Critica Sociale - XXXIII - n. 12 - 16-30 giugno 1923

iOO CJUTICA SOCIALE La Scuola. lu tale in1.ristilllento e sterilità sconsolanti degli in– gegni ebbe a Homa le ,sue gravi responsabilità il sotto– came predom1mo della scuola, conotta ed intis1chna uai 11u1.11 cne pal'alizzauo la uostra; 1netHa ne11·ariuo, i1Tazionale formalismo che ingenerava un'educazione talsa, tutta esterio-re e super.ticiale, senza potenza di penetrazione spu·ituale, senza vitalltà formativa e senza virtù di persuasione: insensibHe ed amorfa perchè in- 1,;eppatae nncniusa nel aogma eu ostinatamen~e lontana dalla vita e dai suoi valori, idealmente chiamati invece ad esserne il presupposto necessarto e la più vera ispi– razioue; a.ss1duameme tormentantesi in ui1a insana.oue incomprensione fra maestro ed alunni; frl). quella che era la sua efficacia e quella che avvertiva dover essere; tra la sua !unzione teorica e la ridevole parodia pra– tica a cui era ridotta. La· diffidenza e, lo scetticismo 111 circondavauo, l'opprimevano, la uccidevano, allora come ora, nel disprezy,o e nel ripudio dei giovani, che si. do– levano di. uon avervi appreso che il disgusto per le pedanterie e d'essere balzati nella vita, come d'un tratto e dal buio, col povero patrimoni.o dell'indigesta con– gerie erudita e col solo viatico di una educazione sciocca,, inerte ed inutile, perché formatasi nelle sudate e,serci– tazi.oni e le lambiccature di una scienza vuota ed impo- ..tente. Apertamente condannata poj o derisa dalla ra– gione e. dai buon s.eooo l4J, e solo; ne1la p1:at~1,;a quotidiana, uti<lea m aturare e traviare i facili e mobili ei;itusiasmi giovani.li, in tutti" i tempi i fervidi, stnceri, inconsci strumenti dell'astuzi'a audace; tanto più· docili rattori di ogni novità quanto più la scuola manca al suo ·eompito i1:i.10rmaw:re , .trascurancto negli a1un.u1 11 na– scere e svilupparsi di una· sicura ed avveduta co'.scienza, li abbandona agli allettamenti della moda ed. alla sug– gestione delle imprese più teatrali ed eccessive. Degenerazione tale della scuola ed, inoltre e peggio ancora, una intensa predicazione ed un linguaggio osti'- 11ato,che, <la parecchi- anul, dalle aule accactenncl!e ini– ziano i nostri ·giovani al più grossolano positivismo inducendoli astutamente nell'odio all'ideale ed ai sensi di laTgo amore e di libera umanità, linfa delle ultime g-enerazi-oni, ed ammae,strandoli a seppellire inconscia– mente in Nietzsche od in· Stirner il graI).de palpito e•la voce potente. di_ Tolstoi e di Mazzini, 1violentan_o artifl– c.iosamente, mvertendo:lo, 1<lnaturaLe processo, pe,r cu'i ~ comip.cia ora dove si finiva un tempo,, quando la gioventù entrava, nella vita rivoluzion811'ia per lllScirne conservatrièe e codina; e modellano dei raffinati e com– posti. anacronismi· benpensanti e. materialisti,. che rap– presentano molto seriamente la precoce comparsa di -pii sacerdoti de,iia morale dei protocolli; -che predicano, oon convinzione e con zelo, la dottrina ortodossa delle nuove armonie ed elevano la n'ece,ssità che la bestemmiata educazione di cinquant'anni fa Telegava fra le più voi- , gari e trascurabili, . ad entità e. valori superiori della vita. La riibellione dei giovani è oggi solo in funzione di questa oscura involuzione, ch'essL aggiungono · al · vasto in_ventariodelle infinite rovine della gu8'1'ra:'rovine viven~i, più dolorose e più doloranti, essi stessi, che del-la ~uerra! violentemente trasmigrata nelle loro anime, per 11 tormento e la martellante ·consuetudine di sl lunghi ·anni , porta no in sè la traccia che non si -cancella è nel rito , del.la violenza, nella scienza della. forza, div:e,'nutiil loro Più forte amore e l'unico culto, ne esprimono l'ef– fetto ,ed il danno piil sci,agurato e più •funesto ... Nella ,scuola di Roma del dLspotismo, insieme àll'arte ed al generoso, ind·omito pensiero dei padri moriva anche, soffocata dalla bassa e tediosa atmosfera nel- 1'in9?1a della S<)hiavitù e nel tormento dell'impdtenza · obbligata, la, più brillante e vigorosa risorsa del genio ' romano, la grand.e arte che dal libero cimento della ~-as,sionee dell'i_ia:1-one avev-a derivate le sante audacie, I el~enza poli.1,1ca.,agonizzante in controversiae • d1 ' ll?a~tri vi~tuosi -~ in timidi tentativi di scolari pre– z1os1, che 1mpalhd1vano e cadevano alla fulgida luce del Foro, dolente di tanta ·misei;1a. •Etica n:, iserabi le. Al lagrimevole smarrimè~to degli spiriti persuadeva e conduceva anche la morale. Che, pur allora, fu l'etica · (4) ~.i, cu~ s'è dat_a cur.~ di interpretare l'energica. pròtesta: Pe~romo, pe r la. , voce _de1 suoi personaggi, gente del popolo guida.~. solo da.li espene~za. e ~.a, un. certo istiruto, ohe nella/ •emphc1tà e. rozzezza. d_ellespressione, àoouse. senza veli e· ta.glial con mano smcera. e swura (Satirae, 1; 10). I . Biblioteca Gin'o Bianco dehleboli e uei viul.i; 'una <.loLtTiua di rasseguazl'Ollt; <.li ri.uun~1a, di viltà. Di_fronte al fato .tragico di ttoma'. m vi-eseuza <1el11a.ufragJ.O di ogni id-eale, aelle più accorate ,;p eranz e e delle più care co.uqUJSte; in cospetto a1 <1anno eu a.li' orfesa mo1·ale del despotismo, la aigruta umana ou r~ gg1aLa no11-0.ovevaav1::reun moto <il •l'eaz10ne, nv11 uu unpeto di energia: unico riparo e diritto, unica li– oerta, rn mo:rte. .L ùLL~ la. mosona <ti ;:,\meca nvn e c11e 1 un' assidua apo1ogia de1 su1c1dw .(oJ che appare come spontanea d-eriv81Zionedel ·.Pell§i-eroepicureo: ma ben a.unmem1 aveva appreso da Epicuro e ben altJ.'O a~eva in,segnaLoLucrezio, quando, tra<1ucendo,l'eco aew1 potente voce del, maestro in grido titanico di riscossa n'loral-e ed avventand·osi ai gioghi del pensiero con !er– mezza di filoso-fo e furor sa.ero di :poeta, aveva speraw C11 dare a Homa un'anima ed una fede. Ma Lucrez10 era rimasto uu gigante solitario e la filosofia da lui bandita fraintesa; deviata, straziata ed acconciata in .comoao si_stemact-iviita, nel quale ogni virile deco1'0 ed ogni no– b1Jta clh sensi andavano travolti ed ,in• cui, eguaimeme I><>t'evano· co.mporsi l'inerzia apatica di. Attico, il ,sorriso scettico e m a.J1ziosodi Orazio e l'ozio 'si<gnor.i.lmtmte i1>o– condr1a.co di Petronio. E p erò il tumu)to dei nuovi tempi, chj3 aveva stl'a.P– pati gll spiriti. a,!1a sereina calma ed alla tranqu!l!a medi-tazione e li aveva, d'un tratto, gettati nel turbine · ae11epa,ss10nt,_iucui a.vrenber_opotmo temprare~ .proptl1 valon, cimentare e moltipHcare le pro.prie energi(;l, .non promosse che uno scialbo conc~pimento. di libertà mo– _1·a1eect un'inutile forma di' rpro,,esta •dimostrabili solo· colla viltà di una, fuga, mentre, p;l contrasto, -che è l'oscuro n,a,evus <li tutbe le decade1ize, l'etica ctei lib1·i" e ·q uella ùivwgata nelle piazze e nelle scu~le, esOO'ta!),O· alle magnam.me resistenze, all'assoluta indilpendenza ed aU',energico e -sicuro dominio dello spirito sulla pe 1·: versità de1 tempi e Sùlle deviazioni dell'ambiente soctak . ~aranefamente, a' nostri giorni, la casistica del be1i, e mesauribile e la morale moderna si compiace di di-r• fondere una propagainda popolare, che giura di essere smcer_a e che riduce in formule precise la dottrina della - u_mamtà, _della socievolezza, dei doveri di tolleranza, .di nspetto sm?ero _atutte le correnti del pensiero, agli 111- sopprim1b11l d1r1tti della libertà: e per una alleo·ro ~o- . fl.sma soltanto. Benedetto contrasto, che al di fuori · e co~tro Oli onest'i sforzi deqli '!!,Omini,· malignamente .ed : o.st1111atamente; si insinua a corromrpere tutte le luminose ..e gJ1andi idealità I11 ··.·A~ ogni•modo; talùno di quei decrepiti romani sape'va · m~rlll' bene e, · nello spegneTsi, mandare qualche bel -gu1zz_o di luee: ed è·già qualcosa quando, in-certi altri– •temp1_, s1 può trovar più comodo a.ccon,ciansia1 capriccio del d1spo_tismo_ ed, anzi che- morire,. pensar più .utile ·e pi,ù pratico viver meglio, infrenando o sti·ozzando i · vecchi SPiTiti, che, del resto, non sono più che ,un ri– .?ordo _di lon~ane giovin€zze,_,lo scialbo river.t;>ero di mcend1 spenti o d1 soli tramontanti;, dando. un calcio · alle vecehie, e- sbiadite bamdi'ere riposte in -soffitta ùna pa.ssat~ d'-altra tillJta sulla divi:sa politica, e, ser~endo tranqmll~eµ'.te, in flllCile euritmia, ai nuovi padroni. yno stoicismo. alla, rovoocia: peggiore e più basso dello ·sto1ci.smo roma~o de~a de?aden7la. Là lo spirito, in aps . par~nza :fiero, mdormto, nbelle, piantato dTitto,. fra le r-~vme d11un mondo,. a pro,testa istrionica , contro la .vùi_à degli u~min} e çhe è ipiù schiavo fra ·,gli schi-av1 · e si pompeggia nella sua !alsa virtù come in un manto superb.o e, col pretesto di r.iifiutare-la servitù, si sottrae con all~gra vendetta ai nuovi dolori .della vita, che lo . contamma troppo e ne. rompe i vincoli e violenta la - mo!te per getta re in e ssa ·il pe,so molesto di ·ardue lotte. Qm la PI"?"te,st a, che.si annuUa,nella ra.ssegnaz~one piatta· e_tranqmlla; la qu ale non costa sangue .all'anima· che nmuove da!,la r~pon!l· un enigma di più per sfuggire al ,dolore. dt m~ItaTlo e di riso~verl'o; che si getta un •ve,lo s.ugll occhi e non vuol: guardare la realtà perchè . I . (5) C on. forza. ed impeto inusita.ti Seneca difende la. tesi : in . 1 ;; a.lc~ e P~, con furore, ch _e dà. quasi sgomento (Epiat., , 14 , De ira, III, 15). E la tnste ,a.berrazione è stata. esalta.ta. ~n:ie mora.I~ ;sublime: ~iò c~e· 1!on· stupisce, quando si rioordi ,. e ta.lora. s1 ~ ~ret~ d1 attnbwre a. .Seneca una natura.' libera. "àsofferente di, vmooh. Le aue prof011Sionidi fede poliilica chi.a~ e aper~,. non !:asciano aie= dubbio intorno alle tend~nze del 8 ':' 0 spmto: J:>asterà.'.per t~tj;e, !'Ìevoo are l'umilia. nte a.ffernia, z,?ne,, !18)la_ 'q1;1a.Jee• no n s1, perita. di dichia.ra.re ohe « Roma ,oeesera. ~• ooni.a.hda~e.il. g~no in ~ -r à. d i servire••, (Dt Olementia, I, 4). D ubb1 due e servare iint.endeva. bene aJ, go– verno del tempo, al deepotisuio. E ta'.nto è' suflìei,iit,e.'

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