Critica Sociale - anno XXXI - n. 7 - 1-15 aprile 1921
U.RI 1 J'I CA SOCIAt ~ 103 eh 'essa considerava ormai come una propria risel'va, ma 111t.utti i Paesi del mondo, d'lve esi:.tessero già <lei pozzi in attività o dove si C'onos,•esse o si suppo– nel!se l'esistenza di ricchi giacimenti di petrolio. Sol– tanto allora essa dovette accorgersi di essere stata prevenuta, e che tuth• le riserve el:list.enti, probabili e presunte erano già state acraparrate. Già prima della guerra alcuni nomini d'affari e di ~tato inglesi, in un momento in cui uessuno ancora <'I pensava, ebbero la visione chiara delle co11seguenze formidabili nl.ie il sempre più largo impiego de!Ja ben– zina e degli ol\ pbsant1 avrebbe potuto avel'e sui de– stini del loro Paese, ehe fiuora aveva potuto contare snlle sue ricche riserve di carbone come sopra un mezzo sicuro per mantenere il suo incontrastato domi– nio sul mare, mentre ora rischiava di vederlo minato dal nuovo rivale, che aveva il mo11opolio di un com– bustibile per tauti lati superioie al carbone. L'Inghilten a, quasi totalmente sprovvista di ba– cini petroliferi, dovette rivolgere la sua alten~ione ai g1aciment1 non ancora sfruttati nei più lontani paesi del mondo. Appoggiata dal gruppo .Rothschild, che aveva da J ungo tempo· dei forti intel'es~i nei pe– troli di l3aku, una società inglese di origi ai assai 1110- de~te, la Shell Transport, in~~msificò le ricerche io Egitto, nell'Iudia, a Ceylan, negli Stati Malesi, nel Nord della U1na, nel Siam, e acquistò delle imp,1r– tanti concessioni nelle Indie Olandesi, nel Cauciiso, nella Rumenia. Un altro gruppo inglese, apparentemente distinto dal primo, si stabiliva nel Messico, e vi c,1stituivR nel UHl una potente societa petrolifera, la J.Je;:cicci.n Eagle, estendendo subito dopo la sua azione nella Uostarica, in Colnmbia, nel Venezuela e nell'Equador. Lo stesso 3-overoo inglese partecipava, per metà del capitale, alla costituzione di una terza societa, I' A nglo-Pel'san Oil, che aveva ottenuto il monopolio, per 30 anni, di tutti i giacimenti della Pflrsia, e s·'in– teressava agli affari della Birman Oil, che sfrutt.11va i petrolì di Birmania. Iuterrotto dalla guerra, q11esto lav0ro metodiC'o e • colossale di accaparramento da parte dPgli Inglesi ve– niva ripreso dopo l'armistizio ed era coronato dall'e– stern,ione del controllo ioglese sul più potente trust europeo del petrolio, sullA. Royal Dutch olandese, che si as,,ociava alla Shell 1'ranspo1·t. assorbiva la Me– .dca11 Eagle, e costit.uiva u11 gruppo formidabile, il quale controllava parecchie decine di societàrpetrolifere estendenti la loro attività in Rumflnia, in Russia, nelle Indie Olandesi, in Bil'mania, in Persia, in Egitto, nell'isola di Trinidad, nel Venezuela, nel ~1essico e negli stessi Stati Uniti d' A roerica, con nn capi tale complPssivo di pai-ecchi miliardi di lire. Per la produzione di ·cui attualmeute esso dispone, i I trust ani:i;loolande;e non può ancora gareggiare con la Standard Oll, il vecchio ti-ust di Rorkfeller, il qualfl C'o11trol1a qua➔i interamente la prod111,ione dflgli Stati Uniti, che ~npera aurora del doppio r1uella di tutto il resto <lei mondo. Ma, a differenza del trust americano, che ha davanti a sè lo spettro del rnpido e.'!aurimento del!e proprie riserve, il trust anglo-olan– dese si trova dinanzi ad un avvenire pieno di pro– messe. Se si dovesse infatti prestar fode ai calco I i dei tecnici, che in talo.cnateria non possono avere che il valore di un'ipqtesi, le riserve di petrolio ancora esi– stenti nel sottosuolo degli Stati Uniti non supererebbero BibJiotecaGino Bianco i 7 miliardi di bari I i, mentre quelle assicurate allo sfrnt.tacne11to del triist anglo-olandese in tutte le parti del mondo si avvicinerebbero ai 60 rruliardi. ')on uu consumo interno che si avvicina al mezzo miliardo di barili all'anno, è naturale che la rivela– zione improvvisa di rtuesto inatteso e completo capo– ~olgimeuto della situazione impressionasse seriamente il capitalismo americano, che da fornitore monopoli– l:ltico del petrolio a tutto il mondo si vedeva condan– nato a dover fra non molto ri · nere come acquire11Le al nuovissimo monopoli() an 'o- ':rndese; e l'impres– sione si fece anche più gra,·o quando i primi tenta– tivi degli Americani, per ottenere qualche concessione o qualche permesso di ricerca nei territorì del veccl,io continente, urtarono tutti contro uua serie contmua ed assoluta di divieti. Chiusa ancora più strettamente la barriera in se– guito alla Convenzione di S. Remo, per cui anche la .!!'rancia aderiva al monopolio a11glo-olandese, e cedeva in favore di questo tutti i diritti che essa potessè vau– tare sui giac11nenti dell'Algeria, Marocc:o, Tunisia, Gallizia, Russia, Rnmenia, Asia Minore e Mesopota– mi~., 11011 rimane1:a agli Stat.i Uniti che la sola spe– ranza di potersi assicurare, almeno per una pa1te 110• te vole, la produzione dell'America Ue11trale · e del Messico, che ancora non era stata definitivamente ac– cap~rrata dagli 11vversa1•i. Per fortuna sua si tratta ancora della produzione più importante: iniziato da appeua un dece11nio, lo sfruttamento dei. bacini petroliferi messicani ha rag– giunto in breve proporzioni grandiose, tantochè nel 1918 il Messico togliern alla Rnssia il secondo posto nella produzione wondiale, e nel 1920 la sola Pspor– tazione raggiungeva i 160 milioni di barili, mentre un decennio innanzi essa· aveva superato di poco i 3 milioni. È quindi naturnle clie gli S1ati Uniti, abitnati or– mai ad esaere i p1'111cipaliaCLJUirentidel 'petrolio mes– sicanò ed a considerare i bacini della vicina repub– blica come un 11ecessario complemento delle loro ri– serve, si siano prencènpati della nnova legislazione mineraria di quel Pa.,se, per cui soltanto i· Messicani di nascita o naturaliz1,ati potranno possedervi delle terre, delle miuiere o dei pozzi di petrolio, o ttit,t'al più gli stessi diritti potranno essere estesi agli stra– nieri, i quali si considerino in tutto e per tutto come proprietq1·i messicani e rinuncino ad invocare la pro– tezione dei loro Governi. Uontro questa politica re– strittiva si sono concentrati in questi ultimi tempi gli sforzi degli Stati Uniti, dopochè essi han visto respinto il tentativo di far trionfare J1elle riunioni eco– nomiche interalleate il ]Jrincipio della porta aperta in fat.to di ricerche e concessioni petrolifere. Ed è ap– punto in qnesto sforzo degli Stati Uniti per non ve– dersi chiuse anche le porte del Messico, sforzo a cni si collega tutla la politica recente della Confederazione americana verso l'Europa, che sembra inserirsi la p,;– litica itahan11 nel giuoco dei due grandi gruppi co1,– tendent.i. L'Italia ha avuto finora, nonostante i premi di trivellazione, uoa produzione di petrolio del tutto in– significante: limitata a pochissimi centri dell'Appen- i nino Emiliano, essa, dopo aver raggiunto nei 1911 un massimo di 75 mila barili, è discesa nel 1918 a 36 mila. Da qualche tempo si fa, è vero, un gran par– lare delle ricchezze d'idrocarburi chFJ si nascondereb– bero nel sottosuolo delle provincie di Roma e di Ca-
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