Critica Sociale - anno XXXIII - n.9 - 1-15 maggio 1923
-. P.d eliminàbili, e perchè prepara, dall'altro, la ele- vazionè economica e cultu,rale d~l profo't~ria,~o~ chè · sola abiliterà questo alla gestione del pat-r;morlio so– ciale, •grandemente arricchito di mezzi di produzio- ne. e di beni di consumo. ' ' Partito socialista, organizzazione proletaria e demo– . crazia. Ma, sè il prolctarlato, anche agli effetti· della pro– pria polltica internazionale, deve cur~re prima di tutto la, con,quista, sia pur parziale, del potere nel proprio · paese, due corollarii appaiono evidentis- simi.: · 1.). - Da un _lato, il movimento p~litico socia-. lista delle s;•ngoie nazioni 'deve rinunciare, nell'in– terno dei varii paesi, alla assurda pretesa di essere· il monopolizzatore del movimentò operaio. Cqn. que. sto non si vuol certo dire che il movimento :;,ocia– lista dei singoli paesi deva indulgere alle forma– zioni politiche ppera_ie spu'rre che, rinne&ando il principio della lotta di classe, si risolvono in istru– menti della dominazione anti-operaia. ·si vuol dlre soltanto, che le organizza 1 zioni più propriamente po– litiche debbono rinunciarç .àlla pretesa di superio- . rità che in. qualche luogo ancora. accampano, dF , fronte alle organizzazioni professionali ed economi– che di classe dei lavoratori. La progrediente intesa fra le due manifestazioni del movimento di classe del lavoro è di tutta neçessità ovunque,' perchè essa non solo non diminuisce la pote.nza dell,Ò sforzo , combinato, ma prepara quella piena maturità poli-· tica delle organizzàzioni professionali ed economi– che dei lavoratori, che f indispensabile raggi'ungere, e verso cut si avvia il proletariato delle nazioni più mature dal punto di vista proletario. Comunque, l'intesa fra· cotesti due rami del movimento qperaio . di classe - .quello politico e·' quello economi·co -, oltre presentare tanti altri va:n,taggi concreti, costi– tuisce la premessa indispensabile di ogni serio ten- - ~ativo di partecipazione al potere della classe lavn- ratritee. · 2.) - Dall'-altro l~to, il mo~irnento politico della classe lavoratrice nei singoli paesi non ha' ragione di insistere nella sistematica diffidenza contro le formazioni sincere· del movimento democratico delle classi _non operaie. Il fatto che la guerra,. susci– tando dapprima le esagerate speranze del proleta– riato, ed. acutizzando· di poi •lo sforzo repressivo dei ceti dirigenti, abbia prodotto un resultato perfetta– mente opposto a quello prospettato 1ia chi parlava di guerra democratica, ed abbia. scompaginato, in al– cuni paesi, le .formazioni democratiche - della bor– ghesiai: questo fatto non solo sarà transitorio ma· non ~ certo tale, nemmeno ora,'· da fare pe;dere . ogni possibilità di _contatto' fra il movimento socia– lista ed il movimento borghese democratico che è . inseparabile da un determinato grado' 'di sviluppo dello stesso capital;smo e. delle .istituzioni politiche più m~derne, indispensabiii alla libera e!Ìl)ansione di questo. ~o stesso fenomeno. dello imperialismo, che caratterizza la fase attuale dello. sviluppo ca– pitalistico, appunto perchè comporta una estensio– ne, verso il di fuori della potenza dello .Stato im– perialista, 'consiglia di difendergli le. spalle all'in– terno, con ordinamenti politici sempre meno affi– dati alla violenta compressione delle classi lavo– ratrici. Non· si vuol negare che gli" imperialismi più. giovani .- e più specialmente quelli nascenti - coltivino la illusion~ di poter mandare di pari passo . - , . irio Bianco I la conquista· di vasti d9minii al di là· delle frontie– re, col progressivo asservimento· delle classi lavo– ratrici· all'interno. Ma gli imperialismi trionfanti ri– velano, ogni giorno più, ·1a necessità per essi di fare le massime concessìoni allo spirito democrati– co, e ·alle dottrine che caldeggiano la progréssiva elevazione di strati sempre più profondi e più va– sti delle loro popolazioni. Pregiudizi e tradizioni ferocemente radicate si· op– pongono, è vero, a queste intime necessità demo– cratiche; ma il duello ha un esito sicuramente se– gnato. La reazione diventa ogni giorno meno facile nei grandi Stati; la democrazia appare come l'.assetto ' necessario degli Stati che si sviluppano e si affer- ' mano potentemente nel mondo. Dunque il proleta– riato dei varii paesi, e specialmente dei paesi ca- ' paci di una potente affermazione nel mondo, non solo non deve esèludere, ma deve prevedere e pre– parare, le intese con tutte le formazioni democr·ati– che del proprio paese: sieno. esse précisamente or– ganizzate in partiti, sieno esse · soltanto correnti, meno precisamente definite, degli interessi e delle aspirazioni ideali di determinati ceti. Le direttivo e gli organi d'intesa inte'rnazlonall. . •Se queste sono le vie ed i mezzi del movimento o– peraio socialista odierno; quali debbono essere le sue direttive immediate nel campo della politica inter- nazionale? · " Inutile dire che, per le stesse cons;•derazioni svol– te sin qui, appare evidentissimo che le direttive della politica proletaria internazio.nale non potran– no mai ave~e il carattere unilaterale ed intransigen– te che ha loro voluto imporre rinternazionale Co– munista. E si può ben ripetere la critica che all'In– ternazionale Comunista fu già mossa,• rilevando che •·le direttive, da essa traçciate nella politica i,nterna– zionale del làvoro, erano puramente e semplicemen– te quelle che, sotto la maschenttura di grandi pro– positi redentori internazionali, e con la predic.azio– ne di una grande energia nel realizzarli, miravann a conseguire i fini nazionah del Govern~ bolscevico, di fronte alla rimanente Europa ed· alle sue· pro- -pàggini asiatic}le. ' . · Nè u11ilatera1e·, nè intransigente,. deve essere la. politica internazi@nale del lavoro, appunto perchè deve mirare a non facilita.re· il predominio di un paese su gli altri, ma a conseguire il più vasto ele– varsi del tenore dii vita sociale in tutti i paesi, at– traverso il progredire del più intenso sfruttamento della natura dà parte dell'uomo, per giungere alla . pr~gressiva liberazione dell'uomo ·dall'uomo. Non vi dovrà quindi ~ssere upa poÌittca inglese, od una p~– litica tedesca, od una politica francese, che volta a yolta sia la preferita di questo o quel proletariato in questo o in quel paese. Ma vi dovrà essere, sem– pre e dovunque, una politica proletaria della .pit'.1 vasta intesa possibile fra i popoli. Essa troverà certo tutti i consensi,· almeno ideali, nelle correnti demo– cratiche; e non tarderà a trovare anche consensi, più interessati Ihà più efficaci, in larghe correnti del più maturo industrialismo. Per portare il proprio con– tributo a questa politica delle più vaste intese in– ternazionali, il proletariato dei1 singoli paesi do– vrà sapere resistere, a ca~a propria, alle esaspera– zioni del nazionalismo sopraffattore, e dovrà avere il coraggio çivile di fronteggiare a viso aperto gli
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