Critica Sociale - anno XXXI - n.19 - 1-15 ottobre 1921
CRITICA SOCIALE \ -301· il p;oletariato è il solo_protagonista. Ormai si è pale- - sato che l'evoluziòne economica non è, da sola, il de– miurgo della nuova storia, e sì è constatata la molte– plice adattabìlità del regime vigente a evo~uzioni pÙ1 ' complesse e meno rettilinee di quelle teorizzate.da Marx; Òrmai gli Stati sono divetJ.uti permti'abili alle dirette e 'iorlirette inflmmze dell'azione proletaria·' la volontà e I • J il valore, l'abuegazione e l'accortezza dei singoli hanno ritrovato tutta la loro virtù. Jl · socialismo· cessa cosi dj essere una filos•ofia pRssiva e contemplat,rice dell'e– voluzione economica; e diV,enta la scienza: e l'arte ò.elle quotidiane conquiste dei° prolet~riato, che assale i'ii so– cietà presente, uon dal di fuori, da una specie di aL di Là sociale, ma dal di dentro. La rivoluz;one appa– risce allora come là sintesi delle riforme, e la riforma come la rivoluzione in cammino. Fio qui Turatj. La cui posizione è teoricat0e11te inattaccabile, giacchè bisogna riconoscere c·he mediante essa si riesce a spezzare_ il cirèolo in cµi si ·avvol~e il consuek rivolu~ionarisrrio marxista . .' Ammesso che dalla realtà storica sorgano_ le forze che debbono poi rivolgersi contro di essa per demolirla; ma che tuttavia l'~ttività demolitrice non può oper~re che sulla base della stessa realtà storìca, si• è cost;etti a. concludeie che qu~sta realtà fa insieme -da spin-ta e da freno al– l'azione rivoluzionaria: la rivoluzione.aptJare come l'atto che nega e supera la storia, ma che nello st.esso tempo è condizionato dalla sto:-ia, è storicamente fatille. Por– tando tale contraddizione all'estr~mo, si ha da. una parte il volontari~mo insurrezionale, netta e violenta antitesi della ·stol'ia, .e dall'altra il fatalismo conserva- · tore, che- lascia che -questa 0peri e non la contrasta. ln\'ece Turati mostra di intendere la fumdone della vol(lntà. non• come urto insurrezionale e ·violento, bensì come svolgimento di operosità gradu,ale, essa s'identi– tica quindi 'co1l'attività che crea giorno per gioì·oo' la storia, la quale in. ogni suo passo è la negazione del passo precedente, è continua antitesi a se medesima. La rivoluzione è di tutti i giorni, perclìè la volontà umana opera tutti i giorn-i, e di - continuo crea delta nu(!va realtà. ~fa nello stesso tempo la storia appare _come una sequela di riforme, perchè ogni giorno la 1 volontà par6ientemen'te ·caml:iia e modifica- qualche cosa, E 'questa storia non ha termine. Il lavo~o di distru– _zione e di c1·eazio11esi rinnova continuamente. Non c'è un'ultima 'meta, ma bisogna sempre rico11'1incim·e: «ogni fase della vita ci risospinge agli 'inizì ». Turati non · ha mai de1:1dritto la futura. società socialista. Sia in contleguenza della naturale evoluzione economica (in– dipendentemente dalle errate previ_!Jionidel marxismo), sia per )•a~ione degli uomini guidati da un ideale di giut1tizia sociale, la società si trasforma a grl1do a grado: in ogni periodo 'storic.p queste trasforma~ioni, prese in blocco, si presenta_uo come una rivoluzione rispe' to al periodo aot~ri?"re. llfa questa rivoiuzione non è che una ,;intesi di riforme; in altri termini, in ogni rifol'llta ·1a rivoluzione è «immanente». U n 1 osservazione sorge spontanea;· ed è che, indi– pendentemente da ogni-{Jostruzione speculativa; nella realtà di fatto, nella storia di tutti i giorni, le opere riformistiche e i con~ti 9ivoluziònari stanno gli uni ac– é~n_to.ag!i'altri,senza contondersì e nettamente oppo- nendosi. E' solo ip- una V)Stone a grandi linee di tutta la vita politi~a è sociale, che qu_esta opposizione appare conciliata, e come formula della conciliazione serve be– nissimo quella di Turati; ma bisogna appunto salire a una visione storica complessiva,· trascendendo le lotte e le contraddizioni quotidiane. E' perciò che, quando trapassa nell'azione poi iti•ca con<!_reta,il socialismo tu· ratiano sembra una stoffa cangiante, 'in cui i riflessi rit'ormi!\tici e i riflessi rivolmsionari si alternano di, cb~: tinuo; è pElrciò che ai socialisti rivoluzionari esso· ap– pare sovente quetismo, e ai socialisti moderati e agli ammiratori borghesi, gioca non di rado qualche scherzo sgradito.: W. Cesarin i-Sforza; lefunzioni d'approvvigionamento delle zi de pubblithe Linee d'economia politica ' Critica diclassiche " frasi ,, sullibero commercio II. Esiste il libero commercio? Dalla concorrenza al monopolio. , . r Si dice che nelle Nazioni di maggiore attività in-du- striale, la maggiore concorr~nza vieti la costituzione dei trusts, dei cartels, dei sindaca-ti. Vero è, invece, il_contrario, nello spazio' e nel tem- . po: solo nei periodi di· s_uperiore operosità si verificano le coalizioni monopoli~zatrici; e sono gli Stat;i J;liì1mo– derni e d·i maggiore attività industriale che presentano i più perfezionati sistemi di tl'ust. E' dalla più aspra lotta di conéorrenza çhe derivano le assoclazioni speculatrici che vanno poi naturalmente polarizziindosi verso il monopulio dei mercati di produ.– zionè·; raggiunto il monopolio - attraverso il dumping · rovinoso ~ le imp;ese si, rivalgono delle perdite con la padronanza assoluta del mercato. Il libero commercio uccide sè stesso e tende sempre al monopolio. Ora, al monopolio delle 'aziende private, preferisco il monopolio delle _aziende pubbliche. Nè si dica che la concorrenza, nel piccolo commercio, porti sempre co,n sè la riduzione di prèzzo. 111fenomeno è già acquisito alla lettPr.atura degli economisti). Risulta invece che, dopo u~ primo periodo di reale concorrenza al. ribasso, i prezzi si vanno livellando non più sul mi– nimo, ma sul m,ssimo; anche nei generi di larga produ– zione, per un tacito accordo. Ciasèuno tenta di guada- ', gnare di più ... Inoltre, a perturbare le classiche leggi economiche, vi è UD altro fenomeno: quando in una città vi• ~ono' molti •egozi di uni\ determinat11. mercè 1non nascono solo ·seconde. criteri e economici•, ma anche secondo occasioni psicologiche) non si avvera la concorrenza al ribasso: ma, essendosi rarefatto l'avventore pllr ciascuno dei numerosi spacci,· ciascun negoziante cerca di riravare un margine sufficente coi pochi affari, e riesce a questo aumentando i prezzi: e lentamente si ha il f'.enomeno strano cbe il numero forte dei concorrenti aumenta i prezzi, invece di ribassarli. · , Si ha il fenomeno della classe che assurge, per ta• cito accordo ò consensò, al monopolio delh, piazza. Ma assai volte non è questo fat-to involontario o ·pli's– sivo che porta all'aumento dei prezzi, ma è J'àzione vo- I I
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