Critica Sociale - XXXIII - n. 11 - 1-15 giugno 1923

CIUTICA SQCIA,LE tti9 1 della vita preesistente: ora ecco invece l'utdpia dei riformatori del sec. XVIII, che alla storia ·preten– devano sostituil'e la creazione della Raison raisÒn– nante, risorgere (nemesi impei{sata) proprio n·eno . spi.rito d'un rivendicatore ,dello stori~ismo. Scuole necessarie e ecÙole di lusep. Ma, gli stessi criteri !inspiratori deMa riforma esi– gono da noi la più recisa opposizione. Indubbia- · mente,·. se anche non era nelle· intenzioni del Gen- · tile, questa riforma segna un .passo deciso verso il , r•afforz-amenfo del privilegio dell'istruzione media (e, quindi, su:perfore). Ho già mostrato altra volta su queste cohmne, · coroe la riduziorte delle scuole medie pubbliche, propugnata dal Gentile, significas– se render più _difficile per ~ figli del popolo l'<1,00esso ad esse; ma oggi non ci troviamo di fronte soltanto al divieto di classi aggiunte o corsi parallelii per due terzi degli istituti classici e tecnici e alla limita– zione del numero di corsi coricessi al terzo r~siduo; ma, sopra tutto, ad un falcidia spie·tata delle scuole nollmalf e magistrali. Di 0 f~onte alle 87 che rimangono (ridotte però entro limiti rigorosi di èorsi e di alun– ni), son~ soppressi: 44 corsi magistrali, 59 scuole nor– mali- regie -:!\rapiccole e grandi città, e circa 30 scuo– le pareggiate; in totale ben 133 scuole, senza con- .tare la riduzione dei corsi. aggiunti. , Oggt ,a scuola normale è frequentata dai figli e •fìglie dli c)a~i proletarie o· medie, che vi cercano o l'avviamento ad una ,professi<one i.ntellettuale rhe . li mantiene spiritualmente :J)iù vicini alle alassi tl:i.1- lé; quali provengono, o· .(la ma,ggio( pa;rte della po– polazione scolastica feminin'ile) la preparazione più acconcia alla futura funzione di madri educatrici · dei ·1oro figliuoli e, nel tempo stesso, una specie di. assicurazione per eventu·a,li dif:flcòltà economiche le · quali costringessero all'eser.cizio di una professi~ne chi s'era ded-icata da prima soltanto aila 'Vita di fa- miglia.. '. . Bisogni soc_iali diffusi, che rispondono· a necessità' od· u.tilità pubbliche oltre che privatt, trovavano fl-' nora nelle scuole. normali ìl loro soddisfac,itment0, c'he oggi vien negato o conteso. ., Si dice:' 'èi son troppi' maestri e m_aestre, in con– Jro;nto delle scuole elementari esistenti. Ma non si tien conto. di vari fatti, opportunamente lumeggiati d 0 all'lstruzione· media·:· 1.) Che la sovrabbondanza non si misura dal ·nu- ., mero dell~ li cen~iate d elle sc.uole normali, che 'per buona parte intendo.no diventar madri e non maP.-' stre; 2.) Che una ce rta sovrabbondanza, ad ogni mo-' do, è condizione di. scelta dèi h1igliori, e che non si può esigere, 'da chi venga ammesso ad una scuola norm~le, l'impegno tassativo dì darsi all'insegna– m·ento e per tutta la vita; 3.) Che· il fabbisogno at– tuai~, ~alcolabile all'ingrosso in circa 6000 maestri nuovi ogni anno, non sarà coperto dal massimo rli · '375 alunni dell'ultimo corso magistrale, che la ri– forma Gentile ammetterà. Si aggiunga: 4.) Che se oggi l~ meschinità· delle pensioni costringe mi– gliaia di vecchi insegnanti a resister fino all'estre– mo, verrà ad un tratto una più larga richiesta di maestri quando più scarsa ne sarà la produzione. E all!)ra bisognerà compiere altri passi ancora sulla via, Qggi - pur troppo -- già intrapresa dal u;rin i– sterp, di cbiudère scuole elementari al di sotto ,u un· certo numero di frequentanti. L'indirizzo ,antidemocratico di questa azione sco– iast~ca non ha bisogno di essere dimostrato. Tanto più che le fa riscontro l'istituzione di u11<1 scuola di puro lusso . ·Altra volta al Gentile, che· propugnava la ridu. zione delle ~cuole di Stato, osservando che lo Staw deve provvedere solo all'interesse pubblico, e non alle richiieste ,degli interessi •privati, io obbiettavo che, se le scuole preparano 'alle professioni intellettuali, l'interesse indivdduale a·' cercarvi l'istruzione esiste solo• in quanto c'è un bisogno sociale di proftissio– nisti; sicchè lo Stato risponde a un'esigenza pubbli ca, non privata. , Ma il ragionamento, che vale sin che si tratta di preparazione dei professionisti e, ~nche, della mi– glior preparazione delle madri educatrici dei loro figli, non ·vale più quando si tratti di una scuola di puro lusso, che ·nop deve servire ·a· nessuna finalità sociale. E questo è il caso dei. licei femminili, che devono rispondere unicamente al dP.siderio delle clas– si ricche, di un raffinamento della cultura delle si– gnorine, cui· lo Stato fornirà· d'ora in ayanti, insie– me colla danza e· lo strumento musicale, anche il latino ·e la :filosofia, capaci di rendérne più intellet– tual~ la éonversazione .. Il concetto che il dovere dello Stato si estenda fin dove arriva l'interesse pubblico., ,e che agli interessi ·privati debban provvedere le famiglie, è. cosl àbhf!,n– donato e ,capovolto : quel che è conteso al bisogno sociale è concesso al lusso privato. La superstizione del latino e dell'esame di Stato. Due superstizioni campeggiano nella nuova rifor– ma: quella del latino e quella dell'esame di Stato. Il latino entra dappertutto: dalla scuola classica si estende non soltanto ;al liceo scientifico e al liceo femminile, ma anche all'istituto magistrale .i all'i– stituto per ragionieri e agrimensori. « Petrusino in. ogni mmenesta », dice l'arguzia napoletana a chi s'insinua da per tutto, come il prezzemolo in ogni minestra. Ma il latino non è un condimento o una droga, .della quale si possa mettere un pizzico in ogni piatto: esso è e. deve essere il cardine dell' educazio– ne classica; deve imprim~re alla scuola, ove -lo si insegna, l'indirizzo caratteristico; deve essere il nu– cleo della forma menlis, il pernio dell'orientamento spirituale. O se ne fa l'insegnamento centrale, •:ome è nella scuola classica, o ·è meglio escluderlo. Farne un insegnamento secondario, significa privarlo della sua efficacia formativa; convertirlo in un peso inerte e fastidioso: e tale sarà nella scuola dei ragionieri e degli agrimensori, dovi! è anche limitato al solo pri– mo quadriennio; e tale sarà nella scuola dei maestri. la cui futura funzione esige ben diversa cultura " forma mentis di quelle che il latino possa foggiare. I maestri, che nelle scuole di campagna debbono essere gli importatori deil'àlfaoeto e i pionieri dP.i rudimenti più semplici della civiltà, e che anche nelle sçuole di città debbono sapersi accostare alla mente infantile e condurla umilmente, con le dande, sino a che sappia muovere i primi passi senza ca– dere, e possa essere guidata e indirizzata per n suo. caJm.mino, non dovranno essere i saputelli, che in SP.i anni (dal secondo in poi) han dato fondo alla lin– gua e letteratura latina, in quattro anni (nel corso , inferiore) a una lingua straniera poi abbandonata, e che fra lo studio dell'italiano, rlella storia e geo- I \

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