrati in Germania, ove opponevan sempre le loro ragioni. di vita utilitaria alle idealità, spesso moleste, del partito politico. Al 2.o Congresso russo dei Consigli d'economia nazionale, pèr .es., si riconobbe che i Consigli d~ fabbrica s'eran mostrati « il più spesso incapaci di allargare le proprie vedute fino all'in~e:es~ ge– nerale », e negli organi centrali .corporativi _si rav– visò la necessità di immettere rappresentanti pura– mente politici, pEl!rimpedire il particola.rismo sin– dacale. Nè può ac.cadere diversamente, dato lo sco– po ristretto per cui il Sindacato è sorto •é ha avut~ finora ragion. d'essere; le abitudini mentali _non. si possono certo mutare in un fi,at. Se esso potra qum– di essere organo adatto per dar consigli tecnici e per proporre leggi tecniche allo. Stato, d'altro lato sarà, per• la stessa sua n~t~ra, rmprep3:-rato a for– mular leggi, a fissar diritti, a porsi cioè da q~el punto di vista. universale, da cui il legislatore giu– dica o... dovrebbe giudicare. Le competenze sindacali,. diremo con le parole del Baratono (4), se saranno assunte a funzione poli-. tica, faranno pure. una politica, ma la loro; _mentre il partito politico, che parte da finalità ~mv~~sali e trascende se non è fazione o consortena, 1 mte– resse parti~olare, pur servendosi dei consi~li . dei competenti, è più adatto a dar~ delle_ quest1om la soluzione politica, nel senso· etlm~logico. d~lla ~8:– rola, cioè interessante la generalità dei cittadini. Elevare il Sindacato a funzioni politiche sarebbe andare incontro a quel perfoolo che già denunciav~ il Rousseau nel suo Discours sur i'économie poli– tique, quando, osservava che le particolari società cercano di prevalere sull'interesse generale, si che la volontà generale corre sempre pericol? d'e~s~re ingannata a causa del premere dei particolan m– teressi. I Sin.dacati che, inebriati dalla loro forza, volessero div•enire Stato, sarebbero, a nostro credere, come le associations partielles,. fatte aux depenses de la grande; nel qual caso « la volonté de chacune de ces associations dévient général, par rapport à ses membres et particuiière par rapport à l'Etat: on peut dire' alors qu'il n'y a plus .autant de vo– tants que d'.homm_es, mais seulement autant que · d'associations ... Alors il n'y a plus de volofl:té g.~n~– rale, et l'avis qui l'emporte n'est qu'~n avi~ parti– culier ». (Contrat Social L. II cap. 3). ~r~cisamen– te come temeva la Repubblica dei Soviet!, quando volle mescolare membri. di cofore politico in ogni Soviet sindacale, per evitare che. l'interesse corpora– tivo prevalesse su quello generale. . Noi concordiamo p,ure col Baratono m quella par– te del suo articolo citato, in cui ritiene che la ceL lula attiva della cqllettività sociale sia pur sempre « l'individuo sociale con i suoi bisogni e i suoi sen– timenti politici, l'homo politicus di Aristotile », anzi che la corporazione, la quale nel suo fine non_ c~n– tiene• (come contiene, per esempio, la fam1gha) l'uomo nella pienezza della sua natura mor3:le~ ma tende alla soddisfazione di un preciso e lrm1tato scopo ,che .è. poi mezzo per il fine vero, per quello (4) Orilica Sociale, 1923, n. 2. ibliotecaGlno Bianco morale. Il Panunzio osserva, nell'articolo citato, che il difetto ·di base dello Stato moderno è quello · di esser deficiente di contenuto sociologico, di non conoscere o di conoscere poco la società e di cono– . scere solo un astratto e mitologico individuo, e, 'dopo aver accennato alle correnti pubbliciste, che hanno distinto lo Stato dalla Società, giustamente osserva che « lo Stato moderno ha perduto di vista completamente la Società, che è pure la sua oli– gine, la sua m?,teria, il suo fine immediato. Lo Sta– to esiste per la Società, e non viceversa ». Ma dopo questa giusta critica dello Stato mo– derno, che, fondato sull'anarchico ed impotente edo– nismo benthamiano, non poteva, come gli Dei d'E– picuro, commuoversi gran che dell'individuo, cui si accontentava di elargire una vacua libertà, il Panunzio, spinto dalla sua teoria, vede la società come complesso di organismi, la riduce cioè tutta ad una particolare forma, alla seconda forma del Jellineck, alla forma intermedia dell'Orlando (5), per concludere che lo Stato è « la riduzione alla unità giq.ridica del molteplice dei Sindacati, ed è cioè lo Stato dei Sindacati ». Egli dà cosi una de– finizione che distin'gue tuttavia Stato da Società, e non si discosta dalla dominante scuola giuridica, ma anzi è simile allé definizioni del Jellineck e del– l'Orlando da cui si distingue solo per la diversa base che Ìl Panunzio dà allo Stato. L'errore che noi riscontriamo in questo proble– ma è quello di voler trovare una definizione della Società che o abbraccia o esclude quella di Stato; come se lo Stato fosse una istituzione paragonabile in linea coordinata alla Società, . e con questa po– tesse sottostare ad una stessa definizione; mentre esso è la forma tipica - non una forma. c_o~e scri– vono il Miceli (6) e l'Orlando (7) - della società uma– na, rispondente ad esigenze di ragione; lo Stato. sta alla Società come l'apice sta alla base della pl!'a– mide. E' impossibile separare nett amen te Stato da Società, nè questa se·parazione è. P.ro ~rio as.soluta in coloro che vaghegiano una di stmz1 0ne ..di que– sti due istituti e forse nemmeno nello Schlozer, che è certo il pii) risoluto separatista. Abbiamo detto che lo Stato è la forma tiEica della Società, rispon– dente ad esigenze di ragione, in primo luogo perchè riteniamo sia opportuno tornare al significato das– sico, aristotelico, della societas come comunioi;ie po– litica come associazione, cui -gli uomini son con. dotti 'dalla loro natura ragionevole, per il loro fon– damentale bisogno etico attinente alla loro natura, riconosciuta dagli stessi separatisti (8)_; ed in ~e– <,ondo luogo perchè riteniamo che ogm as~ocia~10~ ne di uomini, fatta per un fine (le classi socialL sono aggruppamenti, che possono divenir.e, ma non sono as1:mciazioni) abbisogni di un ord·ine, d'uno statÙto che le dia stabilità; ordine che è una figura particolare dell'ordine tipico, esemplare, che è lo Stato. Ouesti aggruppamenti part,icolari ordinati ad un fin"é secondario sono associazioni (nella stessa pa– rola vi è il senso della volontaria coesione); men– tre l'unione dell'umana gente, ordinata al fine mo– rale è la Società, la quale nè è ~ tutt'uno con lo Stato, nè è dallo 'Stato distinta e diversa, ma è la materia, la base dello Stato. • Nè si opponga che la Società è vasta e una come l'Umanità, mentre gli Stati sono moltissimi; per~ chè si può rispondere che gli Stat~ son div.ersi d1 forme non di spirito, sono l'espressione contmgente e varia a cui l'Umanità, divisa per territorio e p~r cultura, è giunta, .per la stessa fondamentale e~i- (5) ORLANDO: La dottrina dello Stato del J ellineck, pagi- ne 97 e 275. (6) Diritto costituzionale, pag. 55. (7) Op. cit., pag. 278. . . (8) V ANNI: Frlo,ofia del ~,ritto, pag. 315; JELLINECK: Filo• •ofia del diritto, pag. roo. ...
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