Critica Sociale - anno XXXI - n.19 - 1-15 ottobre 1921
minarle, guidarle verso la mèta, e~::ia ,si illuse che dalla guerra potesse ve,ìire il socialismo; mentre la gue1·n1, 11el campo dell'Eeo11omia, avevn, si, squnssato il re– gime, ma no'Q lo a,·eva spinto_ a ultériori e p_iùperfetti s1·iluppi, è p,iiC'oiogicamente aveva seminato ira odio ribPllio!)e, cupidigie_. ma non coscienza socialist~. :_ Non comprèse mvece che dai fenomeni prodoLti nell'economia, nella speculazione, nello sfruttamento, dalla gue.-ra, e dallo stato d'animo che es~aaveva dif– fm:~, po_reva C'a.varsi, i:ier mezzo di intensa propaganda e dJ at~1va ?pera prat1cn, nna torza.grande pe.r la ri- C0Rtn1z1onem senso sociali-sti1. · , Ln f :rza dei ceti affini (chiamiamo c~sì, pe1· far presto, 1 l_avor:,tori i111~ellettuali,e altri strati' ndn ricchi) 1 la trascuro, o la reRpmse, comunque la lasciò arrdare · di là, e noi _ce la troviamo oggi avversa, a fare cfa r.011trnfforte alla vera Bcfrghesi'a. La f'onr.:r-proletarin,'non l'ui;ò nèperlarivoluzLunc nè per la grndua.lità. Anminciò, fin dal dicembre 1918, lll sue intenzioui ri \'Oluzionarie, dando modo -alfa ~or– ghesia di ptlllparare le difese; e lasciò disperdere r1uelle euergie in cento piccoli è.pisodì loC'ali, duranto il 1919 • e il 1920. Tenne in orgasmo le masse con la promessa. del grcin ,qiornlJ, e, ad ogni occasi olle., esitava e rima11dava: finc11è, snervate da questo proh1ngato .erettisrrìo, P.'lsè si sfiduciarono, e il Fascismo le trovò, nel novembre 1U20, fiacéaté è -disperse. · · Quale valutazioM ha fat.to hl Direziono del ferio-· ' ranza ho1·ghese e il suo Governo le respingessero: so- luzioni che si sai-ebbero attuate solo quando il Socia– lLSmo fosse stato già un fatto compiuto: Sfiduciò così le masse anche dell'azione parlamen– tare e allonta1ìò ancor più tutta quelljltra gente, che ci segt1irebbe verso il Socialismo, ma a patto che noi le mostrassimo il ponte s la via per passarvi, e non già un ailisso pauroso e· invalicabile, entro •il quale, essa non ha alcuna voglia di cadere. I Nel campo comunale, dopo i catast.roJici programmi demolitori dell'estate e autunno 1920, o non 1 fece u,1lla, o fece. dell'•ordina1'i;;i.amministrazione e del !'iformismo spicciolo, e, nonchè far dei Comuni la trincea e la rocca ll\inore onde andare alla conquista della rocca maggiori", lo Stato, provò èontro di sè tutta la-formi– dabile potenza dello St.ato, tut.orio, vessatorio, e degli , altri istituti del regime borglrnse, cLe, congiurando ai danni del Comllne Socialista, possono paralizzarne la vira col boicottaggio e con ]_'asfissia: coi contadini èhe 11011 portano più alla oittà le.derrate se il Municipio mette i calmieri, con le Banche che gli rifiutano il credito. Per qnesta, parte volontaria e -parte necessaria, 1·in11nciadei-Massimalismo al suo programm'a, risultò che quel poco che si foce, in Parlamento o ne, Mu– nicipii o nel movimento econo,nico, fo il contrario del ma~simalismo; fn l/ét.zio11e trarliz'ionale;· e il Partito. tdmò così, automaticamente, a una i.11iità che è nei fatti, sebbene non sin nelle insegne e nelle formule. · Vi furono epoche iu cui la scissione era penetrata , meno russo? Ignorò o 1101:seppe vedere le parjicol11ri circostanze· che aveano reso possibile il crollo in Rassia, prima tra tntte il concorso dell'esercito, se11zadel quale, in-ur, paPse moderno; non si rovescia lo Stato. Non ClLpìcl1e, ·con gli strumenti tecnici di ,,ffesa e di di– fesa, già poten· i, e oggi, dopo la guerra, potentissimi, di cui soltauto lo St.atù clispo'r1e, o che-esso sol'l pnò fornire, o un part7to ha COI) sè una parte dell 'e8en·ito e della forza armata, e allora compie il suo disegno I nelle opere, e pbrdnrava una formale unità nel nome. Oggi è l'iQverso: v'è una divisione nominale di ten– lde1ne, di frazioni, vi è una voglia cli-scissione e di ' espnlsie>n.e di alcuni contro_ altri; ma non .(,i è mai •. con un rn.inim,1tm di violenza, e la rivoluzione è un trapasso quasi fisiologico, maturato per penetrazione e· satl)razione dell'ambiente; o non ~'ba, e pnò deporre ogni sogno di vi~toria. Ha Ì'!Tedutò P?Ssibile, dapprima; il Socialismo per decreto in un paese così arretrato e disfon1\e come la Russia; pil\ tardi ammise che quello non e propria:. mente socialismo, ma almeno vi si vedono dei capo– volg-imenti cJ:\e fanno piac~re ... Ha accettata come socialistica la dittat.ura leninist11, deridendo come fisime ·democratiché la libertà di esame, di dis<!ussione, di critica, e, '-per· dnpliC'ato di errore, ba concepito possibile il suo trasporto in Italia, ten– tandone anche qualche ti~ida applicazione per saggio, entro il Partito. ' · •Aa-Errò nell'appri>zzare là condizione della borghesin, scambiò pèr morte imminente qnella cl).e non era· se 1 non una eatalessi, per paura, 11.110 svenimento passeg– gero; e si vide poi risorgere dinanzi l'avversario, C'he, ripresi i sensi e tornategli le forne, se ppe s fruttare con sottilissima e maligna I abilità il disagio e.il maloontento dei ceti di mezzo spo.stati, sferrando la sua controri– volu~ione ,ml ,serio, per u11a rivoluzione che si era ·an- 111,rnciataper burla. · , Scordando ht ti>oria marxistica· del processo da ca– pita.Jjsmo a socialiAmo, immaginò che sulle macerie del regime borghese si potrP.flsèedificare jl nostro·. mondo;– diffondeudo e mantenendo vivo oggi ancora tra le masse il concetto tMlogico dell'apocalrsse e della palingénesi miracolòsa. · · ·In Parlamento non valorizzò la notevolissima forza del Gmppo Socialista, mandato _alla Camera dagli elet– tori nel H/19, perchè ài mant-enne ferma s~l terreno ne– gativo della critica, della denuncia,· della asserita im– possibilit~ di ogni i'imèdio -finchè perd-ura11se un re– gime, che d'altra parte essa non riusci va ad abbat– tere per altre vie, E teorizzò anche que!l'inge,gnoso 11istema di proporre soluzioni, ma tali che -la maggio- stata- maggiore nujta sostnnzhle nei• fatti. La realtà ba piegato ai snoi voleri i transigi>nti e gTi intransi– ge1ui, gli accomoda11ti e i ribelli. Si tr:att,{,· ora, di trovare la formula cherispecchi con esattezza e· C'0n sincerità la linea d'azione· seguita concordemente .da tutti; bisogna, cioè, tornare, consa– pevoli, alla strada del f::iocialismo operoso ·e tenare, ehé de1ìwUsce e costruisce, che distrugge .e che crea, che non' intacca i tessuti ·fondamentali della Civiltà, ma ne trasforma le strutture e ne trasferisce il domi-; nio, alla collettività lavoratrice; del Socialismo che ab– braccia tutte le branche di attività, senza syalutarne nessuna con sciocclie gerarcbie, perchè tutte scin del par.i necessarie, purchè trasformino il mondo capitali– stico, demoliscano i congegni del suo sfrµttamento ; conquistino via via gli stromenti del suo dominio eco- nomico, politico, amministrati vb; lo sostituiscano nelle• sne funzioni, e rinnovino queste di nuovo sangue e di nuovo spirito. · Questa atei vit.à multiforme non può svolgersi con pregiudiziali d'intransigenza, che viene continuamente smentita dalla realtà. L'intransigenz:\ è propria del regno delle idee. Quando sorgemmo, affermando la no– stra sublime eresia, soli contro tutti, fummo e do– vemmo essere dive1·si e staccati da, ogni altro. Dal di che f iclea si facé ·carne, che i principii si materiarnno in azione, che cominciammo a vivere e fondammo Le– ghe e Cooperative e conquistammo Comuni, l'intran– sigenza potè rimanere un nome, una coccarda, una o– nesta illusione o un 'abile ostentazione, ma, cessò cl'e,,- sere un fatto. . . La vi'ta ci legò con millé rapporti e vincoli al mondo che ne circonda. - Ma questa non 'è' collaborazione! ...:..afferma-il compagno Serrati. - Questa è azione di difesa, di con·– q\1ista, per la classe, per la rivohrnione, per noi e non pè1· la borghesia ! Infatti. Sono i rivoluzionarii, non noi., che cl11a– mano o chiamarono con questa inesatta e quasi sem– i ... l ' l l I' (
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