Critica Sociale - anno XXXI - n. 6 - 16-31 marzo 1921

88 ù.lUTIOA SOCIALm luoghi comuni. Ne ho conosciuti, che professa~,ano de– terminate opinioni nelle conversazioni private e subito dopo, nell'assemblea, mescolati ai loro simili, parlavano o agivano secondo opinioni di verganti, solo perchè queste appartenevano alla maggioranza, alla cni spinta vorti.cosa essi non a vevano forza di resistere. Ma queste opinio:1i della maggioranza spesso non appartengono neppure ad una piccola minoranza, non furono da questa realmente elaborate e diffuse, ma sono le opinioni degli interessati ad ingannare, a sviare, anzichè ad illuminare la maggior,mza. Llf cosidetta opinione pubblica nel nostro tempo è, in fondo, fab– bricata da un ristretto numero di personfl, le quali hanno la fortuna di possedere dei giornali, I:. cui dif– fusione è proporzionata non solo ai mezzi finanziarì dei quali dispongono, ma alla banalità. e alla impudenza con le quali sono compilati. Io sono un giornalista, che sovente ho provar.o la vergogna e l'orro1 e della mia, professione, vedendo da vicino con quale gaio ci– nismo pochi uomini, assolutamente indegni di notorietà. se avessi:Jro praticato altro mestie.re , mistificano la folla e giuocano con il suo cuo re e con l a sua vita, con la sua pace e con tutte le SL1efortune. La folla è ipno– tizzata da questi suoi mistificatori, i quali, a loro volt-a, agiscono sapendo di servire grossi interessì inconfes sabili, dissimulati dietro i paraventi verbali dell' «in– teresse del paese», dell'«amore della patria», dell'«o– nore nazionale» ecc. ecc. E, poichè costoro hanno il mezzo di offrire almeno una volta al giorno opinioni bell'e confezionate, e accreditate dal consenso reale o millantato di competenti e di persone ragguardevoli, la folla poltrona e distratta accetta e prende queste opinioni e fiuisce col considerarle sue proprie, si batte, si abbrutisce, si sacrilica per esse con un'abnegazione assoluta, della quale viceversa non è capace quando si ~ratta di affermare e difendere le sue reali opinioni indiv-iclunli. ~at.uralmente, con qne&ta specie di tapis roitlant del giornalismo, gli impresarì occulti dello scellerato giuooo riescono a condurre la folla - dan– dole anche l'ebbrezza illusoria del suo entusiasmo dove vogliono: sino <1llatrincea, siùo alla morte! Se così non fosse, la guerra non sarebbe possibile; e co– loro i quali parlano ed agiscoI'lo contro la gue~ra, poichè si accampano sovra un terreno di conservazione e di sviluppo materiale e morale dei loro simili, sarebbero da questi facilmerlte .ascoltati, e, invece, sono derisi, maltrattati e maledetti. Ora, io dicevo che a questa fatale consuetudine mentale rnoitton11ière il mio stesso Partito ha contri• buito e contribuisce ogni giorno. Esso, esagerando cd estendendo il dovere della disciplina - che è senza dubbio indispensabile per ogni Partito - dal campo dell'azione a quello del pensiero; imponendo ai ~uoi aderenti le )?roprie ideologie, ariche soltanto tat~iche, come dogmi iudiscutibili e inviolabili; annullando le opinioni individuali e privandole di efficacia nel credo ufficiale, circondato di pratiche sanzioni contro ogni dissenso, ha notevolmente agevolato la passività men– tale e la inerzia critica della folla e della parte mi– gliore .:!ella folla, quella cioè, meglio disposta a reagire con il vigore. della propria individualità. al luogo co– mune e alla frase fatta. Nelle nostre discussioni si ode sovente ripetere da qualcuno che intende imporre la propria opinione: - ciò che io affprmo è la verità, perchè l'ha scritto Marx, o l'ha detto Lenin. Invece si dovrebbe dire: - .Marx era nel vero, Lenin ha veduto giusto, poichè essi hanno espresso cpesta opinione, che a me sembra inconfutabile. Nel suo famoso dialogo con i giovar.i contad.ini di BibliotecaGino Bianco Jasnaia Poliana Tolstoi dice appunto al credente che egli non deve credere alla tal cosa perchè l'avrebbe asserita Cristo, ma deve ammirare Cristo per avere detto per primo la tal cosa. A mia volta io penso - poicbè la mentale passività ruminante degli uomini lì ha ridotti a non servirsi più del loro cervello, se non come di un orgnno di assimilazione meccanica - io · penso che occorra rèagire radicalmente al malan110, insegnando agli uomini un'ammirazione affatt.o_indipen– dente anche per gli spiriti più luminosi dell'Umanità; di guisa che la stessa loro saggezza riceva in ogni caso l'omaggio del nostro riconoscimento, ma non c'impegni ad assumerla come norma della nostra azione se non nel solo caso nel quale essa rifletta ancora le esigenze del nostro tempo, i bisogni della nost.ra libertà e della nostra felicità. Noi dobbiamo trattare i classici del– l'arte di governare i popoli allo stesso modo cbe trat– tiamo i classici della letteratura: includerli nella nostra esperienza mentale, non già. poi-li al centro della nostra vita politica. - Io penso cbe ciascuno di noi debba, d'ora in poi, seguire fedelmente nella predicazione e nell'azione il proprio part.ito, ma solo se e in quanto questa milizin non uccida, 11011 soffochi, non coarti, non riduca al silenzio la nostra anima e tutt.e le sue voci.· Io sono fermamente persuaso che tutti gli uomini di avanguardia - abbiano o non la tessera di un partito di avan– guardia - debbano votarsi ad un'azione costante,·cia– squno nel proprio campo e secondo le sue possibilità, contro la gnerra, contro lo spirito di guerra, contro tutto ciò che la nostra tuttora sanguinante e piangente e5perieuza ci ha additato come pericoloso per la pace fra i popoli. Ciascuno d, noi può e deve essere un pro– pagandista infaticabile per la difesa del supremo nostro bene, contro la suprema sciagura umana, e deve con– siderare che il part.ito, il quale gli interdica e gli ostacoli tale propa,gandn, in nome di qualsiasi principio gli sbarri la via del la· liberazione, non può essere il suo partito. Gli uomini che si dedicheranno a questo apostolato indipendente, non solo si renderanno bene– meriti della loro specie, ma non saranno vissuti invano, per il bene che avranno fatto agli _altri ed a loro me• desimi, ritrovando una loro individualità, vivendo spi– ritualmente di essa e suscitando negli altri questo amore di se stessi, che è forse il solo amore non egoista, perchè vive e sorride in esso l'amore fraterno del mondo. l!'flANCESCO CrncoTTI. i Il. Partito 1otiali1ta Italiano. laRu11ia el'Internaziona Scrivo mentre. sono ancora confuse e incerte le no– tizie sulla controrivoluzione di Russia, dalla cui sorte dipende strettamente quale sarà domani la situazione del nostrn Partito \B non solo del nostro) nel movimento so• cialista interna~ionah. Ma questo sbesso tentativo di con– trorivoluzione, qualunque abbia ad essNe il suo esjto, suggerisce alcune riflessioni intorno all'atteggiamento con cui il nostro Partito più efficacemente avrebbe potuto e potrebbe-giovare alla causa socialista internazionale, Io non sono di quelli che osedono ad una conclusione comunista della rivoluzione bolscevica, anche se questa debba riuscir trionfante contro le rivolte di Cronstadt. e di Pietrograùo, e contro aùalo15hi tentativi che si ri– petessero in avveni1:e. Comunismo non c'e per ora, in Russia, e non potrà maturare neppure iu un lungo pe– riodo di dittatura proletaria. Molti di ,)oloro i quali ere• dono di essersi liberati dai veli di un'ingenua illusione,

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