Critica Sociale - XXXIII - n. 10 - 16-31 maggio 1923
168 CRITICA soct.Àtl tà. E questo proprio- quando i principi,i. D;i.orali parevano tendere ad una progressiva .elevaz.?ne e quando più diffusa e sinceramente udita_ ed _mt~s_ii. · sembrò la dottrina che bandiva i grandi pnncipi1 della solidarietà sociale. Fatale e doloroso contrasto, che a noi viene dai secoli: chè la società romana dell'Impero, di cui la nostra così stranamente, ma sicuramente ricon-. sacra lo. spirito e risuscita le forme, si auviava an– ch'essa con tale maschera, all'imminente rpvina: tutta dal Palatmo ·auà Suburra, in tragica agonia, resa 'più sinistra dai fatui splendori, di cui si de~ corava· resa più pietosa da quella povera arte di maesto'sa compostezza, co_nla quale, con. folle o,sti– nazione volle o finse di ignorare, smo all ul– timo sp'~simo, la ·pau1:osa rovina, che _già le aveva rosa l'intima e v,tale compagine. Rovina morale, spirituale, politica, che ha qualco~a di un _dra1~ma shakespeariano: rovina e peryert1mento d~ prmci– pii, di costumi, di uomini, in un travag~;o dispe~ato'. fatto di scaltre menzogne e di ingenui candori; d1 virtù e di colpe; di grandi teorie e di piccol_e pas: s··oni· di sottile morale e di basse 1mmorahtà; d1 d~boÌezze ignobili, nascoste sotto gli austeri veli -delle sublimi viriù. 11 ~esansmo romano· aveva ucc.ise le lìbere fun– zioni repubblica~e in nome dél :;:iopolo e nella. pre– tesa qualità di delegato e rappresentante suo'. (1) Augusto rafforzava definitivamente ed allarg_ava la compagine del Governo assoluto, pur mantenendo, con' insidiosa ipocrisia e pretenziosa cura, le vec– chie istituzioni e magistrature. Così ogg;., in fatale e perfetto ricorso, le nostre istituzioni democratiche, conservate nominalmente e per provvisoria 9pportunità ,mascherano il despo– tismo di recente instauratosi, che, rapido, come quello di Augusto, si appresta a trasformarsi in aperta dittatura. Con la stessa fisionomi~ e con ' Identico procedimento: l'esegesi storica ha stabili– to (2) che il più efficace• elemento allo sviluppo del dispotismo romano ·sia derivato dall'ince rtezza ed oscurità, a disegno lasciate ai limiti del nuc.vo re– gime :nnestatosi sul vec.chio regime repubblicano. Incertezza, che, mentre autor:zzava ogni licen- · za ed apriva 1~ via agli arbitrii più scandalosi, in– ceppava ogni contraria attività e, bandendola dal gtuoco delle passioni é dei contrasti politici, ridu– ceva la critica àd uno sterile rito, che si esauriva in sè stesso, senza alcuna efficacia. Similmente, in Italia, il nuovo Stato, e per la maniera con cui si è imposto, e pei termini c.:hes'è fissati, e pei mezzi che s'è scelti, appare assai mal definito:· e se le riforme amministrative in corso, quali esse siano, sono ad ogni modo decise, non altrettanto decisa e chiara appare la innovazione politica, alla quale si · riconducono la genesi e gli intenti del movimento. A Roma l'incognita si risolse nel più triste assog– gettamento dello spirito·: .da Tiber'.-0 in poi l'asso– lutismo, via via getta,ndo i brandelli di legalità. la comoda maschera che gli era servita alle prime con– quiste, deliberatamente muove per la strada ditta– toriale,· che conduce a D'.ocleziano, fra l'estremo invilimento e le ignobili compiacenze di un popolo · fatto plebe (faex populi), che il servaggio politico snerva e più inservil'.sce 'anzi che sospingere alla ribellione; c.he la pratica di tutti i piaceri abbruti– sce, rigettandolo nel più cieco e bestiale. edonismo; che l'assenza ormai d'ogni idealità fa naufragare nel basso dominio dei sensi, il quale gli, perv~rte il gusto, gli inaridisce la sorgente del sentimento, · che in tutti i tempi è la sua grande eredità e gli soffoca oghi geneFoso palpito di umanità, faéendolo ---• (1) • H9 restitu_ita. la repubblica al popolo ed àl Senato •· (ìlfon1tmento AnGirano, 34). . · (2) G. BoBBIER: L'opposit~on s·o1!8 les Oéaars. BibliotecaGino Bianco delirare ebbro di raffinate e crudeli' voluttà, solo per qu:gli orrendi assassinii del Circo, n'èi quali un despota da commedia, sanguinario e pazzo, tra– duceva e sperimentava un'arte nuova, che cercava l'estetica ne lla tortu ra e nella morte. IÌ vecchio spir.to popolare ~on fu più che un ri– cordo cii un nome (:i) . e gli ufticii repubblicani· pre– mio' alle servili compiacenze di chi favoriva il nuovo padrone, specie ctei g.ovani, che, assillati da im~ , petuosa brama di arrivare, decisi• a gettare, per que– ,;to intento, ogni· sc1upolo; si ponevano al servizio dell'usurp.azione e della violenza; pur di accorciarsi la via che doveva condurli ai pubblici onori ed ai privati vantaggi. Sapienti e singolari ripetizioni. Quindi; celebrità improvvi.se, dove non erano che volgari meùio~rità ed un banale intuito dell'avven– tura; e quindi, · dolorosamente ma fatalmente, an– che quando non ne erano complici il propos:to od il volere del dominatore, il libero scatenarsi delle basse passioni e l'uso e l'abusò dei più .Qassi mezzi con cui la mala genia (che non è priv;légio di que– sta o quell'età) degli inquieti, degli opportunisti, degli ambiziosi ~à sfogo agli oùii ed alle invidie personali, o, muove a difesa dei torbidi e mal con– fessi interessi di classe. Certe industr.e sociali sono sempre l'inevitabiltl esponente della morale e del -regirrie; il migliore e più fedele commento all'indole ed alle necessità dell'assolutismo; termine di ana– lisi e di misura alla rovinosa decadenza del tempo, che n.e è insieme causa ed effetto. I:>ecadenza, che, p.ù specialmente ed intrjnsecamente, è caratterizza– ta dallo spostamento dei valori e da un colossale ego:smo; dalla coreografia e dalla moda, che riflette lo spirito e le forme del potere, assoluto, da. cui è informata· é da .cui procede. Poichè il dispotismo è, per la sua stessa essenza, un grande livellatore, che la furia di assorbire, di-assimilare e di compo1;– re omogeneamente, dominando dal.l'alto, tutta la · vita;, induce a trascurare od a sopprimere tutte le dim.ensioni ed in cospetto alla cui uniformità le · differenze. di classe perdo:r:io importanza politica, pur rimaneBdo e rinv~gorendo nella ,vita sodale. Ne~ gando i contrasti e s.ottraendosi alla revisione ed alla critica, non vede o non tiene in ·considerazione (bandendo quindi ogni proposito e. capacità di se– lezione) se ·non quelle energie; le quali' per intime 'affinità o per simpatie formali piìr gli si accostano e che esso sceglié e lega a sè perchè da··lui solo di– pendano è derivirro il loro potere; e così travolge e costringe in una formula generica tutto l'inµn_ito, complesso e molteplice mondo delle altre forze, che si agitano e' cospirano nella trama della vita so- ciale. • · · A Roma, nel primo· secolo dell'Impero, il Senato, timido e prono, ~ ormai destinato a giustificare ed a plaudire agli errori ed àlle prepotenze del despo• ta e delle sue creature-, ed a ratificare, con una beffa d'invest:tura, le frodi o le violenze, che por– tano, volta a volta, al potere gli avventurieri, · attraverso le sèdizioni dei legionari-i ed i tumulti dei pretoriani ·- la guardia del corpo - che giu– rano, anzi che sulla sacramenta!e formula repub– blic:ana, sul capo del loro eletto è che, da nessuna legge legati se non da quella del capriccio, compe– rati in usurai a p restazione di mutuo vahtaggio da– gli stipendi dr.ll' ambizioso dominatore, passano da un capo all'altro e precipitano, per la peggiore del– le ·anarch\e, sino all'eccessp - contro il quale non è. neppure la risorsa del paradosso (4) - di ·gri– dare un giorno 'signore ·di Rom·a un i_mbecille, ri- . dicolo o grotte~co, sorpreso,_ •al riparo d\ una, por- .. · (3) Son.o dei aopravlssuti quelli che Taoito designa <:al·nome di repubblica,ni·: semplici superstiti del regime precedente l'im- pero. (Annali, I, 3). · (4) SVETONIO, Olaud,io, 10.
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