Critica Sociale - XXXIII - n. 15 - 1-15 agosto 1923

1 236 CRITICA ·IOCIALB menti del proletariato; ma l'uguaglianza nel dovere fon, damentale, il ·1avoro. ' I principi della Société des Saisons, sorta in Francia nel 1836per ìspirazione di Augusto Blanqui, compren– dono, fra i diritti essenziali del cittadino, anche questo· « L'uomo non è soltanto composto di materia, egli ha un'intelligenza. Questa intelligenza ha, non meno del corpo, diritto alla vita. Il diritto, all'educazi-0ne non è che il diritto all'esistenza spirituale ». Nel • Manifesto dei Sessanta» - manifesto elettorale degli operai pari– gini, pubblicato nel febbraio 1864-. è detto,. in risposta a clii affermava non esservi più classi: « ma noi, che non abbiamo altra proprietà che le nostre braccia; noi, che subiamo ogni .giorno le condizioni legittime o arbi– trarie del capitale; noi, che vjviamo sotto leggi ec,cezio-. nali, come la legge sulle coalizio.ni e l'articolo 1781,che pregiudicano insieme i no stri in teressi e la nostra di- . qnità: _ noi ben difflcHmente possiamo credere a questa affermazione ,i. Col Marx, per dirla con Antonio Labriola, « il comu– nismo critico, non moralizza, non predice, non annunzia, nè predica, nè utopizza; ha già la cosa in mano, e nella cosa stessa ha messo la sua morale e il suo idea, Usmo » ·(10). Critica e delflnisce; ma, in quella critica e j.n quelle deflnizio·ni, -c'è tutto un nuov-0 mondo mo– rale latente, c'è una forza potenziale, la quale, sprigio– nata che sia, farà del salariato l'uomo irìte,grale. La delflnizione contenuta nel Manifesto dei Comunisti, è la. seguente.: « Il lavoro dei proletari, -coll'estendersi del macchinismo e della divisione del JavOJ'o, ha per– duto bgni carattere di indipendenza e quindi ogni at– trattiva per l'operaio; questo <liventa un accessorio della macchina, la quale non esige da lui che un'attitµdine estremamente semplice, monotona e facilissima a<l ac– ·qui,stare ». •- « Gli operai, non soltanto sono, servi della classe e dello Stato borghese, mla. sono so•ggetti ogni giorno e ogni ora alla macchina, al sopràstante e, spe– cialmente, al privato borghese industriale; dispotismo tanto più meschino, odioso ed amaro, quanto più aper– tamente il gua<lagno ne è proclamato l'unico. obiet– tivo » {11). Definizione lapidaria, dove ogni parola è una ca.sa, o una realtà storica, e che contiene in germe tutta l'etica e l'idealità del socialismo, rampollanti dal ,pensiero i;cienti.flcomesso a servizio del proletariato.: « le lagrime delle cose si sono già rizzate in 'pie<lj.,da sè, com·e forza spontaneamente rjvendicatrice » (12) e l'esi.stenza dei proletari è « la negazione del giusto nel regno del di– ritto »; o.ssia è l'i,rrazionale, nel preteso domi.nio della ragione » (13). · Di qui partiranno e si amplieranno le critiche alla « civiltà capitalistica. » per opera dei .socialisti - ed anche di qulìlch.e non-so'Ciaiista lungimirante - dirette · n mette1,e in luce que$ti punti essenziali: a.) nella odierna società borghese è tuttora opinione diffusa che il non-lavoro sia un segno di superiorità sociale: b) il lavoro manuale, di fronte al lavoro· non-ma nuale, od intellettµale, è considernfo un lavoro social- mente inferiore; · ' , e) il lavoro applicato ai mezzi meccanici, ridotto alla massima semplificazione, riesce alla ripetizione mono– t.ona di atli uniformi,· e porta, coll'abitudine, ad un aulomati.smo che annulla la individualità e la perso– nalità; d) questo annullamento è _aggravato, sia dall'ecces-, sivo prolungamento dell;i. giornata di lavoro, sia dalla coscienza, che hanno gli operai, di essere affatto estra– nei, come semplici strumenti di energia meccanica, al proce.sso e a.Ifine della produzione, e-di lavorare a solo vantaggio di pochi altri, estranei così alla gestione come alla direzione del proces~o d,i pròduifone. A differenza di qu~ che avveniva per l'artiere. o l'ar– tigiano, o per l'agricoltoreacoltivatore del proprio ter– reno, nel proletario odierno l'affei-maa:ione e lo .sviluppo della pel'Son::t.Iit.à, la estrinsecazione delle ,veculi11,ri fa– coltà individuali, la libertà dj disporre ·di sè e' della prnpria vita, ·1a coscienz'a della 1:1tilitàpìena del proprio (10) ANTONIOLABRIOLA, <Dp., cilt.. p. 77. (.11} Il Ma,nifesto de'i Comunisti, p. 15-1!6. (12) ANTONIOLABRIOLA, op. cit., p. 79. . . . (13) _A~TONIO LABRIOL.~, De& inq,terw,~s'!f? ~tQricq - Pi!µc;>içl:JtZi9ne prehmin~~e, p. 10~, · · sforzo lflsico, che soli danno la gioia del lavoro, sono attenuati, atrofizzati, paralizzati. Di qui il bisogno di rivendicai-e la pienez7la di cotesta personalità, al di ·sopra anche della sicurezza della esi– stenza, insMiata 'dalla disoccupazione, e della garanzia di un minimo di condizi-orri di vita degne di uomini: casa, alimenti, riposo. · · · Vedremo, nel prossimo numero, come queste_preoccu– pazioni di carattere spirituale, per far .sentire al lav-0- ratore ,, la propria vita come ·vita umana », si sono mo– strate in scrittori, socialisti e non, di questi ultimi tempi. (Continua). . ALESSANDROSCHIAVI. Stato. e Si.nd_acati (i)' Dopo la guerra, il male· parlamentarista divenne cosi grave da esigere urgenti rimedi e, ment:i:e l'Eu– ropa attendeva trasognata la ·salute ·dal tempo, sor– sero i dottrinari a chiedere se non si potesse trovar la salvezza in quel sindacalismo politico, che è un prolungamento del sindacalismo economico; teoriz– zato dal Sorel, e che ha già una sua letteratura pubblicistica. , Il De Greef (Regime parlamentare e Regime rap– pr'esentativo) aveva ,già fatto pure un'aspra cri– tica 'del parlamentarismo chiaramente avvertendo che esso non è che! una rdrma, imperfetta,. del regi. me rappresentativo. Egli anzi tracciava fin d'allora (1906).le linee di uno Stato tecni'co, che assomiglia .molto allo Stato sindacalista caro agli odierni teo– rici, e che per il De Greef sarebbe come lo Stato modello, che in sè assommerebbe il meglio del li-· beralismo e del socialismo. In Italia questa corrente ha avuto i suoi timidi simpatizzanti nel campo liberale e ha il suo teo– rico maggiore (per dottrina e per serietà d'argo– m~ntazione) pel prof. Sergio Panunzio. La tesi che lo Stato debba in definitiva . spegnersi come ente · politico e d.iveritarè una specie di gerente sociale, soprasedente ad un consiglio tecnico, formato dai :dele:gati di tutti i sindacati, trova una certa sim– patia anche tra i socialisti, alcuni dei quali propon– gono o prevedono che 11 partito socialista del)ba ri– nunziare ad una vita che non ha scopo, rimettendo ogni su'a rivendicazione ai Sil).dacati, elementi de>l. ,nuovo futuro ente politico.' · Ad attirare l'attenzione degli studiosi e dei poli– tici su questa soluzione, conèorsero, nei primi tem– pi dopo l'armistizio, tanto le notizie sull'ordinamen– to ru:ss6, (èhe pareva tutto imperniato ·sull'azione politica dei Sindacati), quanto la nuova costuman– za dei Consigli di fabbrica, come ol'gàni a'n.che di controllo. ' Pareva che il mondo del lavoro stesse per uscire dal caos post-bellico pronto, èd armato, si da potere sostituirsi all'armatura crollante, e, come succede delle novità, questa prospettiva polarizzò attorno a sè gli animi e déstò fors;e soverohie illusioni. Non è nostro intendimento nè è questo il luogo pei: affrontare la questione clie dal Panunzio• è stata con competenza tradotta in problema istitu– zionale (2); ad essa aècenneremo in relazione alla. soluzione prospettata dal Mondolfo (3), e su di essa ' solo esprimeremo la .nostra opinione. Che. il Sindacato sf sia mostrato (éome pa!reva · . il) Da.I libro 8_tato; dhi;,:.o,· e' Scuo?a, di proosima pubblica– z1one ,presso l'editore B empora.d - 'Firenze. ~ur senza, concorda.re in ogni punto con l'Autore, pubb'i– ch1amo ben, vol entieri q ues to •passo del suo volume, per l'inte– resse del problemà t, ratta.to, interesse non soltanto teorico e dot• t'rinario, m a, specie dopo gli episotli recenti, attinente at ·me- todi e . a.il m ezzi _dell'azione.. (Nota della. CRITICA). (2) V. in Rivi,t& interna.iionak di filosofia del àit<itto, 1923, fa.se. l•, pa,g. 1 segg. (3) Libertà della ~çÌ!q~ fif ~~11-11}~ d,i Stato - B'olqgna., Ii,. Ca.p• pell_,,1922, pag. 57, , I • Biblioteca Gino Bianco

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