Critica Sociale - XXXIII - n. 10 - 16-31 maggio 1923
/ I I ,CRITICA . SOCIALE ' , 155 ~erio noli di ,proprietà, ma di competenzai perchè « il fondaco, il J:)anco; la gleba hanno coirpo, ma sepza spirito: l'oro e l'aTgento sono meta.Ili più rari ·e quindi ,p.jù preziosi del ferro, ma oon mica più spirituali,_ più intelligenti e capaci; ·laonde se · l'impe1:io degli ar.rnati è assurdo, non· è mica più ragionevoie quello dei danarosi » (Rinnovamento, lII.) . Il sistema delle rappresemtanze è i\ solo· mezzo per éduca.re g1;adatàmente. col pe[lsiero i ceti vol- ,, gari, ossia per costituirn quella a,ri,stocrazia del-· l'ingegno, alla qua.le solo ·il Gioberti vu,oL affidare la regolazfone so.èiale; age'volandone la formazione, ,si noti, c·o1 diffondere il po.~sessò, cu:r,àndo,· contro il miterio della libertà economi,ca, la trasmissio1rui e. la distribuzione deJ1a ricchezza in modo più con, forme al. bene del maggjor nnmero (Rip.novamento,. · ll.), e le,gand·o così'· le moltitudini alla Patria. So bene che si è andati a pescare. (e ~i è an,che dato per tema di componimento' neìJe scuole!) u:n periodo deJ. Gioberti, strap,pato dàll.' Apòlògia del gçsuita 1no(terno (1848), prescindendo· dallo spi– dto di tùtta l'·opera, periodo che dice; « No.n si ha un solo èsempio d'un popolo •Che sia rinato e ab– bia vinto g,ra~dissim·i pericoli ;per via, di consulti e di delil,erazioni;_tutti dovetter là loro salvezza all'ispirazione individuale e alla dittatura » (Apol.,' ,XXXIX.); ma ql!lì egli' voleva soltanto Iliaffermare, n·on ,ecSsere le rnaggior·anze numeriche e le disC'Us- , <,ioni interessate, ma il . genio individuale e la ge– nerosità di ,,uno spirita ·elfitto _quelli che, in mo– menti d'eccezione, possono t.rovare la viia giusta. La frase; del resfo, e'ra 0ccasioh,1ta dal tentat;.vo c!.ei rep1,1bbl~cani lombardi,' cli e si opponevano a Carlo Alberto; invo,cando il ·plebiscito. Di fatti, nPlla stessa opera il ·Gioberti ritom1a al sùo concetto fondamentale dell'aristocrazia e],ettivà, di un ceto colto rappresentato ,da una Camera alta, conserva– trice ,dei beni civHt e da una Camei;:a bassa, organo . pro,gressivo e rifo'rmatore. ' Del rP.Stoper il Gioberti del R:nnovamentò e della Protologi,a, ossia per il Gioberti definitivo, non è dubbio il tripnfo della·' demo,cràzia in Euro,pa. 11 hisogno di •auionomia nazionale, anzi, pe~ lui, nor, '•era che il s'ègno 11ell'asce,sa proletaria e del for– marsi di UJ1a autonomia della coscienza popolare; onde la moriarcthia e.ra costretta ad assecondart> questo bi~o~o proprio per salvarsi. (Rin~vamen- , to, IL) E in,una lettera al fido Massari, .Gioberti scri– veva, che ormai· « la Provvidenza è rossa, perchè or.dina:.. t~ tto al trionfo vicino o lonta~o di questo colore ». Nel Rinnovamento si ri,prenda e completa anche q1ìel concetto, già avanzato nel Primato e nei Pro. legomeni, (Per ·,conciliare il risorgimento nazionale eon l'internazionàle dei popoli, a traverso· il ·C:o– sm0<pòlitismo. cattoH.co. La nazio!fle, se, è vita spiri– tuale, non si deve rinchiudere in sè, facendo pre– valere le specialità ,naziapali all'unità ideale (vedi già Intq•odÙzione, III.): ma deve dil,atarsi' nel mon-. ·do., Nel Rinnovamento. )a nazione del Gio·berti « ac– quista u~t valore universale in quanto ,s!identifica coh lo stésso pensiero •dialettico ·capace di arlllo– Jlizzare l'infinito della I religione con l'infinito delia _ civiltà... La· nazione in sostanza si afferm11 e colla- • bora cOl'lla vlt11,mondiale,- universalizzand0:3i, u~cen– do · dal suò angusto particolarismo e facendosi spi• · - rito ,;, iAnzllotti,' GioberU, pag. 896). ' Se, ·come dice l' Anzilotti, il Rinnovamento gio– bertiano è .« J:anti-Mazzini », resti ,però ben chiaro che lo ,è .essenzialmente in questo: che il liberalismo t;lel Gioberti « parte dal riconosdmento delle con– dizioni storiche e, consentendo ai vari elementi che· esse offrono un libero svìluppo; li concita dialettica– mente per attuare .graduali trasforrpazioni; la de– mocrazia (mazziniana) si attiene invece ad un si– &terna d'idee, ad un modello ideale di progresso, sP.condo le 0ui direttive, <per opera cli propaganda e per sforzo di volontà associate e solidali. le condi– zioni di fàtto debbono .essere modificate ». (Anzi– lotti, pag. 19); ma il liberalismo del Gioberti non n~– ga affatto il principio politico del regime democra– tico, anzi. v-i si fonda,' cç>mesu quello ,che solo possa realizzare - storicamente le aspirazioJili collettive, chiamandole a quel realismo pratico di .governo, che le concili.a con le possibilità' di fatto: non c.ert~ e– s,pellendoie col sofisma della loro immaturità mo– rale. Se; ne le escludesse, giusti,fichE)rebbe la rivo– luzione, « impe,ro,c,ch,èogni rivoluzione, se si vuol ridurre a una forma i:tenera!issima e a U!fl'idea CO· smica, è uno sforzo della società, cadljta in preda alla civile s<Yfistica,per ricutperare il prorprio stato naturale P dialettico ». (Prolegomeni, introd.) Appli.ca, filosofo .... Ed o:ra, veniamo alle ·applicazioni e ai c.onfronti. A mé sembra, cthe la po.Jitica fascista - pur discu: tendone con gra.nde serenità e libertà di spirito - trovi per ora la sua base dottrL1aria. in Treitschke, non in· Gioberti, nel primo dei quali· c'è l'ombra del secondo (o 1 meglio, quella di Fichte), ma sol– tanto l'oTQbra, in quanto afferma il diritto dello St&,to, illimitato, di fil'onte' agli astratti « di,ritti del– l'uomo.», che va.nno subordinati ad esso. Se non, che, questa subordinazione si o~tiene per via '.cti forw esterna, d'imposizione,. essendo, il di– ritto JJ<Ubbliconull'altr0 che la forza dello Stato. E' ~ero che perfino il Treitschke ammette, che « nes– sun· go~ernÒ può mantemersi se .non è sicpro del consenso· morale. del popolo» (Politica, I.), ma que, sto apparisce.· come il risultato di )ln cak-010 utili– ·tatio ottenuto con una politica che « si cattiva un credito che è una for:za effettiva », non come il fon– damento ideale dell'autorità e la sua legittimazione. Come ·non vedere, clie la d:ittatura esclusiva di· par– titÒ, in Italia· e in· Russia (per opposti motivi) an– t:,democratica, pmn.ta ·a passare e ripassare « sul corpo della libertà».' in.nome dello Stato forte_ con e senza consenso, si collega al Treitschke, il quale fa della ,politica un sempHce « problema di forza », e chiede alla volontà,· non all'intellù1ema la ragione del diritto al dominio; ma per ciò <repugna daUa concezione giobertiana? Lo -Stato ,è liberale « se promuove lo sviluppo della libertà, » scrive il 1 Gentile. Perfettamente. _E· si.ccorne la libertà è pens-iero, coscienza, l'alta fun- . zion~-di uno Stato etico ,è lo sviluppo della coscien– za collettiva, al di soora di tutti i partico 1 arismi e · tale, che no111 Ii neghi ma li superi nell'unità nazio– na)e e internazionale. Ma l'idea non è monopolio di nessuno~ anzi, per su~. na\ma., è dialetticà e pro~essiva, e pr?cede daJl''nrto delle opinioni e dei pa1iiti al dl sopra de– g-Ji ·uomini e ,delle g-enerazioni. formando la storia. L'accordo su ciò essendo oggi pieno, e nessuno di noi essendo più incline a, commettere una verità, .già '. data. come assoluta, a un uomo o a un partito che ne
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