Critica Sociale - anno XXXII - n.8 - 16-30 aprile 1922
122 luziu11c111oscuvita per lt! circostanzl.! accl.!nnate di sopra l.!per la mancanza, in Russia, di, 1111a bor– ghesia abbastanza forte, di una industria abbastan_za sviluppata, e di 1111 proletariato e di una coscienza proletaria sufficientemente formati per consentire un trapasso di forme politiche e di strutture economiche. relativamente ordinato e civile; pur indulgendo a tutto questo, rimµne del bolscevismo l 1 errore im– perdonabile, si dovrebbe dire la colpa - da noi constatata fin dai primi giorni, fra il grande scan– dalo della maggioranza del nostro partito e le mi– nacciate scomuniche dei snoi dirigenti - di aver creduto o finto di credere possibile - contro tutti i canoni più elementari, non diciamo neppure del marxismo, ma di qualunque appena seria e decente concezione economica e dello stesso senso comune - il passaggio diretto, se .anche nori immediato, per magia di decreti e per virtù di sterminate e ster– minatrici·violenze, da uno stato economico preca– pitalistico e quasi feudale alla pretta costituzione comunisfa, che dovrebb'essere, nell'ipotési migliore, lo sbocco remoto ed ultimo, non pure di un capi– talismo pervenuto al suo acme, ma altresì di un successivo socialismo o collettivismo già saldamente maturato e consolidato; e, più ancora, di perseve- - rare per anni inte'ri (perseverare diabolicum !...) nella condotta che quell'errore aveva consigliata, dopo che l'errore· stesso è confessato e conclamato da quei medesimi ch'esso a\leva posseduti e travòlti, aggravando così e perpetuando la completa e tra-· gica disorganizzazione di ogni ècon_omiae di ogni vita civile, onde si ebbero {la siccità aiutando) la fame spaventosa, le epidemie, il sacrificio di milioni e milioni di vite, la disperazione spinta fino al can– nibalismo, ·il ritorno su larga scala apa condizione setv·aggia dell'orda_ primitiva, e uno .stato politico di dispotismo, di persecuzioni, di rapina, di sper– pero, di corruzione, che - a malgrado di tutte le tardive tran~azioni e concessioni, per le quali oggi il bolscevismo, aggrappato al potere, supplica dal capitalismo straniero ed indigeno la' propria salva– zione!' - prolungherà per qualche decennio la mor– tale agonia di quel popolo generoso, ed oltre ogni misura infelice. · • Questa la jattura e l'inganno che si potevano, e quindi si dovevano, onestamente evitare, e che pur troppo non si limitarono aJla sola Russia - e sarebbe già immane disastro - ma in diversa mi– sura si ripercossero, per contagio di demagogismo e smania di conservazione del potere, nei partiti socialisti delle altre. nazioni, specialmente nei più incolfi e suscettibili di ogni "imbottìmento di cranii come l'italiano•: onde, anche dopo il crollo fnesd~ rabile del mito nefasto, .il collasso delle migliori e– nergie proletarie e la reazione fatale - anche questa troppo prevedibile e facilmente presagita - onde le nostre mas~e incolpevoli subiscono e. subiranno ancora a lungo l'onta ed il danrio. Or .ci sembra __: ed è soltanto qui che si ap– puntano le nostre' riserve - che non sia il miglior modo di affrettare il rinsavimento della opinione del Partito in Italia, ammettere ancora - ·mentresi riconosce che lo strazio immane re::-atodal bolsce– vismo al popolo russo non gli ha dato nonchè il comunismo (questo, in Russia, non è m~i.esistito - come afferma il disinvolto Rakowsky), neppure un principio qualsiasi di socialismo, ma soltanto (e potè pur e~s;r~ un progr~sso, o, . ad ogni modo, una necessita) 1! passaggio democratico dal fenda- :BibliotecaGino Bianco r lismo czarista alla piccola proprietà terriera, egoista, antieconomica ed antiprogressiva - l'ammettere anco– ra, diciamo, e sia pure in ipotesi, e sia pure con molte · e molto saggie ·dubitazioni, la possibilità che la su– perstri.1tturapolitica bolscevica, creando essa il ca– pitalismo, -ossia la propria negazione ideologica e, come cònseguenza di questo, suscitando quel pro– letariato che ancora non esiste, destinato· a subire, per un tempo indeterminato, le "leggi spietate,, del -dominio capitalista, riesca nel contempo a·-" inca– nalare questo nello Stato ,, (?), a "subordinarlo ad esso ,,, a porre in grado il futu(o proletariato di " costruire,, la più ancora· futura "repubblica 'co– munista,,. Se il socialismo, -nel pensiero marxista, è il rovesciamento della prassi borghese, questa previsione - che lo Schiavi non esclude recisa– mente - sarebbe il p'erfetto rovesciamento della concezione m,arxista. O non è la costituzione poli– tica la conseguenza e ìI riflesso della costituzione economica? Non •è questo .il dognia fondamentale - contro tutte le mitologie superate e der-ise- di ogni socialismò ?. Un comunismo rimasto sulla carta, (oggimai, cancellato anche_da questa - basti leggere nel!' A– vanti! del 15 _aprilèla dichiarazione spietata del suo fallimento), un comunismo. di uomini e non di cose, di· Governo e non di popolo, di intenzioni riman– giate e non di fatti çompiuti o in via di compiersi - negatore, per definizione, di quella dèmocrazia che è il riflesso di uno stadio eèonomico borghese in evoluzione - un -tale comunismo, che 'si dà per missione di creare esso il capitalismo, perchè questo faccia sorgere ed op.prima il proletariato - e il quale tuttavia conviva col' capitalismo per subordi– narlo a sè e spremere da esso la repubblica comu– nista; è possibile che un logogrifo di questa fatta sia seriamente pensato? AhI Se Engels e Marx, i nosiri padri, potessero ancora parlare I f. t. Prefazione alla ristampa. Sono trascorsi quatt.ro anni e mezzo dal princiµio della rivoluzione russa ed oggi, colla, fretta degli os– servatori superficiali e col facile senno ·di poi, moli i si affrettano a cooclndere: la rivoluzione. è mancata. Quale ri voi'uzione? · ·· E,_ innanzitutto, quale rivoluzione era possibile in Russia? Anzi, più precisamente.: quale rivoluzione do– veva essere possibile in Russia? l;'oichè le rivoluzioni non sono ;:nai quello che i condottieri vorreb9ero che fossero, ma sono quello che le· condizioni -del paese, in funzione degli alti-i paesi, consentono che, in quel dato· momento; in q'uella detèl'– minata fase del proce.sso storico, possano essere. Rileggiamo una pa.gina di Antonio Labriola., scritta nel 1896: · • La Russia non ha potuto avviarsi, come ora di fatto si avvia, alla grande industria, se non percependo · dall'E.uropa occidentale, e specie dal grazioso sciovin'ismo .francese, quel denaro, che essa invano si sarebbe provata a -trarre da se stessa, ossia dalle condizioni dtllla sua stessa massa territoriale, su la quale, con vecchie forme ec0nomiche, vegetano cinquanta milioni di contadini. Ora la .Russia, per diventare una società economicàmente moderna, .il che vi matura le condizioni di una rispon– de0:te rivoluzioae politica, è tratta a ·distruggere gli ultimi avanzi del comunismo primitivo agrario che in essa eransi fino ad ora conservati• in forme tant~ carat– teristicjie, e in tanta estensione. La Ru.,sia deve imbor– ghesirsi;- e, pei· fai· ciò, deve innanzi tutto converffre la
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