Critica Sociale - XXXIII - n. 3 - 1-15 febbraio 1923
Viene ammessa comunementè, anche per un dato elementare di psicolog1a individuale, l'impotenza, quasi assoluta del consumatore a fronteggiare la tanto lamentata tirannìa dei.produttori. Io sarei ten: tato, per mio c'onto, di rincarare la dose, aggiungen– do che non solo il consumatore non sa tutelare i suoi interessi economici, ma che è ben lontano dall'a– verne una esatta nozione. E affermo che, per la tu– tela di questi interessi della collettività consumatri– ce, che è poi tutta la popolazione, è perciò nece_fosa– rio (e non c'è altra via dii, questa) che !a lotta di classe, la lotta tra detentori di capitale e detentori di forza-lavoro si mantenga immutata nell' attùale re– gime, rinnegando perciò qualsiasi concezione dei rap– porti sociali che sia mossa: da desiderii, sia pure ri– spettabili e comprensibili, di stretta e costante colla- borazione. · . ,Al contrarip, da più che cent'.anµi •si vanno predi– cando e diffondendo le più varie ricette volte ad assicurare nel presente regime la pace sociale, l'i– dillio tra capitale e lavorn. Dal falansterio fourieria– no alla partecipazione agli utili del Leclàir, dall'a– zionariato 0peraio all.a nobile utopia del cooperativi– smo mazziniano, è tutta una gamma .di infelici ter,– tativi che· hanno urtato sempre, dovunque, fatal– mente, contro la forza delle c0se e contro la logica, triste, sia pure, degli interessi oggi per defini~ione contraddittorii. · , Nessuno, intendiamoci, nessuno si sogna di nega-· re l'esistenza di -una collaborazione tra ,1;apitale e lavoro, che è sempre in atto per il fatto stesso dellli, produzione; ma nessuno potrà negare l'affermazione ct1e, all'atto della disthbuzione e del consumo, tal– volta anche della produzfone, gli interessi dei da– tori di lavoro e quelli dei detentori della forz'a-lavoro non siano fatalmente ·•antagonistici. Giacchè, mentre interesse degli uni (interesse legittimo, si badi, con– siderando le cose oggettivamente nell'attuale. regi– me) è di pagare i minimi salarii possibili e di rica- , varn dalla vendita i massimi proventi con la massi– ma possìbile, elevaziom~ dei pr!)zzi, interesse degli al– tri è invece che. i salarii siano i più alti possibili e i prezzi i più bassi. Ora è difficile dimostrare, posti in tal .modo i termini del dibattito, che esista la' possibilità 'di una sana e, sopratutto, durevole.' colla– borazione tra le due classi che intervengono, più o meno direttamente, nella produzione. Chi si parta, come fanno, giustrunente. i cultori delle discipline e- - conomiche nell'esame del fenomeno dello. scambio, dalla premessa edonistica, secpndo la quale ~iascuno_ tende a tutelare ed a far trionfare il suo particolare interesse, deve giungere alla conclusione che la -lot– ta di classe tra interessi così divergenti è· un deri– V!l,t,O f~t;a,le ,de)la co~\¼W~i<'n;ie· .. ~(lnçmi.i:a odierna, e non un portato ;,.rtificiale della diffusione di questo o di quel verbo .. , E a, sanzione della tesi sta con tutta la sua forza la storia, cli.e ci- testimonia l'esi– stenza di questa 'lott'a, prima, assai prima dell'appa– riZione delle teorie riformatricii Lotta la quale, se dalla teoria passiamo _alla pratica, se dal ·campo po– liliéo passiamo all'economico· dove principalmente . agiscono le organizzazioni op{\raie, appare non solo necessaria ed ineliminabile nell'attuale assetto. so– ciale, ma addirittura, s~tto particolari aspetti, anche utile. · . Non pretendo di asserire nulla di nuovo· a,ffer– mando che, da non molti anni ad oggi, si è iniziata una trasfo rmazione profonda dell'assetto economico mondfa.le . Men_tre si i.ngigantiscono e si' coalizzano le i,rnprese a ttraverso le varie forme di SindacaV capi– talistici (trust, pools, rings, ecc.), frutto talvolta di un processo naturale e necessario di integrazione in– dustriale, là ·corsa ai monopolii di-viene ognora più affannosa. La recente inchiesta sulle materie prime redatta dal prof. Gini per incarico della Società· del– l_eNazioni, e gli infiniti studii ~nte-bellici che l'han- ,,, - ,, . · ·rioBianco no preceduta, hanno dimostrato in modo, ahimè!, in– confutabile come, ·per alcuni tra i prodotti che, più o meno direttamente, bisognano al consumatore (fer– ro,· carbone, petrolio, cotone, lana, prodotti chimici), assoluto o quasi si vada facendo il ·controllo di' un (minuseoio gruppo di strapotenti sovrani, domin~tori del~ercato mondiale. Sempre più gli elementi primi necessarii alla produzione vanno sottraendosi al li.– bero giuoco delle forze economiche; sempre più la tanto acclamata lègge della « libera concorrenza » va relegandos,i nei libri di Economia pura, Si aggiun– gano i deleterii effetti del.protezionismo, c;he è ormai divenuto' univefsale e che fa d'ogni Paese una sorta di compartimento stagno, dove facilissime sono le · intese, i Sindacati, i monopolii artificiali; e non sembrnrà allora esagerato prevedere che, continuan– do di questo passo, la collettività consumatrice si tro– verà, tra ·non molti anni, mani e piedi legata, pri-. gionie-ra di fatto di una nuova e, se non altro. ori– ginale dinastia che, attraverso Ù· dominio della vita economica. del mondo, già dirige 1 più o meno segre– tamente la politica delle « democrazie » d'Europa e i:i'll\.merica. . 1 • • Ora vien fatto qi dom~ndarsi: dàta l'impoterza del consumatore, quali altre forze rimangono a contra-. stare questo progressivo· dominio? Quale organizza- , zionè contraria, potente, indipendente, spinta da na– turali interessi antagonistici potrà impedire che il monopolista, il t·rust, il cartei, il finanziere,· riescano a sfruttare integralmente, come sarebhe. ed è, loro preciso interesse, la loro privilegiata condizion()l Chi potrà impedire che la tirannia del venditore ~i faccia sempre più grave? Chi potrà costringere i profitti della minoranza, detentrice del capitale e del potere politico, in limiti più angust1? Forse' la Lega delle Nazioni? Forse la « carità di patria » di uomini· che neÌlo sfruttamento dei loro privilegi hanno sempre ignorato ogni barriera? Forse la « carità cristiana », corno ritenevano e ·ritengono tuttora i teorici della 5ci10la cristiano-sociale?,,. Un solo elemento, una sola forza, sfugge tuttora, , in una lotta accanita, alla sovranità· di cotesta mi– noranza, e si tratta di ùn fattore primario, indispen– sabile, ·insostituibile, E' l'organizzazione della offer- · ta della forza-lavoro, è il complesso delle Leghe ope– raie, dei Sindacati, il corpo tutto che tend·e a le– gare sempre più solidamente i •varii rami del lavoro umano, sorpassando, sìa pure lentamente e faticosa– ment~. i miseri interessi corporativi di ceti ,e cate– gorie partico1ari, per elevarsi ad una comprensione e ad 1.,na difesa integrale degli interessi generali del– la società. Tengo ad usare questa dizione « interes'si generali '1, perchè è· indubitato che -la classe operaia prnduttricè, costituisce nel tempo· stesso, considerata nel suo assieme, la maggioranza della collettività consumatrice. E' chiaro éhe la minoranza, padrona del mercato etbnomico, sarà -tanto più potente e li– bera nella sua azione, per definizione egoistica anche se utile,- quanto minori saranno gli ostacoli che si drizzeranno contro di essa e il suo privilegio, quan– to più deboli e scarsi saranno gli interessi opposti organizzati, che le .contrasteranno il cammino, itn– pedendole il perfezionamento dei già troppo perfe- . ·zionati congegni protezionistici e monopolistici. Interesse del~a collettività consumatrice e di quanti hanno realmente· a cuore il trionfo dell'interesse ge– neràle sul particolare è dunque che la organizza– zione dei lavoratori abbia a rafforzarsi, a ingran– dirsi sempre più e sopratutto ad unifìcarsi, perchè possa fronteggiare avversarti sempre più poderosi ed uniti. Ecco in che senso è da considerarsi. il pro– blema. AllÒ stato attuale delle cose, è necessario che si. diffonda la pratica della organizzazione di classe, che si · cemèntino vieppiù i vincoli tra categoria e catégoria, tra Lega. e Lega, che ]a più stretta su– bordina,zione intercorra tra i singoli· ,organismi e il
Made with FlippingBook
RkJQdWJsaXNoZXIy