Critica Sociale - XXXIII - n. 10 - 16-31 maggio 1923

' 154, . , CRITICA SOCIAL1: Pertanto uno Stato' che presupponga la libertà na– turale deo-J; inùividui, è liberale _per modo di dire: in realtà, 0 ,, è il regime del caso, pensa il Giob~rti, ~e una grande idealità non esercita il suo impero sugli .uomini ll, Cqn queste ultime parole, eh:- son~ dell'Anzilotti nel suo ottimo volume sul G10berh (pag. 85), recentem_ente edito dal coraggioso Val– lecchi, ma di -cui il concetto si trpv.a già fin ùall' In– troduzione· (luogo citato), ent_riamo in pie;10 nell 'i– dea g;obertiana dello Stato Liberale. La qua,Je, co– me Ù Gioberti osservava jn una lu.nga nota nel Rinnovameri'to civile (III), ·vantando&] democratico, non si contrappone alla democrazia, ma àlla §Ua forma demagogica, meccanica· (material:'stica), che non tien conto dei fattori storici .e della tradizione. Perciò ·egli combattè i cc puritap.i" (,gli intransi– genti) dell'assoluta e diso,rgànica libertà, ma com– battè del pari il dispotismo, reazilunario e con– servatore dei, « municipali ,, (individualisti legit– timisti), faccio, per lui, « dello stf)sso mnstro, che esp'cllono l'idea dal' giro dell'umano consorzio ». (lnlrod1.,zione, III) · Per il Gioberti,. corr.i'eper tutto il mov:mento ro– mrrnlicò e per ogni idealismo, lo St:ito etico è fon– dato sopra il pensiem, che s'ident'.fica con la ci– viltà e il progresso._ Il ~iritto pubblico l11.on è che l'idea. pili universale, p'iù storicamente O(l"g<'ttiva,che sola si può imporre sui particolarismi e sulla volontà . soggettiva e interessata. « Senza l'idea si può di-_ struggere e non edificare (vedi coinçidenza col Maz– zini); si può sedurre, non,persu_adere, e la seduzione . ùum poco ». (Introduzione, III). Perciò? vero sovrano · è l'ingegno: questa è la sola aristocra·zia del Gioberti, il qiiale asp;ra a creare un _movimento liberale Ch;) abbia un valo:re religioso, in quanto egli riconosce 'il divino nel progresso, nella ragione, nello ·sfato; e éostitu:sca quasi un laicato sacerdotale dirig:ente' la società: ·« Questa: è la legge sovrana ,dp,l mondo: il _trionfo del pensiero. Oggi la democrazia trionfa, per– chè essa è l'o svolgimento·del pens:ero nelle classi che non pensavano .... Col principio cardinale del ·pensie– .ro,. si può ordinare .un.a.nuova pqlitica. Esso è-il giu– dicatòrio sl)prerrlo. Regola. generale: il· Governo è. buonò o reo, secoiido che· svolge o non svolge il. pen: siero » (Protologia, Il). E' iJ testament.o di- V. Giò-_ berti. . . ._ . Fortifìc_are gl'intelletti, ispfrare fiducia nel yopolo di poter foggiare da_sè stesso il proprio"destino, chia– mare la plebe a diventare _popolo, è la funzione da lui as.segnata .al GovèTno liberale, ·il quale sol– tanto nelle aspiraz:ioni ancora confuse ma generose della plebe ~può trovare la sua legittimità e il ne– cossai:io' consen,so al suo, domin:o. ((Uomo grande,' non inorgoglire della tµa grandezza; perchè se tu non sei plebe, ne hai l'obbligo alla ·plebe, la quale" diede· il primo impulso a~ tuoi pensieri; ed è 1st fiamma onde nascono le tue inspirazioni ,i. (Rinno– vamento, II). cc Borghese ricco e superbo, aveva già . esclamato prima (I.), ricordati la divina- minaccia: pensa che if tuo_ padre è il popolo umile e faticante, tua madre l'abbietta e dispregiata plebe ». . Onde, il d;ritto alla rivoluzione, laddove il Go-. verno si nega al progresso. , , L'accordo fra lib_e;rtà e autorità si compie"' nel pensie·ro politico·, appunto perchè questo è storico e dialettico, ossia, pel' realizzarsi, deve conciliare il passato e l' avve-n'ire, la tradizione e le .:nuove aspi– ra~ioni, il particohH(;l ' e rUAiversalel il\ una s-ra- . . ' BìbHotEfca Gino Bianco ciuazione . di· sviluppo, che permette forl,lle ,transi– torie, purchè la fip.alità rimanga tdeale, _ossia pro– gres·siva. 11 liberal:smo in q.uesto senso e no~ sol:. tanto conèiliaziorie dei partiti .opposti, ma ne d1velilta la ragione d'e~se:re storica., per il necessario .supe– ;-a~ento. Conservatori e democratici sono /1gual-. mente necessar; allo St~to Liberale, al quale, sepa– rati ed esclusivi, nuocerebbero, essendo la politica dialettica cc come l'ingegno »., progressiva come i-1 pensiero, ed essendo le conquiste de-ìnocratiche frut-- to di spo11 t:anea,.matu,,ra,zione storica. . Lo spir:to ,del Rinnovamento, la più alta opera · nostra di letteratura poiitica, è tutto qui. La na– zione, per il Gioberti, noa è che l'unità concreta e storica in c.ui si realizza l'idea di un po-polo, a con– dizione di unificare la plebe e l'ingegno, ossia di 'eÌevare il popolo alla auto-regolazione· collettiva, . svoigendone il pensiero. Di fo.rza, di violenza fuori– del ·pensiero non v'ha traccia in Gioberti. Indi_f e– rente - alla forma temporan1la 'di governo, egli · le accetta tutte, monarchia e repubblica, secondo il criterio della maturità storica, purchè, compiano. la funzione di m~diatrici tra· le forme soc,iali più par– ticolaristiche ed empir;cl).e e quelle _più universali ·e ideali. ,Il regime P-Olitico liberale' L'abate_ Gioberti, legi~làtore del- moviment~ na– zionale · italiano dal· '34 al '52, 'ministro del Pie– monte dopo Cust·oza e dopo Novara, non potev9 · p~openderé ~he a una ,forma .di gqverno ;misto e temperato, che -conciliasse il pri~1,cipato con la de- _m'ocràzia, il, piem9ntesismo ,con la naziOine, il leg-it– timismo a11toritario oon la 'rappresentanza popo– lare. Religioso, r,doyè _conc~liare.· il principfo di un' Ente assoluto e trascendente, e q1.1i>ndi la Chie·sa , tr~dizionale autori\aria e dommatica, · co,n ·1e pro– p,rie àsiiirazio'ni a Ul)a fi:1 1 Òso.fìa dell;immanenza e a:--unà religiosità laica e dinamica: lo· fece, do-. nan,do al pensiero la •capa'cità di _asC'end·ere · verso . i 'idea unive,rsale e assolutà ( cc l'uomo è un Dio ohe incomincia») e prestando, vanamente, alla Chiesa qiiella ·di· mùovèrsi seéondÒ il ,pi,o,gressq e le idea– lità nazionali e democratiçhe (Primçito). Mini$tro, s'ingegnò ,di --ado'perare a fini veramente nazfonaJi e ~opolari le --asnirazioni · dei principi, - che, cmne scrisse mons, CorboH - Birnsi, volevano « impadro– nirsi del' -sentimento di na zio~alÌtà .come del senti– rneclo delle riforme -i,nterne per volge•re l'uno t! l'altro ~ pro.fitto- dell'?rdine costituito»; ma:_n~ebbe la peii:do. -perchè. · s!l.1ito al ministero· come demo– cr:atiro, finì ·1ter rimanei!'e vittirpa ·dei ,copservatori. Comunque, la dottrina -·del Gioberti _riman~ chia– rissima e ·ferma sn · questo ,p,urnto: la sola aristo– crazia è atH'lla 'lntellettnale. la_ sola sovranità legit– tima è quella col povolo, l',ordine · gerar_c})icò nçin annulla le a11tonomi.e locali (Primato); il monarca non· è che il potere ;, dialettico», .che concilta l'i– ~leAle col :re ,1.le, in au&nto_ i-1 principe -ranmr!:$enta c,ivilmeilte l'idea (ché il pontefice ra.ppresepta B'Oi– ritnalmentè) rinnendo _i centrati e i diversi della repnhblica e interpretando U pensiero . d-i quel ce~o. medio., c_h'è la parte più c0lta ,liel paese. (ProlegQ– meni riel Primato. l · Mentre nel Prim.ato il Giober.ti. ammette g-Ji, nrdini co-nsultiv{, g-ià, nei Pr.oltqomeni (due anni dopo, l84!'i) li' VllO.le rn~VrPsr,ntativi. fìm che nel R';nnova– m.ento . doBo l'esnerlenza della guerr~, accetta- il suffra~o univere~le in due grad-i elettivi,_ con· cri¼

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