Critica Sociale - XXXIII - n. 3 - 1-15 febbraio 1923
CRITICA SOCIALE ,. I « Si ha.da com,battere per la libertà, per la pa– tl'ia e pe,r l' umanità flnchè si ha vita;· combattere sempi'e, combattere in tutti i modi: affrontare tut– to, dalla 'morte fino al rridicolo; afkontare l'odio . ed il d.isprezzo; agire perchè si dee, noil."per altro; · agire perchè l'uomo che ha una feqe e non agisce per q1:1ella,si riduce •~llo stato di'macchina e rin– . nega la vita ,mo-ra;]eche lo .sooveM.dai brubi; àgir~ , anche se si è so-li nel mondo; agi;re senza guarda.re •.aH~ •niusoita,rapiò.a o lenta. Ìl dove.re , che cchè frut– 'ti: J.avittoria o la disfatta no n altera no il dovere n (7). « il progresso sta nelba ooscùenza del prog.res– so. L'uomo deve conquistarlo di pasRo in passo col sndore rleilla propria fronte. La trac.formazio– ne dell'elemento in cui vivie non s'opera che quan– do ei l,o mel'ila; ed egli non può meritarlo che combattendo, purificarudosi col sacrificio, nelle forti opere; nei santi dolcini. Non bisogna, ammae– ·strairlo a godere, rri.a ',a patire per alt;ri, a oom– natf.ere per la sa1v·ez:1;a del popolo». Combattere sempre, rinnovando· l.',a,zione senza disanimarsi pèr le sconftU,e, anzi traendone nuova r,osGienza e nuova. forza: <( questa scuola d,i costanza, non di .r,iissegnazione, questa scuola di so:rgere e c,a– ùe,re e risor-gere m'ille volte e non isconforla.rs •i nè a11la prima ~nè alla seconda cad uta, è pur,e , ne– OOS6arioinoognarl•a ai popoli». -Gon questa edu- · càzio-ne s.i formano gli uomini. « Or pi ques,1,o più che ·d'ogni altra cosa abb~sog:na in oggi l'I– tallia... d'uomini che incarnino in sè una f.ede e la ,rappresentino; non nelle pagine m.a negli a-Lti; d'uomini che insegnino ai giovani GOn la ' loro vita· l 'artno111i,adel'la p.ratica -colla dottrina ... che promuovano i gioval)i alle oongiure e cohgiu- 11inocon essi ». (8). E per ci:ò l'esaltazione di Dante in quel ritratto, che fu giustamente 'definito un ·autoritratto del Ma.zzin.i (9): .« Dante spinge, alla missioné, al do– vere, all'azione, a.Ila sofferenza, al tna-rbirio; ed è perci,y che noi l'a.bbiam scelto fin dalla p•rima gio-_ vinez~a per nostro patrono ... Ei sentiva ... la virtù creatri-oo nell'azione,,. (iO). , E in altra lettema a Daniel Sbern: .· « Ricorq,o -un brano di ,Krasinski, potente scrittore polacco: Dio dice al poeta ... Va e ti si.a vita l'azione! ,quand'anche il cuore ti si · dissec;casse nel pett.o; quand'anche tu dovessi du– Mtare dei tuoi frabelli, qu;md'anche tu dispeirass:i del mio socco!I'so,·vivi nell'azione continua e :;;en– za riposo» (ii). Giaoohè - l'affermazione riappare in una lettera ali.a Sand, pubblicata recent~mente dal Curatolo - ((i popoli, corne gli indiv-idui, non si rigenera,no che con l'Azione. Essa è per il mo– vimento sociale ciò cliè l'intuizione è per il movi– mento fllosofìoo: l'iniziativa gh a,ppartiene n. (12). Nell'azione. si sente ,e si dimostra come « l'uomo che vu0le davvero può tutto» (13); ma la'.sua forza è in una intima esigenza: e< attività• ,e coraggio I moltiplichiamo'ci; superiamo noi stessi»; animata da. una consapevolezza: ((,gli è da noi, da noi soli che d0bbiamo attendere i nostri destini; io non cess,erò di 11ip,eterlofinc:hè a:bbaa vita. (i4) .. •(7) Cit. in 'MoMIGUANO: G. Mazzini e le. idealità modeme, Mila.no, 1905, p. 85. '(8) Scri~t• ed. ined., V,111, 204: I, 309; XXV, 186-7. (9) MoinGUANO: Sc-intille del ·roveto d·i Staglieno, Firen- >,c, ljl20, pp. 44-45. (10! Let!r. à Daniel Stern, p. 57. (11 lbid., p. 87. . . (12) Nel Se colo del 16 aprile 1922, (13) Epiat., I, 39. (14) lbid., p. 52. · · Gtno· Bianèo -Consapevolezza identica a quella, che fin dal 1846 Marx· oo Engels intendevano sus,cita,re: ((Il bisogno dà agli uomirii la ,forza; chi deve aiu¼rsi si aiuta da sè. E perciò le con_diziOnireali di que– sto mondo ci gridano : te cose non possono ri- · mancre cosi, biso,gna mutarle, e noi·stess<i, noi uo-' mi1Vi 'dobbiamo mutarle » (i5) . Noi stessi, noi soli: espressio,rii che in Mazzin.i e in Marx significano del pari non gli individui sin– goli; ai quali guail'ldava la dot.trina ·del di•ritto na– tura le, o gli eroi, ai quali mi,rava il Carlyle: con– t.ro -entrambe queste fonme di individualismo (e l\fu rx anche contro quella del Bau-er. e dei Uberi di Berlino, airistocrati'ci non meno del Carlyle) essi" afform!mo del pari la priorità della vita so– ciale sulla vita dell'individuo e il valore del popoln - o della massa come vero soggetto e auto,ne della storia. Ma (e qui è in· rentraimbi ugualmente un pi eno co nsenso col Carlyle) )a virtù creatrice del– la stor.ia è nell'azione, la quale· risolve e supera o gni ince rtezza ed ogni dub~io. Ciò che poeticamente Mazzini .ripeteva col Kra– ·sinski. Engiels consenfiva pienamente col ,Ca.rlyle: « Un dubbio dJi qualsiasi specie può essere Tisoluto , sol,o con l'azione» (16), '.E cpme F,eue!'bach aiveva scl"itLo nei suoi pensieri: <1 ·Ciò ,che devi fare è vivere ed operare. I dubbi, che la te-Oria non può riisolvene, spamiranno ,rnell'azione », oosl Engels ri- . peteva nel 1 892: e< Gli° uomini agiscono prima di ; ar.gomenta.re. In principio era l'azione. E l'attività .umana aveva già r:isoluta. la difficoltà molto tempo .,prima che l'invenj,assoe l'umaino so.fisma. The proof ·,of' the pudding is in the eatìng » (i7). · Ora appunto per ques·ta sua virtù persuasiva ed eliminatrice di dubbi ed incertezze, l'azione pos– .siede per Mairx ed Eng~ls non meno che per Màz– zini una insupera:bBe, ,efficacia formatrice e fo'l'– tificatrice di cosci-enze. . In conformità con ta•le·convunzione il Manifesto dei comunisti teorizzavia nel .1848 una p~dagogia dell'azione. che nel valor'e formativo di coscienze, attribuii-o alla lotta. µer 8.e stessa e in quanto tale, non differisce dal concef.to mazziniano del com– battere, che è vitto ria an'che 1 quando nel f'esultato ~st.e.riore sembri sc0nfltta. 'I'racciando ·il processo ~lorir o del movimento prole'ta,rio, da quando « g-li op.er: =i,i cominciano a coali;i:za.rsi rontro i bo•rghesi » e "rr na. e Ht la lotta dive,nt.a insurrezion·e »; il Ma– nifesto osservava èhe, per quanto Je vittoriie, ohe 'di quando in quando gli operai ottengono in mez- . zo alle non poche sconfitte, possano essere vitto– rie effimere, « il viero risultato della loro lotta non è l'immediato successo, bensl l'organizzazione più estesa dei lavoratori », 1< questa organizzazione dei r•roletari in• classe». ,c:he « rinasce sempre più focte, più salda e potente »· attraverso l'a2lione. Il roncetto, esJ)'l'esso irià dal Marx nel Per la critica della filosofia del diritto di Heqel, che la possi– bilità dell'emancipazione stava nell'educazione della classe proleta.ria.. •si precisava così nel senso di met.tere in rilievo la funz.ionie della Iolla e del· l'azione· nella formazione delÌa coscienza cii classe. Eng-els nel Die Laqe der Arbeitenden Klassen lo a·v:evaancor meglio spiegato, sulle orme del Car- (15) ll Volblribun di H! Krier,e, cap. I, in Wutfiifische, Dam-ofbnol. 1846. · · 11 fil Dio Lage En(lland,: articolo sul Carlyle. (17) Prefaz. all'ediz. inglese del l'(maogio del sociali.<mo dal- 1',itopia alla scienea. ' ' •
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