Critica Sociale - anno XXXII - n. 5 - 1-15 marzo 1922

C.fi.1'.t'IèA SOC1At:ft In Romania:, dove già, negli nltimi·aùni prima della guerrn avevamo comincia tu a fare qualche progre::;,;o ;;c1i1:1ibile, nia <love Lnttavia, nel 1\:l13, le nostre esportazioni raggiungevano un valore di soli 14 milioni di lire, riuscivar,10 ad espor– tare nel l!l19 una quantità, di tessuti di coton~ sette volte maggiore di quello dell'ultimo anno di pace; mentre nel Hl20 _e nel 1921 (almen~ da quel che si conosc~ ciel primo semest~e) ragg1un– o·evamcJ la proporzione. d1. 1 ad 8, con un totale di più che 70 n:iita q_uin_talidi t~ssuti ~ di _ci~-c~ 28 mila quintah d1 filati, che, a1 prezzi m1mm1 di quest'epoca, rappresenterebbero da soli un va– lore di 300 milioni di lire carta. Per la Iugoslavia non si conoscono le 1:1ta-· tistiche d~l 1919 é 1920 distinte per paesi di provenienza; ma il confronto fra le nostre irp.– portazioui ·n ella ve cchia Serbia nel quinqueI)nio , 1909-1913 e quei.le del primo semestre• 1921 in tutto il Reg no dei Serbo-Croati-Sloveni è quanto mai confortante. per le nostre industrie: mentre allora le nostre esportazioni per quel Paese erano pressochè una_ quantità, insignificante,. non rag– gi ungendo il valore di 2 milioni çli lire, esse si collocano oggi· al primo posto con un valore, per soli 6 mesi; di 244 milioni di lire,· che rappre– sentano il 2$ per cento delle importazioni totali nel ,regno jugoslavo. Il ·nuovo Stato, nonostante la vicin anza ed i buoni rapporti con la Czeco– Slovacc )l.ia , è diventato il miglior. cliente dei nostri coto nieri, che in un· solo semestre vi Hanno esportato 38 mila quintali di -tessuti. e quasi 13 mila quinta_li di filati, per un. valore che 11011 può es~ere stato inferiore ai' 160 milioni di lire. ' Le difficoltà della situazione attuale. Di fronte a questi risultati così promettenti., non solo per.l'industria del ·cotone,· ma -aBche • sebben'e in propòrzioni minòTi - per quella della lana e della ·seta, non· mancano purtrçippo i punti oscuri che. possono far dubitare che la situazione non debba mantenersi· a lungo così favorevole alle nos.tre esportazioni. Si tratta infatti di Paesi in cui la possibilità di importare ·manufatti è nor– malmente subordinata alla possibilità di esportare derrate ~limentari (cereali, frutta, animali e. pro– dotti animali) e qualche materia·prima (legname, petrolio e· tabacco), Ad in cui perciò; negli anni anteriori alla guerr!l,, il· valore delle ·esportazioni era generalmente superiore a quello delle im– portazioni. Nell'ultimo triennio, invece,' è avve– ùuto -il fenomeno completamente opposto. Non parliamò del 1919, in cui tutti quei Paesi, rimasti per cinque anni (ecc~tto la Grecia) senza con– tatti col mondo occidentale e senza alcuna pos– sibilità di rifornimenti, hanno acquistato tutto ciò ohe si portava sui loro mercati, senza o:ffrfr nulla o quasi nu.lla in ricambio, cos-icchè in Ro– _mania, per citare l'esempìo più ·tipico, esporta– zioni ed im,,portazioni 'si ·trovarono in quell'anno nel rapporto _most,ruoso di ,1: 40. Ma anche negli a_nn~ .su?cessivi, sebbe~e il dan~o· di quel disqui~ hbn? s1 rendesse mamfesto·e s1tentasse di porvi nn riparo, sebbene a poco a poco la produzione agricola tendes~e a riprendere il suo ritmo nor– male, tuttavia, per il perdurare cii mòlte fra le cons eguenze della gu<:1rra,per la d isorganizzazi'one d.ei t1'asporti, per l'incertezza creata dalle riforme Biblioteca-GinoBianco. agrarie, per le· prèoccup,azioni alimèntarj;dei SÌ;l– goli Stati, ed i consegm,uti divieti o disciplina– menti dell'esportazione, non solo 11011 1:1i poyè rag-. giungere l'equilibrio fra esportazioni ed impor– tazioni, ma queste seguitarono a _superar 'quelle del doppio e del triplo. Da nna situazione cosi anormale e così co11-· traria alla struttt{ra ·economica dei Paesi balca– nici son derivate due gravi minacce ai 11os.tri e– sportatori: 1a prima, e piì1 sentita finora, è quella dell'incertezza dei prezzi e·dei pag<1menti, quando questi~ come pare sia avvem\to in molti casi - siano fissati in moneta del. luogo, so-ggetta a fluttuazioni continue ed. a r1,tpidi precipizi per le troppo frequenti 13"!fiissioni di moneta cartacea. 'Ma pi11 grav~. è la seconda· mii;iaccia, costituita dalla politica économica di quegli St..ti; i quali, non ritenendo di· poter ancora incoraggiare illi– mitatamente l'espor_tazione, nè di poterle lasciare una completa libm:-_tà,tentano_ di ristab,i,lire la bilancia. commeroiale col frapporre ostacoli do– ganali e provvedimenti ostruzionistici.all'impor- tazione dei manqfatti. · ', .· I , . I vantaggi del mercato balcanico. Ma sii per queste difficoltà ·diventa legit– timo. ii timore che nei prossimi mesi le nostre 'esportazioni verso i Paesi balcanici qebbanp s,u– bire una restrizione, non si posson disconos( ere per questo. le condizioni estremamentR fav,orevc:ili che la· natura ha. create e le circostanze attuali hanno ac centua to per un k~ffico sempre piÌl in– tenso fra qq.ei Paesi e l'Italia. Ad eccezi.one della Grecia _ che, pe r le sue culture mediterranee, ha .press'a poco le stBSSe deficienze ed ,esuberanze ·di, produzione delle, nostre provincie m~;ridi-o– pali, l'~concmia degli altri Stati balcanici può ora: considerarsi, in gr111nparte, oome 'comple 7 mentarè della. economia italian!!-> , La sola :ij,om.ania, ·quando le sue· terre riacs quistassero la produttività molto• modesta del– l'anta-guerra, potrebbe esportare 40 milioni di quintali 'di cereaF, di cui ,la metà sarebbe. data, dal.grano: un quan,ti'tativo, ·cioè, 1:1uperiore 'a quello che è sta_ta finora·'l'importazione media del-nostro Paese. E in quantità minore, ma sempre ril'evant,e, -~-cereali potrebb~ro esserci forniti dalla Èu.lgaria · e dalla Iugoslavia. 1 Del petr.olio rumeno più di 800 mila ton.nella te erano destinate, nel 1913, all'esportazione, e di esse 240.000, q'?-asi,la m~tè. del nostro fabois.ogno, eranq avviate in Itatiljl,, Si aggiunga ora, nelle ,nuov'3 provincie a 1 nness·e, il legname da costru– zione dell-e ricche· foreste di Transil v.an ,ia ed ii' ferro del_ Banato; si aggi ungano i b uoi, i cavalli°, i maiali, le carni e le pelli della Iugoslayia; e si comprenderà facilmente, come, tolto· il. car– bone ed il,' cotone, il mercato ~alca1:1ico. possa provvedere da solo ai nostri 'bisogni più urgent.i in fattù di yiveri e di materie prime. D'altra pa-rte sì ·tratta d i Pa esi dov'~ man– cato finora quasi completamel) .te.lo sviluppo (iiella· grande industria, -e dove la defici enza di capitali e la distribuzione della popolazione rendono, per ora, poco probabile una rapida trasformaziiime 1 industriale. Finora, per la sua posizione' .estre - · mamente vantaggiosa e per le influenze politfoh~ che essa poteva abilmente sfruttare. l' A~stria-Un

RkJQdWJsaXNoZXIy