Critica Sociale - XXXI - n. 22 - 16-30 novembre 1921
statii_alistica \6 .che potrebbe forse meglio di~si inte1·ve1ì- 2ionis1i~ o burocratica), per la quale le materie. prime e le derrate alimenta-ri d'ovrebbero ·essere aèquistate·da no organi11mo'centrale, che le distribuisse equamente nel- - l'in,tbresse comune, 'fra i divers·i Stati, i<econdo i bisogni di cìascu·no di questi, Contro ta)e soluzione, che risponde,. press'a poco, ·ane_propòste del Baldesi, del Congresso in• t~rna.zionale dei minatori per qùanto riguard_a il carbone, della Federaztone delle Cooperati-ve.francesi di consnll'.l,6, foi·s'a a quella dello stesso 'fittoni (àlme'no -sécòndo !fin.• terpretazioue datale dal Balfo'ur), ·stan'no le opposizioni, tuÙ'altro cl).e infondate, ìnoss~ al buròcratièmo cìfe do– minò il regime economi~o del p~1:iodob~lÙ'co, sta il fatto c4e • il sistema potrebbe ossel'e adottit'to daÙa Società delle Nàzioni solo l_)ergli Sta'ti che uè fan•no parte, stannoled'iffi'. ,::o-It'àpratiche de'lla suà effettuazi'~rie. Ma èssa suggerisce tunàvià, dué utili risul'tati: l'oppo'rtunit'à •ai un-Ufficio• stà.tistico, sul tipo· dell' • Iii"titut_o internazionah, di Agri– coltura •, per lo studio della produzione e ·aell'approvvi– giònamento iielle materie pr,me, e ·ra possibilità, di ri– correre a tale politica in tèrvènzÌonisfrca in momenti pa-rt{cofari, come, p, es., in c'asò di bloccò 'che la Società delle Nàzioni decretasse contro certi Stati. ._ Una tetza soluzione, è· quella deHa. libeì·tà }0711mer– , c'iale, èta attuars'i gr11dÙalmen'te. ])'lisa ténde, _non già a · Iiiettére in éomune la propriEità delle, /ar.ie Nazio,ni su le· . materie prime e le derl 'll.te alimentari, ·nè'b.d impcirr'e agli Stil.ti la, pol'i'ti_caliberistica fo tutta Ta ·.s~a·p_ortafa, m'a soltanto nd fmped'ire lòro di adotfa're interdizioni o « di– ritéi • di è'sporta.zione e. di esercitare ~d incoraggiare monopoli, misure parti'colarniente ·g1:avi, intei·nazional– _mefi.te~quindo -si tràtta delfo. ri'partizioile darle nìateriii prime e i :M.le derrate ,alimentà.ri. L' 1nterd't'pénd'enza econo~ica fra i' va.rii 'Stati ~i ' tra;lh:tce infatti, nel regime attil.a!e, in una 'd·ipende~za .. eèon'ornica. dei Pae'si ·più pòv'eri d'a quelli più ricchi, onde. i primi sòno talora costretti a difenèl'ersi, éon misure protezionistiche, -adoftate dai s·econdi.' Particolari divieti d'importazioqe, comé, àa'.l:lei:Ìlisu-re·prbtezionisti'che quel· lo defl'alécii>l, c'oropr;omettòno hi'tta l'écono~ia a'gr(ccia· dei P~èsi produttori di questo e li 'costrìngo'.a'O a ,·ipa– rare ai d~nni còhseguénti <ron_dizii_ di es'pò\t~zLone ·su_ matehe prime di c~i gli aftri Stati lab'òiano ~isogno. ·se'iiza sottace're ia sua con.vi 'nzione che l'interdipén– dfnza économic'a fra i vàrii Stati- pr~senta nell'odierno regime -polftico pericoli e danni, i quali potr~bber(i) ,scom– p" :ì.rt -recon 'l'adozioii'e cti un; p~litica di· Iib'ertà èhe po• resse essére garanHta a.dch'e in tempi di ctisi e,conomica,. il. Gini, ciìe vuol rimanere sul terreno delle at'tuali pos– sibilità·, si lim'it'a a di'scùtere alcune, iniziative pra~iche che potr'éEb'éro essere pi-ese senza indugio. A'n~itutt:o, si dov·rebbero favorire Unioni doganali, prn o méno vasté, fra gruppi di Stati (idea che potrepbè trovare minori di:ffièoltà presso. gl( Stati di nuova i'ornla– zion'eJ. Ìn secondo luogo si dov:rebbe ·soìlè.citl\re, Mila cònclusiolie di tutti.i trattati di COIQmercio fra due Stati, • la rappreMntanzé. e tutela (che pqtrebbe essere, assunta da.Ifa Sociètà utile Nazioni)' degl'.inter~ssi __ dei 'ter~i. In terzo luogo, se pur non .si possono proibire in via ge– neralè i • qiritti • di. esportlizioni od a,uà.loghe misure doganali n9cive ad altri.Stati, la cu_iadozione può e·ssere giuìiti'fìca\a da 1 par'ticolari ragioni, la Società delle Na• zìoni do'vrebbé poter intervenire a timitare.4uei • diritti , di e~po,rtazione "che costituiscono un mezzo ·ai più in– tenso- sfru.ttarrten'to di una situazio'ne •già natu;almente pi-i'vilegiata··(comé, p. es., nei casi cTei • dir1fti • di esporta– zlòn'e ·a,ppli ~à.ti 'oall' Inghilterra ai- carbtn i e é{aU'Ai;gen• tina a.I gi-an~ ed ah'a fana); çom~ anche ad imJ?edire ,gli I \ aumenti, ·prÒposti-~ adottati in alct~ni Paesi, .di tariffe do~anali g:ravn11ti le importazioni p1;ovenienti d:i,,Paesi a rn_oneta deprezzàta, .il che ritarda il ritorno dell'equi– librio nella bilancia dei pagamenti e tencle ad aggravare oE!a mantenere 1,ueilo squilihr.io oei cambi e quella in– suffici~nza nel potere d'acq'uisto· -degli Stà.ti più poveri, che costituiscono le cause della crisi degli • sbocchi• per gli 'Stati più ricchi·. , · ·. . ' ' · Pa'l" ri1;on'oscendo, infipe, la naturalità deHe combi– nazioni monopolistiche e la inadeguatezza del!'e mis·ure. interne ed internazionali ·.con le qua.li si vorrebbe osta-· colare cotesto portato dell'evol 1 uzione écò'nomica, crede ·il Gioi che', se non molto, qualche cosa potreblie f~re la Società dell~ Nàzioni, per impedire almeno. il carattere ' nA,zionalistico di cérti accordi monopolistici: qÙello, per es., per l'accaparramento ·d.èl petrolio. , . . . Accenna poi 'all'importan~a della questione dè1l'emi– grnzione e dei divieti d:immigràzione i'n cérti -Paesi, nè. tace dei danni che ne derivano ma non si dissimula le diffi– coltà di u~ 'azione della Società· delle Nazioni a tafe riguf.rdo. Qua-nto ai terÌ'itorii soÙopòsti al • regime dei 'man– dati , , il Gin i osse~va energicamente che, per i- termfni s~essi del . Pa:tto, ~el quale i mandati trovA,no la loro fonte giuridica; ,deve ess.ere, in essi· territorii., garantita la libertà di comme1:ci'o, alm'im.o perttutti gli Stati che s_ono membri deÌ1a. SÒcietà delle Nazioni. , La crisi dei 'traspòi-ti -. dipendoénte dalla plètora di quelli niari ttin:ii é dalla''d'isorganlzzil.Z:i-<n'redei tefres1iri:...:. è' esaminata p~i iil sè e ~elle ·sue 1 ripèrcussi'on'i, 'Ììu l'ap– pròvvigionamEli, tq. delle materi'e prime: ·fa .So•cietà delle Nazioni potrebbe -prend'éte,' a questo. ptoposìto, quahihe utile- ini:tiÌJ,tiva, reclanl.li !ndo, per es., uria JWÙ "stretta os, servanza dei Trattato di Ver'saill·es da parte di quegli Stati che sono òbbl-igati ad accord·are li·bero. trà.ns' ito alle merci• stran'iere, e fa1iend·o risorg~re -gli ·atcordiper l'i'm– pie'go in teroazional~ del ~atèÌ·iale~fé'rrÒvjario. · · * ·"f.: Altre ìn'isure atte a contr.ibuire al risveglio deHa produzione si ·riferiscono alla giç,rnn ta di lavoro ed al cr~dito. _Quanto alla pr.ima non Tlega che le ricerche su• la influenza che la durata del lavoro/esercita sul rendi– ~ehto dello ·stesso abbiano c9nd.otto ,a. risultati fa,vore• voli all'adozione di una giornata limitata, ma., per I'im• pni;sione che si è fatta comparando i risultati délla, gior– nata di (~voro nel Nord e nel Sud de11'Europa, ritiene che Ì'adozi-ane della g_iornat~ di otto ore, mentre, non ha avuto upa sensibile iufl,uenz1<su la produzione aei P~esi nordici, pii:. freddi, ha dimmuito assai quella .dei Paesi ~eridi'onali a climi. piµ, caldi, ùove il lavoro .procede più lento. Il Uini invoca perciò coscienziose' ricerche scien• tHìèhe, le quali tenga~o conto 'della diversità delle in– dustrie, delle epoche, ctelle stagioni, dei climi, d(;)lgrado di organizzazionè tecnica, ecc. ·La quesj;iÒne n,on presenta, nelJ'e l<.ttuali qondizioni ,di èrisi, un intiiresse pratico im· mediato, ma potrà'. avere c·onsegùenze importanti per il inomento in cui la crisi• sarà superàta. E' necessario pertanto che le organlzzazioni operaie se ne intèressino sii'\ d'ora, se vogliono evitare che que'sta constatazione offra argomento agli indust.ri !lli per ripo1'.tare a ,9, 10 o più ore la giornata lavorat_i·va., ·ò a tener soverchiamente bassi i salari. Miglioramenti tecnici possibili e doverosi i~ parecchie industrie, come anche una miglio~ prepara, · zione generale· e teènica delle maestranze possono per– inèttere Ù me.ntenimento della gic,rnata_di otto ore anche nel nostro Paese, senza che questç sia posto, per la mi– nor intensità della ·produzione, nel!' impossibilità di so– stenere l11concorrenza, e senza ch'e si debba ricorrere alla
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