Critica Sociale - anno XXXI - n.19 - 1-15 ottobre 1921
', OitlTìCAi SbCìALR · \. pre insensata •paroh co//nborcizion~ quei rapporti, che uascono dalla necessità della coesistenza,. ehe _realiz– zano talorn delle coi11cicle11ze e delle ca111tensse11ze, che riguardano t.nlora un terreno 1ieutro ed ~st.rapeo al contrasto di classi,, ma che, ,anche q11ando nHet.tono la politicn o la economin,. non cost,ituiscono affat~o de– rlizione, in _quauto che unrano ad avvantllfgiM e 11pro- letariat.o. . . . . Tra questi rapporti col mondo ~orghese, le circo– stanze, anormali, pat.ologic~e della s1tuaz1one, iorma_ta dalla· guerra, possono ncl11ederc1 anche la partecipa– zione al potere, che n_on sarebbe. pertanto neppur, essa un atto di conservazione in favore della Borglfes1a, -~ di dedizione 'ad essa, ma uu mezzo per cvmbaltere pm efficacemente la· lotta _di classe a vantaggio del Prole- taria t.o. , . . Noi non la desideriamo, e uon ne vediamo, oggi, la eventualità immediata e la maniera, ue antivedia~o, invece 'tutte le difficoltà ed i pericoli, ma vogliamo che ndn sia ~sclusa oggi dalla teoria quando può es– sere imposta domani dai •fatti. E vogliamo che s;a ammessa dal Congresso, per togliere, a chi l'avesse, l'illusione di potor negarla. ufficialmente !asriarla o farla attuare da un gruppo d'uomini o da una frazione, non condividendone le re– spoi1sabdità e partecipandon,e ai vantaggi, negandole l'asseu:;o del Proletariato e riducendola così a,d un vano saérificio di pochi uomini. La cosidetta collaborazione al Governo dovrebbe essore uno dei mezzi con cui il Parti.to socialista e il Proletariato potranno intervenire a, s'uperar~. l~ crisi dell'economia borghese, volgéndone ·quat1to prn e pos– sibile gli sbocchi alla mèta nostra. Giacchè è falsissimo - come fu detto più volte · il pensiero rappresentato dalle vignette di Scalarini, di uu infantilismo ,primitivo, che cioè la cri~i, per_chè nasce dal sistema borghese e dalla guerra, riguardi la borghesia e debba esser lilsciata alla ·su~ responsabilità. Le cause e le colpe sono della borghesia, ma lri conse– guenzè e i dani,i sono allche nostri. U_no s'.acelo com: pleto snrehhe c0mune rovina, anzi piu dei lavoratori che dAi ricc-hi, e distruggerebbe la intelaiatura dell 'e– conomia capitalisticn non solo in quanto è distr!buzio1:e, ma anche, e soprattutto, in qiianto è procliizwne, cioè in' quella pa.rte che il Socialismo _trioufante dovrà no~ distruggere, ma ereditare e sviluppare per versarvi dentro il suo spirito, le sue forze, le sne for•me, ·per nbolire lo sf'ruttamento. · Partecipare nl superamento della crisi, portandovi le i;io'slre energie, le nostre volontà, le noi-tre soluzioni, in aifesa dei lnvoratori A in difesa della collettività c0nsumatrice (coine ha d61 resto mostrnto di volere la f!lessn Direzione· del Prrr.tito nel suo ordine del giorno del 7" settembre); agitnre questi problemi con intensa propagaoda, tanto da creare ·in1orno ad essi A dn at– trarre attorno a noi quell'opinione pn/Jblica, che sia capace di strappare alla borghesia, con la sua pre~sione, le conqniste socialiste;' questo occorre Aci urge per sal– vare insieme il proletariato e l'Italia1 insidiata da grµppi parassita • resi audaci e folli da uno stato d'animo -di– « si sa], chi può». Si tratta di vedere se, in attesa eh~ l'Italia di– venti un paese ad alto sviluppo capitalistico tale che il proletariato manuale, divenuto maggioranza, sia in 'grado di vincere da sè, si del,La l'asciar per orn che la borghesia continui a detener da sola, padronn asso– luta, gli strnmenti del potere ·politico; o se sia piu u_ti1erealizzare gradualis1icamente il socialismo attm– \'erso fo1me rispondenti via v ia alla realtà della costi– tuzione economica del nost.ro paese, C',ciri la sua piccola, ·proprietà, col sgo arti giannto, coi suoi ceti intelle"ttualj deglì ambienti meno evoluti. · · Se, per un'ipotesi, il mas~imalismo avesse attuato la conquista del_potere politico nel 1920 e noi !'\Ves– simo un Governo di socialisti o di comunisti, forseC'he rsso non dovrel,be fare i conti cou tutta: questa r~altà ' Bibli'otecaGino Bianco I come fa Lenin in Rllssia - e non dovrebbe adat- tare ad essa la realiz;mzione del suq pr·ogramma eco- nomico? · • Questo è il dilemma. O proletariato Rocialista da , «olo contro la Borgh('sia e lo Stato - con ceti meclii ~ nentri e inddferenti, o (oome oggi) :,lleat.i jn p11rte alla Borghesia: oppure proletariato sqcialista associato con una part.e (quella più genuinament.e assimilabile) dei ceti medii, per penetrare nell'organismo dello Stato · a lottare con maggiore efficacia con.txo la forza ostile e perniciosa della spadronflg~iante borghesia. ,r 1 G. Zibor~i. L'equivoco del ".colla b·oraziònism ,, A che servono ce(te armi pblemiche. Sta capitando, per riguardo alla coflab9razione, qualcosa eh~ potrebbe· esser ~omico; 1 se non av~s~e • attorno a sè tutto un alone dt tragedie: tr~gedte tn attò, e tragedie in potenza. \ I nostri compagni massi-1_11alisti,per screditare il nostro movimento, hanno rtpreso quel motivo che, nel prim'o periodo di contese fra riforìnjsti e rivo– luzionari tra il 1902 e il 1905, gorgheggiò c911tanta 'insistenz~ · e non senza fortuna polemica, Enrico ferri. "V~lete una prova che il' metodo da voi pro- ' pugnato è nociv? ~I proleta,riato? G~ar~at~ come_i giornali borghesi vt fanno I occhio dt tnglt~, e ri– portano con lode le vostre parole, e non riescono a nascondere le loro simpatie per voi! ,;. Fu già d_etto che non sa,rebbe d_a!llaravigliars\ se la borghesia. - che da un esasperazione fòll~ 'd1 uno spirito irrequieto e 'rivoltoso (che fu scambiato per preparazione rixoluzionaria) fu atterri_ta in modo. tale da ritenersi prossima a perdere og111cosa sua, e persino rassègnata a subire tale sorte, _pur di a"'.er salva la vita, - professi, non una maggiore simpat1_a, .ma una minor avversione per chj, pur non mostran– dosi affatto disposto a rispettare i suoi ! privilegi, -11011 le ii1cuta nell'animo questo terrore e non sù- sciti una conflagrazione e uh di.sordine sociale _più vasti di quelli· che appaiono necessari a compiere il trapas~o. Ciò non vorrebbe dire che il metodo, diciamo r.osì, del guanto giallo· sia meno efficace che quello del pugno di ferro, e rappresenti una meno vigile difesa degli interessi proletarJ. Anc,he in guerra, il mezzo che fa più paura e, pomam pur~, , più da·nno al nemico, non è sempre qùello che meglio assicura la vittoria: la Germania lo ·ha sperimentato nel '1918. · . · Ma, nel 'tatto, l'obiézione mossaci dai compagni dell'altra spònda non ha fondamento. SLJII' Avanti! . del 16 agosto comparve un .articolo redazionale, nel quale si voleva documentare il 'favore con cui· la sta:npa b'orgl1-ese aveva accolto il manifesto della concentrazione redatto da Filippo Turati. L' articol'o chiudeva: " Sono proprio contenti i concenfrazio– nistì di tanto consenso borghese? Noi si I Anzi, l'ad– ditiamo ai .comP,agni tutti, perchè siano <;ontenti an– •ch'essi e ne godano,,. In realtà dei giudizi citati (della' Tribuna, della Stampa; del Messc..ggero, del Corriere d'Italia, dell'Avvenire d'Italia) non ce n'è uno che maoifesti una esplicita approvazione delle idee espresse nel manifesto. La stessa Stampa, che nel 19!9-20 ha fatto, per mesi e mesi, una inutile c_ampagna· per allettare i socialisti di.· destra a far opera di collaborazione con gli uomini e i gruppi politici del suo' cuore, si mostrò tutt'altr o che sod– disfatta 'del tono cti quel• manifesto, c.he noi] promet– teva affatto l'attu<1.iione del suo s ogno d i attrazione dei socialisti nell' ambito della politica. della demo-· crazia giolittiana. L'Av'µnti/ aveva poi taciuto, et r
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