Critica Sociale - anno XXXI - n. 6 - 16-31 marzo 1921

CR!TICA SOCIALÈ i lavoratori mostra.no di avere a riguardo della resistenza è giustificato. I quadri dell'organizzazione si sono enor– memente gonfia.ti d•>po la gue1·ra, ma il Sind~cato è un altro, intrinsecamente ed estrinsecamente. Si sente perciò che bisogna addivenire ad un coordinamento dei movi– menti, che non si possono più lasciare le singole cate– goi-ie arbitre delle loro agitazioni, che si vanno craando nuove sperequazioni e nuovi privilegi ; e si vo.rrebbe portare un rimedio a tutto ciò. Il Consiglio confederale n.veva elaborn.to un progetto di riforma dell'organismo centrale, ispirato precisamente all'idea di fondere maggiormente le categorie nella classe, ln. cooperazione e la previdenza con la resistenza; ma il Congresso non ebLe il tempo di discutere le riforme sta– tutarie, come dovette rinviare ogni deliberazione anchè sni temi particolari iscritti all'ordine del giorno. L'at– tenzione del Congresso era interamente assorbita dalla questione politica; questa bisognava risolvere in via pre– giudiziale, e questa esso risolse. Le tre mozioni, approvate a grandissima maggio– ranza - sulla relazione morale, sui rapporti col Pai;tito e sui rapporti internazionali - nÒn sono in realtà che i tre aspetti di una questione unica _fondamentale: quella della direttiva politica. Il Congresso, insomma, era chia– mato a pronunziarsi tra i vecchi e i nuovi metodi, tra il socialismo ed il comunismo. E si pronunziò, infatti. Si pron;;_nziò con tutte le cautele che il llaso richiedeva, ma il suo responso non si presta a doppie interpretazioni. I congressi, in genere, non riescono mai a dare· che delle vaghe indicazioni; e questo di Liv_orno, in parti– cola.re, va inteso nel suo spirito più che non nella let– tera dei suoi deliberati. Che valore avrebbero le reiterate proteste di attac– camento al Partito socialista, proprio nell'ora in cui sorge il Partito comunista, ove non significassero la riconfer– ma di una tattica e di un metodo cbe, a giudizio di molti, non hanno ancora fatto' bancarotta? La mozione concernente i rapporti fra Partito e Confederazione 110n prAcisa però nulla; essa cominci" coll'affermare la ne– cessità di rapporti sempre pii'1 stretti fra Partito e Con– federazione, e termina demandando alle Direzioni l'inca– rico di trovare la formula adatta. Quale sarà questa formula? V'ha chi accenna ad una effettiva subordinazione del movimento sindacale a-1Par– tito. La cosa non sarebbe matèrialmente impossibile, ma, per giungere a tanto, bisognerebbe procedere in una di– rezione oppo:ita a quella verso cui la Confederazione è incamminata. Invece di tendere a diventare sempre più l'organo d1scipline,tore di tutta la politica del lavoro, come è nel suo programma, la Confederazione dovrebbe ridursi nei modesti confini di organo disciplinatore dei movimenti di stretto carattere corporativo. Al Partito la direzione di tutto il movimento politico di classe; ai Sindacati la sola facoltà di risolvere le particolari que– stioni sindacali e di dirigere •gli scioperi. Con la trasfor– mazione dei Sindacati in organi tecnici alle dipendenze del Partito, si realizzerebbe pertanto la subordinazione nel solo modo possibile. Come tutto ciò si accordi con l'asserita improduttività dei movimenti di salario e la condeguente comunisteggiante deduzione, secondo la quale non vi è più lotta economica che non sia nel contempo lotta politica, e con l'altra non meno conseguente neces– sità. di fare del Sindacato l'organo per la conquista del potere, è difficile a capirsi. , Sta di fatto, però, che, per il momento almeno, il problema è ancora. quello di una volta, cioè un problema di specificazione di còmpiti e di -divisione del lavoro. Il compagno Buozzi, nel discorso pronunziato in difesa della Confede,:azione, ha voluto rivendii;are l'iniziativa presa d9. questa in favore di una Costituente; ed ha fatto beni~simo. Senonchè gli si potrebbe domandare : chi ha impedito alla Coufedurazione di mandare avanti la propria iniziativa di.__squisitissimo carattere politico? Io qui non entro a giudicare sul valore intrinseco della Costituents o della Repubblica dei Soviety. Prendo _un caso fra i tanti, il più tipico fors,e, o senza forse, fra quanti si sono verificati dopo il• patto di alleanza•, per dimostrare che, dove esistesse una vera e cordiale intesa fra i due movimenti, queste collisioni non si ·do– vrebbero pi-1:tverificare. Non è indispensabile che la Uonfederazione si astenga dal formulare dei voti di carattere. politico: basta che li faccia approvare dal Partito in cui ha fiducia prima di tradurli in postulati, prngrammatici; e similmente il Partito; quando crede di impegnare le forze organizzate in un'azione per il raggiungimento di un obbiettivo po– litico, non ha che da chiedere il loro consenso. Non vi è altra subordinazione p·ossibile .. * * * Infine, il deliberato riguardante i rapporti interna– zionali è anch'esso ispirato dalla preoccupazione di stare nella corrente del socialismo, tagliando possibilmente la strada al comunismo puro. Con quel "1eliberato i lavoratori italiani affermano innanzi tutto di e-ssere incondizionatamente per la co– stituzione di una Terza Internazional?, dei ,Sindacati; secondariamente deliberano di uscire dall 'ln terna:-.ionale di Amsterdam, in conformità delle decisioni che saranno prese al Congresso sindi.cale di Mosca. Qualcuno potrebbe osservare che non vi darebbe stato alcun male se la Confederazione avesse atteso -l'esito del Congresso • in -fieri•, prima· di dichiarare il suo distacco da Amsterdam, tanto più che, dopo di aver dato • l'in– condizionata adesione all'inifiativa per la creazione del– l'Internazionale dei Sindacati rossi•, ha posto due con– dizioni di appartenenza che hanno un notevole peso: la prima è che non vuole a niun costo rompere i buoni rapporti col Partito Socialista, ossia aderire al Partito Comunista (il solo ricohosciuto dalla Terza Internazio– nale); e la seconda è che vuole riconosciuta nella sola Confederazione l'organismo che attua l'unità sindacale. Ora si domap.da: che succederà se la nuo,a Internazio- . nale rossa non 'accetterà le due condizioni? Dal modo come la mozione è stilata, si dovrebbe arguire che la Confederazi-0ne resterà fuori, in tal caso, da Amsterdam e da Mosca. Non ad Amsterdam per motivi internazio– nali, non a Mosca per ragioni interne. Ma, per fortuna, l'avvenire non è irreparabilmente pre– giudicato. La mozione ha carattere sospensivo e rivela lo sforzo di raddrizzarti il barcone. che minacciava di capovolgersi sotto il peso incomposto dei nuovi elementi che la guerra gettò a frotte nei quadri dell'organizzazione di classe. Il succo del Congresso è tutto in questo sforzo per ridare al movimento un equilibrio stabile e sicuro. C'e, indubbiamente, in questa improvvisa ma– turazione di forze, cui la guerra ha fatto da incubatrice, un tRnt,, di convenzionale che svisa il carattere di un movimento a base di convinzione. Livorno non era se– parata da Mantova da una semplice misura di tempo, sempre ragguardevole, ma da tutto un rivolgimento ope• ratosi nel campo dei fatti e delle idee. Buon numero delle nuove reclute nÒn conserva neanche più memoria del mondo del 1914.

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