Critica Sociale - anno XXXI - n. 6 - 16-31 marzo 1921
CRITICA SOCIALE .97 milioni di lire e le altre ol,e, probabilmente, i mede– simi clienti americani avrebbero affidato alle nostre officine. Parecchi saranno convinti -di potei· conciliare il loro sentimento pacifista - senza eccessivi _impe– gni - con gli interessi economici=:del nostro paese} considerando che, dopo tutto, quei tali Americani avi anno trovato altrove chi fabbricasse loro le mitra– gliatrici; onde la sola conseguenza pratica del rifiuto dei nostri operai consiste nell'avere perduto una com– missione di lavoro per 30 milioni. E infine, i più - suggestionati dalla loro irritazione per « la prepo– tenza degli operai ohe. vogliono~oomandare e non sanno neppure obbedire» -- avranno giudicato il rifiuto dei meccanici in questione come una manifestazione di fa– disciplina, un gesto bolscevico, che il Governo do– vrebbe e non sa reprimere, onde è giusto e necessa– rio che, ormai, vi provveda direttamente la borghesia ... In tal modo, il calore delle più diverse passioni fa evaporare i propositi - che parvero già così riso– luti èd entusiasti - di fare in ogni occasione tutto queHo ohe è possibile 1ifer' contrastare il ~ passo allo spirito, alla preparazione, alla provocazione di nuove guerre; e le vicendevoli querele dei partiti per le di– vergenze più secondarie hanno distolto e allontanano ogni giorno più le loro preoccupazioni e le loro ener– gie dal problema della difesa della vita e della civiltà di tutti contro il pei:ioolo della guerra. Frattanto, i Governi e i gruppi dirigenti, che li ispirano e ne determinano praticamente l'azione quo– tidiana, lavorano di buona lena a costituire condizioni di instabilità alla pace provvisoriamente stipulata. E la sciagura più grande} la minaccia più tremenda per la pace sta uel fatto che i popoli si disinteressano dal lavoro per essa, anche perchè pensano che tale lavoro sia giùstamente ed efficacemente ~commesso ai loro governanti. Alcune settimane or sono, a Manche– ster, trentamila persone del più intelligente pubblico inglese hanno calorosamente applaudito Lloyd George, il quale narrava che nella Conferenza di Parigi si è provveduto a mettere la Germania nella impossibilità di pagare 140 miliardi ai suoi vincitori, e, quindi, nella minacciosa situazione di doversi ribellare ali 'In– tesa per difendere la propria esistenza .. ; e i giornali della Inti,sa, seuza eccezione, mostrano di considerare prov..-i– denziale per la sicurezza dell'Europa disarmare non ::1010 militàrmente, ma altresì economicamente la Germania. Ne~suno sospetta, nessuno grida alto e forte ohe que– sta è una follia crimii:iosa, che il tentativo di ridurre ad un regime di larvata schiavitù un grande popolo civile può persuaderlo a cercare in un atto di tragica disperazione la propria salvezza, e che la prospettiva della pace comprata a prezzo della schiavitù può indurre il più pacifico dei Tedeschi a considerare la guerra il minor male ed a gettarvisi con un disprezzo della morte perfettamente proporzionata a quello che merita un'esistenza servile. (1) Io ho sperato, io bo creduto con tutto lo schietto entusiasmo del mio animo di socialista che il nostro Partito, immediatamente dopo la guerra, avrebbe, in ogni Paese, chiamato a raccolta intorno a sè tutti gli spiriti -- umili e privilegiat.i - ormai illuminati d~lle realtà terribilmente ammonitrici della' guerra, e li a– vrebbe organizzati e guidati in una battaglia pertinace ed ardente inJdifesa della pace e contro tutte le pro– vocazioni -e tutti gli artefici di nuove l'Ontese interna- . (l) Le osservazioni dell'amico Cicoottl sono ora ribadite e ag– gravate dal contegno dei Governi e della stampa dell'Inte,a, dopo la rottnra delle trattaUve di Londra. 0 . 8 l (Nota della RtTIOA 001ALE • BibliotecaGino Bianco I zionali. Poichè questa finalità rm e sempre parsa la più importante a'i questo periodo storico e capace, se realizzata, di conferire gloria per l' eterni.tà ad un partito, ad una classe, io ho sempre immaginato che il Partito; socialish avrebbe gettato in questa direzione tutt,, le sue forze e, senza trascurare altri problemi, li avrebbe considerati connessi o secondari a quello fondamentale della pace. Chi di noi, negli anni della guerra, essendo comunque vi'ssuto al fronte e avendo conosciuto e sofferto ovunque, insieme ai propri simili, gli orrori m1lteriali e morali della guerra, non giurò almeno una volta a se stesso di consacrarsi interamente alla buona causa} e non considerò tale compito come un sacro dovere verso le generazi(lni sopravvenienti? Orbene, il Partito socialista in tutto il mondo ha perduto di vista questa çoncezione fondamentale del suo compito antibellico - io dico della sua grande missione di fratei,nità incivilitrice - e, attraverso una serie di errori e di sviamlinti, ha frantumato le sue possenti forze di attacco, ha svigorito la sua ioiiueoza, che dalla guerra éra uscita moltiplicata e irresistibile. Il Partito socialista si è a poco a poco isolato, me– diante le formule della sua intransigenza di classe, da tutte le forze capaci di recargli ainto e di stimolarlo all'azione provvidenziale; ed opponendo dei concetti di pura negazione, che in pratica si risolsero in rinunzie all'azione, iu attesa inerte di eventi catastrofici preco– nizzati; proclamando la necessità di riso! vere il probi e: ma della guerra con quello e in ,quello delle istituzioni politiche e sociali, rinviò il :;uo intervento, che urgeva e che poteva rendere subito n:oltissimo, e offrì alle forze avverse alla pace tempo e modo di riorganizzarsi, di riprendere fiato e baldanza, di ritessere gli antichi e calamitosi intrighi. Oggi uoi dobbiamo constatare che la concezione mass-irnalista del sccialismo - negativa e 'dilatoria - ha ridotto alla impotenza le forze socia– liste rispetto al còmpito della pacificazione mondiale, mentre non ha per nulla avvicinato queste forze alla conquista dei poteri sociali. Col nostro gridio rivolu– zionario, noi. abbiamo lavorato a vantaggio degli uomini e delle istituzioni che asservono il mondo intéo, con la stessa fatuità e - purtroppo - con la medesima efficacia, con la quale il corvo va11aglorioso, posseduto dalla improvvis;. follìa del canto, lasciava divorare il suo formaggio dalla volpe. Il paragone è duro e, per giunta, alqµanto volgare; ma io credo che esso renda con molta perspicnità la situazione attuale de} Partito f:!OCialistae ne esprima gli errori, sui quali io non ho mai cessato e non cesserò mai di insistere con il mio rimpianto. · ' Forse il Partito socialista, nel dopogUE,rra, soprav• venne, senza sua colpa, senza pure avvedersene, ad aggravare uno dei più funesti difetti degli uomini - una deficienza sulla quale hanno sempre costruito e continueranno a costruire i loro edifici della menzogna e- del delitto i potenti della terra. Io alludo alla defì• cienza di carattere, di iniziativa, di indipendenza in– tellettuale, che è in noi tutti. L'ignoranza diffusa della storia la scarsa facoltà critica, lo spirito di imitazione, . la pi~rizia mentale, la proclività ad abbrancarsi alle frasi fatte ai luoghi comuni, il gusto malsano e facile per l'ideaÙsmo meramente retorico, rendono. gli uomi– ni rlel nostro tempo assai pii pronti a marciare 10 ar– mento, che capaci di cercare, di farsi una propria in– dividualità ,spirituale, di essere - iu una parola - se stessi. lo ho avuto agio, in q1,1estiultimi anni, di con– statare - vivendo nella folla - come gli uomini mi– gliori siano generalmente incapaci di affermare q~est~ autonomia del. loro spirito di fronte alle correnti dei
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